La posizione sul letto operatorio nella prostatectomia robotica o lapararoscopica sono diverse?

A mio padre 67 anni è stato diagnosticato un tumore alla prostata (4+3) ancora localizzato alla prostata (rmn multiparametrica) biopsie 21 prelievi: 1 nodulo di circa 1 cm nel lobo sinistro e 2 noduli sempre circa 1 cm nel destro.
Tecnicamente eleggibile per prostatectomia radicale robotica, è stato rifiutato per l'intervento in quanto la posizione a 30 gradi a testa in giù per una durata di intervento complessiva di 4/5 ore era eccessivamente pericolosa dal punto di vista della respirazione avendo subito purtroppo anche una lobectomia polmonare per un tumore fortunatamente in fase iniziale senza coinvolgimento linfonodale.

Preciso che sta molto bene e la sua spirometria è risultata migliore delle aspettative.
Ha una saturazione stabile tra 95 e 97 e fa regolarmente terapia respiratoria.

L'alternativa proposta è quindi stata la radioterapia.

La domanda però che vorrei farvi è la seguente: la posizione sul letto operatorio è sempre la stessa anche in caso di prostatectomia laparoscopica?

Potrebbe essere una valida alternativa alla robotica?

I dati sulla radioterapia per il grado di gleason di mio padre non sono incoraggianti.

Grazie
[#1]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
Precisiamo che la prostatectomia robotica è di fatto essa stessa laparoscopica, la differenza è che nella robotica gli strumenti operativi principali non sono impugnati direttamente dall’operatore, ma gestiti tramite i bracci robotizzati. Pertanto non vi sono differenze sostanziali nella posizione del paziente se l’intervento viene eseguito in laparoscopia robotica o convenzionale. Nell’intervento chirurgico tradizionale a cielo aperto invece, la posizione è più prossima all’orizzontale o quasi..

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gazie dott. Piana del chiarimento.
La possibilità chirurgica per lui a questo punto risiede in un intervento a cielo aperto che però sembra essere più doloroso e invasivo con anche dei risultati in termini di conseguenze su incontinenza e impotenza assai peggiori. O almeno ciò è quanto ho potuto capire sai vari siti in cui presentavano questa tipologia di intervento.
È corretto?
[#3]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
Abbiamo eseguito con soddisfazione prostatectomie radicali chirurgiche per vent’anni, diremmo che quando se ne presenti la necessità si tratti di un intervento da tenere ancora in considerazione.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie della Sua risposta.
Il punto non era la fattibilità, ma gli effetti collaterali riguardo l’ incontinenza e l’impotenza (oltre che maggior dolore post chirurgico),
Mi pare di aver capito che le percentuali sono sensibilmente diverse tra le due metodologie.
Ho forse capito male?
Vorrei inoltre chiedere se con la risonanza multiparametrica e la tac addome con mezzo di contrasto è possibile stabilire se la malattia ha o meno invaso i linfonodi
Chiedo anche se una Pet/tc fatta con contrasto Fdg (glucosio) può dare indicazioni al riguardo.
In pratica, si può determinare prima dell’intervento se i linfonodi sono intaccati o meno dalla malattia?
Grazie
[#5]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
Come quasi sempre accade, il risultato di un intervento dipende più dalla mano del chirurgo che dalla tecnica operativa o dagli strumenti a disposizione. Dovendo scegliere, sarà sempre meglio una buona prostatectomia chirurgica che una incerta robotica. In ogni caso, vi sono situazioni particolari in cui le condizioni generali di un paziente sconsiglino qualsiasi tipo di intervento, indipendentemente dalla posizione sul tavolo operatorio. La radioterapia ha risultati oncologici tutto sommato non così diversi dalla chirurgia, quantomeno a tempi medio-brevi. La presenza di linfonodi interessati è rilevata con discreta sensibilità sia dalla TAC che dalla risonanza. La PET viene utilizzata pre-intervento solo in casi particolari.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie dott. Piana.
Ma cosa intende per tempi medio-brevi rispetto alla radioterapia?
Mio papà ha 67 anni.
È corretto dire che con l’intervento viene rimossa la prostata e anche tutti i linfonodi pelvici?
Cosa succede se l’istologico rileva la presenza di malattia nei linfonodi? Deve fare comunque la radioterapia? In tal caso i dosaggi e le sedute sono quantitativamente equivalenti a quelle che verrebbero fatte senza l’intervento?
Inoltre riesce a spiegarmi, cosa intende per casi particolari in merito alla Pet?
E ancora: quale Pet? Quella fatta da mio padre è con glucosio. Serve a qualcosa? O intende con colina?
O il nuovo tipo di contrasto di cui ora mi sfugge il nome ma che sembra essere più sensibile?
Ho tutte queste domande perché ho l’impressione che sia una specie di roulette russa questa faccenda dei linfonodi: prima si toglie tutto (prostata compresa) e poi vediamo solo successivamente se la chirurgia è stata sufficiente o meno...
Non c’è la possibilità di capire
prima lo stato dell’arte?
Dottore posso trascrivere qui il referto tac e risonanza così da avere un suo parere?
Grazie
[#7]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
Le ricordiamo che questo nostro servizio gratuito ha un carattere informativo su temi generali e non può entrare nel dettaglio delle indicazioni relative al singolo caso, specie se complesso.
D’ogni modo ...
Con la radioterapia la prostata resta comunque in sede e questo comporta la necessità di un controllo più assiduo a tempo indeterminato. In genere più ci si avvicina ai 70 anni se il paziente non è il condizioni generali buone, le indicazioni chirurgiche cedono volentieri il passo alla radioterapia, che costituisce quindi un ottimo compromesso. La presenza di interessamento linfonodale è in genere evidenziata dagli accertamenti pre operatori, in particolare da livelli di PSA mediamente elevati (es. tra 10 e 20 ng/ml). La PET preoperatoria si esegue di solito solo nei casi molto sospetti, in cui l’esito potrebbe condizionare le indicazioni operatorie.
[#8]
dopo
Utente
Utente
Capisco.
mi sono permesso di chiedere se potevo riportare i dati perché ho visto tanti altri consulti nei quali veniva fatto e che hanno ricevuto risposte...
Capisco che è un caso complesso nel suo insieme, ma volevo solo chiedere se in base ai dati disponibili (risonanza, tac, scintigrafia, ER, PSA numero di biopsie totali e positive, percentuale di malattia e gs), fosse possibile avere un’idea rispetto alla localizzazione della malattia.
Riguardo alla questione della valida alternativa radioterapica, Lei parlava di medio-breve termine: può darmi l’idea in termini di anni prima di una eventuale ripresa biochimica ed eventualmente anche una stima di probabilità di ripresa?
Io trovo dati disparati e non riesco ad interpretarli.
Grazie
[#9]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
Molto dipende dal tipo di malattia alla diagnosi e da altri fattori anche poco definibili. Ci manca il dato del PSA.
[#10]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dott. Piana,
La ringrazio per la Sua perseveranza.
Il PSA è 6 ma preciso che è stato fatto 15 giorni dopo una TURV fortunatamente negativa per neoplasia.
L’ER era negativa, la scintigrafia ossea è negativa, la Tac addome con contrasto negativa, risonanza multiparametrica rileva i 3 noduli il maggiore 9mm, 21 prelievi bioptici 8 positivi (5 a dx e 3 a sx), percentuale di malattia da analisi patologica su prelievi bioptici 12%, gleason score 4+3
Grazie.
[#11]
dopo
Utente
Utente
Preciso che 3 dei prelievi bioptici si riferivano al tessuto muscolare che è risultato indenne da neoplasia.
Grazie
[#12]
dopo
Utente
Utente
Chiedo scusa, ma non sto ricevendo risposte.
Qualcuno mi potrebbe rispondere.
Grazie
[#13]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
Un PSA di 6 ng/ml alla diagnosi rende estremamente bassa la probabilità che vi siano localizzazioni secondarie linfonodali misconosciute, considerata la negatività della TAC..
[#14]
dopo
Utente
Utente
Grazie dott. Piana.
tirando le somme quindi, credo di aver compreso che la soluzione complessivamente più idonea per lui, sia la radioterapia anche se mio padre la teme più della chirurgia per gli effetti collaterali sul sistema urinario e quello gastrointestinale.
C'è poi l'idea che la radicalità è spesso più probabile con la chirurgia che non con altre terapie.
Un'ultima domanda: questo tipo di intervento può essere fatto in anestesia spinale? Ho letto che quello con robot Da Vinci viene fatto solo in anestesia totale. Non ho capito invece in merito a quello "open".
Dottore sebbene io sia consapevole della situazione complessiva di mio padre, sto cercando di capire quale sia la scelta con il miglior rapporto rischio/beneficio.
Non chiedo suggerimenti (mi pare che non sia possibile), chiedo solo informazioni.
Grazie.
[#15]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
La prostatectomia radicale chirurgica può essere eseguita in anestesia spinale, questo dipende però dalle abitudini dell'operatore e, ancor di più, dall'anestesista. L'intervento laparoscopico impone sempre l'anestesia generale, poiché la distensione gassosa dell'addome sarebbe percepita come molto fastidiosa. Inoltre sarebbe poco proponibile stare a testa in giù per almeno due ore.
[#16]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottor Piana per tutte le Sue risposte e per il tempo che mi ha dedicato.
Tumore alla prostata

Il tumore alla prostata è il cancro più diffuso negli uomini, rappresenta il 20% delle diagnosi di carcinoma nel sesso maschile: cause, diagnosi e prevenzione.

Leggi tutto