Credo di avere bisogno del supporto di un professionista

Buonasera,
non so bene quale sia il percorso adatto da adottare, nè tanto meno se esista una soluzione al problema che sto per sottoporvi, cercherò di riassumere in breve il mio disagio.

Ho 37 anni, sono separato e ho una figlia di 14 anni.
Circa 6 anni fa mio padre purtroppo è venuto a mancare.
Da quel momento, come credo sia normale, mia madre ha avuto bisogno del mio supporto e sono stato sempre presente, sempre con lei e con mia figlia ogni fine settimana a casa nostra.
In questo periodo ho avuto una relazione che ha portato mia madre ad avere comportamenti nervosi e ansiosi nei miei confronti.
Mia madre ha diviso la nostra casa, lasciandomi un appartamento nel frattempo.
Circa un anno fa è iniziata per me una nuova relazione che mi prende a pieno, da quando è cominciata ho passato più tempo a casa della mia fidanzata che a casa mia, e questo ha portato mia madre ad essere sempre più nervosa, critica, ansiosa e gelosa.
Questo suo comportamento ha accentuato il mio bisogno di "distacco", anche perchè a 37 anni sto cercando ancora di costruirmi una mia vita, dato che fino ad oggi non ci sono riuscito pur mettendoci tutte le mie forze.
Sono stato minacciato di essere cacciato di casa da mia madre, ho subito da parte sua svariati discorsi sul "sono una donna vedova sola", mi sono sentito dire "come" io devo vivere questa relazione, e che se stiamo cosi bene insieme, "lei" deve venire a vivere da me (cosi io sarò semprea disposizione di mia madre per non farla sentire sola).
Avanza discorsi su "chi comanda", casa è sua e se io non la vivo lei la deve affittare (questo dopo nemmeno 5 mesi di relazione).
Ho affrontato più discorsi sull'argomento perchè si oscilla tra alti e bassi, un momento sembra serena, un momento si discute.
Ho l'impressione abbia la pretesa che visto io "ho fatto una scelta" cioè quella di stare con la mia fidanzata la maggiorparte del tempo, i fine settimana non posso tornare a stare qui con mia figlia insieme a mia madre, e che devo necessariamente portarla a casa della mia ragazza, nonostante quest'ultima la conosca, non ha una casa con un letto in più per lei.
Mia madre afferma che la sola mia presenza le mette ansia e che qui non mi vuole.
A volte invece, mi rinfaccia di soffrire di solitudine e credo mi voglia più presente.
Faccio la premessa che la chiamo ogni giorno per sentirla e sapere come sta, e i fine settimana (non tutti causa lavoro) porto mia figlia da lei e stiamo due giorni nella mia casa.
Ho tentato di far comprendere a mia madre l'importanza di parlare con qualcuno, ma ha 68 anni e non ne ha intenzione, è ferma su ciò che dice e pensa e non condivide il mio pensiero.
a detta sua " hai fatto una scelta, ti prendi tutte le conseguenze".
Ora, io la comprendo, ma fino ad un certo punto, questo comportamento esagerato non lo capisco, è 1 anno di relazione, e anche se sto molto tempo con la mia ragazza, non conviviamo...ci stiamo conoscendo... questo mi genera ansia, insicurezza e depressione... manca serenità.
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Dr. Vincenzo Cosentino Psicologo 204 12 1
Buonasera,
Da ciò che ha scritto si evince che dedica molto tempo a sua madre, attraverso momenti di convivenza vera e propria e telefonate giornaliere.
Purtroppo l'atteggiamento che però le viene corrisposto genera sicuramente sensi di colpa, malessere e momenti di tensione che vanno in contrapposizione con il momento che sta vivendo con la sua compagna.
Lei è comunque una persona adulta e senz'altro ha la necessità di vivere la sua indipendenza.
Al contrario sua madre fa forse fatica ad accettare che lei possa avere una vita del tutto indipendente e svincolarla da quel legame.
Potrebbe essere utile, oltre che affrontare la situazione con una terapia familiare, considerando però la possibile difficoltà nel coinvolgimento di tutte le componenti, è possibile lavorare sul senso di colpa scaturito, sulle reali responsabilità e sulle basi di una vera vita indipendente che possa permettere la coesistenza della famiglia di origine e della famiglia che si andrà a creare.

Dr. Vincenzo Cosentino - Psicologo
In sede e online
www.psicologocosentino.it

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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 186
Gentile utente,
aderisco alle parole del collega: o trova un mediatore che faccia ragionare sua madre (un tempo poteva essere anche un parente autorevole, un sacerdote, un medico, non necessariamente uno psicologo) oppure dovrà cercare l'aiuto di un consulente per sé stesso.
Intervengo soprattutto per rassicurarla: una soluzione al suo problema c'è senz'altro; non è detto che sia l'optimum, ma la soluzione si trova. Dovrà però impegnarsi nella direzione di non permettere che qualcuno mutili per futile egoismo la sua vita.
Non ho capito una cosa: l'appartamento adiacente a quello di sua madre di chi è?
Lei avrà certamente ereditato qualcosa da suo padre, avrà uno stipendio.
Se sua madre è unica proprietaria e vuole affittare l'appartamento, colga la palla al balzo per scegliersene un altro, più piccolo ma finalmente indipendente.
Oltretutto mi dicono che sono di nuovo convenienti i mutui: se compra quattro mura, un giorno saranno utili a sua figlia.
Per concludere, trovo molto triste che una nonna non voglia vedere la nipotina quattordicenne e abbia la scarsa delicatezza di volerla far dormire dalla nuova compagna del figlio.
Si liberi, caro utente. E' sempre vero l'antico detto: "Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia".
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#3]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le celeri risposte, e per aver compreso la situazione seppur spiegata in poche righe.
Concordo con entrambe le vostre valutazioni, e non vi nascondo che la vostra comprensione in merito mi dà una sorta di senso di pace, anche se il problema di fondo resta.
Purtroppo escluderei una terapia familiare per il semplice motivo che dovrei portarcela di forza, e non rientra nei miei canoni. Sono del parere che per risolvere un problema innanzitutto bisogna volerlo davvero, non escludo invece un aiuto personale per me stesso.
Mia madre, per come posso averla descritta in queste poche righe, può sembrare una cattiva persona, ma vi assicuro che è stata una madre e una nonna amorevole, finchè sono stato "disponibile", ed a tratti lo è ancora, dipende. Mia figlia al momento adolescente, ha sicuramente un carattere ed un atteggiamento a volte "difficile" e noto che questo porta mia madre a sentirsi " che non conta nulla". Anche il mio distacco, avrei voluto fosse graduale e compreso (dato siamo al mondo anche per trovare una nostra via) e invece mi trovo spesso a pensare di non voler tornare a casa proprio per evitare queste situazioni.
Lavoro fortunatamente, ma al momento non sono in grado economicamente di andarmene per conto mio, e sia questo discorso che l'eventuale "mi costruisco una vita in un altra casa in affitto/mutuo" con la mia compagna, genera in mia madre rabbia e frustrazione che generano a loro volta offese nei miei confronti perchè " ho una casa già" e sarei uno stupido a non usare per forza questa. Lo comprendo, in parte, cosa che non comprende mia madre è che credo il distacco/vita di coppia debba avvenire un pò più distante da mia madre perchè non credo farebbe bene alla vita di coppia stessa, e probabilmente mi ritroverei sempre di fronte a una scelta, mia madre o la mia compagna. Come non credo che a 37 anni, il suo giudizio e le sue critiche debbano avvenire in queste modalità.
Io sono propietario al 25% del villino, e a detta di mia madre" non è il mio appartamento che corrisponde a tale percentuale" è suo e decide lei cosa farci.
La casa adiacente a quella di mia madre è "mia", ma solo perchè sono stati fatti dei lavori per dividerla, pagati da lei e per carità io ancora la ringrazio.
Sono quasi certo che per mia madre avendo fatto "questa scelta", è scorretto che lei aspetti l'evolversi della mia relazione con eventuale convivenza, e secondo la sua opinione dovrei fare immediatamente "armi e bagagli" e andare a stare da lei(cosa che faccio già il 90% del tempo) non considerando che "non è una convivenza" seppur ci passo moltissimo tempo e non posso e non voglio costringere la mia fidanzata ad una convivenza forzata, spinta da una terza persona. Questo alimenterebbe altri problemi. Mi ritengo una persona buona, eppure vengo etichettato come egoista o dittatore quando spiego a lei che se la vuole affittare lo facesse, passerei i fine settimana con mia figlia dormendo nella nostra cantina abitabile, ma non va bene nemmeno così.
Spesso sono tentato di sparire e forse farle capire il danno che mi arreca, dato a parole non ha effetto. Ma per mia indole tendo ad aprirmi con lei ed a cercare un dialogo costruttivo, interessandomi anche su cosa prova e cercare/sperando di farle vivere meglio la situazione, di sicuro la vivrei meglio anche io, ma questo sfocia sempre in discussione accesa.
Purtroppo siamo di due generazioni differenti, valori simili ma pensieri e giudizio diversi.
Per mia figlia, nella stessa situazione, offrirei il massimo del mio supporto finchè non prenderebbe una decisione. Ma non le darei dell'egoista, capirei solo di essere il suo punto di riferimento.
Qui sembra che il punto di riferimento sia io, nei confronti di mia madre. Che è giusto e corretto, ma in certi termini.
Grazie ancora per il supporto, saluti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 186
Gentile utente,
se vuole davvero un aiuto per sé stesso, lo cerchi subito: può fruire del bonus psicologi oppure andare alle ASL o al Consultorio con la richiesta del medico di famiglia. Valuti che ci possono essere tempi lunghi di attesa.
Un professionista esperto non si limiterebbe a farle meglio conoscere i suoi desideri e le sue capacità, ma le aprirebbe gli occhi su cose pratiche, tipo la sua reale quota/parte di quanto ha ereditato. Potrebbe non essere necessario venderla per acquistare altrove, ma avere le idee chiare per dialogare correttamente con una madre che crede di avere sempre il coltello dalla parte del manico, decisamente sì. Infatti sua madre oscilla tra il dirle "questa è casa mia" e il negarle di comprarne un'altra con la frase opposta: "una casa ce l'hai già", secondo la convenienza del momento.
Anche il lamentarsi che nei confronti della nipote "non conta nulla" appare una modalità manipolatoria. I nonni non devono "contare" perché non devono imporre proprio nulla ai nipoti, né aspettarsi qualcosa, e solo così ne ricavano rispetto e affetto.
Se rilegge la sua lettera, vedrà che sua madre usa argomenti in contrasto tra loro, ma tutti drasticamente vessatori: "hai fatto questa scelta, quindi vattene da lei" e al contrario: "Hai una casa, perché te ne vai altrove?".
Caro signore, se lei non esce da questa ambigua modalità "coppia-in-crisi" dove la finta moglie brandisce il mattarello, si renderà sempre più infelice.
Perfino un semplice avvocato potrebbe spiegare a sua madre che lei, essendo proprietario del 25%, in qualunque momento può chiedere a un giudice di determinare la sua quota/parte per venderla.
Ma non ci sarà niente da fare finché lei continuerà a sperare di convincere sua madre, e lo farà equivocando sui rispettivi ruoli.
Scrive: "Purtroppo siamo di due generazioni differenti". Direi che è normale, visto che siete madre e figlio.
L'età di sua madre poi è ancora giovanile (per farle capire, io di anni ne ho 74).
Spero che sua madre non sia andata in pensione precocemente; del resto, vedova a 62 anni, poteva intraprendere attività e relazioni quante ne voleva, altro che ritenere normale appoggiarsi al figlio!
Io direi, anche in vista del fatto che altre persone si aspettano qualcosa da lei (sua figlia soprattutto, e la nuova compagna) che lei deve smettere di cercare di addomesticare il lupo, e soprattutto deve capire che non potrà mai farlo se non smette di belare.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
Mia madre non ha lavorato per anni, solo per un breve periodo, ma di fondo è restata sempre a casa con me durante la mia crescita mentre mio padre lavorava.
Mi trovo in accordo completo con quello che ha detto, ne sono stato sempre consapevole, ma probabilmente avevo un fortissimo bisogno di sentirmelo dire dall'esterno, soprattutto da un professionista di larghe vedute.
Questo sempre dovuto forse ai sensi di colpa che sono stati scaturiti in me da tali comportamenti.
La cosa buffa è che qualche anno fa il lupo ero io, poi qualcosa è cambiato.
Sicuramente sposterò l'attenzione più su me stesso al momento, che sulle relazioni, sui perchè o per come. Bisogna amarsi dopo tutto.
Intraprenderò un percorso salutare e riuscirò, come ho sempre fatto, a rialzarmi sulle mie gambe. La forza di volontà non mi manca.
Saluti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 186
Gentile utente,
le faccio molti auguri e sono certa che ce la farà.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com