Prostatite da enterococcus faecalis

Un urologo mi ha curato per 2 mesi una sospetta prostatite con 3 cicli di diversi antibiotici (non mirati), ogni ciclo della durata di 7 gg.
Non ho ottenuto alcun beneficio e avendo maturato numerose perplessità comportamentali, confortato dal medico di famiglia, mi son rivolto ad altro urologo di maggior esperienza e fama.

Dal secondo urologo, mi è stata diagnosticata una prostatite ed in seguito a prelievo di secreto prostatico è stato individuato l'agente infettante nell'enterococcus faecalis. L'antibiogramma ha evidenziato, omettendo le resistenze, le seguenti sensibilità:
tigecycline S <= 0,12;
moxiflocacina S <= 0,25;
levofloxacina S 0,5;
vancomicina S 1
linezolid 2

Ho iniziato la terapia prescritta dall'urologo composta da:
antibiotico (levofloxacina da 500 mg) 1 cp. al dì x 20 gg;
profluss 1 cp. al dì x 30 gg;
topster 1 supposta 2 volte al dì x 10 gg.
fermenti lattici x 20 gg.

Disturbi attenuati ma non cessati.

Dopo 10 gg dal termine della terapia, ripeto l'esame del secreto prostatico
che risulta ancora positivo all'enterococcus faecalis. L'antibiogramma risulta identico al precedente ad accezione della levofloxacina, sempre sensibile ma passata a MIC 1.

L'urologo si determina a passare alla moxifloxacina (pur non avendola mai usata in passato) ma alla prima somministrazione, accuso orticaria. L'urologo decide lo stop alla moxifloxacina e torna alla levofloxacina 500 mg x 15 gg.

Premesso che, ahimè, mi sono fatto una cultura specifica non indifferente, chiedo ai signori medici:
1)la mia, si può definire prostatite cronica, visto il breve tempo trascorso e non avendo ancora mai debellatto il batterio?
2) esistono accorgimenti per aiutare l'antibiotico a penetrare nella prostata?
3) statisticamente, che speranza c'è di debellare l'infezione?
4) quanti cicli di antibiotico è ragionevole effettuare prima che diventi "accanimento terapeutico"?
Mi date quale consiglio o suggerimento di massima che non sconfini nella vietata "prescrizione medica" on-line?
Ringrazio!!
[#1]
Dr. Gino Alessandro Scalese Urologo, Andrologo 5.9k 128 126
Gentile utente,
1)dal mio punto di vista dovrebbe escludere la possibilità di contaminazione del liquido biologico all'atto del prelievo
2)Non so se sono state valutate le CFU (unità formanti colonie)del batterio nella prima e seconda coltura)
3)A lungo termine dovrebbe debellare la infezione
4)Non esiste una regola nè sul umero di cicli di antibiotici da eseguire, nè sull'intervallo nè sulla durata (è a discrezione dell'urologo in quanto in letteratura medica esistono vari schemi di terapia egualmente efficaci)
5)é importante analizzare al dettaglio il suo stile di vita e tentare di corregere eventuali abitudini non corrette.
6)E' scuramente una sintomatologia che può persistere alcuni mesi.
7) Per questo tipo di patologia non esiste un "accanimento terapeutico"
8)Utile escludere fattori predisponenti con ecografia renale e vescicale se non già eseguita

Cordiali saluti
Gino Scalese

[#2]
dopo
Utente
Utente
Preg.mo dott. Scalese, grazie per la cortese e pronta risposta. Mi è di sollievo morale la speranza di riuscire a debellare l'infezione.

1) Posso ragionevolmente escludere la contaminazione all'atto del prelievo poichè mi sono accuratamente deterso prima con Fisian; il medico (abbastanza esperto) ha indossato guanti sterili e quasi non ha fatto nemmeno toccare la punta del glande col bastoncino;
2) Effettivamente, non sono state valutate le CFU nè nella prima, nè nella seconda coltura, perchè non richieste (non so il perchè); poichè evidentemente dati utili, la prossima volta provvederò io stesso a richiedere tale dato in laboratorio;
3) Lo stile di vita è sotto attenzione (credo e spero), nel senso che, in presenza di emorroidi di 2°-3° grado (non da intervento), evacuo ogni giorno e mi adopero per tenere le feci morbide. Devo tuttavia precisare che, in effetti, qualche periodo prima dell'insorgenza del problema prostatico, ebbi una crisi emorroidaria con sanguinamento per alcuni giorni. Allo stato, emorroidi 2° grado curate e non infiammate . Mai avuto rapporti anali (ahimè!) Attualmente, astensione totale da rapporti sessuali (coniugali, ohibò!). :-))
4) eseguita ecografia renale e vescicale con verifica del completo svuotamento. Nulla da rilevare.

DOMANDE:

a) lo "svuotamento" della prostata (eiaculazione), aiuta sia nei sintomi che nella penetrazione dell'antibiotico?

b) i bagni tiepidi, analogamente, possono esser utili?

Ancora grazie e ossequi.

N.B.: apprendo giusto oggi dal medico di famiglia che la moxifloxacina alias XXXXX non è nuova a tali effetti indesiderati.... Maahhh!!
[#3]
Dr. Gino Alessandro Scalese Urologo, Andrologo 5.9k 128 126
Gentile utente,
1)Le eiaculazioni possono influire sulla sintomatologia prostatica se sono troppo diradate o troppo ravvicinate anche se non esiste una precisa regola. Sicuramente non influiscono sulla diffusione dell'antibiotico che, purtroppo, nella prostata non riesce a raggiungere concentrazioni adeguate.
2)I bagni tiepidi dovrebbero migliorare la sintomatologia prostatica
3) Purtroppo le emorroidi sono fattori predisponenti le infiammazioni prostatiche sia per l'aumento della temperatura locale da ristagno di sangue venoso che per il possibile accumulo di germi fecali
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