Profonda tristezza durante psicoterapia

È quasi un anno che seguo una psicoterapia analitica. Fatta Di alti e bassi e anche tanti dubbi sul continuare o meno.
Sintomo, forse, di forti resistenze perché dentro di me sento che sto cambiando.
O forse no?
La mia consulenza per un problema, ha da subito spostato il focus sul mio essere nel profondo, scoperchiando le mie insicurezze, le mie fughe, la mia dipendenza dagli altri, anche e sopratutto tramite il rapporto analitico (e per il mio oscillare con la terapia).

mi sento triste. Mi sembra più di prima.
Perché a furia di indagare dentro di me sto covando rancore, pianti soppressi, momenti di pace interiore e altri di tanto dolore.
Credo sia un momento terribile per me, mi sento in solitudine, con un peso.
Quando sono dai miei, dalla mia famiglia ad esempio, non faccio più il pagliaccio , non sono di buonumore, non Sono più chi mette allegria, scruto le mie emozioni.
Li amo, e odio dover provare risentimento per dei sentimenti infantili e del passato.
Non mi sento più una persona allegra.
Non sento di amarmi e forse non l’ho mai sentito, ma toccandolo così da vicino, è destabilizzante.
Non sono più la stessa persona di prima.
A volte penso che sia un percorso obbligato, anche nell’accettazione del proprio vissuto emotivo, altre volte che è un percorso di sofferenza, non inutile, perché sto cercando di sviluppare la mia consapevolezza, ma che potrebbe farmi del male.
Sono in confusione e con tanta paura.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

Del suo percorso Psy dice:

"..La mia consulenza per un problema,
ha da subito spostato il focus sul mio essere nel profondo, scoperchiando..".

Ciò dipende dall'approccio teorico dello Psicoterapeuta
(a proposito, oltre che Psicologo il Suo curante è anche psicoterapeuta, vero?),
oltre che dalla diagnosi.

In parecchi orientamenti oggi si parte dal sintomo/problema
senza "scoperchiare" alcunchè
(e in ogni caso non lo fa il terapeuta per propria scelta);
e scendendo più in profondità unicamente per quel che la cura di "quel" problema lo renda necessario.

"A volte penso ... che potrebbe farmi del male".

Ogni terapia ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita psichica della persona,
raggiunto in un tempo ragionevole per la durata di vita.
C'è il paziente che sta in terapia (analitica) tutta la vita dopo aver "scoperchiato tutto",
altri affrontano terapie "focali brevi" vòlte a "quello specifico" problema.
Affrontando poi magari una seconda tranche su un altro aspettio.

Ed inoltre:
alcuni orientamenti - e terapeuti - mirano alla consapevolezza;
altri al cambiamento.

Di tutte queste questioni di fondo, importantissime, ne ha parlato con il Suo terapeuta?

A questo proposito allego un approfondimento sugli orientamenti teorici della psicoterapia,
che potrà aiutarLa nel decidere se continuare la terapia analitica, oppure se cambiare approccio.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Se ritiene, ci faccia sapere.

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/