Microcalcificazioni polimorfe
Buona sera Dottore ,mi chiamo Paoli Simona ho 44 anni il 5 settembre mi sono sottoposta a esame mammografico su consiglio del mio ginecologo vista l'età .
Riporto sotto quanto emerso dall'esame.
Parenchima mammario disomogeneamente addensato ,con ispessimento della trama fibroconnettivale , radiologicamente mal esplorabile.
Adestra ,al QII è presente un ampio campo di microcalcificazioni polimorfe di diametro 42.0 mm ,a distribuzione settoriale ,di significato sospetto,che necessitano approfondimento con agobiopsia steretassica.
Normale la cute e gli spazi chiari perimammari.
In data 9 settembre il solito Dottore (radiologo) mi ha fatto un ecografia e visita palpatoria ,entrambe hanno dato esito negativo.
Le sarei grata se in attesa di sottopormi ad agobiopsia steretassica potesse darmi un suo parere a riguardo.
Riporto sotto quanto emerso dall'esame.
Parenchima mammario disomogeneamente addensato ,con ispessimento della trama fibroconnettivale , radiologicamente mal esplorabile.
Adestra ,al QII è presente un ampio campo di microcalcificazioni polimorfe di diametro 42.0 mm ,a distribuzione settoriale ,di significato sospetto,che necessitano approfondimento con agobiopsia steretassica.
Normale la cute e gli spazi chiari perimammari.
In data 9 settembre il solito Dottore (radiologo) mi ha fatto un ecografia e visita palpatoria ,entrambe hanno dato esito negativo.
Le sarei grata se in attesa di sottopormi ad agobiopsia steretassica potesse darmi un suo parere a riguardo.
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Anche se il quadro che descrive è considerato sospetto "microcalcificazioni" non vuol dire automaticamente tumore.
In generale in una mammografia "trasparente" le calcificazioni essendo sostenute da deposito di sali di calcio (fosfati, carbonati, ossalati ecc) sono di facile rilievo soprattutto con la strumentazione moderna.
Esse tuttavia sono talvolta difficili da interpretare (il cosiddetto valore predittivo positivo in alcune casistiche è di appena il 10 %) e la difficoltà di interpretazione aumenta in rapporto alla evoluzione tecnologica che permette di vederne sempre di più e sempre più piccole.
Sembra quindi più opportuno parlare di calcificazioni, definendole di volta in volta "benigne", "dubbie" e di "tipo maligno" .
Le calcificazioni benigne non richiedono neanche controlli e quelle maligne devono essere sottoposte a intervento chirurgico.
Quelle dubbio-sospette vanno meglio definite tramite un approfondimento diagnostico cioè con un esame istologico, che può essere ottenuto con un intervento bioptico a cielo aperto o con uno strumento chiamato Mammotome, che si basa sull'aspirazione meccanica eseguita da un apposito strumento connesso con una agocannula.
https://www.medicitalia.it/minforma/senologia/70-agobiopsia-della-mammella.html
Tanti saluti
In generale in una mammografia "trasparente" le calcificazioni essendo sostenute da deposito di sali di calcio (fosfati, carbonati, ossalati ecc) sono di facile rilievo soprattutto con la strumentazione moderna.
Esse tuttavia sono talvolta difficili da interpretare (il cosiddetto valore predittivo positivo in alcune casistiche è di appena il 10 %) e la difficoltà di interpretazione aumenta in rapporto alla evoluzione tecnologica che permette di vederne sempre di più e sempre più piccole.
Sembra quindi più opportuno parlare di calcificazioni, definendole di volta in volta "benigne", "dubbie" e di "tipo maligno" .
Le calcificazioni benigne non richiedono neanche controlli e quelle maligne devono essere sottoposte a intervento chirurgico.
Quelle dubbio-sospette vanno meglio definite tramite un approfondimento diagnostico cioè con un esame istologico, che può essere ottenuto con un intervento bioptico a cielo aperto o con uno strumento chiamato Mammotome, che si basa sull'aspirazione meccanica eseguita da un apposito strumento connesso con una agocannula.
https://www.medicitalia.it/minforma/senologia/70-agobiopsia-della-mammella.html
Tanti saluti
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.7k visite dal 14/09/2014.
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