Scatti di rabbia e altro

Salve vi contatto perché ho bisogno di aiuto per un problema che mi affligge da tempo non riesco bene a gestire le mie emozioni soprattutto rabbia e tristezza.

Soffro di scatti di rabbia incontrollata ma su me stesso non faccio del male fisico o psicologico a terzi dico sempre di si ad ogni domanda e a ogni favore non rispondo mai a tono o con rabbia anzi abbasso sempre la testa e vado avanti poi da solo mi arrabbio molto e piango mi do i pugni da solo e per problemi personali ricorro spesso all autolesionismo per sopravvivere a tutto mangio troppo e male e spesso dopo aver mangiato vado a vomitare in oltre soffro di molta ansia ho trovato lavoro da poco ma ogni mattina ho paura che mi vado tutto in malora e a questo si aggiungono un sacco di cose personali che scatenano il mio autolesionismo so che tutto questo è normale ma l aiuto mi terrorizza e ai miei parenti non intendo dirlo
Avete risposte?
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2014 al 2023
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente,

innanzitutto grazie per averci scritto ed essersi aperto. Posso immaginare la sua sofferenza dalla breve descrizione che ha fatto.

Sembrerebbe che lei abbia una certa consapevolezza di alcune dinamiche emotive che vive, perché ha ben identificato le emozioni di rabbia e tristezza che dice di non riuscire a gestire bene, riesce a controllare minimamente la rabbia non dirigendola verso l'esterno, e ha individuato uno schema che si ripete nelle relazioni con le altre persone: "dico sempre di si ad ogni domanda e a ogni favore non rispondo mai a tono o con rabbia anzi abbasso sempre la testa e vado avanti". Questo denota da parte sua una buona consapevolezza di base e una sensibilità che sicuramente le possono essere di aiuto nell'affrontare le sue difficoltà.

L'autolesionismo spesso è invece una strategia di fuga da sofferenze che sentiamo troppo grandi e per questo ingestibili, lo stesso per le abbuffate di cibo: sono metodi estremi con cui si cerca spesso di spostare il problema, di non guardarlo, e/o di desensibilizzarsi dal troppo dolore, che altrimenti pensiamo ci sovrasterebbe.
Allora le chiedo se non potrebbe essere che il terrore di ricevere aiuto (quando scrive "l aiuto mi terrorizza") sia in parte dovuto all'implicito affrontare, in un percorso di aiuto, proprio questa stessa sofferenza da cui fugge.

Questi suoi atti di autolesionismo (sia picchiarsi che mangiare troppo e poi vomitare) che spesso possiamo anche chiamare "strategie di evitamento", e che, vorrei rassicurarla, sono umane e comprensibili, non solo perché comuni ad altri esseri umani come lei e per motivi simili, di fondo, ai suoi, ma anche perché sicuramente spiegabili alla luce della sua storia di vita personale, sono però tentativi di soluzione a brevissimo termine, perché superato il momento acuto, di picco, si aggiungono spesso altre emozioni spiacevoli e una sensazione di impotenza maggiore per questi atti con cui cerca di compensare altro ma che diventano essi stessi un ulteriore problema (per cui ci ha scritto), innescando una specie di circolo vizioso: perché le emozioni negative da cui si cerca di fuggire aumentano e perciò di pari passo aumentano anche queste strategie estreme di compensazione e la sensazione che rimane, sopra tutto, potrebbe essere proprio quella di sentirsi in trappola, dentro la propria sofferenza.

Allora la esorto, stando la sua consapevolezza e sensibilità che sembra possedere, a chiederlo questo aiuto di cui ha terrore, trovando la motivazione al cambiamento della direzione nella quale si trova in questo momento di vita.
Forse a motivarla potrebbe essere proprio il nuovo lavoro a cui mi sembra di capire ci tiene così tanto da temere che queste strategie di apparente controllo le sfuggano di mano. E forse anche proprio l'iniziare a riflettere su quanto le soluzioni finora trovate per andare avanti possono esserle davvero utili per vivere una vita diversa a cui aspirare, che sia per lei più ricca e soddisfacente.

Spero di esserle stata minimamente di aiuto, le auguro il meglio.

Un caro saluto
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