Superare il rifiuto di mio suocero

Buongiorno,
Sono sposata da 3 anni, io e mio marito stiamo insieme da 10 anni.

Mio suocero ha sempre rifiutato la nostra relazione credo che non abbia accettato il fatto che ho avuto dei problemi fisici di salute, poi rientrati.

Gli proibiva di venire a trovarmi in ospedale.

Rientrati i miei problemi di salute, riteneva sconveniente ospitarmi a casa sua per la notte e io ho passato anni a dormire in albergo.

Abitavamo in due città differenti.

Successivamente si era impuntato sul fatto che mio marito non doveva venire a dormire a casa dei miei genitori, era sconveniente perché lui non aveva un lavoro stabile (era un ragazzo), tanto è che nell'ennesima discussione gli ha detto "se esci da questa casa per andare dalla tua fidanzata puoi cancellarti dallo stato di famiglia".
Mio marito decise di andarsene di casa.

Nonostante tutto, per amore di mio marito abbiamo ripreso a frequentarlo, mio marito ha trovato stabilità, e io un buon posto di lavoro.

Tutto è andato a rotoli quando abbiamo deciso di sposarci a 35 anni (non da ragazzini).

Si è messo contro, ha fatto una sceneggiata davanti a me, detto che il figlio era un fallito, che ha fatto molti errori nella vita e questo era solo l'ultimo dei tanti.
Che non era il momento di sposarci.

Io sono stata malissimo, mi sono sentita umiliata.

Dopo qualche settimana, sempre per amore ho deciso di mettere le mie ferite da parte e riprendere a frequentare quella casa, ma il discorso matrimonio era tabù.

A pochi giorni dal matrimonio ci ha fatto sapere tramite gli altri figli che non si sarebbe presentato.

E qui ho deciso di chiudere i rapporti.
Ha ferito mio marito, ma ha mancato di rispetto me e i miei genitori, che avrebbero voluto "affidare" la propria figlia alla sua nuova famiglia, sapere che lontana non sarebbe stata sola.

Ma sono sola.
Quello che dovrebbe essere mio suocero non è pentito.
Lo rifarebbe.

I fratelli di mio marito non sono riusciti a gestire la situazione.
Non pretendevo di aver ragione da parte loro, ma almeno che avrebbero capito la situazione è ci sarebbero stati vicini a prescindere da quello che era successo.

Sono spariti.
Addirittura adducendo la scusa che mio marito era cambiato, che io lo avevo cambiato.

Io sono ferita nell'anima, una ferita che mi brucia e fa male, sono una brava ragazza che ha conosciuto la sofferenza della malattia e ne convive con le cicatrici che ha lasciato.

Ovviamente i familiari mi hanno detto di fare un passo indietro.

Ma io non voglio fare un passo indietro, ne ho fatti già tanti.
E la persona non è pentita lo ha detto al figlio, dicendo che aveva le sue ragioni erano valide.
Non ammetterà mai di aver sbagliato.

Sono una persona molto sensibile e mi tiro indietro alle riunioni di famiglia quando so che ci sia lui.
Non sono falsa, non riesco ad essere superiore e ci sto male, ci soffro.
Anche perché io ho subito passivamente tutta questa storia.
Non ho colpe.
Non credo possa essere considerata una colpa essere di una altra città o essermi ammalata.
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Dr.ssa Patrizia Pezzella Psicologo, Psicoterapeuta 263 13 1
Gentile lettrice,
se il ruolo di suo marito è di essere accanto a lei e condivide la sua posizione ed in sintesi lei lo sente come un suo alleato, difenda la sua scelta di aver sposato suo marito e non la sua famiglia di origine di cui fanno parte i fratelli e il padre.
Lasci con serenità che suo marito lo frequenti da solo . Lei non ha nessuna colpa , tantomeno di essere di un' altra città o di aver avuto problemi fisici.
Le invio molti saluti e auguri.

Dr.ssa Patrizia Pezzella
psicologa, psicoterapeuta
perfezionata in sessuologia clinica