può un medico pubblico della asl suggerire un terapeuta privato

Gentili dottori,
mio marito è in cura presso il csm della sua asl e seguiva una proficua terapia psicologica privatamente
La psichiatra che lo segue, non tenendo conto della relazione medico paziente che si era instaurata con il terapeuta ha voluto suggerire ai miei suoceri un medico privato di sua fiducia. Senza alcuna imposizione, ma esaltando i risultati della psicoterapia praticata dal suo collega. L'EMDR che avrebbe dato eccellenti risultati nel giro di poche sedute
I genitori di mio marito, autoritari hanno preso subito un appuntamento. Senza consultare mio marito e me e imponendo un cambio di medico. Mio marito non ha avuto la forza di opporsi. Io ho manifestato il mio aperto dissenso ma senza che nessuno mi desse ascolto.
Risultato, mio marito è stato forzato ad interrompere una proficua relazione terapeutica e ha perso un riferimento importante che lo stava guidando con fatica ma in modo professionale e umano, per iniziare una terapia che a distanza di più di un anno, oltre a non aver dato alcun risultato ha cagionato un grave peggioramento dovuto a gravi problemi di relazione con il nuovo terapeuta.
l'EMDR, non è mai stato applicato e mio marito colpevolizzato dicendogli che non è possibile lavorare con lui in quanto starebbe troppo male. Quindi prima stai bene e poi ti potrò aiutare e fare il mio lavoro.
Peraltro il suddetto medico, una volta si è dovuto scusare con mio marito ammettendo di non averlo approcciato nel modo giusto perchè il giorno prima aveva avuto una giornata molto difficile. Notizie riportate ma di cui non ho motivo di dubitarne.
L'epilogo è stato che alla ripresa della terapia dopo la pausa estiva mio marito non si è sentito di tornare e ha scritto un messaggio molto equilibrato in cui spiegava che aveva paura di entrare nello studio e che non si sentiva a suo agio, scusandosi e offrendosi di saldare comunque la seduta annullata all'ultimo momento.
La risposta è stata molto secca. "Ne prendo atto e comunque visto il suo stato d'animo la sua decisione è perfettamente sensata" Nessun problema per il saldo della seduta ma nessun accenno a una disponibilità a rimanere in contatto se avesse bisogno di aiuto.
A fronte dell'interruzione forzata di una terapia proficua con un medico che non è neppure stato contattato dalla dottoressa della Asl, mi chiedo se è previsto dal Codice deontologico e pertanto lecito che un medico del servizio pubblico fornisca il nominativo di uno specialista privato di sua conoscenza che non appartiene al servizio pubblico.
Nello stesso tempo mi chiedo se è etico rispondere al disagio che un paziente lamenta nella relazione terapeutica con un messaggio che non lascia spazio al proseguimento del rapporto terapeutico. Tanto che mi marito non sa neppure se la prossima settima si deve presentarsi oppure no.
I due medici sono entrambi regolarmente iscritti all'albo.
Vi ringrazio per l'attenzione e vi saluto con viva cordialità
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Signora,

se i due professionisti in questione sono medici psichiatri si deve rivolgere all'Ordine dei Medici di competenza per far presente l'accaduto e chiedere se sia deontologicamente rilevante.
Noi psicologi abbiamo un Codice Deontologico differente da quello dei medici, perciò non posso risponderle nel dettaglio.

Se invece parlassimo di uno psicologo che avesse utilizzato la propria influenza per far interrompere al paziente una terapia ben avviata per inviarlo ad un proprio conoscente/collega/amico si tratterebbe di sicuro di un comportamento inammissibile e sanzionabile, anche in assenza di un conflitto d'interessi (ritorno economico derivante da tale invio), perchè dannoso per il paziente

A mio avviso può esserci stata una scorrettezza (come capirà, il condizionale è d'obbligo) anche da parte del secondo medico nel prendere in cura il paziente di un altro professionista "sottraendoglielo" senza nemmeno confrontarsi e raccordarsi con lui, oltretutto con l'esplicita motivazione che userà una certa metodologia e non dicendo subito che la situazione è "troppo grave" per impiegarla, "tirando a campare" fino a quando non è il paziente stesso a porre fine al rapporto.
(Per quanto riguarda il messaggio di congedo potrei dirle che ognuno ha il proprio stile, la propria formazione e valuta come sia meglio comportarsi, ma, al di là dei doveri deontologici, esistono anche l'insensibilità e la maleducazione, che "affliggono" trasversalmente ogni figura professionale.)

Quanto affermato dallo psichiatra pubblico, e cioè la promessa che l'"EMDR avrebbe dato eccellenti risultati nel giro di poche sedute", sarebbe poi stato altrettanto inammissibile, se detto da uno psicologo, perchè non è MAI possibile prevedere in anticipo quanto durerà un percorso di cura (tanto è vero che le "poche sedute" si sono tramutate in "un anno di sedute", probabilmente tutto tempo perso da suo marito che ha interrotto inutilmente la terapia precedente).

Ribadisco che però ci sono differenze fra i nostri Codici Deontologici e quindi non posso escludere che un comportamento che sarebbe sanzionato anche pesantemente se attuato da uno psicologo possa essere non rilevante se attuato da un medico.
In ogni caso prima di contattare l'Ordine può scaricare e leggere il testo del Codice Deontologico dei medici:
https://portale.fnomceo.it/fnomceo/downloadFile.dwn?id=156689&version=5

Il precedente terapeuta, quello che stava aiutando concretamente e visibilmente suo marito, era un medico psichiatra o uno psicologo?
Quale orientamento terapeutico era utilizzato?
Di preciso di quale disturbo soffre suo marito?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa,
la ringrazio per la sua pronta e sensibile risposta.
Mio marito ha iniziato la sua storia psichiatricha per problemi sul lavoro con disturbo da attacchi di panico. Lasciato a casa dall'azienda in questione e poi richiamato dalla stessa azineda non ha retto all'ambiente ostile e ha dovuto rinunciare. E' seguito un ricovero in cui gli hanno diagnosticato un disturbo bipolare..Successivamente, tutti i medici che lo hanno seguito hanno convenuto che non si trattasse di bipolarismo ma di un forte disturbo della personalità dovuto a possibili traumi familiari. Non violenze ma umiliazioni mortificazioni e un carico di ansie e aspettative e una madre palesemente disturbata.
Personalmente condivido questa diagniso pur nella mia incompetenza perchè nessuna prescrizione farmacologica ha mai risolto il problema, anzi spesso lo ha aggravato,
La dottoressa della asl e solo psochiatra
Gli altri due medici sono entrambi psichiatri che esercitatano anche la psicoterapia.
Quello che seguiva iniziamente mio marito è psichiatra anche presso la asl
L'altro, il nuovo medico, ha lavorato presso la asle ma ha lasciato l'incarico per seguire solo pazienti privato.
La situazione di mio marito è molto complessa, ma mi creda ho avuto anche io un incontro per nulla proficuo e molto mortificante con il medico in questione che di fronte alla mia preoccupazione per una terapia senza sbocco e dagli effetti piuttosto negativi, ha rifiutato l'ascolto e dandomi dell'arrogante perchè ho oastao criticarlo non ha voltuo approfondire la situazione e mi ha congedato senza neppure accettare il suo compenso.
Ammetto che la mia comunicazione è stata un po' concitata ma molto rispettosa e ho più volte detto che stavo cercando il suo aiuto.
Insomma un vero disastro.
Non ho tempo ed energie per procedere legalemte in questa situazione ma sono davvero indignata e conoscere i miei diritti mi dà unpo' di conforto
Grazie ancora di tutto cuore. Consulterò il link che mi ha madato
[#3]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Prima di pensare di procedere legalmente, azione che si situerebbe su un altro piano, sarebbe utile procedere con una verifica deontologica dei comportamenti attuati interpellando l'Ordine.

Se sono tutti 3 medici è possibile che segnalando la situazione si ottenga la sanzione dei comportamenti scorretti, quanto meno perchè il primo medico ha esercitato la propria influenza su un paziente psichicamente vulnerabile per sottrarlo al suo terapeuta e inviarlo ad un altro, di propria conoscenza.

Il terapeuta che suo marito ha "lasciato" per passare all'altro medico come ha reagito al suo allontanamento? Gli sono state dette le cose per come stavano?
[#4]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
il primo terapeuta è stato a dir poco squisito.
Ho accompagnato mio marito che si vergognava a comunicarglielo e il medico lo ha rassicurato e confortato senza alcun interesse a difendere la sua posizione nei confronti del collega- Ha detto provi un paio di mesi e mi faccia sapere. io se vuole rimango a sua disposizione. Non si deve scusare con me in alcun modo con me.
Poi le cose sono andate per le lunghe e mio marito, piuttosto vulnerabile e anche un po' testone, non ha voluto tornare benchè gli mancasse.
Ora si potrebbe tentare ma è passato molto tempo è mio marito è molto fragile e insicuro e teme di prendere una decisione
Volevo precisare che solo la dottoressa della asl ha millantato i miracoli dell'EMDR
Il terapeuta ha subito detto che non si poteva applicare subito e che il percorso sarebbe stato lungo.
Circa 6 mesi per poter provare ad applicarlo.
Ma son passati quasi due anni...
e la giustificazione, sarebbe che mio marito è sempre troppo agitato per lavorare con lui. Detto in modo molto mortificante.e senza il minimo accenno a una prognosi e senza neppure una terapia corente. E non ha neppure avuto l'umiltà di prendeere contatto con il precedente medico, benchè più decorato e notoraimente più esperto di lui.
Spesso i suoi interventi sono stati anche contraddittori. Mio marito spesso tornava a casa innervosito e ripetendo in continuazione non ci capisco più niente.
Il nuovo medico è di indirizzo adleriano e pratica la mindfulness
il primo terapeuta è sistemico relazionale
Ancora cordiali saluti e grazie a tutti voi con viva cordialità
[#5]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' importante che suo marito riprenda il percorso che aveva interrotto.
Sicuramente si ricorda che con il primo terapeuta si trovava bene ed aveva fatto dei progressi, quindi penso che il problema, se non riesce a prendere una decisione, dipenda non dalla mancata aspettativa di ulteriori risultati, ma da vergogna/imbarazzo che può provare per essersi allontanato per così tanto tempo e non solo per un paio di mesi.

Il terapeuta aveva manifestato la massima disponibilità e, conoscendo bene suo marito, non gli addebiterà sicuramente alcuna "colpa", ma penserà che sia stato "trascinato" in una situazione che non è stato lui a scegliere convintamente e che è durata ben più del previsto.

Gli faccia presente queste cose perchè è fondamentale che non rinunci a curarsi solo perchè, magari, pensa che il terapeuta con cui si trovava bene si sia offeso o sia risentito per il suo allontanamento.
Disturbo bipolare

Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.

Leggi tutto