Surrogati sessuali o qualcosa di simile?

Sono un caso di paziente che dalla psicoterapia ha tratto alcuni benefici, ma che non è riuscito a risolvere il blocco più importante. Ho 44 anni e sono vergine. Ho già scritto alcune volte su questo portale anche perchè le psicoterapie che ho condotto fin ora (per un totale di 20 anni ca.) non essendo state risolutive, mi portano a pensare modi alternativi per risolvere questa pagina molto dolorosa della mia vita, tra cui ogni tanto scrivere qui. Purtroppo non sono stato fortunato e le cose hanno congiurato contro di me, non ultima una seria malattia andrologica (morbo di La Peyronie). Il percorso che ho intrapreso con l'attuale psicologa non saprei ancora definirlo: mi pare di fare qualche progresso, però debbo anche ammettere che ormai sono due anni che ho iniziato questa psicoterapia e purtroppo sono ancora vergine. Ultimamente ho pensato come possibile cura un'esposizione graduale e in ambiente protetto alla sessualità e all'intimità con una donna (di cui ovviamente dovrei fidarmi). Questo tipo di soluzione non penso però di poterla portare avanti con una potenziale partner, perchè l'ansia mi blocca e pensare di dover iniziare una vita sessuale a quest'età, per giunta con una disfunzione sessuale non la vedo una cosa praticabile con una donna "normale". Mi ci vuole una persona accogliente e comprensiva, che mi aiuti ad esplorare la sessualità senza il rischio di essere giudicato o svalutato. Insomma qualcuno che mi faccia da terapista sul lato sessuale pratico, che sia competente in merito. Non una prostituta tout court perchè rischierei un'esperienza traumatica e poco affettiva, semmai un sexual surrogate come si chiama nel mondo anglosassone. E' una figura che in Italia non esiste o comunque non è legale e lo è a malapena negli Stati Uniti. Però penso che sia una possibile soluzione. Chissà forse in Svizzera. La mia vecchia psicologa diceva che ai suoi pazienti con handicap consigliava di andare proprio in Svizzera per soddisfare i bisogni di intimità che altrimenti non avrebbero potuto soddisfare. Poi lei stessa mi disse che non se la sentiva di consigliarlo a me, ma perchè pensava che non fossi messo così male. Tuttavia, io penso di essere messo abbastanza male e a questo punto dovrò capire se esplorare questa via. Magari ne parlo alla mia attuale terapeuta: un po' mi vergogno e penso che se la possa prendere perchè sembra che non dia importanza al lavoro che sta facendo lei. Però io sono un po' stufo e al contempo preoccupato: sono passati troppi anni. Che ne pensate?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente, nei suoi vent'anni di terapia non ha mai pensato di rivolgersi direttamente ad uno psicologo specializzato in sessuologia? Glielo chiedo perché questi colleghi spesso hanno delle soluzioni per i casi come il suo. Provi a telefonare ad un Istituto di Sessuologia Scientifica (ce n'è in tutte le grandi città), a prendere appuntamento con uno psicologo e ad esporre il suo quesito in modo diretto, facendo presente che dopo vent'anni di terapia lei trova giusto passare ai fatti, nella maniera graduale e protetta che ci espone. Anche l'andrologo che segue il suo problema, a mio avviso, potrebbe darle indirizzi e consigli. Con molti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Attualmente la mia terapeuta è anche una sessuologa, l'ho scelta apposta. Tuttavia noto che chi mi segue in genere desidera sempre affrontare il problema dal punto di vista psicologico. Arrivo a pensare che ritengano il problema andrologico secondario, però di fatto mi blocca. È una situazione molto dolorosa, anche perchè ho 20 anni di terapia alle spalle. L'idea che sia un caso intrattabile mi sta pervadendo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente, è presumibile che gli specialisti che la seguono (andrologo e psicologo), in assenza di una sua domanda specifica, possano aver dato per scontato che lei abbia già una risposta alla sua richiesta di "qualcuno che mi faccia da terapista sul lato sessuale pratico". Se lei non chiede, lo specialista non viola l'autonomia delle sue scelte. Faccia il primo esercizio pratico con l'esporre la sua esigenza in modo diretto. Ancora auguri.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67

Gentile utente,

alle sagge risposte della Collega aggiungo solo qualche notazione inerente alla figura della "assistente sessuale".
In uso fin dagli anni '60 in USA nelle terapie sessuali quale "partner surrogato/a",
è ritornato oggi all'attenzione in Italia per quanto riguarda il diritto dei disabili alla sessualità,
attraverso una proposta di legge che purtroppo giace .. tranquilla .. in Parlamento in attesa;
mentre nelle nazioni ai confini tale figura professionale esiste da tempo, come da bibliografia dell'articolo
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3446-sesso-ai-disabili.html .

Nel frattempo però in Italia
dal 2014 è attivo il “Comitato LoveGiver”.
Inoltre negli ultimi tre anni l’ "Osservatorio Nazionale per l’Assistenza Sessuale” ha iniziato la selezione dei candidati ai corsi biennali per LoveGivers (in sigla OEAS, materiale in rete), entrati in una prima fase.

Fatto il punto su una questione che interessa più persone di quanto si possa supporre,
dobbiamo dire che online non è proprio possibile saper SE nel Suo caso una assistente sessuale sarebbe di aiuto oppure no.
Lei però ha una Sua Psicoterapeuta (necessario per curare, non solo Psicologa),
si auspica iscritta in uno dei registri dei Sessuologi (ad es. Albo FISS).
E dunque ne parli apertamente con lei.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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dopo
Utente
Utente
Grazie delle risposte. Probabilmente non ho mai esplicitamente parlato dell'ipotesi di un surrogato sessuale, perchè io stesso ho delle remore. Ho un'educazione all'antica e ho sempre pensato che i sentimenti, la relazione fossero il modo con cui approcciarmi in prima istanza ad una donna e in seguito fisicamente. Ma nella mia attuale situazione riconosco che questo è un limite, perchè di discorsi, di parole di analisi ne ho fatte tante e alla fine non mi sono mai esposto. Di più: quando si è trattato di gestire l'interesse di una donna nei miei confronti, l'inadeguatezza fisica mi ha portato a declinare qualsiasi invito, a raffreddare ogni interesse ecc.. Tutto questo perchè ho grossi problemi con il mio corpo, con la percezione corporea anche (ma non solo) a causa della malattia andrologica. Ovviamente la cosa migliore sarebbe che una donna affettuosa mi accolga anche a livello fisico, ma io nemmeno inizio a causa dei mei blocchi. E quindi mi è venuta in mente la soluzione tipo surrogato sessuale. Ho 44 anni, non posso aspettare ancora a lungo, rischio che la cosa si cronicizzi irrimediabilmente. Ci tengo a dire una cosa: i surrogati sessuali non sono utili solo alle persone con disabilità. La maggioranza delle persone che sono in una situazione come la mia non ha disabilità, hanno però un grave blocco a livello fisico frutto di anni di inadeguatezza (anche causata da malattie, come nel mio caso). In Italia ci sono molti ostacoli a sdoganare questo tipo di soluzione. Alcuni scrupoli li posso capire: come considerare le persone che fanno questo tipo di lavoro? E’ difficile accettare che una persona si offra col proprio corpo per lavoro, sia pure al fine di curare le ferire di un’altra persona. Gran parte degli psicologi sono anche contrari al ricorso dell’assistente sessuale. Alcuni individui però sono bloccati così in profondità, che la scelta del surrogato sessuale potrebbe davvero essere l’unica percorribile. Per quanto mi riguarda, devo essere onesto con me stesso: rivolgermi ad una persona che non conosco, con cui non ho alcuna familiarità e/o relazione e mettermi a nudo è un passo difficile. A volte ho pensato che forse l’unica soluzione è che la terapeuta che mi ha seguito in passato o quella attuale fosse anche la mia assistente sessuale. Non voglio essere frainteso: sono le uniche donne a cui ho raccontato i miei stati d’animo e le mie paure più profonde e quindi saprebbero anche come comportarsi con me fisicamente. Questa soluzione è però impraticabile per vari motivi e quindi dovrò tentare altre strade.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67

Gentile utente,

le scelte spettano sempre al paziente, in questo contesto "utente".

A noi il compito di dare chiarimenti,
fornire informazioni,
mostrare possibilità,
dirimere dubbi
per quanto si possa fare on line.

E questo abbiamo cercato di fare nella situazione da Lei delineata:
- verginità a 44 anni,
- patologia del pene: morbo di La Peyronie (IPP),
- difficoltà nell'approccio forse precedenti alla patologia peniena,
- "grossi problemi con il mio corpo" dovuti all'obesità,
ed altri.
Il Suo accenno all'assistente sessuale ha portato a chiarire anche questo aspetto, che per alcune persone rappresenta una possibilità concretamente percorribile,
talvolta un "ponte" verso una relazione non a pagamento.

Tutto ciò sempre tenendo presente che Lei ha GIA' una Psicoterapeuta in carne ed ossa
a cui dunque La restituiamo,
certi che possa parlare con lei di persona come ha fatto con noi qui.
Se così non fosse occorrerebbe porsi qualche interrogativo sull'alleanza terapeutica tra Voi.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#7]
dopo
Utente
Utente
Non credo più di tanto nella particolare alchimia della relazione terapeutica, quanto nella bravura del terapeuta e nell'utilizzo di strumenti efficaci. In genere con i terapeuti che mi hanno curato sono andato sempre d'accordo, tutti hanno mostrato di volermi aiutare a risolvere i problemi, mi hanno sempre detto che mi impegnavo molto nella terapia, ma alla fine i risultati sono stati deludenti. E' chiaro che non ho più molta fiducia nella psicologia ed è per questo che sto cercando strade alternative. La terapeuta che mi segue è iscritta all'AISPA (Associazione Italiana Psicologia Sessuologia Applicata) di Milano.
Dottoressa Brunialti, lei fa riferimento alla mia patologia andrologica, il morbo di La peyronie. Su questo punto vedo che c'è poca competenza in generale, da parte degli psicologi. Nessuno mi sa dire se e come posso avere rapporti sessuali, se è una malattia con cui posso avere qualche speranza di avere una relazione o se è meglio che ci metta una pietra sopra. Di mio sono già confuso e arrabbiato e poi vedo che chi mi deve aiutare non sa mai che pesci pigliare. E' mai possibile che non riesca mai a trovare qualcuno che mi aiuti veramente a non essere più vergine a 44 anni?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

Riguardo al Peyronie
uno/a Psicoterapeuta perfezionato/a in sessuologia ha da essere documentato,
proprio per il suo essere una sintesi tra psiche e corpo,
e per essersi dedicato - nei quattro anni di master - solo alla sessualità
- nel suo funzionamento "normale",
- nelle patologie vecchie e nuove e
- nella sessualità atipica.

Riguardo alla Sua domanda riguardante la possibilità di rapporti sessuali penetrativo-genitali, condivido quanto presente in questo articolo specifico (punto 6):
https://www.medicitalia.it/minforma/andrologia/913-induratio-penis-plastica-i-p-p.html
articolo a mio parere molto completo ed anche "operativo".
Che ne dice?

Dott. Brunialti
[#9]
dopo
Utente
Utente
D. ssa Brunialti, ho letto l'articolo del dott. Pozza e la ringrazio per avermelo segnalato. Riguardo al punto 6, purtroppo nel mio caso l'incurvamento è notevolissimo e soprattutto la malattia non si è stabilizzata. La deformazione è lenta ma progressiva e il mio pene nell'arco dei prossimi anni diventerà con ogni probabilità inutilizzabile. Con una tale situazione, la mia vita sessuale e soprattutto affettiva è pregiudicata. L'unica speranza è che con l'andare degli anni, possa trovare una compagna poco o per nulla intetessata al sesso penetrativo. Ma non è una cosa che posso pretendere nè tantomeno capire fin dall'inizio di una conoscenza. Insomma, con me una donna avrebbe una brutta sorpresa. Tutti questi pensieri emotivamente sono abbastanza devastanti e del tutto paralizzanti.
[#10]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Capisco.
Fattori fisici e psicologici si intrecciano, rendendo tutto più complicato.
Mi auguro che i progressi costanti della medicina possano contribuire ad alleviare il Suo problema penieno.

Se questo spazio di ascolto e orientamento Le è stato utile,
ne siamo lieti.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#11]
dopo
Utente
Utente
Grazie dell'ascolto. In parte mi è stato utile. Quella che è difficile da gestire è la solitudine. Ho dovuto sopprimere ogni tipo di slancio affettivo romantico nella mia vita e ovviamente questo mi ha provocato molta sofferenza. Ora a 44 anni posso dire di non essermi ancora abituato a questa condizione e temo per la mia sorte. Alla mia terapeuta ho parlato più volte dei pensieri suicidi che ogni tanto fanno capolino: mi accompagneranno sempre e andando avanti con gli anni potrebbero diventare pervasivi. Ho pensato al surrogato sessuale perchè vorrei sbloccare il problema dal punto di vista fisico, dato che è l'inadeguatezza fisica l'origine di tutto. Proverò a parlarne con la terapeuta, sperando che mi capisca e non si opponga aprioristicamente una tale soluzione (so quanto gli psicologi siano in genere contrari a questi "rimedi"). Soprattutto dovrà aiutare me ad accettare e provare una tale soluzione.
[#12]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

Riguaro all'assistente sessuale:
Gli Psicologi (anche psicoterapeuti) non presentano "opposizioni aprioristiche";
eventualmente possono far presenti motivi di difficoltà verso una certa ipotesi portata dal pz., ma devono essere difficoltà inerenti al pz. stesso (non alle proprie ipotesi o principi..).
E questo per quanto riguarda l'assistente sessuale.

Se poi passiamo all'altro aspetto:
la solitudine affettiva,
ciò è più complicato.
Amare ed essere amati esige reciprocità
e questa non si compra.

Si può sperare ed auspicare che accada.
E' possibile.
Ma solo se nel frattempo si è presa consapevolezza di cosa potere a propria volta donare.

Dott. Brunialti
[#13]
dopo
Utente
Utente
Vede dottoressa, forse sarà un mio pregiudizio o debolezza/difficoltà, ma penso che la solitudine nel mio caso sia dovuta ad una mia inadeguatezza di fondo. Ed è principalmente un'inadeguatezza fisica. Non parlo solo del problema andrologico: ci sono altre inadeguatezze fisiche. Il motivo per cui sia così non lo so: può essere dovuto a qualche trauma del passato che ha riguardato proprio questa accettazione da parte di figure per me importanti. E' per questo che mi è venuto in mente il surrogato sessuale. Finora tutta la psicoterapia che ho fatto è stata indirizzata a creare le condizioni relazionali per approcciare una donna e quindi in seguito affrontare anche l'aspetto fisico. Lo schema è stato più o meno questo: miglioramento nelle capacità relazionali ------> più fiducia in se stessi e possibilità di conoscenze ------> più possibilità di creare un legame affettivo --------> superamento dell'inadeguatezza fisica attraverso la relazione affettiva. Tuttavia questo schema non ha funzionato. Il motivo secondo me è che la maggiore fiducia in se stesso e nelle capacità relazionali non hanno potuto portare a maggiori possibilità di incontro e soprattutto all'instaurare di una relazione affettiva perchè il blocco fisico preclude questo passaggio. Posso migliorare relazionalmente quanto voglio ma comunque mi blocco. E per questo che ho pensato ad un percorso alternativo e/o parallelo e cioè: esperienza fisica indotta (surrogati sessuali) -------> maggiore consapevolezza e accettazione del proprio fisico -------> maggiore fiducia in se stessi --------> approccio più convinto e sicuro verso l'altro sesso --------> possibilità di creare una relazione (legame affettivo). Ovviamente è solo un'idea per cercare di tirarmi fuori da questa situazione molto sgradevole, deprimente e anche pericolosa. Quando lei dice che il terapeuta dovrebbe portare obiezioni solo se ritiene che il paziente possa rimetterci sono del tutto d'accordo. Però sappiamo bene quanto gli psicologi si sentano minacciati nel loro ruolo ogni volta che si prospetta qualcosa di diverso dalla psicoterapia per risolvere certi problemi. Parlo per esperienza (sarà limitata ma è la mia esperienza). D'altra parte posso capire che se poi questa cosa la risolvo con un'assistente sessuale, la terapeuta potrebbe chiedersi:" come posso accettare che un mio paziente risolva il suo problema così, dopo anni di (infruttuosa) terapia?". A me però dell'amor proprio dello psicologo non interessa.
Infine il suo discorso sull'amare ed essere amati che richiede reciprocità e non si compra non l'ho molto capito nel mio caso. La solitudine di cui parlo è quella che ho già sperimentato fin qui e che potrebbe aspettarmi nei prossimi anni e decenni. Ha a che fare con le mie paure, con la mia inadeguatezza: la reciprocità a cui lei si riferisce nemmeno ha il tempo di nascere nel mio caso.
[#14]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

da parte mia è inutile aggiungere altro a quanto già Le ho scritto in dettaglio e con chiarezza,
anche perchè ho l'impressione che - attraverso le parole - Lei tenda alla "intellettualizzazione" (v. Wikip.).

Per qiesto motivo non entrerò nemmeno nel dibattito relativo alle Sue opinioni riguardanti la psicoterapia e gli Psicoterapeuti,
sui quali sposta le difficoltà personali.
Potrà leggere
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html .

Il resto lo risolverà (o meno) .. vivendo,
passando dalle parole alle decisioni.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#15]
dopo
Utente
Utente
Non voglio spostare le mie difficoltà personali sui professionisti, ma è chiaro che dopo più di 15 anni di terapia qualche domanda me la devo fare. Soprattutto vorrei che i terapeuti siano più in grado di capire il mio modo di ragionare e affrontare le situazioni. Se lei mi dice che tendo ad intellettualizzare, allora mi aspetto che il terapeuta lo capisca e adotti un approccio che rilassi questo mio modo di vedere le cose. Dell'articolo che mi ha linkato, infatti c'è un passo a tal proposito:
"Ma senza la vostra partecipazione attiva su ciò che viene discusso in seduta, e soprattutto senza l'impegno a mettere in atto le prescrizioni assegnatevi, la terapia diventa uno sterile esercizio di pensiero, una serie di speculazioni interessanti che non avranno alcun impatto sulla vostra vita". Penso che se un paziente non riesce a mettere in atto le prescrizioni assegnate è il terapeuta che non è stato in grado di convincere il paziente della bontà delle prescrizioni. Il concetto di resistenza da parte del paziente ha poco senso, perchè il paziente viene in terapia proprio per superare i blocchi e quindi è chiaro che è resistente. Non voglio nemmeno dire che sia tutta responsabilità del terapeuta, può essere semplicemente che non esista una vera soluzione, che l'approccio usato non sia efficace. Nel mio caso posso dire che i terapeuti non sono mai riusciti a convincermi che io possa superare certe difficoltà. In sostanza non ci hanno capito molto.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Finchè ci si crogiola sulle responsabilità dei terapeuti
si rimarrà al palo, immobili.

Questo consulto è da considerarsi concluso
avendo noi risposto al quesito posto:
"Surrogati sessuali o qualcosa di simile?"
con le informazioni che abbiamo ritenuto utili e necessarie.

Lei ha ora tutti gli elementi per decidere sul contenuto del Consulto,
ma nessuno cercherà di convincerLa a pensare/fare alcunchè.
Sarà eventualmente Lei stesso a decidere se e cosa fare o non fare.

Dott. Brunialti
[#17]
dopo
Utente
Utente
Ahhh che bello sarebbe se bastasse non dare responsabilità ai terapeuti per non rimanere al palo... Per anni non ho dato alcuna responsabilità ai terapeuti, mi sono fidato e sono rimasto al palo di brutto. Adesso devo capire se e cosa hanno sbagliato e magari propongo delle soluzioni io (tipo i surrogati sessuali). Tutto qui. Grazie dell'ascolto.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
"..Tutto qui. Grazie dell'ascolto."
Prego.

Ma non solo di "ascolto" si è trattato.
In risposta al Consulto Le sono state fornite anche ben 10 (dieci) risposte altamente specialistiche,
con informazioni di prima mano,
che i nostri lettori hanno saputo adeguatamente apprezzare.
Ben 10 risposte.
Molto oltre quanto previsto dalle consuetudini del sito

Dott. Brunialti