Rifiuto delle imposizioni e lavoro dipendente

Gent.
mi
Buongiorno.

Cercherò di essere conciso.
Ho un serio problema con gli obblighi e le imposizioni a cui la vita immancabilmente ci sottopone.
Nel caso specifico, mi riferisco al lavoro dipendente.
Che si tratti di pubblico (36 ore e mezzo settimanali) o privato (40 ore settimanali), trovo assolutamente insopportabile la imposizione di trattenermi dentro quelle 4 mura per tutte quelle ore.
Premetto che, a quasi 40 anni, sono ben conscio del fatto che le mie sono riflessioni dettate anche da esperienze pregresse negative. Ho già lavorato come dipendente presso enti pubblici: in una occasione per un anno e mezzo (solo 20 ore settimanali) e in altre diverse occasioni, sempre su orari 8-14.
Non andò così male, o quanto meno riuscii ad accettare quella quotidianità; forse perché erano le prime esperienze.
Oggi, dopo aver intrapreso una esperienza presso una azienda privata, durata peraltro solo due mesi poiché sono scappato, mi rendo conto di non sopportare più l’idea di buttar via le mie giornate rinchiuso dentro quattro mura.
Sono una persona adulta e sufficientemente matura da comprendere che nella vita si DEVE lavorare e, per giunta, amo l’indipendenza economica e odio dover ricorrere all’aiuto del prossimo.
Tuttavia, dopo quest’ultima esperienza durata solo due mesi (sono scappato ad aprile scorso) mi sono reso conto della mia assoluta intolleranza all’obbligo di permanenza nello stesso posto per quel determinato lasso di tempo.
Io non piango quasi mai, eppure in diverse occasioni, all’ora di pranzo andavo in pausa da solo a sedermi in macchina, mangiavo un boccone e quasi piangevo.
Uscivo di casa alle 8 e rincasavo alle 18.30.
Un incubo.
Un incubo nel vero senso della parola: spesso sogno ancora quella esperienza e percepisco, nel sonno, quelle pessime emozioni che provavo durante le giornate di lavoro.
Ricordo con ansia e disprezzo quel periodo.
Il problema principale è che a breve sarò contrattualizzato presso un ente pubblico.
Non saranno 40 ore a settimana ma 36, 5; tuttavia non so fino a che punto possa essere in grado di affrontarlo con la necessaria serenità.

Chiedo cortesemente un Vs.
parere e un eventuale suggerimento.
Si tenga conto del fatto che si, l’esperienza in quella azienda, quella che mi ha scottato, è stata certamente negativa e pertanto ha inciso in modo determinante sulle riflessioni che vi riporto, ma le mie problematiche con gli obblighi e le imposizioni stanno comunque alla base della mia personalità, a prescindere dalle mie esperienza pregresse.

Ringrazio e saluto cordialmente
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Sì, apparentemente si tratta di un'intolleranza a questo tipo di imposizione.

Che può essere superata in almeno due modi. O riflettendo e trovando motivi per i quali sia opportuno superare tale difficoltà, cioè lavorando sulle motivazioni. Questo tipo di lavoro può essere fatto con uno psicologo o psicoterapeuta.

In alternativa, darsi da fare per costruirsi un'attività in proprio. Alcune persone hanno in effetti molta difficoltà ad adattarsi al lavoro dipendente e si sentono quindi sprecate. Non so se sia esattamente il suo caso, anche se credo che certamente avrà già valutato questa possibilità.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gent.mo Dottore
La ringrazio per la risposta. Più che sentirmi sprecato, le sensazioni sono state di oppressione e costrizione. Non mi sentivo libero, mi sentivo soffocare. Amo l’indipendenza. Probabilmente preferirei lavorare 10 ore al giorno quando e come dico io piuttosto che stare 6 ore bloccato in un ufficio.
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