Delirare ed esserne consapevole

Ho proprio paura che mi venga diagnosticata una psicosi nas prima o poi (per la schizofrenia sono troppo avanti con gli anni... ) : ho paura di perdere il contatto con la realtà, cioè di vedere nelle cose di tutti i giorni (i volti della gente in autobus, il panorama dal finestrino, la sagoma di un albero, la facciata di una chiesa, uno scarabocchio su un muro... ) non più ciò che sono nella loro innocua quotidianità ma qualcosa di altro, di perturbante: di leggere nelle normali apparenze della realtà esterna dei segni: il presagio di una minaccia, di un indefinito pericolo, e di non essere più in grado di smascherare l'infondatezza di questa e di simili congetture... A volte deformo con l'immaginazione le comuni sensazioni, e temo di interpretare in senso delirante le percezioni: la voce di un passante, il verso di una tortora, il passaggio di un autocarro... Mi rendo conto che tutte queste cose soni semplicemente ciò che sembrano, e che non occultano alcun significato recondito, ma devo ribadirmelo di continuo per assicurarmi di non credere il contrario, di non aver smarrito il nesso tra me e mondo oggettivo, di non confondere l'armadio spalancato per una bocca mostruosa pronta a divorarmi, o i lampioni in fila per occhi sbarrati che mi fissano malevoli... Sono condannato a una guerra assurda con la mia immaginazione e con le bizzarre costruzioni con cui essa mi assedia, ma l'esito di questo corpo a corpo coi miei fantasmi prevedo già che mi condurrà a breve in qualche triste clinica, dove finirò internato chissà per quanto, imbottito di sedativi che spegneranno anche quanto in me resta di lucido, immemore o quasi di quando fino a due mesi fa nemmeno ipotizzavo che mi sarei ridotto a questo...
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Dr. Alessio Congiu Psicologo, Psicoterapeuta 83 6 16
Gentile utente,

quello che descrive nel suo post, più che apparire un possibile scompenso psicotico, sembra rappresentare una condizione di intensa ansia dipesa dalla presenza di ossessioni di controllo.

L'esame di realtà, assente nelle problematiche psicotiche, sembra infatti in lei presente e ben preservato (es., "Mi rendo conto che tutte queste cose soni semplicemente ciò che sembrano, e che non occultano alcun significato recondito...").

Il fatto stesso che parli del disagio che ci descrive nei termini di un "timore" (es., "Ho proprio paura che mi venga diagnosticata una psicosi nas..."; "...ho paura di perdere il contatto con la realtà..."; "... temo di interpretare in senso delirante le percezioni...") è in linea con la tesi che quanto da lei riferito esprima una condizione di intensa ansia legata ad un funzionamento psicologico ossessivo incentrato sul tema del timore di perdita del proprio controllo mentale.

In tale ottica andrebbero dunque letti i diversi ed estenuanti tentativi che ci descrive di assicurarsi di non perdere il controllo di quanto quotidianamente percepisce (es., "...ma devo ribadirmelo di continuo per assicurarmi di non credere il contrario..."; "...Sono condannato a una guerra assurda con la mia immaginazione e con le bizzarre costruzioni con cui essa mi assedia"). A ben vedere potrebbero essere propri tali continui e costanti controlli cognitivi (meglio descrivibili come "compulsioni mentali di controllo") che starebbero mantenendo nel tempo questa intensa condizione d'ansia e le stesse ossessioni di controllo.

Naturalmente, laddove un allentamento del controllo delle esperienze percettive portasse in generale le persone alla completa perdita di controllo della propria mente, nessuno verosimilmente smetterebbe di operare simili controlli compulsivi sulla propria attività mentale.

Dunque, la più probabile differenza presente tra lei e una persona libera da tale disagio psicologico risiederebbe nel rischio teorico che tale persona corre quotidianamente non compiendo le compulsioni mentali suddette. Ma è un rischio per l'appunto "teorico" e come tale "calcolato", in quanto non appare verosimilmente possibile disporre di un controllo sulla propria attività mentale così sofisticato da permettere alle persone di prevenire una qualsivoglia possibile condizione di perdita di controllo mentale.

In pratica, nulla può essere compiuto volontariamente per prevenire la perdita di controllo mentale, in quanto nulla può essere compiuto volontariamente per perderla.

Assunti di fondo contrari a tale logica, quali mi sembra siano inferibili dal suo scritto (es., "... a volte deformo con l'immaginazione le comuni sensazioni...") appaiono dunque realisticamente poco probabili ed anzi inquadrabili come possibile fattori di mantenimento di un funzionamento ossessivo. Più probabile, piuttosto, potrebbe essere che lei esperisca una riduzione dell'ansia e del timore di perdita del controllo a seguito della messa in atto di tali controlli o rimanendo costantemente vigile nei confronti delle proprie percezioni e dei propri pensieri, in linea con l'ipotesi del funzionamento ossessivo sopra avanzato.

Questa naturalmente è una prima ipotesi di quanto mi è sembrato di cogliere dal suo scritto, e come tale suscettibile di errore al pari di qualsivoglia altra ipotesi che potremmo qui formulare. Da ciò il motivo per il quale la invito a rivolgersi ad uno specialista, affinché possa meglio accertarsi circa la natura del disagio da lei vissuto ed essere da questi consigliato in modo professionale circa le possibile strategie da seguire per tornare a vivere una condizione di maggiore benessere psicologico ed emotivo.

Laddove di suo interesse, le scrivo inoltre i link di due articoli da me curati sui temi sopra descritti.

Articolo sulla paura di perdere il controllo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2442-paura-ed-ansia-di-perdere-il-controllo-o-impazzire.html

Articolo sulle ossessioni e compulsioni:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2508-brutti-pensieri-e-strane-manie-il-disturbo-ossessivo-compulsivo.html

Cordialmente,

Dr. Alessio Congiu

Dr. Alessio Congiu
Psicologo-Psicoterapeuta
T. +39 345 465 8419
alessio.congiu@hotmail.it
alessiocongiupsicologo.it

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dopo
Utente
Utente
Gentilissimo, ho letto con interesse gli articoli che mi ha inviato e mi ritrovo nei meccanismi in essi descritti, tuttavia non riesco a spezzare il circolo vizioso del ragionamento ossessivo: ho paura di delirare - provo ansia - tento di verificare se sono capace di dimostrare a me stesso che riconosco l'assurdità del delirio, allo scopo di spegnere l'ansia.
Ho letto che la consapevolezza, almeno nelle fasi prodromiche della psicosi, non è ancora del tutto eclissata, e che, prima di elaborare un delirio, il malato si scopre non più in grado di percepire in modo realistico il mondo esterno, avvertendo provenire da quest'ultimo una indefinita minaccia e una inspiegabile ostilità, che si traducono in una sensazione di angoscia; e allora mi sorprendo a chiedermi: e se stesse accadendo a me? Ho una sorta di paura della paura: paura, cioè, di provare quella paura che precede e che segnala l'inizio di una psicosi, e per contrastarla, e per scongiurare il rischio di riconoscermi in tale patologia, mi sento obbligato a sottopormi a estenuanti autoanalisi, oppure a dirmi che nella realtà che abitualmente i miei sensi percepiscono non esiste alcun pericolo e che pertanto devo considerare infondata la mia paura; tuttavia questo interminabile argomentare mi pare inconcludente e, soprattutto, non elimina l'ansia scaturente dall'ipotesi di una perdita dell'esame di realtà, che mi induce a temere di poter credere in qualunque costruzione nata dal capriccio della mia immaginazione, anche nelle più assurde e strampalate rispetto al senso comune (e se io un bel giorno iniziassi a credere di poter volare, e mi lanciassi dal balcone? E se mi mettessi a credere... Che so... Che il soffitto mi possa crollare addosso mentre dormo? Mi sento allarmato all'idea di poter prendere per vere simili assurdità, e la ragione mi avvisa che queste cose non hanno senso e non sono reali, e mi esorta a verificare che io me ne renda conto, per rassicurarmi che il legame fra me e la realtà sia ancora saldo...)
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Ha cambiato sezione per poter continuare ad elucubrare sui suoi sintomi trovando terreno fertile in questa area.


Il suo disturbo caratteristicamente si alimenta in questo modo e lei non fa nulla per evitare che le sue ossessioni prendano il sopravvento.



Dr. F. S. Ruggiero


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