Crisi adolescenziale a 20 anni?

Salve, sono una ragazza di 20 anni e sto male.
Io mi sento bloccata tra adolescenza ed età adulta.
Mi sono diplomata l'anno scorso e adesso lavoro. Un'esperienza che ritengo utilissima e bella, il lavoro è l'unica cosa che mi fa stare bene.
Mi racconto: dopo essere uscita da un periodo di tristezza e bullismo, ho avuto un breve periodo della mia vita felice, nei sogni e nei drammi dei 14-15 anni. Poi mi sono scontrata con l'essere troppo ambiziosa e ho smesso di inseguire sogni impossibili, ma anche di sognare. Seguì un periodo triste in cui mi trascinavo giorno dopo giorno senza speranze, unica gioia alcune amicizie che mi riportavano alla spensieratezza, fino a quando non decisi di riprendere in mano la mia vita e ripresi a coltivare le mie passioni.
A questo punto conobbi un ragazzo di dieci anni più grande che divenne il mio ragazzo, e che è il mio attuale compagno da 2 anni. Era la mia prima esperienza amorosa. Cominciarono per me terribili problemi di ansia legati a pensieri negativi sul futuro con lui a proposito di perdere la mia indipendenza, la mia personalità, la gestione del mio tempo.
Più di un anno di terapia cognitivo-comportamentale ha dato ottimi frutti e sono stata meglio.
In estate, però, tutto crolla. Le mie aspettative sull'estate sono esagerate: mi aspetto di rivivere la felicità sperimentata in passato con le mie amiche. Loro sono ciò che mi tira indietro verso l'adolescenza (le pazzie, la voglia di giocare, di fare tutto ciò che mi va, di divertirmi, solo divertirmi, senza pensieri), mentre lui è l'altro polo che mi spinge a crescere, a tenere in conto gli impegni della quotidianità, i bisogni altrui, a comportarmi in modo maturo.
Io però tendo sempre verso l'infanzia, tanto da non impegnarmi in nulla, e rimpiango con dolore gli anni passati.
Non mi do pace circa il pensiero di una vita adulta, come dice il mio ragazzo, e i suoi problemi riguardo casa, convivenza, lavoro, tasse, contributi, emigrazione- argomenti all'ordine del giorno- mi fanno venire l'ansia.
Mi ritrovo ogni estate a soffrire e ad analizzarmi. Mi ritrovo schiacciata in questa età di mezzo e mi viene voglia solo di scappare.
Metto spesso in discussione la relazione, nonostante l'ottima comunicazione tra noi, proprio perchè abbiamo degli obiettivi opposti: lui verso la realizzazione personale, io verso la regressione, la totale assenza di responsabilità e preoccupazioni.
E poi penso che sto crescendo, ed è il caso che impari a gestire queste emozioni.
E anche se è questo pensiero che mi ha portata in terapia la prima volta, e nonostante impegno e risultati, ogni estate voglio solo tornare ad essere una quattordicenne che ride tutta la notte con le amiche.
Come mi dovrei comportare? Dovrei assecondare questo desiderio di comportarmi da ragazzina? Come posso realmente progredire? Vorrei avere desideri che mi facciano guardare con speranza al futuro, non con tristezza al passato. Non sopporto più l'ansia e la paura di vivere una vita che non voglio.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

da quanto scrive pare che la Terapia Cognitivo-Comportamentale che ha effettuato per oltre un anno le abbia dato buoni risultati nell'immediato, ma il fatto che tutto sia "crollato" poco dopo significa plausibilmente che le cause dei problemi non sono state adeguatamente affrontate e che le questioni di fondo rimangono:

"Più di un anno di terapia cognitivo-comportamentale ha dato ottimi frutti e sono stata meglio.
In estate, però, tutto crolla."

"E anche se è questo pensiero che mi ha portata in terapia la prima volta, e nonostante impegno e risultati, ogni estate voglio solo tornare ad essere una quattordicenne che ride tutta la notte con le amiche."

Non le consiglierò perciò di riprendere il percorso di Terapia Cognitivo-Comportamentale, quanto di pensare all'opportunità di effettuare un ciclo di colloqui con uno psicologo di diverso orientamento (ad esempio psicodinamico/psicoanalitico o ipnotico ericksoniano) per lavorare in maniera differente sulle difficoltà di crescita e di rapporto (prima di tutto con sè stessa) che sta riscontrando.

E' possibile che, magari senza rendersene conto, lei si sia legata ad una persona più adulta per saltare a piè pari determinate tappe di sviluppo e per non avere a che fare con i problemi che i suoi coetanei le hanno già dato in passato, ma accanto a questo permane il comprensibile desiderio di spensieratezza e di non avere a che fare in maniera così "pesante" con questioni che la maggior parte delle persone della sua età ancora non considera nemmeno.

Le suggerisco di provare a pensare che crescere non significa abbandonare tutta la gioia e il divertimento, così come che voler rimanere spensierati non significa essere immaturi.

Le consiglio inoltre di riflettere sulla personalità del suo compagno e di chiedersi se non sia una persona eccessivamente seriosa, che le fa immaginare che crescere significhi solo caricarsi di responsabilità e con la quale non c'è molto spazio per momenti "leggeri" e poco impegnativi: se si trattasse di un ragazzo di questo tipo potrebbe non essere il partner giusto per lei.
Si chieda perchè l'ha scelto, in funzione di cosa e con quali aspettative.

Rifletta su tutto questo e, come le dicevo, ne parli anche di persona con un mio collega.

Un caro saluto,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve Dottoressa, prima di tutto grazie di avermi aiutata.
Ho riflettuto sul consiglio e lo prendo in considerazione, anche se ho omesso che prima di iniziare la terapia cognitivo-comportamentale mi sono rivolta ad altri professionisti, onestamente non ricordo di quale orientamento, con cui non sono riuscita a mettermi in gioco, diciamo. Quella cognitivo-comportamentale è stata l'unica di cui mi sia fidata. Trovo comunque il suo consiglio molto utile e mi informerò circa gli specialisti in zona.

Riguardo la personalità del mio partner, ho molto riflettuto su ciò che lei scrive, mi sono chiesta se sia la persona giusta e va detto che attualmente lui è una persona parecchio infelice e preoccupata, forse addirittura depressa, che ha una grande ansia di realizzarsi personalmente e che tenta ogni possibile strada.
Questa sua ansia si scontra con le mie paure, sia perchè mi coinvolge nei suoi progetti, aspettandosi che io li faccia miei, sia per via delle mie difficoltà nel portare avanti un mio progetto o desiderio. Di fatto sopprimo i miei desideri, il più delle volte non metto in atto alcuna strategia per realizzarli, soprattutto se riguardano l'affermazione della mia personalità.
Penso che questo sia uno dei nodi principali.
Se sentissi di potere essere la persona che voglio essere non avrei paura di accompagnarlo nei suoi di progetti. Invece temo che i suoi oscurino i miei.
Ma questa è un'altra storia... che mi riporta comunque al desiderio di non combinare nulla e vivere spensieratamente.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Penso che il nodo che riguarda la sua auto-realizzazione non sia stato sciolto in terapia e che avere accanto una persona ambiziosa, ma insoddisfatta e pessimista, non sia d'aiuto nel consentirle di esprimere quelli che possono essere i suoi desideri e i suoi progetti.

Attualmente, da quanto scrive, la situazione la porta a dover scegliere fra due strade altrettanto insoddisfacenti: fare suoi i progetti del suo compagno o non avere del tutto dei progetti, perchè lui non contempla che lei possa avere altre e diverse ambizioni e si aspetta anzi che impieghi le sue energie mettendole al servizio di ciò che lui vuole realizzare.
Questo punto dev'essere assolutamente chiarito con lui.

Alla luce di tutto ciò non mi meraviglia quindi il fatto che lei vorrebbe poter tornare indietro e non avere nulla a che fare con tutto questo.

Ribadisco che comunque crescere non significa diventare tristi, preoccupati e "pesanti", ma se lui è una persona di questo tipo non può che inviarle questo messaggio e portarla quindi a desiderare di tornare bambina.
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