Affettività, problemi relazionali

Salve

Premetto che i miei problemi riguardano le interazioni sociali ed in particolar modo le relazioni con l'altro sesso.
Non lo dico soltanto io, ma sono bello, e mi è capitato di sentirmi dire da donne che sono proprio fico; mi è capitato diverse volte di avere avances e veri e propri approcci espliciti da parte di donne, ma, nonostante queste ragazze mi piacessero, ho sempre optato inconsciamente per il rifiuto; fatto sta che sono più le donne che ho fatto piangere e deluso che quelle con cui sono stato; l'unica ragazza con cui sono stato è stata quella che letteralmente mi saltò addosso quando avevo 19 anni.
Mi è capitato di tutto con le donne: mani sulle gambe, scritte ti amo sulla macchina, inviti a letto, pacche sul culo, richieste esplicite, etc..; una persino una volta mi disse ti amo davanti agli occhi, e io non so proprio perché ma la rifiutai anche se mi piaceva molto; dopo qualche giorno la vidi piangere e io non riuscii neanche ad avvicinarmi.
Non sono assolutamente gay; le donne mi piacciono tantissimo, provo eccitazione talvolta anche solo a guardarle.
Spesso mi capita anche con amici, quando una persona comincia a legarsi a me io mi defilo sempre, è come se per me le persone non esistessero, infatti penso che il mio problema possa derivare da un problema di tipo emozionale o affettivo; avendo anche subito numerosi casi di bullismo in passato.
Per me la sessualità e gli affetti con l'altro sesso sono sempre stati un tabù, e fin da quando ero bambino ho una specie di vizio inconscio che mi prende circa 2/3 ore della giornata: di tanto in tanto sento il bisogno di alzarmi e correre nella mia stanza; mentre corro praticamente sogno ad occhi aperti e mi dissocio completamente dalla realtà, sogno il futuro, talvolta ma non sempre sogno di essere ricco, potente e famoso, ma sempre razionalmente alla mia condizione attuale; avvolte semplicemente faccio progetti di fantasia sul mio futuro; dove sono un politico che risolve i problemi del paese, o sogno di diventare un grande attore, un grande cantante, oppure sogno di diventare ricco e famoso con un qualche genere di azienda, avvolte sogno perfino di essere un signore della droga o cose simili; mi capita di avere questi sogni quasi a livello ossessivo anche mentre faccio una semplice passeggiata all'aperto.
In vita mia sono stato con una sola donna, per non più di una settimana; ricorrendo così nel tempo alla compagnia di prostitute, che appunto preferisco perché non implicano problemi affettivi; il fatto di recarmi da escort non mi rende affatto depresso o triste, ma sono conscio di avere un problema che sarebbe meglio risolvere, perché ormai a causa di questi problemi quando sto vicino ad una donna e non ho bevuto almeno tre birre sto proprio male, sopratutto se mi piace molto, e questa cosa è una tortura che mi rende depresso, sopratutto quando mi accorgo di aver finito il tempo e averci a malapena parlato.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve,

leggendo il suo racconto mi sembra proporre alcune importanti riflessioni su di sé. Sente di defilarsi dalle relazioni in generale, circoscrivendo sia l'ambito affettivo sia quello sessuale.

Ci dice di ricevere molti complimenti e di essere corteggiato. E allo stesso tempo riesce a sentire una forma di compagnia con le prostitute. Sente, tuttavia, che questo giustamente non le basta. Sta rinunciando a chi le piace molto e a chi la desidera.
Quindi se da una parte ricevere complimenti è bello e ci dà un riconoscimento, dall'altra parte sembra testimoniarci che questo non è sufficiente. Se non ci esponiamo possiamo sentirci protetti, ma allo stesso tempo questo rappresenta anche un limite troppo grande.

Esporsi e aprirsi con chi ci piace molto, e può ricambiare il nostro interesse, significa rischiare, ma anche avere l'occasione di vivere a pieno e intimamente gli affetti e la sessualità. Significa provare a costruire una relazione in modo autentico, avendo fiducia che questo potrà davvero accadere.

In questa sede mi sento di dirle che a volte tendiamo a mettere una distanza di sicurezza quando non ci sentiamo abbastanza sicuri di noi stessi ad esempio, quando viviamo un senso di vergogna, quando temiamo di non essere all'altezza e pensiamo che presto o tardi riceveremo un rifiuto e saremo abbandonati. Magari con l'idea che gli altri sono più grandi e capaci di noi.

Lei accenna al suo passato, facendo riferimento al fatto di avere subito bullismo e di avere vissuto come tabù l'emotività e la sessualità. Questi aspetti devono essere approfonditi e rimandano a un passato su cui lei stesso sembra desiderare soffermarsi, poiché è l'epoca in cui si è formato, mettendo le fondamenta di sé.
Questa sua intenzione a mio avviso è particolarmente positiva. È possibile, infatti, che alcune risposte cruciali per la sua ricerca possa trovarle proprio lì, perché a volte il passato è più presente di quanto non crediamo, e può condizionarci.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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