Ansia da lavoro.. Infermiera

Buongiorno, mi sono laureata da poco in Infermieristica. Lavoro presso l'U.O di medicina di una casa di cura del mio paese da circa una settimana. Purtroppo non riescono a garantirmi un affiancamento tutti i giorni. Quindi per alcuni turni devo "arrangiarmi da sola" o con un piccolo aiuto di qualche collega.
Sono una persona molto insicura di me stessa, soffro di ansia generalizzata da una vita tant'è che oltre alla psicoterapia prendo 2 compresse di Tavor da 2,5 mg e 1 compressa di escitalopram da 20 mg. La mia ansia si accentua durante il periodo premestruale.
Ho sempre voluto fare l'infermiera. La malattia durata 8 anni e la successiva morte di mio padre, non mi ha impedito di svolgere i tirocini formativi previsti con il punteggio più alto e di laurearmi. I tutor clinici con cui ho effettuato il tirocinio mia hanno sempre detto che più che un'allieva per loro ero una collega assolutamente adatta e nata per questa professione. Bellissime parole a cui non so credere. O meglio ci credo a metà. Ora sono passata dall'essere un'allieva infermiera ad essere infermiera seppur neolaureata. Ho paura di sbagliare di essere giudicata un incapace e un'idiota dai colleghi, dai medici e dalle coordinatrici. Devo imparare molto sia sulle dinamiche del reparto e sulla burocrazia sia su alcune pratiche assistenziali che in tirocinio non ho mai effettuato. Ho una paura che mi mangia dentro e non so come fare. Tutti mi dicono che devo affrontarla e che le paure vanno guardate in faccia.Ma andare a lavoro sta diventando un incubo. Mi sembra di avere un mostro che mi divora dentro e quando sono in reparto vorrei scappare via, lontano da quando mi sento inadeguata. Sto male perfino durante l'unico giorno che ho di riposo. Mia madre dice che sono brava e che sono solo paranoie inutili. Saranno inutili e irreali ma quello che sento è reale, quello che provo esiste e non so cosa fare. Sono disperata. Ho paura di essere giudicata incapace e inadeguata. Ho paura di non piacere e di sbagliare sempre. Di deludere le aspettative.
Aiutatemi
Così non posso più andare avanti
[#1]
Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

prima di tutto le faccio le congratulazioni per i suoi traguardi e per l'inizio della sua carriera professionale.
Spesso il passaggio dal mondo dello studio a quello del lavoro viene vissuto con delle emozioni contrastanti, ma specialmente, quello che accomuna molte persone, è la sensazione di inadeguatezza.
Per la prima volta ci si trova immersi in un mondo che fino ad allora si era solo immaginato, oppure sperimentato durante i vari tirocini; ma durante le esperienze di tirocinio, come dice lei, si poteva fare affidamento su tutor, sull'ambiente protetto universitario, ma anche con la sicurezza aggiunta data dal "ruolo" ricoperto (essere una tirocinante infermiera, non è essere un'infermiera, ne agli occhi del paziente, ne dei colleghi, ne dei superiori, e neanche ai propri occhi).
La paura di sbagliare può essere tanta, come tanto può essere il timore di non essere "abbastanza" secondo standard che ci si era immaginati durante i periodi di studio.
Lei è solo all'inizio della sua carriera professionale, pertanto avrà modo di imparare, di sbagliare, di correggersi e di ritentare. Probabilmente, nemmeno arrivata al giorno prima della sua pensione penserà di essere in grado di fare tutto perfettamente: infatti, non si smette mai di imparare e di rendersi conto che c'è sempre un modo alternativo per fare le cose.
Come dice lei, "Devo imparare molto sia sulle dinamiche del reparto e sulla burocrazia sia su alcune pratiche assistenziali che in tirocinio non ho mai effettuato".

"Ho paura di essere giudicata incapace e inadeguata. Ho paura di non piacere e di sbagliare sempre. Di deludere le aspettative"
Secondo un approccio cognitivo al disagio psicologico, questi sono chiamati pensieri irrazionali: sono frutto di apprendimento da varie fonti, e in modo più o meno consapevole sono stati messi in atto per tanto tempo, a volte sono stati anche mascherati, finché non sono diventati parte del nostro repertorio con il quale guardiamo il mondo, guardiamo noi stessi all'interno del mondo, fino a modificare il modo in cui ci comportiamo.
A mio avviso, il modo più consono sarebbe quello di contattare un collega psicologo psicoterapeuta della sua zona per fissare un appuntamento, fare una valutazione del suo caso ed eventualmente impostare una terapia. Le consiglio, inoltre, di provare a cercare se all'interno dell'ambito in cui lavora, è disponibile un servizio di supporto psicologico.
Ci faccia sapere, se vuole!

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

[#2]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Sono una persona molto insicura di me stessa, soffro di ansia generalizzata da una vita tant'è che oltre alla psicoterapia prendo 2 compresse di Tavor da 2,5 mg e 1 compressa di e citalopram da 20 mg. La mia ansia si accentua durante il periodo premestruale. "


Gent.le Sig.ra,
un intervento terapeutico che integra psicoterapia e terapia farmacologica dovrebbe realizzare un processo di cambiamento che non sia circoscritto alla riduzione dei sintomi ma consenta di sperimentare un approccio funzionale innanzi tutto verso se stessi, prima ancora che nei confronti del contesto lavorativo.

Le suggerisco di approfondire questi aspetti sia con lo psicoterapeuta che la sta seguendo.
Inoltre sarebbe opportuno un confronto con lo specialista che le ha prescritto i farmaci, che non dovrebbe essere il medico di base ma lo psichiatra, al fine di monitorare l'efficacia della terapia.
[#3]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, innanzitutto vi ringrazio per avermi risposto. Vi assicuro che seguo lo psicoterapeuta e in 4 anni mi hanno vista già 3 psichiatri per rivalutare e modificare la terapia farmacologica. Ho sono passata dalla fluoxetina al sereupin e dallo zoloft all'escitalopram. L'ultimo psichiatra mi ha vista un mese fa.
Io non so più che cosa fare. L'unica cosa che a volte mi viene in mente è il suicidio. Ultimamente ci penso molto e questo mi provoca un senso di pace e liberazione. Sono disperata vi assicuro. Faccio turni massacranti, non sono riuscita a finire tutto il lavoro pur non essendomi concessa un secondo di pausa per fare pipì,ieri.Questa vita è ingiusta sotto talmente tanti punti di vista che per elencarli mi servirebbe troppo tempo. So solo che sono al limite. Mi curo. Piango, con l'ansia a mille prendo metto la divisa e faccio del mio meglio ma non è mai abbastanza. E sono esausta.
Non ho via d'uscita.
Credevo di essere portata per questa professione. Ma mi rendo conto Delle ingiustizie, del poco rispetto che hanno di noi i medici, dei turni massacranti e di tutto il resto.
[#4]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
" Vi assicuro che seguo lo psicoterapeuta e in 4 anni mi hanno vista già 3 psichiatri "

Premesso che l'efficacia di un percorso di psicoterapia deve essere periodicamente monitorato e valutato a partire dal vissuto del cliente, ma sempre all'interno di un confronto diretto con lo psicoterapeuta;
non ci dice nulla a proposito del processo di cambiamento: se è avviato ed in questo momento c'è un impasse oppure se in questi quattro anni non è stata identificato un obiettivo terapeutico che prescinda dalla mera eliminazione del sintomo (ansia).
Quanto alla terapia farmacologica, una cosa è la sua rimodulazione altra cosa è decidere di rivolgersi ad un altro psichiatra e poi ad un terzo che l'ha espone di volta in volta ad affrontare terapia farmacologiche differenti.

A tutto ciò bisogna aggiungere un approccio fatalista che la vede con le "spalle al muro" sola contro l'ingiustizia del mondo e un carico di lavoro percepito ogni giorno sempre più gravoso, che la inducono a mettere in discussione la propria "vocazione" professionale, mettendo in correlazione due aspetti che in realtà non sono connessi, altrimenti la categoria professionale degli infermieri si sarebbe "estinta" da tempo.

La vita non è ciò che ci accade, ma come scegliamo di reagire, tuttavia se ci rifiutiamo di accettare le nostre emozioni e i significati che abbiamo scelto di attribuire alla nostra esperienza, qualsiasi processo di elaborazione è precluso in partenza, e non ci resta altra alternativa che la "fuga" per sentire anche solo temporaneamente una "leggerezza" tanto immediata quanto illusoria.

A tal proposito le consiglio la lettura di questo articolo:

http://www.psicoterapeuta-pescara.it/psicologia-e-psicoterapia/rigidita-emozionale.html

sarebbe importante approfondire questi aspetti con lo psicoterapeuta che la sta seguendo al fine di trasformare questa impasse in un'opportunità di crescita personale e non solo di cura del disturbo d'ansia che non è altro che il modo con il quale lei sta esprimendo un disagio.
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

Leggi tutto