Paura di essere in "una sfera sospesa nel vuoto"

Buongiorno.

Perdonatemi il titolo in gergo, ma non sapevo come spiegarlo se non così.
Ultimamente mi capita di avere un'irrazionale paura di essere sulla Terra.
Nel senso di essere appunto su questa "enorme sfera sospesa nel vuoto dello spazio".
Mi capita spesso di immaginarmi vista da "fuori".
Come se guardassi dallo spazio la Terra e vedermi "fluttuare" nel nulla.
È come se avessi paura di cadere.
Mi capita anche quando nuoto.
Ma ultimamente appunto ho questa nuova paura.
Forte.
Come se da un momento all'altro la Terra potesse iniziate a sprofondare, cadendo chissà dove.

Volevo anche farvi sapere che sono una persona ipocondrica e ho forti attacchi di panico e ansia generalizzata praticamente ogni giorno.
E da quando siamo obbligati a star in casa mi sembra di star perdendo il contatto con me stessa, con la realtà.
Come se non stessi vivendo davvero nel mio corpo.
Come se non mi sentissi.

Perdonate per favore i giri di parole e gli esempi fatti, ma non so bene dar un nome a queste paure...
Cosa potrei fare secondo voi?
Come potrei approcciarmi alla situazione e magari risolverla?

Mi spaventa tanto reagire così a certe cose reputate normali, soggette a regole fisse della fisica e che a nessuno sembra dar fastidio o importare?

Mi sembra di impazzire.


Grazie, cordiali saluti.
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Dr. Giovanni Federico Psicologo 55 4
Gentile utente,

la risposta che cerca è probabilmente già presente nella sua domanda. I sintomi dissociativi che lamenta sono un riscontro piuttosto comune in una "persona ipocondrica" e con "forti attacchi di panico e ansia generalizzata".

Sarebbe auspicabile, stante il carattere di cronicità dei disturbi d'ansia, attivare un percorso terapeutico con un professionista che possa permetterle di comprendere perché le sta "mancando la terra sotto i piedi".

La invito, infine, a soffermarsi sul significato simbolico del sintomo, che rimanda ad una situazione di rischio o incertezza. Da cosa sta scappando? Di cosa ha realmente paura?

Si affidi con fiducia a qualcuno e, se vuole, mi tenga aggiornato.

I miei più cordiali saluti.

Giovanni Federico, PhD
Web: https://www.neuropsicologo.net
Mobile: (+39) 349 85 27 200

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buon pomeriggio.
La ringrazio di cuore per la tempestiva risposta.
A inizio Dicembre c'e stato un evento, in realtà per molti di poco conto ma che a me ha scosso fortemente. Nella mia città c'e stato un terremoto che ci ha sveglito nella notte e noi, abitando al 5o piano l'abbiamo sentito molto bene. Da allora non dormo più. Controllo ogni singolo giorno il sito dell'INGV e non mi sento ormai più al sicuro a casa mia tanto che ogni scusa era buona per andarmene. Ora, bloccata in casa, la situazione per me sembra aggravarsi a livello di come reagisco a stare per ormai prolungato periodo di tempo chiusa. Eppure ricordo qualche anno fa, o anche semplicemente prima di quell'evento, quanto la mia casa, o anche più semplicemente camera mia fosse il mio luogo sacro, in cui mi sentivo al sicuro.
Sto già seguendo un percorso di psicoterapia, ma non ogni settimana. Purtroppo non ho le possibilità economiche per affrontarlo con costanza.
Non so come potermi comportare al momento..
Grazie ancora.
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Dr. Giovanni Federico Psicologo 55 4
Gentile utente,

a volte - a partire da un evento che si avverte come minaccioso, che funge da input ed attraverso il quale si è in grado di operare una costruzione che abbia una parvenza di significato razionale - si elabora una sorta di collegamento causale che lega il medesimo evento ad una condotta che, però, si avverte come inidonea. L'inidoneità, com'è facile cogliere, non è sostenuta dal comportamento in sé, bensì dall'incongruità posta in essere dalla generazione del fittizio collegamento semantico associato allo stesso.

Tra l'altro, questo rientra tra gli strumenti forse più elaborati di cui si servono i c.d. "meccanismi di difesa". L'obiettivo di un intervento psicologico - per semplificare - è rompere queste associazioni, individuando gli elementi turbativi (e valutandone l'impatto emotivo) che hanno elicitato la genesi delle predette rappresentazioni cognitive.

Così, la voglia di scappare di casa poiché ormai si sta stretti in quell'ambiente o, magari, perché non si tollera più una determinata situazione familiare, viene "ricodificata" in senso fobico dall'apparato cognitivo come "terrore del terremoto".

La domanda da porsi è quindi: "da cosa, oggi, voglio scappare?" o, se vogliamo, "cosa, oggi, mi rende insicura rispetto al posto in cui vivo?", ma anche: "cosa sta scuotendo come un terremoto la mia vita, oggi?".

Si rivolga con fiducia alla collega che la sta seguendo. Provi, inoltre, a parlare con lei degli aspetti economici in quanto sono ragionevolmente certo che insieme riuscirete a trovare un valido accordo.

Se vuole, mi tenga aggiornato.

Cordialmente,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie davvero per la sua risposta. Ne parlerò sicuramente con il mio psicoterapeuta cercando di trovare una soluzione a questo problema.
Anche perché non riesco a vivere cosi..
La terrò sicuramente aggiornata.
Grazie ancora.