Problemi a mangiare fuori al ristorante

Buongiorno, sono una ragazza di 24 anni, da qualche tempo ho difficoltà a mangiare fuori.
Fino a circa 2 anni fa mangiavo fuori senza problemi, in abbondanza e mi piaceva pure!! Poi una serie di eventi, una gastrite che ho avuto (causata da allergie alimentari, che ora ho imparato a gestire meglio) e vari episodi in cui mangiando fuori non ho digerito, hanno fatto sì che il mio rapporto col cibo fuori casa si deteriorasse. Il bello è che a casa mangio senza problemi, e anche tanto!!
Solo fuori ho questo problema (o anche a casa quando c'è altra gente a mangiare), mi viene un nodo in gola e faccio fatica a deglutire, e ho tutti i sintomi dell'ansia (tachicardia, sudorazione, ecc). Solo in alcune circostanze però, in altre no, per esempio agli aperitivi, in università, al bar a fare colazione o a mangiare il gelato questi problemi non li ho, mangio abbondantemente come ho sempre fatto. Ormai questo problema non è più la paura di digerire (sennò dovrei avere problemi anche a casa no?) ma è l'"ansia di stare a tavola" e la paura di sentirmi ancora come quelle volte in cui ho avuto ansia forte prima di mangiare fuori, credo di aver avuto dei veri e propri attacchi di panico.
Sono una persona reputata da molti simpatica, non ho nessun problema a relazionarmi con gli altri... ho solo questo blocco, che tra l'altro non si verifica nemmeno sempre!! Il mio peso e la mia altezza sono perfettamente nella norma.
Temo che questo "problemino" un giorno possa inficiare le mie relazioni con gli altri, e impedirmi di viaggiare e di fare altre cose "normali". Finora non è successo (a parte il fatto che per andare in vacanza devo andarci in appartamento, e non in hotel.. ma a tanti che conosco comunque l'hotel non garba, per il fatto che si devono seguire i loro orari e via dicendo... ah fino a qualche anno fa in hotel ci andavo senza problemi, e mangiavo tanto)... ma un giorno?? Una cosa che penso sia positiva è che non rifiuto mai gli inviti a mangiare fuori, a volte sono io stessa a proporli, mi rendo conto che chiudendomi in casa il problema peggiorerebbe... ma poi giunta al dunque mi siedo a tavola, comincio a pensare "se mi sforzo a mangiare poi sto male, oddio ho lo stomaco chiuso, cosa penseranno gli altri", qualcosa comunque riesco a mangiarlo, ma primo non sono tranquillissima e secondo di rado finisco il piatto (a volte però riesco e ne sono felice).
Come uscirne?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Ok. Compreso il fatto che non teme di non riuscire a digerire e quindi questo timore non c’è, qual è la cosa che più la spaventa (le crea ansia, paura, timore) quando si trova a mangiare insieme ad altri?

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Grazie per la risposta.
Beh diciamo un po' tutto insieme... la paura di non mangiare (e alla fine mangio poco davvero), la paura di sembrare una che non apprezza la compagnia degli altri, quando invece non è così!! E di conseguenza mi passa l'appetito e non mangio o mangio poco, penso anche che se mi sforzo a mangiare starò male perché "mi ingozzo"... non ho la nausea, ma un nodo in gola fastidioso che mi dà difficoltà a deglutire!! E che scompare magicamente quando sono fuori dal ristorante. E' anche capitato che avendo mangiato poco poi avessi fame (giustamente...).
Non sopporto più di essere così.. so che sono pensieri irrazionali ma vorrei liberarmene..
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Quindi possiamo dire che i suoi timori più importanti riguardano:
- l’ansia anticipatoria di non riuscire a mangiare come e quanto vorrebbe anche a causa del fastidioso “nodo in gola” che riporta
- l’ansia di essere giudicata erroneamente dagli altri.
Mi corregga se ho sbagliato.

Nel primo consulto lei scrive: “
vari episodi in cui mangiando fuori non ho digerito, hanno fatto sì che il mio rapporto col cibo fuori casa si deteriorasse. Il bello è che a casa mangio senza problemi, e anche tanto!!”

Verosimilmente è un problema correlato ad ansia che somatizza a livello gastrico che potrebbe avere come causa primaria quel giorno in cui non riuscendo a digerire ha avuto paura. Non dimentichiamo però che probabilmente gli altri hanno un peso rilevante in questa dinamica perché forse il timore di essere giudicata è uno dei fattori che le mantiene il problema. Consideri queste esclusivamente come ipotesi dato che siamo online.
Il mio suggerimento è quello di rivolgersi ad un collega psicologo psicoterapeuta per una diagnosi e una terapia mirata e, nel contempo, ad un medico o biologo nutrizionista per lavorare: sulla gestione dell’ansia che ha e che avrebbe ricadute positive sul suo funzionamento gastrico ma anche su una corretta alimentazione che le possa consentire un miglioramento del microbioma gastrico e degli stati ansiosi.

Molti studi attuali dimostrano, infatti, che mente e sistema gastrointestinale si influenzano vicendevolmente attraverso il nervo vago ( X nervo cranico) se consideriamo che l’apparato gastroenterico possiede 1/10mo degli 86 miliardi di neuroni presenti nel nostro sistema nervoso centrale. Un lavoro combinato psicoterapico e nutrizionistico le potrebbe tornare estremamente utile.

Le allego delle letture
http://www.stateofmind.it/2018/05/flora-batterica-comportamento/
https://www.sapereeundovere.com/ci-sono-batteri-che-influenzano-direttamente-quella-parte-del-nostro-cervello-che-controlla-le-emozioni/
https://it.blastingnews.com/salute/2018/05/i-microbi-dellumore-il-legame-tra-disturbi-psichici-e-intestino-
https://it.blastingnews.com/salute/2018/05/i-microbi-dellumore-il-legame-tra-disturbi-psichici-e-intestino-002564805.html?sbdht=_pd04Ly0YxES7yFJofyvLCQSUTR_QdSDsK9zTHwQYkzx1pXgyl-Jun3e9uRloBI9K0_
http://www.stateofmind.it/2018/04/stress-sociale-problemi-intestino/

Mente, stomaco e intestino sono un tutt’uno come potrà leggere.
[#4]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Si è così!!
Ora i problemi a digerire non li ho più (in quel periodo avevo la gastrite, anche a casa non digerivo), ho solo paura che gli altri possano giudicarmi erroneamente oppure che questo "non digerire" possa riacutizzarsi.. oppure unendo le due cose, paura di non digerire e di conseguenza deludere gli altri e magari fare loro pensare di non aver cucinato bene, di non essere stati attenti...
Io lo so bene quale è l'origine del mio problema, ma vorrei risolverlo..
[#5]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Non so, se ci sono modi per rilassarmi e stare calma mentre mangio.. e togliermi questi pensieri negativi
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
“ho solo paura che gli altri possano giudicarmi erroneamente oppure che questo "non digerire" possa riacutizzarsi.. oppure unendo le due cose, paura di non digerire e di conseguenza deludere gli altri e magari fare loro pensare di non aver cucinato bene, di non essere stati attenti...”

Qui compare un timore del giudizio altrui abbastanza importante e anche di deludere gli altri (ad autostima come stiamo messi?) che poi la giudicherebbero male. Il nucleo è verosimilmente il timore del giudizio dell’altro.

Certo che esistono tecniche per imparare a stare calma mentre mangia. Ma se prima non impara a gestire la sua ansia, non possiamo presupporre che lei possa stare più calma quando mangia con gli altri. Come le ho detto le strategie ci sono e funzionano (soprattutto se sceglie di affidarsi ad un collega psicologo psicoterapeuta specialista in psicoterapia cognitivo comportamentale) ma non sono consigliabili online perché primariamente occorre un inquadramento specialistico del suo funzionamento cognitivo emotivo e comportamentale e poi concordare, insieme al collega, le strategie più opportune per lei. Sono strategie ad personam. Ogni tipo di tecnica e/o metodo utilizzato da noi psicoterapeuti è necessario che correli con le esigenze del paziente. Come funziona per qualsiasi altra branca della medicina per esempio.

Cordiali saluti
[#7]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Autostima bene, ho solo questo problema... Non voglio dare un'impressione sbagliata di me!!
Da uno psicologo sono un po' restia ad andarci, non voglio che la gente mi prenda per matta, inoltre non lavoro e non avrei nemmeno molti soldi per andarci... e i miei non acconsentirebbero mai
[#8]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Nel caso quali sono queste tecniche? Ho sentito dire che ci sono tipo delle tecniche di rilassamento, il training autogeno e così via..
Ovviamente ciò che ho detto prima non è un insulto alla categoria degli psicologi (sennò non avrei nemmeno scritto qui), ma una considerazione... e poi sinceramente credo che uno psicologo si occupi di problemi molto più gravi di questo, disturbi del comportamento come anoressia e bulimia quelli sono problemi... cioè penso che essendo un problema non così grosso un eventuale psicologo non voglia nemmeno occuparsene e mi dica di arrangiarmi
[#9]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
“Da uno psicologo sono un po' restia ad andarci, non voglio che la gente mi prenda per matta,”

Se ha timore di cosa possano pensare gli altri e del giudizio degli altri, la paura che gli altri la considerino matta, è un sintomo stesso della sua ansia sociale. Ma da uno psicoterapeuta non si va perché si è matti o deboli (è una credenza popolare del senso comune senza fondamento) ma si va per assumersi la responsabilità della propria salute mentale quando si attraversa un periodo di disagio malessere e difficoltà.

Sta a lei decidere. È maggiorenne. Può recarsi dal suo medico di base (che è tenuto al segreto professionale) e farsi prescrivere un ciclo di sedute di terapia psicologica da fare in ASL pagando il ticket ogni circa 6 sedute (non ricordo esattamente ogni quante e pazienza...)

Saluti
[#10]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Certo che ho capito che non era un insulto alla categoria psico. ;)
Glielo ho scritto nel consulto precedente ciò che penso.
L’ansia è un problema. Mica ci sono problemi di serie A e di serie B? E poi nessun collega le direbbe “arrangiati”.
Come le ho detto le tecniche devono essere apprese e mirate durante la terapia e per quella specifica persona.
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