Ansia, ossessioni, percezioni

Gentili dottori, sono un uomo di trent’anni con una vita molto soddisfacente: ho una bella fidanzata, ho molto riconoscimento professionale. Purtroppo, però, ho un problema che solo di recente sono riuscito, dopo anni, a riconoscere. Vado per gradi: fin da bambino, tipo dai 9 anni, avevo pensieri intrusivi scabrosi e ossessioni, che poi si sono tramutati in ossessioni prima sul mio orientamento sessuale (“e se fossi gay?”), poi sul mio aspetto fisico, quindi sulle mie fidanzate (“e se non la amassi abbastanza?”) e in seguito sul mio lavoro. Le cose si sono sempre risolte da solo: ero adolescente, davo credito a tutti i dubbi fino a che, gradualmente, sparivano sostituiti da altro. La cosa ha avuto un suo, pur tormentoso, equilibrio, fino a un momento recente (circa 2 anni fa) della mia vita da adulto, quando cioè ho dovuto decidere che fare della mia vita. Ogni scelta, pur minima, mi creava un dubbio innaturale, che mi portava a rimuginìo costante e umore depresso: ho cominciato, quindi, a evitare ogni cosa A scegliere sempre per il “no”, per la cosa meno definitiva. In questa fase ho iniziato a supporre di soffrire, in qualche modo che neanche io capivo, di ansia. La mia unica certezza era la mia fidanzata. Un rapporto solido, sereno, convinto, non certo adolescenziale ma maturato nei sentimenti e nella ragione: non mi sentivo solo innamorato, ma felice, entusiasta all’idea del futuro insieme. Per natura sono uno che, quando si sente felice, pensa sempre “Ora arriva la fregatura”, quasi attendendola. Anche in questo caso è arrivata con l’ansia: i suoi orari di lavoro sono drasticamente cambiati, il tempo per noi è ridottissimo, io, un po’ stanco, perdo l’erezione durante un rapporto. Mai successo con lei ma con un’altra sì, mi dico “Ecco, finirà anche questa felicità”, e vado completamente nel panico, praticamente da subito. L’ansia cresce, si dirama a tutti gli aspetti del rapporto. Faccio “spectatoring”, ma sul rapporto e non solo sul sesso, e intanto ruimugino costantemente sulla qualità della relazione, sulle qualità di lei. Ne metto alla prova l’amore per me, l’intelligenza, la cultura, la bontà. Cose che prima adoravo ora mi danno un fastidio che somiglia al panico. Mi sento paranoico, percepisco ovunque segnali di crisi – che lei, o gli altri, non vedono. Insomma, convinto che tutto questo significasse aver smesso di amarla, ho lasciato la casa in cui vivevamo. Ma lasciando e riprendendo lei, come faccio ormai da mesi, ho notato che non sto affatto meglio, come se il problema non fosse il nostro rapporto. L’immagine che ho di lei è praticamente distrutta, mi sto appigliando a dettagli veramente micragnosi, come se dovessi trovare per forza un problema. Non so che pensare, mi chiedo davvero se l’ansia e il pensiero ossessivo possano generare tutto questo, o se faccia bene (come nelle altre occasioni) a fuggire da tutto non appena la bomba esplode, anche dopo aver amato e pensato per anni di vivere una splendida e sana relazione di coppia.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"lasciando e riprendendo lei, come faccio ormai da mesi, ho notato che non sto affatto meglio, come se il problema non fosse il nostro rapporto"

Gentile Utente,

in base alla storia e ai sintomi che descrive penso proprio che il problema non sia la sua compagna, quanto il fatto che finora lei non si è occupato di curare la sua ansia e tutte le varie manifestazioni di ossessività che dice essersi succedute nel tempo fino da quando era bambino.

Ha cercato di volta in volta di "tamponare" la situazione, ma naturalmente questo tipo di sintomo non scompare mai da solo e, anzi, tende ad aggravarsi nel tempo fino a coinvolgere sempre nuove aree della vita della persona.

Perché non ne parla di persona con uno psicologo che la possa aiutare a risolvere il problema nel suo complesso?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Grazie dottoressa. Non ho mai fatto psicoterapia perché fino ad oggi ho sempre pensato che il mio sistema di pensiero fosse naturale, ma che il problema fossero i contenuti. Non ho mai pensato, ad esempio, che non tutti gli adolescenti sono ossessionati dall’idea di dover definire perfettamente il proprio orientamento sessuale, ma mi sono sempre detto ‹‹gli altri non stanno come te, quindi se hai questi pensieri, sei tu che sei omosessuale e non vuoi accettarlo››. Si applichi a tante altre ossessioni che ho avuto, tra cui quella di valutare quanto fossero perfette le mie relazioni, o la portata esatta dei miei sentimenti, o ossessioni varie sul fisico e l’alimentazione: mi sono sempre concentrato sui contenuti e mai sul meccanismo, dando credito ai pensieri ossessivi e alle brutte sensazioni. Stessa cosa con le decisioni da prendere: non ho mai ritenuto che la portata d’ansia che provavo prima di una scelta qualsiasi fosse innaturale (tipo scegliere se fare un master anziché un altro), mi dicevo che tutti stanno così prima di prendere una decisione. Ora capisco che non è vero, o almeno che la maggior parte delle persone non passa interi mesi a letto a piangere in stato depressivo per l’indecisione o perché l’ossessione gli impedisce di provare alte emozioni, in quanto in questo caso è subentrato una specie di paradosso: sento che nel mio percepire la relazione con lei c’è qualcosa di innaturale filtrato dalla mia mente o dalla mia ansia, sento che faccio pensieri assurdi, paragoni con altre coppie e con altre persone, costanti, praticamente per tutti i minuti che compongono una giornata. Come se sapessi che le cose sono in un modo, ma le percepissi in un altro. Io ad esempio non vorrei assolutamente mettere fine a questa relazione (non fosse altro perché, prima della “bomba”, stavo molto bene e avevo tutti i sentimenti al posto giusto) ma ogni giorno qualcosa mi spinge a farlo, come se dovessi “liberarmi” di questa ossessione costante che investe ogni aspetto. I pensieri critici su di lei sono costanti, non le perdono niente e sono sempre irritato, e tale irritazione per me è sempre stato sinonimo di “non amore”. Ma il paradosso sta proprio qua: perché io voglio portare avanti questo rapporto, e impegnarmi, e lavorare, e guarire se necessario per lei, ma qualcosa che sta nella mia testa (come un altro me) me lo impedisce, facendomi notare – ogni volta che l’ansia si placa – un nuovo difetto, un nuovo problema. E via di seguito con l’ansia, i nervi tesi, la conflittualità, il risentimento, il “lasciamoci”, la conseguente marcia indietro piena di consapevolezza, e poi da principio. Potrei elencare “contenuti” all’infinito, ma sono certo che abbia capito. Inoltre sono tutte ossessioni che riesco ad anticipare o che io stesso evoco, domande che mi pongo...inutile dirle che la progettualità, tra noi, è ridotta a un ping pong di evitamenti da parte mia (che sono convinto di doverla lasciare da qui a poche ore, ogni giorno)... In sintesi, da uno psicoterapeuta non sono mai andato perché queste ossessioni qua, non sono mica come quella di sentirsi malattie che non si hanno: tutto potrebbe essere vero, e io tendo a credere a quello che penso/sento durante i periodi ossessivi. Solo che in questo caso non posso crederci, perché c'è qualcosa che non va in me, non sono affatto naturale, e sto supponendo che appunto dipenda tutto da questi stati d'ansia. Io mi ricordo com’è cominciato tutto e com’era prima dell’ansia, e non voglio arrendermi.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' molto importante che lei abbia preso coscienza del fatto che c'è un problema da risolvere.

Questa dinamica è tipicamente ossessiva:

" io voglio portare avanti questo rapporto, e impegnarmi, e lavorare, e guarire se necessario per lei, ma qualcosa che sta nella mia testa (come un altro me) me lo impedisce, facendomi notare – ogni volta che l’ansia si placa – un nuovo difetto, un nuovo problema"

e lavorandoci adeguatamente sarà possibile attenuarla o disinnescarla del tutto.
Le segnalo questo articolo sull'argomento:
http://www.serviziodipsicologia.it/ossessioni-curare-o-gestire/

Uno psicologo le sarà d'aiuto prima di tutto valutando la situazione e consentendole di capire come stanno le cose, e successivamente avviando un percorso di cambiamento.
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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Gentile dottoressa, la ringrazio. Ho letto a fondo questo articolo e anche altri (quello sul "pensiero fisso") e inoltre alcuni approfondimenti presenti sul sito. Che dire, mi ritrovo perfettamente in queste descrizioni: pensieri, dubbi, ricerca di rassicurazioni, ansia. Purtroppo, come può immaginare, il timore che sta dietro questa mia nuova, ma più invalidante, ossessione, è il solito: che sia tutto vero. So per esperienza che l'ansia si nutre di questo timore "apparecchiando" la realtà per come la temi, mutando le percezioni, insomma facendo sembrare tutto reale. Ho come al solito sensazioni che mi suggeriscono che io voglia inconsciamente rompere questa relazione, accompagnate da un'ansia fortissima quando penso davvero di doverlo fare. Gli unici momenti buoni sono quelli in cui dimentico tutto, o per qualche ragione il mio umore è alto e le ossessioni si indeboliscono, e io vivo bene la mia relazione.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cosa pensa della possibilità di farsi seguire da un mio collega?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Non ho mai fatto psicoterapia perché fino ad oggi ho sempre pensato che il mio sistema di pensiero fosse naturale, ma che il problema fossero i contenuti
>>>

Da un punto di vista strategico è esattamente il contrario: l'ossessione è un problema di *forma* e non di contenuto. I contenuti sono solo un pretesto, un qualcosa a cui la modalità ossessiva di pensiero si appiglia per giustificare la propria esistenza.

Le ossessioni si smontano iniziando ad agire in senso contrario a ciò che esse suggeriscono, come può leggere ad esempio qui:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html

Resta inteso che la via principe è quella della cura specialistica, che dal punto di vista psicoterapeutico può consistere in una forma di terapia attiva e focalizzata comportamentale o strategica.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Salve dottore.
"I contenuti sono solo un pretesto, un qualcosa a cui la modalità ossessiva di pensiero si appiglia per giustificare la propria esistenza."
In che senso? O meglio...come si applica alla mia ossessione sulla relazione, alle mie emozioni "sballate"?
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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Ad ogni modo ho letto il minforma che ha linkato. Lo ricordavo: credo di averlo letto (e addirittura stampato) quando ero ossessionato dall'idea di essere gay. Sono pieno di questi foglietti, di queste pagine aperte sul pc, di download sul mio smartphone che mi "ricordano" la mia condizione, forse rassicurandomi: il punto è che a ogni nuovo episodio credo ai contenuti, a volte trasformandoli in realtà e altre volte cedendovi con dolore, fin quando la cosa mi passa. Quando credevo di essere omosessuale mi servivo della certezza "fisica" di essere attratto dalle donne, e quando mi vedevo grasso, dell'opinione di chi mi stava intorno ricordandomi che, in realtà, ero quasi sottopeso: in questo caso non saprei su quale evidenza fare perno, visto che la lascio ogni cinque minuti (per ragioni che di volta in volta, prima di pentirmene, mi sembrano validissime) e rifuggo gli incontri. Vallo a sentire, a vivere, un amore, in questa condizione. Quello che mi ripeto è che, in un regime puramente emotivo e percettivo come quello dell'amore per il partner, l'ossessione può soverchiare i reali sentimenti e spesso addirittura stravolgerli. Ma potrei anche sbagliarmi, e non riuscire ad ammettere la verità (che poi, perché? Sono sempre stato libero, schietto, forte). Se solo mi sentissi "lucido"...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> come si applica alla mia ossessione sulla relazione
>>>

Sta continuando a rimanere sul piano dei contenuti. Che non c'entrano, c'entra solo l'ansia di sottofondo che le fa generare ogni volta dubbi diversi ma della stessa forma "E se...?" senza fondamento. Quella è la fondamentale emozione "sballata".

L'ossessivo crede di aver bisogno di acquisire informazioni sul contenuto nella convinzione - erronea - che più capisce, più impara, più riuscirà a controllare le proprie emozioni. Solo che non è così. Confondendo i piani di forma e contenuto, non si fa altro che alimentare il disturbo.

Annullare le ossessioni equivale ad annullare le domande, non a trovare risposte.
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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Dottore, capisco il ragionamento. E' chiaro, lei molto gentile. Ma le mie domande non sono più formulazioni logiche, come prima, ma pure percezioni, impulsi, malesseri, insofferenze. Sono in una situazione in cui non so che fare con la mia ragazza perché, ossessioni o meno, non so più chi sono e cosa voglio, e soprattutto cosa provo: a volte la amo tantissimo e mi sento poco ricambiato, altre volte mi sento amatissimo e sento di non ricambiare. Non sono più le domande, il problema, ma questa altalena di emozioni. Gestire il rapporto e decidere che farne è diventato un incubo.
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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Anche se, queste stesse sensazioni che lamento, sono chiaramente generate dall'ossessione e potrebbero quindi essere esse stesse, in qualche modo, "contenuti". Come se si scambiasse il sintomo per la causa...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
E quindi in che modo pensa di gestire da solo tutto ciò, senza rivolgersi a un terapeuta?
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dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Ho consultato un dottore a febbraio che, come voi, mi ha diagnosticato un disturbo ossessivo. Pensavo che la sola diagnosi risolvesse il problema, ma chiaramente non è così. Leggendo i vostri articoli mi sono interessato alla TBS e alla TCC. Temo, come potete immaginare, che il terapeuta possa dirmi "purtroppo i suoi timori sono fondati", ma immagino che ormai sia necessario intraprendere una cura.
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