Professionista
Buon pomeriggio dottori,
sono in cura da uno psicoterapeuta esperto in sessuologia da un anno.
I miei problemi sono principalmente due:
-non riuscire ad avere una vita normale per un ragazzo della mia età (ragazze, uscite con amici ecc..)
- non riuscire ad accettare il mio aspetto soprattutto con la comparsa due anni fa dell'alopecia.
Fondamentalmente in questo anno non sono riuscito a risolvere questi problemi se non ad alleviarli leggermente, quindi mi chiedo se sia opportuno continuare il percorso con questo terapeuta. Aggiungo anche che ieri chiedendo se secondo lui i capelli andavano tagliati,ho ricevuto come risposta un "tanto fanno schifo uguale".
Ringrazio anticipatamente chi mi risponderà.
sono in cura da uno psicoterapeuta esperto in sessuologia da un anno.
I miei problemi sono principalmente due:
-non riuscire ad avere una vita normale per un ragazzo della mia età (ragazze, uscite con amici ecc..)
- non riuscire ad accettare il mio aspetto soprattutto con la comparsa due anni fa dell'alopecia.
Fondamentalmente in questo anno non sono riuscito a risolvere questi problemi se non ad alleviarli leggermente, quindi mi chiedo se sia opportuno continuare il percorso con questo terapeuta. Aggiungo anche che ieri chiedendo se secondo lui i capelli andavano tagliati,ho ricevuto come risposta un "tanto fanno schifo uguale".
Ringrazio anticipatamente chi mi risponderà.
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Gentile utente,
Rileggendo il consulto precedente (e leggendo ovviamente questo), quello che le posso dire è che:
1)una assenza di un inquadramento diagnostico e psicologico che consenta a paziente e terapeuta di condividere, ovviamente prima ancora di una terapia, le modalità di funzionamento del paziente come, ad esempio: emotività e caratteristiche personologiche difficilmente o scarsamente riconosciute dal paziente
e, accanto a questo
2) una assenza di obiettivi e strategie terapeutiche concordate tra paziente e terapeuta,
è abbastanza verosimile e comprensibile che la conduca a sperimentare dubbi su cosa le viene detto e/o suggerito durante i colloqui.
Il primo inevitabile e inequivocabile diritto di ogni paziente che chiede un aiuto per malesseri che vive è potersi avvalere di una diagnosi e di un inquadramento funzionale cognitivo (pensieri ed emozioni) e comportamentale, che permetta al paziente stesso di comprendere:
- “cosa c’è che non va e quali sono le risorse che ho?”
-“ quali sono le mie credenze disfunzionali e quelle funzionali?”
- come vedo e percepisco me stesso rispetto alla realtà esterna, al mondo, alle relazioni interpersonali?;
- ciò che “mi ha portato a chiedere aiuto è il vero motivo clinico per cui io sono qui?”. “ Cosa pensa il mio terapeuta in proposito?”
QUESTO QUADRO INIZIALE consente di intraprendere un percorso curativo utile a ritrovare benessere o a costruire un benessere che manca. Altrimenti quello che le suggerisce il collega diventa non solo poco chiaro e fonte di dubbi per lei ma anche motivo, comprensibile, di richiesta di pareri paralleli online ma fine a se stessi...
Avvalersi dell’aiuto di uno specialista della salute mentale vuol dire, oltre ogni ragionevole dubbio, avere la possibilità di condividere tutto: dalla diagnosi, alle modalità terapeutiche.
Rifletta su questo e poi valuti cosa fare.
Stia bene
Cordiali saluti
Rileggendo il consulto precedente (e leggendo ovviamente questo), quello che le posso dire è che:
1)una assenza di un inquadramento diagnostico e psicologico che consenta a paziente e terapeuta di condividere, ovviamente prima ancora di una terapia, le modalità di funzionamento del paziente come, ad esempio: emotività e caratteristiche personologiche difficilmente o scarsamente riconosciute dal paziente
e, accanto a questo
2) una assenza di obiettivi e strategie terapeutiche concordate tra paziente e terapeuta,
è abbastanza verosimile e comprensibile che la conduca a sperimentare dubbi su cosa le viene detto e/o suggerito durante i colloqui.
Il primo inevitabile e inequivocabile diritto di ogni paziente che chiede un aiuto per malesseri che vive è potersi avvalere di una diagnosi e di un inquadramento funzionale cognitivo (pensieri ed emozioni) e comportamentale, che permetta al paziente stesso di comprendere:
- “cosa c’è che non va e quali sono le risorse che ho?”
-“ quali sono le mie credenze disfunzionali e quelle funzionali?”
- come vedo e percepisco me stesso rispetto alla realtà esterna, al mondo, alle relazioni interpersonali?;
- ciò che “mi ha portato a chiedere aiuto è il vero motivo clinico per cui io sono qui?”. “ Cosa pensa il mio terapeuta in proposito?”
QUESTO QUADRO INIZIALE consente di intraprendere un percorso curativo utile a ritrovare benessere o a costruire un benessere che manca. Altrimenti quello che le suggerisce il collega diventa non solo poco chiaro e fonte di dubbi per lei ma anche motivo, comprensibile, di richiesta di pareri paralleli online ma fine a se stessi...
Avvalersi dell’aiuto di uno specialista della salute mentale vuol dire, oltre ogni ragionevole dubbio, avere la possibilità di condividere tutto: dalla diagnosi, alle modalità terapeutiche.
Rifletta su questo e poi valuti cosa fare.
Stia bene
Cordiali saluti
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 678 visite dal 01/07/2018.
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