Dispercezioni uditive

Buongiorno.

Mia suocera, 93 anni, autosufficiente, vive da sola in appartamento situato a un chilometro da casa mia, è fortemente disturbata da rumore ritmico inesistente che lei ritiene causato dall'inquilino del piano superiore verso il quale (inspiegabilmente) nutre antipatia.
Lei sostiene che il vicino utilizzi continuativamente (giorno e notte, dice talvolta) un attrezzo ginnico, tipo uno stepper che lei chiama "pedale".
Non ci risulta che lei soffra di significativi deficit cognitivi.
Soffre invece di stati d'ansia, contro i quali assume Xanax e Sertralina su prescrizione del geriatra.
Si era tentato di aggiungere pure Olanzapina, ma dopo un mese di cura non si sono notati significativi miglioramenti.
Anzi, si è aggravato un fenomeno di gonfiore alle caviglie per cui, nel dubbio e vista l'assenza di risultati, il farmaco è stato sospeso.

La dispercezione suddetta segue fasi alterne, ma quando è intensa incide fortemente e negativamente sulla sua qualità di vita.
Non hanno alcun effetto su di lei tentativi di convincimento portati con motivazioni razionali, tipo che lo stepper non si potrebbe sentire anche se venisse azionato (ed è vero perché abbiamo fatto una prova con la collaborazione del vicino), e oltretutto lei è pure abbastanza sorda, dunque non riuscirebbe a udire rumori anche significativamente più forti.

Anche se esistessero cause fisiche cerebrali, non abbiamo intenzione di fare indagini, perché lei rifiuterebbe di farsi controllare, anzi è molto permalosa e teme moltissimo di essere considerata "matta", e in ogni caso non siamo disposti ad affrontare altre sperimentazioni farmacologiche comportanti possibili effetti collaterali peggiori del disturbo che si tenta di ridurre.

Tutto ciò premesso: vorrei sapere quale potrebbe essere da parte nostra l'approccio comportamentale più utile.
Dovremmo insistere (forse inutilmente) a confutare ogni volta con elementi razionali l'esistenza del rumore disturbante?
Oppure dovremmo dire semplicemente che il problema sta nella sua testa, che è dovuto all'ansia e se lei non riesce a controllarlo le affiancheremo una badante?
Questo secondo approccio suonerebbe come una minaccia, non solo perché confermerebbe quanto lei teme (ovvero l'avere problemi psichiatrici), sia perché lei non vuole assolutamente nessuno in casa sua.
Oppure dovremmo assecondarla, fingere di crederle e dirle che parleremo col vicino per indurlo a smettere?
Altre idee non ci vengono in mente.
Resto in attesa di cortese riscontro, Grazie.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Cortese utente,

avete già interpellato il geriatra per una rivalutazione farmacologica?
Potrebbe trattarsi di fenomeni allucinatori legati all'età e relativa involuzione, all'eventuale intossicazione da farmaci, ad aspetti psichiatrici che vanno accuratamente diagnosticati da chi la conosce da tempo.

La vostra richiesta "..vorrei sapere quale potrebbe essere da parte nostra l'approccio comportamentale più utile" è strettamente collegata alla diagnosi, e lo/la specialista che la formula (medico MMG, geriatra, psicologo, psicoterapeuta, psichiatra) sarà anche in grado di darvi le opportune indicazioni operative.
Evidentemente il comportamento di chi assiste è differente nel caso di allucinazioni a carattere psichiatrico e/o nel caso di deterioramento cerebrale.

I farmaci possono certamente aiutare, mo solo in presenza di una diagnosi presumibilmente certa.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/