Malati di droga. Parte III

Che la droga risponda a un bisogno profondo, radicato nella natura dell'uomo, è un dato certo, difficilmente confutabile (1, 2)

I morfinici calmano, rasserenano e leniscono la sofferenza fisica e mentale. Attivano inoltre il sistema vegetativo parasimpatico, che presiede il riposo, la ristorazione e la riparazione delle ferite. Gli psicostimolanti eccitano, infondono forza e coraggio, aiutano ad affrontare le sfide e le avversità, proteggono anche dalla sofferenza, ma anziché lenirla la nascondono nell'eccitazione della lotta, che non consente distrazioni. Gli psichedelici danno libero sfogo all'immaginazione e alla creatività, liberando la mente dai lacciuoli che l'ancorano alla realtà quotidiana.

Purtroppo i problemi nascono dentro, non fuori. Ed è dentro che andrebbe affrontati e risolti. La droga si comporta invece come una milizia mercenaria che soccorre un paese aggredito, ma lo saccheggia e, se non è allontanata tempestivamente, approfitta della sua debolezza e se ne impadronisce. I danni insiti nell'aiuto offerto dalla droga sono di tre ordini, per comodità espositiva qui sotto indicati con le prime lettere dell'alfabeto greco. Se ne parla in questo articolo, traendone una lezione di vita, di medicina.

Fattore alfa. Risiede negli effetti diretti delle droghe, insiti sia nelle loro proprietà calmanti, stimolanti e psichedeliche, sia nei loro risvolti neurovegetativi. Il problema nasce dal fatto che, prescindendo dalle loro diversità, le droghe hanno tutte in comune la disattivazione dei meccanismi che controllano e mantengono entro limiti fisiologici il funzionamento dell'organismo. Un esempio delle conseguenze negative che ne derivano è fornito dall'overdose da eroina: prostrazione, al limite coma, ipotensione, bradicardia, miosi, ecc. Ne fornisce un altro esempio la cocaina, che già nell'uso e alle dosi correnti può ingenerare uno stato di ipereccitazione maniacale, associato a ipertensione, tachicardia, midriasi, ecc. Ne consegue un forte incremento dei casi di ictus e infarto. In particolare, la frequenza di quest'ultimo aumenta fino a 8 volte nella popolazione giovanile. Analoghe considerazioni possono essere fatte per gli agenti psichedelici, che svincolano i processi mentali dal contatto con la realtà. Ecco allora che una persona può lanciarsi nel vuoto convinta di galleggiarvi, oppure andare incontro a un treno, con l'idea di attraversarlo indenne. Col passare del tempo, gli agenti psichedelici possono causare danni irreversibili, che sfociano nella follia.

Fattore beta. Consiste nella tossicodipendenza, termine che indica “il bisogno irrefrenabile e cosciente di assumere una droga non tanto per riprodurne gli effetti iniziali, quanto piuttosto per evitare i disturbi causati dalla sua mancanza”. In altre parole, la tossicodipendenza è espressione di un contro aggiustamento fisiologico, volto a neutralizzare gli effetti negativi della droga. Se la droga viene a mancare, l'organismo si squilibra in senso opposto, esattamente come avviene nel tiro alla fune quando una delle due squadre lascia la presa. È la crisi di astinenza, durante la quale vengono allo scoperto i contro aggiustamenti funzionali dell'organismo, non più bilanciati dalla droga. Con i morfinici emerge una condizione d'ipereccitazione e iperalgesia, associata all'iperattività del sistema vegetativo adrenergico: midriasi, tachicardia, ipertensione, ecc. Nel caso degli psicostimolanti e, almeno in parte, degli agenti psichedelici, si assiste a manifestazioni inverse rispetto ai loro effetti iniziali: prostrazione anziché eccitazione, miosi anziché midriasi, ecc.

Ma che cos'è la tossicodipendenza? La risposta ci viene dalla definizione dell'OMS. Nella sua essenza, essa dice che “il tossicodipendente è una persona incapace di mantenere uno stato accettabile di benessere senza il ricorso alla droga”. Che cos'altro è, allora, se non un infermo? Qual è la differenza rispetto a un diabetico, che per stare bene ha bisogno della sua dose quotidiana di insulina? È vero che il tossicodipendente è spesso diventato tale per una propria colpa o leggerezza, ma anche chi rimane ferito nel corso di una rapina o viene mutilato come conseguenza dell'uso incauto di un esplosivo si trova in questa condizione, ma non per questo cessa di essere un caso medico. Sotto questo profilo è di scarsa importanza stabilire l'origine della tossicodipendenza, se cioè si manifesta per una scelta libera dovuta a leggerezza o stupidità, o per una scelta solo parzialmente libera, come è il caso dei malati mentali circuiti dallo spacciatore, o infine per una scelta affatto libera, come può avvenire con le droghe contenute in alcuni medicinali. Essi possono essere prescritti dal medico per motivi sia gravi, come un'affezione cardiaca o tumorale, sia meno gravi, come un'obesità incautamente affrontata con l'anfetamina e altri psicostimolanti. Conta solo che il tossicodipendente è a tutti gli effetti un malato, del quale la comunità deve farsi carico. Va assistito e aiutato a guarire, cioè a disassuefarsi, ma se non ci riesce gli va assicurata la droga della quale ha bisogno.

Meglio questa soluzione del compromesso di non punire il possesso per uso personale di una droga non ottenuta legalmente; oppure di una liberalizzazione indiscriminata. Chi la sostiene si comporta come chi volesse liberalizzare il commercio delle armi da guerra e degli esplosivi per abolire il loro traffico illegale. Quest'ultimo verrebbe sì eliminato, ma a quale prezzo? Lo si è visto nel dopoguerra, quando i residuati bellici riempivano le campagne ed i bambini li maneggiavano incautamente. La droga necessaria al tossicodipendente incapace di disintossicarsi va assicurata a viso aperto, sotto la responsabilità di un medico che certifichi la sua infermità. A chi obietta che questa soluzione genera altri inconvenienti si può rispondere che la prescrizione di morfinici è già consentita nel caso di alcune malattie somatiche, oltre ad essere praticata in alcuni centri di assistenza ai tossicodipendenti. Si tratta quindi di inconvenienti conosciuti, che è possibile fronteggiare. Il rischio che i tossicodipendenti vendano ad altri la droga così ottenuta, ad esempio, si potrebbe evitare ricorrendo a iniezioni o a preparazioni a lento rilascio, che sono facilmente realizzabili e non si prestano a essere trasferite da un soggetto all'altro.

Mentre scrivo questo articolo penso ai genitori che vivono il dramma estenuante di un figlio capace di ricorrere ad ogni mezzo pur di procurarsi la droga, che per lui rappresenta un medicamento essenziale, l'unico capace di assicurargli “uno stato accettabile di benessere fisico e mentale”, evitando il baratro della crisi d'astinenza. Ed è per conto loro che spero, con questo articolo, di poter aprire un dibattito su questo punto.

Fattore gamma. Indica l'insieme dei danni causati non dagli effetti diretti e indiretti della droga, ma da elementi aggiuntivi, quali le modalità d'assunzione, la bassa qualità e l'incerta composizione della droga di strada, i crimini connessi alla sua illegalità. Da sole, le siringhe infette usate dai tossicodipendenti causano probabilmente più morti della droga in sé. La tossicità del tabacco da fumo e dello spinello è in buona parte legata non alla nicotina, ma ai prodotti che si formano durante la sua combustione, aprendo la strada ai tumori a carico dei polmoni, della vescica e di altri apparati. In conclusione, mentre i fattori alfa e beta sono inseparabili dalla droga, essendo insiti nelle ragioni che ne alimentano il bisogno e il consumo, il fattore gamma si presta a provvedimenti tecnici e legislativi che ridurrebbero, quantomeno, i danni della droga.

 

La libertà dalla droga, così come da altre forme di asservimento civile ed economico, non è insita nella natura dell'uomo. È un bene prezioso, da conquistare e preservare con le proprie forze, a qualunque ogni costo. L'intervento da fuori non è la causa, ma la conseguenza e la testimonianza dell'asservimento che esso comporta. Può essere solidale, se aiuta chi è in difficoltà a risollevarsi, o meramente assistenziale, se la difficoltà è permanente. È una lezione di vita, ma anche di medicina. Di una medicina prevalentemente assistenziale, tipicamente rappresentata dal farmaco di sintesi. Questo termine indica una sostanza estranea all'organismo sul quale interviene. Allo stesso modo della Protezione civile che accorre in soccorso dei terremotati e degli alluvionati, questa medicina assiste il malato, gli salva la vita, ne prolunga l'esistenza, ma qui si ferma. Non si conosce una sola malattia che sia stata estirpata da un farmaco di sintesi. Gli unici farmaci capaci di sconfiggere per sempre una malattia sono racchiusi dentro il nostro organismo. Sono il frutto di un processo evolutivo che, nel corso di alcuni miliardi di anni, ha consentito di sviluppare un formidabile armamentario terapeutico. È racchiuso dentro il nostro organismo, dove attende solo di essere portato alla luce, ripulito dalla scorie e introdotto in medicina.

Prendiamo le infezioni, ad esempio. Per combatterle, il nostro organismo non si avvale dei chemioterapici o degli antibiotici, che sono armi primordiali, paragonabili alla clava dell'uomo primitivo. La natura lo ha dotato di una fabbrica che li produce di volta in volta a misura dell'aggressore, sapendone inoltre ribatterne le eventuali contromisure. Il problema della resistenza agli antibiotici è stato risolto così, una volta per tutte. Questa fabbrica appronta e sforna un nuovo “anticorpo”, il nome dato ai suoi antibiotici, in appena un paio di settimane. È un tempo record, se confrontato agli anni che servono all'altra medicina per approntare le sue armi.

Oppure prendiamo le affezioni carenziali, causate dalla mancanza di “nutrienti” essenziali per il funzionamento fisiologico dell'organismo. Mentre il sistema immunitario difende la salute dagli attacchi, questi farmaci endogeni uniscono l'azione preventiva a quella curativa catalizzando e ripristinando i processi fisiologici che sono alla sua base. La loro importanza è documentata dalle conseguenze derivanti dalla loro deprivazione: non solo le patologie riferibili al ruolo specifico di ciascuno di essi, ma il subentrare di altre malattie, legate semplicemente all'indebolimento delle difese generali contro le aggressioni, interne ed esterne. A parte le malattie ereditarie, che sono connaturate nel nostro genoma, tutte le altre sono normalmente tenute a bada dall'organismo sano. Praticamente non c'è affezione, esogena o endogena, che non dipenda dallo stato dei processi elementari alla base della salute. Per quanto ne sappiamo, Ippocrate è stato il primo a cercare i farmaci, intesi nel senso di medicine, nella persona sana. Né lui, né gli altri che l'hanno seguito lungo questo percorso, hanno avuto bisogno di animali da laboratorio o di volontari, sani o malati, per sperimentarli. Sono già state sperimentate, in laboratori incomparabilmente più estesi di quelli umani, nel corso di un processo evolutivo iniziato oltre tre miliardi di anni fa.

È la medicina della salute, che combatte le malattie da dentro, non da fuori. Non richiede attrezzature costose, né mezzi straordinari. Non richiede nemmeno la cosiddetta “vivisezione”, una sperimentazione non terapeutica che l'altra medicina conduce sull'uomo, oltre che sull'animale da laboratorio. A volte penso ai miei colleghi chiusi nei loro laboratori e mi domando: possibile che non lo capiscano, che non vedano questa straordinaria opportunità? C'è chi invoca come spiegazione lo strapotere dell'industria farmaceutica e il brevetto chimico, che ha emarginato il farmaco naturale. In parte è forse vero, ma c'è dell'altro. La medicina della salute si studia sul grande libro della vita, che nelle università del mondo occidentale è ancora poco praticata e studiata.
Al pari dei due precedenti (1,2), anche questo articolo è tratto dai due libri, citati in bibliografia, ora disponibili anche in edizione elettronica (4,5).

Bibliografia

  1. Malati di droga, Parte I
  2. Malati di droga, Parte II
  3. Malati di droga https://www.sbm-farmaconaturale.com/chi-siamo/prof-bruno-silvestrini/libri/malati-di-droga-una-storia-di-vita-di-liberta/
  4. Il farmaco moderno. Un patto esemplare tra uomo e natura https://www.sbm-farmaconaturale.com/chi-siamo/prof-bruno-silvestrini/libri/farmaco-moderno-un-patto-esemplare-fra-uomo-natura/
Data pubblicazione: 24 luglio 2017

Autore

brunosilvestrini
Prof. Bruno Silvestrini Farmacologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1955 presso Università di Bologna.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 14314.

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