La mia ragazza non parla mai e ha poca voglia di fare sesso

Buonasera,
Sto da un anno e mezzo con la mia ragazza.
È sempre stata timida e impacciata con me, ma pensavo che col tempo si sarebbe lasciata andare del tutto, visto che anche io sono timida, ma non con lei.
Lei dice di sentirsi inibita da me, ma anche che quando è con me ha in testa la metà dei pensieri rispetto a quando è da sola.
Sebbene abbia qualche pensiero, sono sempre io a tirare fuori argomenti, discorsi, parole.
Ho provato a non parlare e lei se ne resta in silenzio, io glielo faccio notare e lei subito mi dice che "sono solo passati due minuti, adesso così mi stai inibendo".
In realtà sono passati più di 5 minuti e lei non ha mai niente da dirmi.
È snervante e non posso non dirglielo.
Anche quando sentiamo al telefono le nostre conversazioni sono come comunicazioni tramite telegrafo.
Sono conversazioni inceppate, piene di minuti in cui stiamo in silenzio, perché dopo un po'io finisco gli argomenti e lei non parla.
Non capisco perché non mi parli spontaneamente, non esprime nessun pensiero con me.
Spesso usciamo e mi sento sola, con il mio disagio di timidezza duplicato, perché siamo timide entrambe.
È come se fosse mischiata con l'aria, se ne sta dormiente a guardare qua e là.
Abbiamo parlato della possibile causa di questo suo atteggiamento, ma dice soltanto che io la inibisco e soprattutto NEGA.
Dice che non è vero che non parla.
E certo, non se ne rende conto perché sono io a tirare fuori argomenti e lei risponde.
Uscire o andare in cucina insieme alle altre coinquiline è diventato un incubo, perché mi sento a disagio con lei che non parla né con me né con le altre.
Anche io sono molto timida e in alcune situazioni non parlo, ma con la mia ragazza non succede.
Facciamo una gita e lei pensa a godersi la natura da sola, si immerge nel suo mondo ed io mi sento sola.
Sì, gliel'ho detto un sacco di volte.
Nega.
Inoltre non mi esprime quando ha un fastidio e assume un atteggiamento infastidito e se le chiedo cosa ha mi risponde che non ha niente e sono io pazza che vedo cose che non esistono.
Poi tre giorni dopo forse mi dice qual era il problema.
Ma intanto roviniamo tutte le nostre giornate e arriviamo sempre sul punto di lasciarci, poi lei piange, emerge e non ci lasciamo.
Promette che parlerà, che avrà iniziativa, ecc.
Ma sono solo false promesse.
Mi sento come se mi trascinassi un fantasma o un cane.
No, non voglio lasciarla.
Voglio capire perché fa così e risolvere questo problema.
Io sono un tipo molto nervoso, è vero, e lei ammutolisce ogni volta che mi arrabbio, anche per ore.
Ma anche quando sono tranquilla lei non parla.
Sembra perduta chissà dove.
A me sembra di non conoscerla e voglio uscirne, ma poi ho la speranza che possa emergere da se stessa e sbloccarsi, perché dice sempre che si impegnerà.
Inoltre, molto raramente prende l'iniziativa a letto e dice che sono io che sono ninfomane.
Abbiamo 27 anni e ci vediamo il fine settimana da me, dovremmo avere tanta voglia di fare l'amore.
Sono tanto stanca.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
alcune cose non sono chiare nella sua lettera, per esempio se vivete nella stessa casa, come sembra dalle parole "andare in cucina insieme alle altre coinquiline è diventato un incubo" o no: "ci vediamo il fine settimana da me".
Quello che invece è chiaro è che lei prova un disagio marcato nella sua storia d'amore, ma anziché parlarci di sé, se non con brevi cenni che rivelano una realtà problematica, ci parla della natura silenziosa e contemplativa della sua ragazza, che non vuole accettare: "è come se fosse mischiata con l'aria, se ne sta dormiente a guardare qua e là"; "lei pensa a godersi la natura da sola, si immerge nel suo mondo e io mi sento sola".
Da quest'ultima frase già dovrebbe capire che il problema è in lei, non nella sua ragazza, che starebbe bene così, se lei non continuasse ad incalzarla, pressarla, rimproverarla, farla sentire inadeguata e perfino spaventarla: "Io sono un tipo molto nervoso, è vero, e lei ammutolisce ogni volta che mi arrabbio, anche per ore".
Ci racconti del suo lavoro, dei suoi interessi, dei suoi studi, dei suoi progetti, delle sue aspettative nelle relazioni, del motivo per cui è così gravemente sottopeso, e forse riusciremo ad aiutarla.
Ci dica anche se ha già un suo psicologo o lo ha avuto in passato, e con quali risultati.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa,
Non viviamo insieme, lei viene da me il fine settimana. La mia ragazza sta bene in aria, ma capisce che io ho bisogno di parlare, di sentirmi accanto a qualcuno? Se vuole stare a fissare gli atomi dovrebbe farlo quando non è con me. Lei immagina cosa si prova a stare con qualcuno che parla solo se cominci tu? I ricordi delle nostre giornate in mezzo alla natura sono grigi, perché c'era silenzio e io mi perdevo in quella solitudine. Non è normale che non parli con me,scusi. Io ho bisogno anche delle sue parole, di essere richiamata da lei. Ormai facciamo pace e 5 Min dopo litighiamo. Lei si rapporta con me come se ci stessimo frequentando. Avendo cura di pesare le parole, i discorsi,i gesti, per non rischiare di non piacere. Mi dà questa sensazione.
Io studio all'università, ma sono al secondo fuori corso e dovrei laurearmi a luglio. Ma sono ferma da due mesi,in questo vortice amoroso. Ho avuto tanti psicologi. Con l'ultimo ho interrotto un mese fa, dopo due anni(la più lunga terapia). Era lacaniano, mi innervosivo molto. Alla fine mi sembrava di parlare con una persona senza competenze. Ormai ho perso fiducia verso gli psicologi, ne ho conosciuti 8. Due di loro mi hanno mandata a quel paese, perché io insistevo nel sapere quali problemi avessi e loro non mi davano spiegazioni e hanno perso la pazienza. Solo lo psicologo che ho visto per tre sedute mi ha detto che il mio disturbo era quello borderline e dovevo rivolgermi a una certa dottoressa, la quale mi ha mandato a quel paese dopo due mesi. Insultandomi per tutto il tempo dell'ultima seduta. Con la mia ragazza sperimento molti sentimenti di dolore, ma è anche il mio conforto. Sento mancanza di attenzioni, sento che pensa solo a se stessa,non nota molte cose e mi viene incontro solo quando la situazione è estrema. Non capisce i miei dolori allo stomaco (somatizzo là,tanto che a 17 anni sono stata operata di ulcera perforata). Ho molta ansia, per tante cose e non sto mai serena. E poi torturo la mia ragazza con le mie paranoie e le mie mille ricerche delle cause. Lei non ha mai riflettuto su di sé ed è scettica sulla psicologia e crede che io colleghi troppo gli eventi all'infanzia. Per quanto riguarda i miei progetti...non ne ho. Sono sempre vaghi e sempre cambio idea e mi ritrovo ferma. Ho tanto bisogno di amore, di qualcuno che sia veramente interessato a me,che si preoccupi per me. La mia ragazza potrebbe, ma parla di individualismo e non mi capisce. Sa della mia mancanza d'amore nell'infanzia,da parte di mia madre, ma non sembra tenere conto di questa situazione. Dice che a volte pensa di essere mia madre, ma non si comporta affatto da madre. Un esempio di disattenzione: erano le 23:00 e tornavo a casa dopo una lunga giornata di lavoro (lavoro ogni tanto). Ero arrivata alla stazione e lei lo sapeva. Dovevo tornare a piedi.Non si è offerta di venirmi a prendere, nonostante abbia la macchina e abiti a 5 km da casa mia. Poi ha riconosciuto questo errore, ma è sempre così. Le cose le devo chiedere,ma a me piacerebbe essere anticipata. Non sa cosa significhi vivere da soli, abbiamo avuto anche problemi per la spesa, perché pensava che le cose da mangiare mi arrivassero dal cielo. Non partecipa. Non partecipa alla relazione e tende a concentrarsi solo su di sé. Io sento che lei vive questo amore marginalmente, anche se dice di amarmi tanto. Io un giorno la amo,l'altro giorno no. E sono sempre piena di dubbi. Tende anche a mentire e omettere. Ad esempio,dopo un bel periodo felice, dopo essermi accorta che non aveva mai voglia di fare l'amore è uscita dopo giorni la storia che non sentiva i suoi amici da mesi, era sparita di nuovo da loro e non me l'ha detto, perché non voleva affrontare la situazione. Le chiedevo sempre di loro e mi diceva che li sentiva. Anche questa è stata una grossa delusione,insieme al fatto che in quarantena (marzo/maggio) non è venuta stare da me, nonostante la casa fosse libera. Io l'ho lasciata più volte prima di marzo dell'anno scorso(sempre per il fatto che non la sentivo presente,attiva nella relazione, che non partecipava),precisamente a dicembre e non ricordo dopo. Ma lei diceva di provare forti sentimenti per me e prima della quarantena eravamo sempre in un nostro periodo idilliaco. Quindi non aveva motivo di non venire da me. Lei ha molto bisogno dei suoi spazi, dopo 3 giorni già sente il bisogno di tornare a casa sua,con i suoi, con cui non ha confidenza. È una persona chiusa, introversa e non vuole rotte le scatole e fugge sempre dalle discussioni. Si chiude nel suo silenzio o sbuffa e impreca. E spesso estrapola dai miei dialoghi dei dettagli per fare deragliare la discussione e io perdo il filo e non è una discussione costruttiva. E poi nega,nega tutto. Nega che sta in silenzio, dice che è solo un minuto. Stiamo male, io non sono la sua persona ideale e lei non è la mia, ma ci amiamo e non riusciamo a separarci. Io sento che mi mostra solo il 30% di sé. Non credo di essere sottopeso, sono sempre stata sottopeso, ma non sono anoressica, sto bene. Peso 59 kg adesso, ma ho la pancetta. La mia ragazza ha paura del mio giudizio. Io giudico tanto, ma non posso farne a meno, perché è un impulso che parte dallo stomaco. Non posso non dire la mia, sarei falsa. Disprezzo molte cose, mi danno fastidio le cose vitali, la musica pop. Smonto ogni cosa, ogni entusiasmo. Non mi piace la frivolezza. Non riesco a stare in gruppo,mi ammutolisco e sento molto disagio. Anche per andare in cucina, se ci sono persone esterne alla casa, sto mezz'ora a cercare di prendere coraggio,mi fa male la testa e poi arrivata in cucina mi si oscura la vista per l'imbarazzo e non guardo nessuno. Ho preso alprazolam per un mese e mezzo, ma mi sentivo più irrequieta e depressa e ho smesso. Quando vengo lasciata crollo in un dolore primordiale, in una sofferenza tanto antica e profonda e mi sembra di morire. E fumo tanta erba la sera e bevo. La vita diventa impossibile e sono tanto fragile. Sono un cane fedele e posso amare tanto e riesco a dimostrarlo,anche con gesti che la mia ragazza non apprezza abbastanza. Per me l'amore è centrale e fondamentale. E vorrei tanto uno psicologo che mi capisca e mi aiuti ad uscire dalla mia prigione. Non so da chi andare, quale orientamento scegliere . E non voglio fare spendere ancora tantissimi soldi a mia madre, per una cura che non avrà risultati. Sono stata in due consultori, gli altri sono lontani. Ho bisogno di un lavoro, ma non ho competenze e devo pensare anche a conciliarlo con lo studio. Mi fermo. Ah,aggiungo che non mi sento riconosciuta e capita neanche dagli psicologi. È come se non capissero il mio profondo dolore. Sono spesso uscita dalle sedute con la voglia e il bisogno di morire, con la sensazione di essere completamente sola e che non ci sia alcuna soluzione per me.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
può essere utile per lei rileggere l'analisi di sé e della situazione che ha fatto in quest'ultima email, tra qualche giorno, come se leggesse lo scritto di un'altra.
Sembra che abbia scelto una partner con aspetti simili a quelli che rimprovera a sua madre. Per questo vive con lei un rapporto torturante: vuole costringerla per forza ad amarla nella modalità che ritiene unica idonea, o punirla di un antico abbandono.
Questo le sarà stato detto molte volte dai suoi terapeuti, nei quali, giustamente, non ha trovato una madre, e per questo non ha potuto/voluto lavorare assieme a loro, da adulta, in vista del cambiamento, ossia l'uscita dalla malattia.
Non so chi le abbia prescritto le benzodiazepine. Il disturbo borderline è ambiguo ed insidioso: il terapeuta "compiacente" lo cronicizza, quello che si scontra di continuo con le resistenze del paziente può perdere la pazienza.
Potrei indicarle la strada della terapia di gruppo, ma lei è disposta a mettersi in discussione e a fare lo sforzo del cambiamento, o aspetta il terapeuta/mamma che culli il suo dolore, con la pretesa che questo comportamento, che lo cronicizza, glielo faccia invece superare?
Per provare ad uscire da tutto questo potrebbe partire dal vedere la sua ragazza come persona; cominciare, come esercizio, a dare, senza chiedere, per spezzare il suo sentirsi in credito d'amore con tutti gli altri, con la vita.
Sarebbe bene che lei non usasse il "vortice amoroso" per giustificare il ritardo negli studi o la paura della laurea, termine di un periodo dell'esistenza.
A quale facoltà è iscritta?
Auguri per tutto.
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dopo
Utente
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Grazie per l'ulteriore risposta.
Studio beni culturali, volevo fare l'archeologa, ma non sono più disposta a soffrire sui libri. Studiare per me è molto difficile, perdo la concentrazione,mi distraggo, nonostante io cerchi a tutti i costi di mantenere la concentrazione. E così passa molto tempo ed io mi sento in gabbia, le mie gambe tremano costantemente quando sono seduta. Un tic nervoso che mi dice chiaramente di non stare ferma. Eppure non so cos'altro fare. Ho paura per il mio futuro. Vorrei andare in Germania,ma il mio cervello sembra riluttante ad imparare,pigro, perde gli obiettivi,si arrende. Così mi passa tutto,tutta la voglia di imparare o interessarmi alle cose, perché so che saranno di passaggio e passeranno. Io ci ho messo molto impegno e volontà in terapia. Ho lottato continuamente con il sentimento contrastante di fidarmi e restare e quello di non fidarmi e mollare la terapia. Non ho visto cambiamenti durante la terapia, il mio dottore l'ultima seduta ha alzato le spalle e mi ha fatto capire che non poteva fare altro. Non sento il riconoscimento del mio dolore e non sento la volontà del terapeuta di aiutarmi davvero. Non mi cullo come se fosse una madre, non è vero. Ho cercato di cambiare la mia vita,non ci sono riuscita. I miei terapeuti non credono nel disturbo mentale e non mi dicono cosa ho e non dicono chiaramente qual è il mio problema. Io non mi cullo nel mio dolore, finisco per arrivarci. Arrivo al limite e non so più cacciarlo via. Rifletto molto su di me, nonostante io capisca i motivi dei miei comportamenti, questo non cambia le cose. Il dolore resta, la bambina abbandonata dentro di me piange tanto e non so farla smettere. Ha bisogno di qualcuno. Non so come superare le mie sofferenze d'infanzia, tornano sempre a galla e ho un senso di ingiustizia,rabbia,rancore. Sono stata esclusa, non sono stata capita, ma solo attaccata. Piangevo sempre la sera a letto e il mio conforto era la Madonna, pregavo tanto. Poi chiaramente ho smesso di credere, perché nemmeno dio sembrava starmi vicino (ovviamente). Io voglio porre fine al mio infantilismo, ma non riesco, né da sola, né con i dottori che ho incontrato. Perché non considera che abbiano una colpa anche loro? Sa bene che non tutti sono competenti. Non mi sembra normale che un terapeuta perda la pazienza e mi insulti dicendomi che rompo i coglioni. Un terapeuta deve essere preparato a reggere i colpi o eventualmente deve capire che non può trattare il mio problema e indirizzarmi verso qualcun altro. Con il mio dottore a volte andava bene, a volte riuscivo a trarre qualcosa dalle sedute, altre volte pensavo che fosse totalmente inutile. A volte penso che la mia ragazza sia quella giusta per me, altre volte penso che non lo sia affatto. E così via. E così non so mai prendere una decisione, a meno che non mi porti l'Altro a decidere. Così come mi è sembrato di cogliere un suggerimento di abbandono della terapia da parte del mio ultimo dottore. Il farmaco mi è stato prescritto dal medico di base, in accordo con il mio terapeuta. Io non scelgo di evitare di compiere i miei doveri, semplicemente non è possibile compierli se ho la tea piena di dubbi,paranoie, se ho in dolore emotivo in corso. Passo tutto il tempo a dargli ascolto e cercare risposte su internet. Il dovere passa in secondo piano, perché non posso. Mi dica lei come posso studiare se ho milioni di pensieri che mi frullano in testa e non riesco a scacciarli, nonostante io mi dica che prima devo studiare e poi penso ai miei problemi. Ciò in cui mi cullo è forse la mia storia d'amore. Essendo la cosa più importante per me viene prima di tutto. E così è da un anno e mezzo che ritardo per gli esami. Prima lavoravo come corriere in bicicletta, ma dopo un po' che stavo con la mia ragazza ho smesso. Ma non solo per passare più tempo con lei, ma anche perché il lavoro non rendeva più. Scendevo tre ore in strada per tornare a casa con due euro netti. E inoltre mi fa pure male il ginocchio. Insomma, io sì che sono disposta a mettermi in discussione, certo, ho questo desiderio. Ho smussato qualcosa in questi anni. Ma poi torno nel malessere totale e primordiale. Mi creda, mi sono messa davvero d'impegno. Ma mi sento ignorata. Vedo sempre gente che capisce tutti, ma mai qualcuno che capisca me. Mia madre che capisce i problemi degli altri, ma mai che dia valore ai miei. Il modo di amare della mia ragazza? Ma che modo è rispondere semplicemente alle mie parole,messaggi, gesti che partono sempre da me. È solo recettiva. Il suo modo di amare è dirmi che mi pensa quando io mi lamento che non mi cerca. Quindi lei mi ama nella sua testa e il suo amore non esce da là. Ho provato ad avere rispetto, a dare senza pretendere, ma dura poco. Dopo un po'sento il bisogno di ricevere anche io. E non mi sembra strano. Lei non si sentirebbe sola a stare con qualcuno che non le parla? Che pende dalle sue labbra per ogni decisione? Ci siamo prese una pausa comunque. Stiamo entrambe male e siamo stanche. Lei mi irrita sempre di più con i suoi silenzi e le sue espressioni infastidite , ma mute. Il suo esserci meno della metà.
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