Disagio psicologico, paura di ammettere la propria omosessualità ai propri cari

Salve a tutti,

Sono un ragazzo di 23 anni che fino adesso ha sempre avuto paura di esprimere me stesso.
Ho sempre tenuto tutto dentro, soprattutto perché un ragazzo come me che vive in una realtà provinciale, aggiungerei fortemente maschilista, che parla delle sue sensazioni, delle sue debolezze è poco virile e oggetto di derisione.

Tutto questo deriva da eventi traumatici del passato che non ho elaborato del tutto e di cui non ho mai parlato a nessuno (l'unica persona ad esserne a conoscenza è Tommaso il mio migliore amico con cui mi confido maggiormente):
Da adolescente a scuola venivo spesso bullizzato ed emarginato, per me questo è stato devastante e ha avuto delle ripercussioni gravi sulla mia persona e sul mio carattere.
Crescendo con il tempo sono diventata una persona molto chiusa, fredda, distaccata e profondamente introversa che poco a poco si è allontanata dalle relazioni sociali.
Ho avuto amori molto tormentati nel passato con dei ragazzi più grandi di me, che si sono conclusi proprio a causa del non aver accettato pienamente la mia omosessualità, almeno in cuor mio l'ho già accettata, ma non l'ho mai rivelata pubblicamente, perché ne provo vergogna.
Il rapporto con i miei genitori è sempre stato difficile, i problemi di comunicazione sono tanti, soprattutto con mia madre che è una persona che detesto profondamente perché non mi ascolta mai, sempre assillante nei miei confronti, oltre che troppo orgogliosa e attenta a quello che pensano gli altri (da lei sicuramente ho preso la paura del giudizio degli altri che ha sempre limitato la mia vita).
Ricordo di recente che in una conversazione, in un tono molto serio e preoccupata mi ha posto la seguente domanda: Ti sposerai da grande vero??
Farai dei figli??
?
e io ho risposto in maniera dubbiosa di sì.
Quanto a mio padre invece, sebbene fisicamente presente, come figura genitoriale l'ho sempre sentito come distante, assente, non ho mai avuto un vero supporto o incoraggiamento da parte sua, e mi sento allo stesso tempo in colpa perché lui si aspetta grandi cose da me, e le sue aspettative mi schiacciano, mi opprimono e vorrei liberarmene.
Da quest'anno ho conosciuto un ragazzo Luca, molto più grande di me di 42 anni, di cui sono fortemente innamorato, sebbene sia tutto l'opposto di me caratterialmente, in quanto espansivo e allegro, da lui non mi sento giudicato, anzi mi sento compreso e soprattutto amato.
Con lui confido tutte le mie paure, le mie ansie, lui è una delle cose più belle che mi sia capitata ultimamente nella mia vita, ma non riesco a immaginarmi una vita serena con lui ed è come se stessi vivendo una doppia vita, incapace di rivelare l'altra metà alla mia famiglia, da cui mi allontano ogni giorno di più e che sento come dei perfetti sconosciuti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile utente,
la parte solare della sua vita è rappresentata da Luca, che con il suo amore a anche con l'esempio dovrebbe farle superare quella che lei sente come "vergogna" della sua sessualità.
Il fatto che lei abbia incontrato Luca e che vi siate innamorati può essere interpretato già come un suo miglioramento rispetto ai sintomi di insicureza e di ritiro sociale che descrive.
Anche l'amicizia con Tommaso indica che lei ha delle risorse: la capacità di avere amici e di confidarsi con loro è una cosa bella e utile.
Rimane il rapporto tormentato con le figure genitoriali - di fratelli e sorelle non ci parla.
L'individuo nasce, si forma, vive in una rete di relazioni, rete che dovrebbe incoraggiare dolcemente la crescita e l'autonomia del bambino e poi supportare l'adulto per tutta la vita.
I primi legami non possiamo sceglierli: li dobbiamo accettare, possono farci bene o ferirci, incoraggiarci o limitarci.
I legami successivi invece li possiamo scegliere, se la nostra libertà non è compromessa da schemi mentali negativi verso noi stessi e il mondo.
A me sembra che Tommaso e Luca rappresentino una sua apprezzabile libertà interiore.
Tuttavia lei scrive: "non riesco a immaginarmi una vita serena con lui", e spiega così la sua sensazione: "è come se stessi vivendo una doppia vita, incapace di rivelare l'altra metà alla mia famiglia, da cui mi allontano ogni giorno di più e che sento come dei perfetti sconosciuti".
In poche parole, lei sta crescendo. Il superamento dei legami originari è sempre doloroso; nel suo caso questo cammino è reso più aspro dalla sua differenza dalla media nelle scelte sessuali e soprattutto dalle aspettative di due genitori che non sembrano aver sviluppato capacità di accoglienza nei confronti del figlio.
Potrei dirle che oggi nessuno è più costretto a "fare outing", come fino a poco tempo fa si diceva, e che le sue scelte sono un fatto privato; però se si ama qualcuno si vuole vivere alla luce del sole o in una penombra discreta, a seconda del proprio temperamento, non certo nel buio di una segretezza intrisa di senso di colpa.
Si renda presto indipendente e se può si allontani anche dal suo paese d'origine.
Creda nelle risorse che mostra di avere ed esplori con fiducia la sua relazione d'amore.
Le dico di esplorarla, anziché abbandonarcisi, perché lei è molto giovane e perché tutte le relazioni richiedono una base solida che si costruisce nel tempo.
Le suggerisco di abbinare alla crescente libertà anche un processo di comprensione dei suoi genitori, che è la strada migliore per comprendere sé stesso; e questo, in genere, si può ottenere meglio con l'aiuto di un* psicolog*. Oggi ci sono tante strade per fruirne a poco prezzo, o gratis. Ci pensi.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com