Pensieri contraddittori su relazione amorosa

Salve, sono una ragazza di 21 anni. Vorrei iniziare col dire che ho dei sentimenti un po' contraddittori. La tematica è quella delle relazioni. Premetto che non sono una ragazza con grandi esperienze, anzi sono quasi nulle. Ho parlato con un paio di ragazzi, non sempre sono stata "buona" con loro, forse perché non mi interessavano chissà quanto prima di farci un'uscita, quando poi ci uscivo non si facevano più sentire. Da poco ho iniziato a frequentare un ragazzo! Siamo usciti in tutto 4 o 5 volte. Ci siamo sentiti per due mesi.. non parlavamo molto per messaggio, però ci trovavamo un sacco bene quando ci vedevamo dal vivo.. Ci vedevamo poco perché essendo pendolare io faticavo nel venire tutti i giorni all'università... continuando il discorso, dopo un mio comportamento un po' infantile forse, rifiuto il suo bacio, ma la sera gli mando un messaggio di scuse, al quale lui risponde che non se la sentiva di legarsi a qualcuno per non deludersi e per non deludermi. Io non nego che ci sono rimasta molto male, anche perché ero io la prima a non voler iniziare una relazione proprio perché credo di aver quasi paura di amare qualcuno, ma allo stesso momento sono desiderosa di dare e ricevere affetto.. Quindi mi addosso le colpe e penso che siano i miei comportamenti o il mio carattere ad allontanare le persone e così non faccio altro che sotterrare ancor di più la mia autostima inesistente e ad aumentare invece le mie insicurezze. Gli amici che mi circondano mi dicono che ho tutte le carte in regola per poter piacere ai ragazzi e ad affrontare una relazione. Ma il problema sono io, nel senso che scappo un po' dalle relazioni, vorrei tanto, ma scappo. E forse non mi faccio conoscere per la ragazza che sono veramente. Mi spiego meglio, non riesco a esprimere appieno i miei sentimenti, mi astengo a fare determinate cose per paura/vergogna (Per esempio una carezza, abbraccio o bacio) e forse per questo non dimostro un grande interesse verso una persona per la quale invece lo provo, eccome! Vorrei sciogliermi di più, voglio provare tutte quelle sensazioni che provano i miei coetanei, vorrei provare le "farfalle nello stomaco"... ripeto vorrei, ma mi blocco. Ho paura di far passare il tempo e di poi dovermi accontentare di qualcuno, cosa che non permetterei mai di fare a me stessa, perché non voglio tristezza nella mia quotidianità. Vorrei solo qualcuno di vero, che non sia superficiale, che si dimostri per quello che è e che permette di farlo anche a me! Spero, cari dottori, che riusciate a capire e a dare una piccola soluzione a questo mio problema, se non complesso. Grazie anticipati!!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

da quanto scrive sembra piuttosto chiaro che nutre sentimenti contraddittori circa la possibilità di legarsi a qualcuno: è una cosa che vuole e che non vuole allo stesso tempo, e questa ambivalenza rende difficile a chi può essere interessato a lei riuscire a capire come comportarsi e decidere se sia il caso o meno di iniziare a coltivare un rapporto che lei desidera e rifiuta allo stesso tempo, forse perchè ne sopravvaluta i rischi e sottostima gli aspetti positivi.

In questo suo comportamento:

"rifiuto il suo bacio, ma la sera gli mando un messaggio di scuse, al quale lui risponde che non se la sentiva di legarsi a qualcuno per non deludersi e per non deludermi. Io non nego che ci sono rimasta molto male anche perché ero io la prima a non voler iniziare una relazione proprio perché credo di aver quasi paura di amare qualcuno, ma allo stesso momento sono desiderosa di dare e ricevere affetto"

è racchiusa una grossa contraddizione.
Lei si ritrae, ma poi si pente e si scusa, ma quando il ragazzo manifesta esattamente il suo stesso desiderio di non intraprendere un rapporto che si poteva profilare deludente ("ero io la prima a non voler iniziare una relazione") entra in crisi perchè non è più lei a rifiutare o a tenersi lontana, ma si trova ad essere stata rifiutata e quindi in uno stato di passività.
Ha perso insomma il controllo della situazione e si è trovata a subire la decisione altrui di non proseguire la frequentazione, invece di essere lei a decidere di chiudere.
Se rileggerà quanto ha scritto le sarà chiaro che il problema che segnala è proprio che è stata anticipata da lui nel chiudere ("ci sono rimasta molto male anche perché ero io la prima a non voler iniziare una relazione"), e non tanto che la frequentazione è finita lì.

Non so per quale motivo sia spaventata dall'idea di legarsi a qualcuno e, ancora prima di questo, dall'idea di rendersi vulnerabile e di mettersi nella posizione di rischiare di essere rifiutata.
Forse è cresciuta in una famiglia nella quale non c'erano e non ci sono particolari manifestazioni di affetto (fisiche e non); forse è cresciuta avendo davanti agli occhi una coppia di genitori non serena e non affiatata, entro la quale almeno uno dei due ha dovuto "accontentarsi" dell'altro; forse si è sentita respinta quando ha cercato di manifestare dei sentimenti in casa, anche molti anni fa, e questa è la conseguenza:

"non riesco a esprimere appieno i miei sentimenti, mi astengo a fare determinate cose per paura/vergogna".

Le mie sono solo ipotesi e in ogni caso solo lei conosce la risposta: può partire da questa consapevolezza, riflettendo su quali siano le cause (presumibilmente familiari) delle difficoltà attuali, per prendere le distanza da modelli disfunzionali e delusioni del passato e provare a pensare che aprirsi agli altri comporta sempre una quota di rischio, ma ricevere un rifiuto o subire una delusione non sarebbe per forza un evento catastrofico, quanto un'esperienza che la aiuterà a capire meglio cosa e chi desidera.

Un caro saluto,
dott.ssa Flavia Massaro
psicologa a Milano e Mariano C.se
-www.serviziodipsicologia.it

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Dottoressa, la ringrazio per la sua risposta.. posso confermare che fin da piccola ho sempre cercato affetto, non dico che i miei genitori non mi vogliano bene, ma mio padre è sempre stato assente per lavoro, lo vedevo solo nei fine settimana e mia madre invece era presente solo fisicamente, non mi sono mai aperta con lei... poi ho anche sofferto di "vergogna" nel senso che avendo genitori non italiani, venivo magari presa in giro da qualche "bulletto" e questa cosa mi ha traumatizzato già dai banchi delle scuole elementari quando si doveva fare un misero appello... Quindi anche con i ragazzi mi capita che ho quasi paura a dire loro quali sono le mie origini, perché ho paura dei loro pregiudizi... Quindi il rifiuto... E credo che sia davvero insopportabile per me questa cosa! Credo che lei abbia ragione sul fatto che mi ha più distrutto il rifiuto di questo ragazzo che la fine della frequentazione... Vorrei solo imparare ad essere un po' più me stessa, ad essere sciolta, e a non vivere questi incontri in modo traumatico, perché poi mi destabilizzano per un breve periodo di tempo. Non vorrei nemmeno assumere dei comportamenti compiacenti... Vorrei vivere queste situazioni come qualsiasi altra persona, non con superficialità, perché detesto le cose superficiali, ma con leggerezza, apprezzando quello che mi offre la vita.. sperando che me ne regalerà altre di opportunità!
Grazie ancora per la sua disponibilità e per la sua risposta.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Se si rende conto di soffrire per la paura del rifiuto, anche a causa di esperienze passate poco felici, può esserle altrettanto chiaro che a volte si finisce con il far concretizzare proprio ciò che si teme, senza farlo apposta.
In questo senso è possibile che l'aspettativa che lei coltiva -quella di essere respinta - la porti a scegliere amici/ragazzi che effettivamente la allontaneranno o a creare involontariamente le condizioni per un rifiuto.
Nel caso in questione è stata lei per prima a tirarsi indietro, per poi scusarsi di averlo fatto, e quindi (senza averne l'intenzione) ha creato le premesse perchè il ragazzo pensasse che il suo non fosse affatto un interesse autentico e decidesse di allontanarsi.

Lei ha quindi ragione a dire questo:

"penso che siano i miei comportamenti o il mio carattere ad allontanare le persone e così non faccio altro che sotterrare ancor di più la mia autostima inesistente e ad aumentare invece le mie insicurezze"

ma questa consapevolezza, invece di far aumentare l'insicurezza, può essere proprio la chiave per creare un cambiamento.
Se si rende conto di comportarsi in maniera tale da allontanare gli altri senza volerlo, infatti, è nelle sue mani la possibilità di comportarsi diversamente e ottenere risultati differenti.
E' insomma lei che sta conducendo il gioco, anche se finora lo ha fatto a proprio sfavore, ed è sempre lei che può fare in modo di compiere scelte diverse e di agire in modo diverso per iniziare a costruire rapporti nei quali dare e ricevere affetto.

Se si rende conto che la "zavorra" psicologica che sta portando con sè è pesante e difficile da smaltire e abbandonare può chiedere un aiuto psicologico per farlo.
L'importante è che le sia chiaro che certe aspettative e certi comportamenti sono appresi e si possono modificare, se si lavora seriamente per raggiungere questo obiettivo, perchè la vita diventi più serena e più "leggera".