Andare a vivere da solo lasciando genitori malati

Buongiorno,
ho quasi 35 anni e vivo ancora con i genitori e una sorella più piccola.
Da un po' di tempo ormai sento un grande bisogno di indipendenza e vorrei andare a vivere da solo.
Il problema è che i miei genitori sono anziani e ultimamente le loro condizioni di salute stanno peggiorando di giorno in giorno; già adesso, questa situazione mi sta causando un enorme stress mentale, ma è probabile che tra un po' di tempo le condizioni peggioreranno ulteriormente e avranno bisogno di assistenza continua, che né io né mia sorella siamo in grado di fornirgli, anche perchè lavoriamo e non è semplice districarsi tra impegni di lavoro e di famiglia; per motivi economici e personali, non ne vogliono sapere di ricoveri o di badanti e pretendono che siamo noi a curarli finché saranno al mondo.
Ogni volta che accenno il discorso che io vorrei anche avere una mia indipendenza, si sentono come offesi e fanno esempi di nostri parenti che hanno vissuto tutta la loro vita con i genitori senza lamentarsi.
Questi discorsi mi fanno anche sentire in colpa, perchè sembra che voglia scapparmene e lavarmene le mani nel momento del bisogno lasciando l'incombenza solo a mia sorella, ma dopo un anno e mezzo di pandemia, con una convivenza forzata già non facile, alla sola idea di dover rimanere prigioniero in casa per diversi anni ancora e non poter vivere una mia vita indipendente, preferisco farla finita.

A livello di legge, so che sarei obbligato a dare assistenza economica, che per me non sarebbe un problema dato che al momento ho un buon lavoro, ma non mi è chiaro se sarei obbligato anche ad assisterli 24h su 24 nel caso rifiutassero appunto il ricovero o una badante.

Come posso affrontare questa situazione?
Devo rassegnarmi perchè "è così per tutti" (bisogna dare a loro quello che loro hanno dato a noi da piccoli)?
Sono troppo debole di carattere e dovrei imparare a gestire lo stress?

Vi ringrazio.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
premetto che nei casi come quello che ci prospetta, per lei e per sua sorella sarebbe indispensabile chiarirvi le idee con un legale, con uno psicologo, con un medico, e se lei è religioso anche con un prete.
Dunque lei afferma che i suoi genitori, anziani, malati al punto che necessitano di assistenza personale, in condizioni di disagio economico (come mai? non hanno lavorato?), hanno destinato i loro figli al ruolo obbligato di badanti e infermieri, e questo senza curarsi minimamente delle esigenze vitali dei due (lavoro, svago, partner, esperienze di vita etc.).
Dunque i suoi genitori vorrebbero ridurre voi figli ad un ruolo che non è il vostro e che forse non sapete nemmeno espletare (l'assistenza ai malati, come la conduzione di una casa, è un'attività che richiede competenze specifiche, e si sceglie in base a precise attitudini che possono esserci o mancare).
Lei scrive: "non ne vogliono sapere di ricoveri o di badanti e pretendono che siamo noi a curarli finché saranno al mondo". Davvero? Dunque per coerenza con questa riduzione al ruolo di badanti non vi hanno fatto studiare, né intraprendere una vostra attività professionale? Oppure ora contraddicono le loro scelte precedenti?
Lei aggiunge: "Ogni volta che accenno il discorso che io vorrei anche avere una mia indipendenza, si sentono come offesi e fanno esempi di nostri parenti che hanno vissuto tutta la loro vita con i genitori senza lamentarsi". Attitudini diverse, scelte diverse - sempre poi se è vero: quello che ad altri piace, forse a lei e a sua sorella non piace, non vi gratifica. Siete i soli giudici di quello che volete e sapete fare.
Lei conclude: "A livello di legge, so che sarei obbligato a dare assistenza economica, che per me non sarebbe un problema dato che al momento ho un buon lavoro, ma non mi è chiaro se sarei obbligato anche ad assisterli 24h su 24 nel caso rifiutassero appunto il ricovero o una badante".
Perché non si informa bene sul primo punto (obbligo di assistenza economica)? Sul secondo non ci sono dubbi: un figlio non è un badante, mai. Allo stesso titolo, non lo è un genitore. Lei scrive: ""è così per tutti" (bisogna dare a loro quello che loro hanno dato a noi da piccoli)".
Allora, scusi, tutti i genitori che lavorano e portano i figli all'asilo e a scuola, li affidano ai nonni e più spesso ai nidi e alle baby-sitter, sarebbero da biasimare? Teniamo poi conto che assistere un figlio durante la normale crescita non è fargli da infermiere o da badante, ed è un lavoro a termine. Quindi?
Io direi che se davvero i genitori sono così ciechi, e lei e sua sorella così condizionati ad una vita che non vi compete, l'aiuto di uno psicologo contattato di persona è indispensabile; sia per un percorso singolo, sia per un percorso familiare.
L'affetto, la vicinanza, la solidarietà dovuta ad un genitore anziano sono altra cosa.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Gentile dott.sa Potenza,
La ringrazio molto per la sua risposta, che dire, concordo su tutto. Riguardo la nostra situazione economica, non siamo disagiati, ma i costi per un eventuale ricovero sono comunque molto alti e purtroppo non possiamo permettercelo. Ma in ogni caso c'è anche un rifiuto psicologico dei miei genitori, che non accettano la sola idea di "finire al ricovero" e avere a che fare con estranei, né tantomeno avere una badante in casa; per loro esiste solo la famiglia sempre unità, addirittura una volta mi hanno fatto l'esempio di una coppia sposata con figli, che viveva nella stessa casa dei genitori, su due piani separati...
Per il resto, non ci hanno fatto mancare l'istruzione e il lavoro, ma sono sempre stati genitori iperprotettivi, molto limitanti. Non saprei dirle se ci hanno messo al mondo già con l'idea di avere dei futuri badanti o se semplicemente non se ne rendono conto; penso di più la seconda, comunque sia, come dice anche lei, è un ruolo che non siamo in grado di svolgere e ovviamente saremmo molto più tranquilli sapendo che siano affidati a chi li sappia curare, ma sembra che non ci sentano.
Di sicuro mi pare di capire che non se ne esca molto facilmente da queste situazioni.
La ringrazio nuovamente per la sua disponibilità.