Sicurezza in se stessi

Buonasera,
Vi scrivo per chiedere un Vostro parere professionale; la questione è: in età adulta come si fa ad acquisire sicurezza in se stessi? Ed ancora: Voi, da psicoterapeuti, come potete aiutare una persona carente di sicurezza in se stessa in tal senso? Come potete aiutare in tal senso una persona a cui avete diagnosticato un disturbo di personalità dipendente? Tra l'altro, le due cose sono connesse?
Ed ancora, ma a chiosa e secondariamente: mi è stato diagnosticato un disturbo di personalità dipendente e leggendo qualche articolo a riguardo ho letto che individui con tale disturbo tendono ad allacciare sempre relazioni per non rimanere da soli. Per me non è così: non sono per niente brava, tant'è che sono single da anni. Dunque, la mia domanda è: si può combinare una diagnosi di personalità dipendente con una incapacità di una persona a instaurare relazioni sentimentali?
Tornando al primo discorso: mi sto rendendo conto di una cosa e cioè che, nella realtà, riesce ad andare avanti più facilmente chi risulta sicuro (ma magari meno preparato-nell'ambito lavorativo- o con qualità umane discutibili-in ambito lavorativo e/o relazionale). Una persona insicura ha bisogno sempre di più tempo in tutto, perchè deve sempre confrontarsi con la sua insicurezza. Ad ogni modo-se non si fosse capito!- mi pesa questa mia insicurezza e non capisco perchè, dopo tanti anni di terapia, io non sia diventata più sicura di me stessa. La sensazione del rendere meno rispetto a quanto potrei, la sensazione di impiegare più tempo rispetto a quanto sia necessario..
Ringrazio quanto vorranno rispondermi.. Un cordiale saluto
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

è senz'altro possibile anche da adulti acquisire sicurezza in se stessi, non solo attraverso la psicoterapia che può aiutare chi non ha gli strumenti per cambiare.

Un disturbo dipendente non è affatto incompatibile con la solitudine, perchè chi è dipendente o trova persone che vogliono stare e stanno bene con le persone dipendenti, oppure incorre in relazioni nelle quali gli altri scappano perchè quando si è dipendenti si è spesso molto bisognosi.

In ogni caso, posso chiederLe che tipo di terapia sta seguendo e con quali obiettivi?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Attivo dal 2017 al 2019
Ex utente
Grazie dott.ssa Pileci, non vedevo l'ora di ricevere una risposta anche se la temevo ed, invece, lei ci ha preso anche se tristemente per me perchè mi sono sentita trafiggere il cuore, ma ha solo descritto la mia realtà, almeno quella sentimentale riguardo il fatto che gli uomini fuggono, in pratica mi rifiutano, si allontanano, spariscono, non mi vogliono più. Non sono una da frequentare per una relazione.
Passo a rispondere alla Sua domanda: seguo una psicoterapia analitica; mi chiede poi quali obiettivi io abbia stabilito con il mio terapeuta.
Quando iniziai la terapia, diversi anni fa, sapevo solo che ero bloccata ed obiettivi non furono esplicitati: ma io volevo laurearmi mentre lui insisteva sul fatto che mi sarei dovuta trovare un lavoro e mantenermi. Il suo modo di imporsi, non mi piacque. Mi sentìì molto sola in quella fase della mia vita, una fase molto difficile, peggiorata dal rapporto conflittuale con il mio terapeuta.
Ecco questo è l’obiettivo che LUI, sin dall’inizio, stabilì per me.
Certo che ha ragione, che devo lavorare, devo potermi pagare le cose da sola, che dovrei vivere per conto mio. Ma lui non sento che mi aiuta.
Ogni volta che stabilisco un obiettivo, pare sbagliato. Dopo tanto, di recente, avevo trovato un lavoro che però non mi hanno rinnovato (ed anche in questo caso, secondo me, ha inciso negativamente il rapporto conflittuale con lui); pensavo che con quei soldi ci avrei pagato un master. Le sue parole sono state che il master dovrei farlo perché mi interessa, non per il lavoro. Per me è gambizzante. Può essere che io un sogno non posso averlo? Non posso perseguirlo? Perché? Perché è troppo difficile per me? Perché sono ormai vecchia? Perché gli altri ci sanno fare di più di me nelle relazioni?
In tutto questo c'è anche che soffro del fatto che, invece, mia sorella ha fatto carriera e che, in qualche modo, so che la mia vita è stata condizionata anche da lei. Quindi, è vero, vorrei anche un riscatto, perchè non è stato giusto essere stata considerata, per tutta la vita, 'quella inferiore', 'quella in difficoltà'.
Io lo trovo gambizzante.
Ora sono solo preoccupata per me. Perchè, davvero, preferirei non esistere. Penso che, così, la mia vita valga davvero poco.
Se può mi dia qualche consiglio ... La ringrazio, un cordiale saluto
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Le consiglio di chiarire la situazione con il terapeuta analitico, perchè io non solo non La conosco, ma non so che cosa sia accaduto nella relazione terapeutica.

Se si trova male con il terapeuta analitico, può cambiare professionista o tipo di terapia.

Saluti,
[#4]
dopo
Attivo dal 2017 al 2019
Ex utente
Vero. Certe risposte vanno ricercate all'interno del rapporto di riferimento.
Grazie. Un cordiale saluto.