Ho perso mio fratello

Un mese fa, dopo un mese di ricovero in ospedale per problemi respiratori, ho perso Fabio, il mio amato fratello con sindrome di Down per il quale avevo chiesto numerosi consigli in questo sito.
Vivevamo insieme io e lui da sempre. Le mie giornate erano scandite sulle sue esigenze. Ora che non c'è più mi sento vuota, priva di forze, inebetita da un dolore che non riesco ad esprimere.
Mai ho pensato che Fabio potesse morire. Lo vedevo diventare via via più disorientato, non dormiva la notte, aveva perso molte abilità ma fisicamente stava bene. Avevo sempre pensato che si sarebbe spento lentamente come succede ad altri con la sua patologia e la sua età (54 anni), invece una setticemia me lo ha strappato nel giro di poche ore.
Io ora non riesco a dormire, ho la testa piena di pensieri, a volte di rimpianto, a volte con sensi di colpa per non aver capito la sua sofferenza, anche fisica, di pentimento per averlo rimproverato tanto ogni volta che si rifiutava di andare a dormire. Però a volte penso anche alle notti passate accanto a lui, a consolarlo, a fargli compagnia, a tutte le richieste soddisfatte, alla cura che mettevo nel preparagli quello che gli piaceva mangiare. Ma i ricordi negativi pesano più dei positivi.
In quel mese di ospedale passato in rianimazione, era diverso. Sempre sorridente, sereno, tenero. Questa immagine mi si sovrappone nella mente all'altra che ho descritto sopra, come se la sua sindrome fosse sparita o per lo meno si fosse attenuata.
Ma vi scrivo, gentili dottori, per me.
Da dove si ricomincia? Come? Come si fa a 60 anni ristrutturare una vita su nuovi binari?
Sono sola. Il giorno del funerale c'era tanta gente, quasi tutti scomparsi. Mi restano solo due amiche di vecchia data che ogni tanto si fanno sentire. Non ho parenti vicini, non ho un tessuto sociale intorno.
Con il progredire della malattia di Fabio, siamo stati isolati, abbandonati, quasi come se l'handicap fosse una cosa da cui stare lontano.
In passato, come potrete leggere, ho sofferto di attacchi di panico e ansia estrema. Da quel punto di vista, per ora, va abbastanza bene anche se mi fa fatica pianificare di uscire, di andare a fare la spesa, di andare tra la gente.
Passo le giornate in casa, da sola, ciondolando, senza iniziative, alternando lunghe ore di lettura a momenti in cui curo superficialmente il terrazzo con le piantine di ortaggi che tanto ci piaceva coltivare a me e a Fabio.
Le mie notti sono un incubo. Una sottile inquietudine che mi prende appena fa buio e continua per buona parte della notte. Riesco ad addormentarmi un po' all'alba e dormire al massimo 3-4 ore.
Ho bisogno di ricominciare ma non so da dove partire.
Grazie per l'ascolto.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66

Gentile utente,

soprattutto quando si era così legati,
quando l'accudimento e l'accompagnamento del familiare era quasi la ragione della propria vita,
la sua morte colpisce pesantemente.

Si ripercorre quanto accaduto giorno per giorno,
i propri comportamenti
chiedendosi se si sarebbe potuto fare meglio, di più.

E' trascorso veramente poco tempo,
un mese, soli trenta giorni,
il dolore è ancora troppo cocente per chiedersi produttivamente da dove ri-cominciare.

Per il momento c'è da elaborare il lutto, dare spazio al dolore.
E poi occorre istituire nuove routines giornaliere, centrate sulla Sua necessità di uscire, guardarsi attorno..

Il resto affiorerà pian piano,
assieme alle risposte alle sue domande.

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottoressa per la sua sollecitudine.
Sì è vero, lo so che è passato troppo poco tempo: guardo quel letto vuoto e non riesco a convincermi che resterà sempre vuoto, che Fabio non c'è più. Non ho toccato nulla nella sua stanza, ho messo in ordine le sue cose e basta.
Vado a trovarlo spesso al cimitero, forse anche troppo, ma è uno dei pochi stimoli che mi fa uscire di casa.
Lo so che deve passare del tempo, ma questo tempo che sto vivendo ora è un vuoto carico di angoscia e problemi anche fisici, probabili somatizzazioni: vertigini, senso di sbandamento, palpitazioni…
Non so con chi parlarne, come farmi aiutare. Ho paura di ammalarmi. Ho paura della depressione. Ho paura di tornare a star male di ansia e panico.
Ho paura del futuro, della solitudine. Ho paura di tutto.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
"..Non so con chi parlarne, come farmi aiutare."

Innanzi tutto potrebbe parlarne con il Suo medico, se non l'ha già fatto.

E chiedere l'impegnativa per una visita psicologica.

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti
[#4]
dopo
Utente
Utente
Sì ha ragione.
Domani mi rivolgerò ad una psicologa.
Grazie per tutto.
[#5]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Saggia decisione.

Auguri per tutto, di cuore.

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti