Può il feticismo diventare psicologicamente dannoso? se sì in che occasione?

Questa estate mi sono invaghito di una ragazza per il suo carattere, la sua personalità, il suo aspetto ma ahimè anche per i suoi piedi ben curati.
Fin da bambino ho sempre avuto attrazione verso questo tipo di desiderio, che finora non sono riuscito ad esternare con nessuna ragazza.
Ho paura che la ragazza non sia consenziente a questa cosa... e io già soffro molto il rifiuto da parte della gente in generale e del sesso opposto in situazioni di intimità, anche non necessariamente "intima".
Come posso rapportarmi meglio con l'altro sesso (e gli altri in generale), e capire una volta per tutte questa mia pulsione per il feticismo?
Io so di non doverla appagare anche se vorrei.
Cosa mi consigliate?
Vorrei capirne e studiarne le cause.
Può diventare ossessivo se non appagato o compreso?
Grazie, buonaserata.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

noi qui trattiamo i disagi, non le curiosità, solitamente.
E dunque solo alcuni chiarimenti su una tematica che solitamente risveglia grande interesse nei nostri lettori.

Per FETICISMO si intende quella parafilia che consiste nello spostare la meta sessuale
- dalla persona nella sua interezza
- ad un suo sostituto, ad es. una parte del corpo.
Il "feticismo del piede" fa parte delle parafilie.

Il DSM-5 ha introdotto un importante cambiamento in tema di "diagnosi" relativa alla parafilia/comportamento parafilico di cui il feticismo del piede fa parte.
Secondo la nuova recente classificazione internazionale,
le PARAFILIE,
pur essendo pulsioni erotiche "atipiche" per le quali il soggetto sente una forte e persistente eccitazione erotico-sessuale,
sono egosintoniche.
Quando il comportamento parafilico diventa invece
- una forma di dipendenza
- e il soggetto accusa un certo disagio (egodistonia),
allora si introduce il concetto di DISTURBO PARAFILICO.

Se le "parafilie" quindi sono in sintonia con il sè,
il "disturbo parafilico" rappresenta un vissuto di disagio, che va diagnosticato e curato.
Infatti ci si trova di fronte ad una patologia quando "il sostituto"
- giunge a sostituirsi completamente al rapporto sessuale,
e a maggior ragione,
- quando esso si distacca da qualsiasi determinata persona e diventa per sé solo l’oggetto sessuale.

So di essere stata un po' tecnica,
ma è l'unico modo per evitare "la chiacchiera" su un argomento che viene percepito come "pruriginoso",
ma che in realtà è poco conosciuto nei suoi ultimo aggiornamenti.

Per il resto,
per tutto quello che riguarda
- sia la Sua persona e gli interrogativi che Lei si pone al proposito (cause, evoluzione, ecc.),
- sia le Sue relazioni con l'altro sesso (non *opposto*) e le modalità di rapportarsi, tenendo conto delle proprie esigenze ma anche di quelle dell'altra,
è necessario un consulto *di persona* con una/o Psicologa/o Psicoterapeuta, meglio se perfezionata in sessuologia.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per il suo contributo, spero che questa faccenda non si ripresenti nella mia vita perché dato che mi crea molto disagio preferisco evitarla
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Auspico che il Suo desiderio si realizzi.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti