Doc omosex

Gentili dottori,
Vi scrivo per avere una vostra opinione in merito ad un mio "cruccio".
Nel 2007 ho avuto una manifestazione bella tosta di doc omosex, alla quale ho reagito intraprendendo una psicoterapia ma che in ogni caso ha modificato le mie percezioni e mi porta tuttora, con intensità variabili a seconda dello stato mentale, a non elaborare un messaggio visivo in maniera corretta, nel senso che una bella faccia può turbarmi invece di rimanere una semplice valutazione oggettiva. Il mio psicologo che ancora vedo una volta al mese mi porta la teoria del "coppo che cade dall'alto" e devo dire che è azzecata: se non ti capita mai di essere colpito da qualcosa che cade dal cielo all'improvviso non guarderai mai per aria, se invece accade avrai inconsciamente sempre le difese alte e sarai sempre in stato di allerta.
Non cerco rassicurazioni nel senso che so che il mio problema sta proprio là, difese alte monitoraggi e scarsa accettazione, ma cerco un consiglio.
Ora ho 40 anni. Come ho detto ho reagito, mi dono sposato ed ho una bimba, ma vedere che ancora ho un'allerta inconscia per questa cosa che, soprattutto se sono stressato, gestisco male (e questo mi fa sentire un po' sconfitto), mi fa chiedere se mi potrebbe giovare una cura farmacologica.
Alterno fasi in cui sembra tutto una gran bolla di sapone ad altre in cui sono pieno di ansia e il doc, in varie forme, da fastidio ( ad es mi da fastidio la vista di un coltello o martello dopo la nascita di mia figlia).
Non vorrei diventare dipendente da sostanze, ho paura degli effetti collaterali e il mio psico non mi ha mai incoraggiato su questo, io però vedo che da solo non riesco a fare lo scatto e se sono più stanco psico-fisicamente lo subisco di più e mi sento in colpa verso la mia famiglia.
Pensate che potrei trarne beneficio?
Grazie in anticipo.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

Una certa o anche minima vulnerabilità al DOC resta anche quando si è guariti.
Ai miei pazienti faccio spesso l’esempio di una cicatrice antiestetica dopo un intervento chirurgico: il problema medico è stato risolto con la chirurgia ma la cicatrice visibile resta. La sua cicatrice sono questi moderati accessi DOC soprattutto quando lo stress raggiunge alti livelli. È assolutamente normale.
Le dirò di più: il fatto che, durante determinati momenti, ormai lei riconosca che si tratta di ansia ossessiva vuol dire che lei sta abbastanza bene! Nel senso, cerco di spiegarmi meglio: sa e riconosce che si tratta di DOC, di ansia. Stop!

Discorso psicoterapia e farmaci: direi di confrontarsi con la sua terapeuta per questo (che a quanto scrive appare scettica in proposito) ed eventualmente continuare il lavoro psicologico sui sintomi e le percezioni ossessive che, col tempo, riuscirà verosimilmente a gestire sempre meglio.

Ps: non creda a tutto quello che si legge e/o si dice sui farmaci psichiatrici perché sono tutte grandi fesserie! Se dovesse servire, il percorso farmacologico verrà gestito da lei insieme ad un medico psichiatra con appuntamenti cadenzati per valutare l’efficacia della terapia, e il/i farmaci verranno scalati fino ad essere completamente interrotti nel momento di remissione dei sintomi sulla base della valutazione del medico psichiatra.

Stia bene!
Buon weekend

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#2]
dopo
Utente
Utente
Dottor Pizzoleo,
innanzi tutto la ringrazio per i contenuti della risposta, non è da tutti ricerne di così piene.
Se posso, ciò mi consente di spiegarmi meglio su alcuni punti.

Discorso guarigione. sono sempre stato riluttante a definirmi tale. Sia perchè perido come quelli descritti nella precedente mail non mi ci fanno sentire, sia perchè, come dice il mio terapeuta, c'è un sorta di rifiuto alla guarigione, nel senso che mantenedo attivo uno stato di allerta posso archiviare i momenti no come manifestazione del doc e inconsciamente tutelarmi d un effetto sorpresa.
Detto questo, mi sento come se la mia "temperatura mentale base" si intorno ai 37 e mezzo, nel senso che i monitoraggi e tutto ciò che questo problema implicaa mantengono comunque iperattivo il cervello, tuttavia entro questi limiti rieso a riconoscere e a non farmi destabilizzare.
quando invece, per stress o altro, la temperatura si alza, faccio molta più fatica a non farmi buttare giù dall'ennessimo "accesso al doc" come dice lei.
Ad esemio ultimamente ho deciso di fare l'ultimo esame e chiedere la tesi, nonostante abbia 40 anni e famiglia, ma voglio chiudere questo cerchio. Tuttavia non sapere dove da dove cominciare e che priorità dare mi ha mandato in crisi.

Discorso farmaci. Quello che si sente sono fesserie in che senso?
Da un lato, como anticipato, il mio psico mi ha sempre detto che non sono curativi (ma semplici antinfiammatori) e mi ha pertanto incoragiato a farcela da solo. Inoltre si legge che creano dipendenza e che hanno effetti collaterali potentissimi.
Dall'altro vorrei tornare, dopo anni, a vedere cosa vuol dire non porsi più il problema, ad abbassare quella famosa temperatura mentale sotto i 37 e riscoprire come si stà.
Lo chiedo ad uno psicologo perchè nella sezione di psichiatria la risosta sarebbe scontata. Ci ho già provato in passato e mi hanno suggerito di non aspettare oltre.
Dove sta la verità? Potrebbero farmi fare il passetto che manca o creare solo danni?
Da un lato sono daccordo che tutto sommato sto benino, dall'altroquesto flusso doccato sempre li in circolo un pò mi spaventa perchè so che può prendere pieghe brutissime e vorrei eliminarlo..per me e per la mia famiglia.
La ringrazio ancora.
[#3]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Mi spiace ma questo punto non posso sostituirmi a quanto sostiene il suo terapeuta.

Le auguro di venir fuori dal circolo vizioso del controllo e del rimuginino ossessivo.

Molti auguri!
[#4]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottore,
Mi creda la mia richiesta di consulto non era diretta a cercare un'alternativa alla mia terapia ma solo a capire meglio se, nonostante i meccanismi del disturbo credo di averli compresi, i farmaci possano aiutare a farlo scattare di meno o meglio a gestirlo con più facilità.
Sembra che manchi solo uno scalino che non si riesce a fare...e a volte la paura, di ricadere ti frega.
Poi forse mi sono fatto prendere dalla penna e nello scrivere troppo sono stato frainteso.
Grazie ancora.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dott. Pizzole,
mi permetto ancora di disturbarla per chiederLe, se puo, di chiarirmi il discorso sui farmaci.
Probabilmente in queesto periodo sono piu sovraccarico e l'idea di un aiuto che possa aggiugere qualcosa alle sole
mie orze mi attrae, non so se a torto o a ragione.
Ho letto però che portano a numerosi effetti collaterali tra i quali disfunzioni sessuali e piattezza emotiva.
Quando, in generale, si capisce che bisogna sopportare e aspettare che un momento più pieno passi e quando invece potrebbe valere la pena tentare di coadiuvarsi?
dipende dalla soglia di resistenza della persona o c'è comunque una linea guida da poter seguire?

Grazie
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

In questa sezione PSICOLOGIA siamo psicologi psicoterapeuti e per formazione, etica e deontologia professionale non possiamo prescrivere farmaci e/o dare indicazioni in proposito.
Conosciamo la farmacologia perché collaboriamo con medici psichiatri perché capita di inviare un paziente da uno psichiatra se riteniamo opportuno un supporto farmacologico alla psicoterapia e ci confrontiamo con gli psichiatri circa l’andamento della terapia di un paziente, ma non possiamo IN ALCUN MODO dare suggerimenti di farmacologia.

Quindi, detto ciò, le suggerisco vivamente di postare il medesimo consulto il Psichiatria.

In bocca al lupo
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