La fine una relazione durata 5 anni

Buonasera Dottori
Vorrei chiedervi un consiglio riguardo la mia situazione anche se comprendo l'ambito delicato e le limitazioni dovute al mezzo. Sono una ragazza di quasi 22 anni, neolaureata alla triennale e ho appena cominciato il ciclo di laurea magistrale in una città diversa dalla mia ossia Milano. Sono una ragazza molto attiva, amante dello sport (anche se ora non ne pratico), ho tanti hobby e interessi (musica, cinema, scienza e così via) e le situazioni nuove non mi spaventano minimamente. Nonostante tutto la mia compagna di viaggio da quando ho cominciato la scuola è la solitudine. Da bambina ero socievolissima, attaccavo bottone con chiunque, anche con chi non parlava la mia lingua. Dalle medie ho iniziato a sentirmi inadeguata, non venivo considerata carina o "alla moda" ed è inutile negare che ciò mi ha fatta star male parecchio. Al liceo le cose sono un po' cambiate e ho formato la mia personalità e il mio carattere che ritengo essere comunque abbastanza forte (ho idee molto precise) anche se sempre con un fondo di insicurezza su certi ambiti. Nonostante tutto non sono mai riuscita ad avere il mio giro, forse anche perché non amante del classici divertimenti (bere, discoteche ecc). Dopo la maturità e dopo la fine una relazione durata 5 anni (con conseguente tanta voglia di riscatto) ho provato a crearmi il circolo con le nuove compagne di università e qualche amico del liceo. Sono uscita con diversi gruppi ma non ero mai a mio agio, come se ci fosse qualcosa che non andava. Era una sensazione lieve ma comunque sempre presente. Troppe discrepanze nel mio modo di pensare rispetto a quello degli altri e mi è sempre sembrato che questo agli altri non andasse bene, mi hanno sempre fatta sentire diversa anche magari inconsciamente. Mi è sempre sembrato che io facessi un passo avanti verso di loro ma che questi ultimi non fossero disposti a fare lo stesso (cosa che credo essere alla base di qualsiasi rapporto no?). Con il proseguire dell'università questa sensazione è aumentata finché mi sono ritrovata a stare proprio male quando ci uscivo e quindi ho un po' abbandonato, sconfortata ai massimi livelli. Non voglio dire che nella mia vita non esista nessuno, ma la cerchia è strettissima (si contano sulle dita di una mano) e fatta prevalentemente da maschi. Ora che sono lontana però, com'è normale che sia, sono sola. Il problema si è ripresentato più forte di prima. I compagni della magistrale o vengono da troppo lontano (e quindi è impossibile vedersi) oppure hanno tutti i loro gruppi e non sembrano affatto disposti a formare nuove amicizie, sembra che si debba solo interagire per interesse universitario e nulla più. Aggiungiamoci che il mio carattere timido e minato da delusioni non aiuta e insomma, il risultato viene da sé. Vorrei sbloccare questa situazione ma faccio una fatica assurda, credo che la situazione si sia incarognita. Non so davvero cosa fare... Voi cosa suggerite? Fa davvero male, mi sembra di sprecare i miei vent'anni...
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,
Mi piacerebbe rispondesse ad una serie di domande, che serviranno a me per leggere meglio la sua situazione e a lei per iniziare a prendere consapevolezza, eventualmente, di qualche meccanismo che influenza il suo modo di vivere i rapporti interpersonali.

Come reagiva di fronte ai comportamenti delle sue compagne alle medie?
Su cosa ritiene di avere certe insicurezze? Quando si manifestano?
In che senso "aveva voglia di riscatto" dopo l fine della relazione?
Cosa non la faceva sentire a suo agio quando frequentava i gruppi di colleghi di università?
Come descriverebbe il suo modo di pensare, e in che modo ritiene sia differente?
In che modo ritiene che gli altri non facciano un passo verso di lei? Cosa si aspetta che facciano?

Infine, rispetto alla sua situazione attuale, è possibile che le esperienze passate abbiano lasciato una traccia nel suo modo di porsi all'interno della relazione. È possibile che per evitare di rimanere ancora delusa, preferisca lasciare perdere? Si trova d'accordo con questo mio pensiero?

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottore
Intanto la ringrazio per la risposta. Comincio a rispondere alle sue domande.
- Allora diciamo che alle medie ero la classica ragazzina magari timidina, che non si vestiva alla moda o cose così. Le altre erano tutte desiderate, ammirate e io rimanevo la "sfigata" della situazione. Venivo al massimo cercata per compiti, consigli e cose così. Io come reagivo? Rimanevo mortificata e ho sempre cercato di metabolizzare ciò che succedeva.
- Credo che principalmente le mie insicurezze riguardino il non sentirmi mai all'altezza. Anche se successi ne ottengo questa sensazione rimane sempre, anche se in sottofondo. Si manifestano ad esempio quando mi rapporto con qualcuno, vedo sempre aspetti degli altri che ritengo che siano più degni di nota rispetto le mie qualità. Mi sembra che ciò che ho da offrire non sia granché.
- La storia con il mio primo ragazzo è durata molto e, fra i due, io ero quella non brava a scuola mentre lui è sempre stato il "cocco" di ogni prof. Quando ho cominciato ad andare bene anche io questo ha innescato in lui una competizione malsana. Inoltre se poteva farmi un dispetto, lo faceva. Sono uscita da questa relazione consumata e molto, molto stanca. E' stata quasi una liberazione la rottura. Dopo quella relazione ho avuto solo un ragazzo per nemmeno un paio di mesi e basta. Non sono nemmeno più stata corteggiata.
- Mi sono sempre sentita a disagio per quanto riguarda il concetto di divertimento (non ho mai voluto ubriacarmi e ho sempre detestato le discoteche) e per le conversazioni che si avevano. Non sono una che ricerca le conversazioni filosofiche intendiamoci, anzi sono la prima a voler uscire per svagarmi. Ma tutto verteva sempre sugli stessi "drammi" di cuore (sia di ragazzi che ragazze), e ho sempre riscontrato una sorta di "gara". Se io dicevo "toh oggi mi è andato storto questo" dall'altra parte mi arrivava sempre la stessa frase "eh anche io oggi proprio sono stata sfortunata". Ma non solo con me, anche fra di loro, sempre una competizione su tutto che fosse in negativo o in positivo. E poi anche discrepanze sugli interessi. Non sono mai riuscita a trovare compagni di cinema, sport, qualche mostra, eventi diversi dalle degustazioni di vino e così via o anche semplicemente andare a visitare qualche città nuova.
- Mi descriverei come una persona molto decisa e pratica, se una cosa non mi va a genio raramente la porto avanti a lungo. Credo di sapere cosa mi piace e cosa no e mi piace soffermarmi sulle situazioni e analizzarle per trovare soluzioni. Effettivamente sono poco impulsiva, su ogni cosa.
- Mi aspetto semplicemente che come io accetto il loro modo di vedere le cose loro possano fare lo stesso senza necessariamente farmi sentire sbagliata o strana (me lo sono sentita dire diverse volte). E quando mi ritrovo ad avere un problema e chiedo un consiglio (cosa che accade di rado perché provo sempre prima a risolvere le cose da sola) vengo liquidata in due parole, sminuendo il tutto. Questo effettivamente mi ha portata a chiudermi ancora di più.
- Purtroppo sì, ho veramente paura di essere sfruttata e che dall'altra parte ci sia solo opportunismo e non sincera amicizia...
Sto iniziando seriamente a pensare alla vita da gattara (giusto per sdrammatizzare un secondo).
La ringrazio ancora e mi scuso per il romanzo che ho scritto.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Come mai si "scusa per il romanzo scritto"? Lei ha risposto alle mie domande nel modo più completo che riteneva.

Mi sembra di capire che in questa storia ci sia una sorta di filo conduttore: la prestazione, il valore in quanto abile in un certo campo. Purtroppo non è semplice da qui entrare ancora più nel dettaglio.
Lei descrive una situazione vissuta in modo negativo (alle medie), quando la cercavano solo per i compiti, evidentemente perché lei era brava. Io non chiederei mai i compiti ad uno con la media del 4.5.
La storiacon il suo ex ragazzo si è costruita, tra le altre cose, sulla competizione (scolastica, anche in questo caso). Solo che questa volta era lei quella "meno brava". La situazione è iniziata a degenerare quando lei è migliorata dal punto di vista scolastico. Questo cosa le fa pensare? Trova qualche somiglianza alla situazione prima descritta? Oppure la vede come una cosa paradossalmente contraria (loro mi cercano perché sono una brava studentessa / lui non mi vuole perché sono più brava, o vuole essere meglio di me)?
La sua compagnia universitaria impostava spesso il rapporto sulla competizione. Non trovo strano il fatto che lei, dopo le sue vicende passate, non ne abbia più voglia. Del resto lo racconta anche lei: "se una cosa non mi va a genio...".

Infine, non è detto che tutti siano uguali a lei. Ci sono persone che hanno un basso livello di empatia e non sanno ascoltare, mettesi nei panni degli altri e comprendere le emozioni che provano. Di conseguenza, sminimizzano. Qui, a mio parere, si fa nuovamente vivo il tema del valore. Mi sembra di capire che lei pensi di non valere abbastanza, poichè non viene riconosciuta. Anche qui le chiedo, trova qualche collegamento con quanto detto in precedenza? Pensa che tutti siano intenzionati a sfruttarla (e quindi mettere in atto gli stessi meccanismi delle persone del suo passato)? Rispetto a quest'ultima osservazione, la prego di rileggere la prima domanda che le ho fatto in questa risposta. Si scusa per aver preso dello spazio (a suo parere lungo ed eccessivo, altrimenti non si scuserebbe), quando invece le era concesso, in quanto è questo lo scopo del servizio ed è questo il suo spazio. Cosa ne pensa?
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dopo
Utente
Utente
Buonasera
La competizione con il mio ex ragazzo era prevalentemente unilaterale e alla fine non riguardava solo l'ambito scolastico. Ogni ambito dove entrambi avevamo competenze era soggetto a competizione. Credo fosse una cosa inconscia ma ammetto fosse molto fastidiosa. In relazione a ciò che è successo alle medie trovo quasi più una contraddizione... Specie perché lo stesso ragazzo ammirava in modo smodato un'altra ragazza eccessivamente brava a scuola, quindi sembrava fosse proprio un problema con me.
Il collegamento che effettivamente trovo sta nel fatto che, comunque sia, mi sembra sempre di sbagliare e di non essere adeguata al contesto. Appunto l'esempio delle medie/liceo con il mio ex ragazzo. E questo in ogni ambito: scolastico, universitario, privato e più in generale il mio carattere. Sono conscia che non si possa piacere a tutti e di questo non ne ho mai fatto un dramma ma sembra sempre che in qualsiasi ambito relazionale (amicizia e amore) io non corrisponda mai alla persona che gli altri vogliono accogliere. Può essere anche che sia una mia mania di persecuzione, a sto punto tutto può essere.
No, non penso che tutti vogliano sfruttarmi ma il terrore marcio che succeda c'è eccome.
Riguardo la sua ultima domanda non saprei rispondere... Quando mi sono ritrovata a raccontarmi davanti a qualcuno o mi ritrovavo ad annoiare l'ascoltatore o avevo paura di farlo. Forse perché, di nuovo, non ritengo che i miei problemi abbiano tanta importanza...
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Probabilmente la sua autostima ha accusato parecchi colpi. In effetti, è un aspetto psicologico che si costruisce durante la fase dello sviluppo, in base a come ci si percepisce nei confronti degli altri, all'interno della relazione e nei vari contesti, ma non solo. La sua storia di vita è ricca di eventi che hanno bisogno di essere dipanati ed inquadrati all'interno di una cornice precisa. A mio parere, la soluzione potrebbe essere quella di consultare direttamente un collega della sua zona. Il momento mi sembra buono.
Ci faccia sapere, se vuole.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottore
Provo a consultare qualcuno come da suo consiglio, la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato. Le auguro una buona giornata e buon lavoro
Cordiali saluti