Mi mancano le parole:disturbo o mediocrità

racconto brevemente la mia storia.
Sono un pianista di 45 anni, diplomato col massimo dei voti, vincitore di un concorso che mi permette oggi di insegnare in conservatorio, lavorato per 12 anni in un importante ente lirico fino a tre anni fa e vincitore di un'audizione pubblica. Laureato al dams di bologna, un po' di attività concertistica ma soprattutto quella di pianista accompagnatore. lezioni private ecc. Insomma fino a qualche tempo fa ero convinto di essere un pianista discreto, persona rispettata, solare, ottimista, gradevole, ma sempre fondamentalmente essenziale e misurato nelle parole.
5 anni fa finisce una storia durata 17 anni.
4 anni fa arriva il delirio lucido. Convinto di essere in contatto con gli extraterrestri o terrestri con potere di leggere nella mente, destinato a fare una carriera strepitosa per volere di questo potere superiore che gestisce vita e morte di tutti noi.
1 anno fa termina il delirio, prendo ancora neurolettici in dose minima, non lavoro piu in teatro, le mani non si muovono come prima, autostima sotto le scarpe, vado dallo psicologo. In pratica prendo atto che ho sempre dimenticato tutto: i motivi delle opere che suonavo, la storia, geografia, trame dei film, parole delle canzoni, nomi degli attori.
E fin qui ancora tutto nella ancora norma.
La cosa che più mi tormenta è che la mi a conversazione è sempre OVVIA. Mai che mi venga in mente di raccontare un fatto, mai una battuta, mai una deviazione creativa del contenuto della discussione, poco sveglio, non sempre capisco quando il contenuto è più complesso. Alle feste sono sempre essenzialmente silenzioso, e le mie parole si agganciano sempre a quanto detto dall'interlocutore. Lo psicologo sostiene che non mi faccio coinvolgere emotivamente.
Ed è possibile.
Adesso sto programmando una convivenza con una donna mai sposata anche lei, molto molto in gamba, molto comunicativa, arguta. Io invece sempre a rimorchio. Sono mediocre? mi devo rassegnare o posso lavorare su qualcosa?
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
è possibile che lei debba accettare di lavorare su piccoli obiettivi in questa fase. Vede, lo scompenso che la ha investito qualche hanno fa probabilmente deve essere ancora assorbito, rielaborato.
Non basta l'assenza di sintomi per considerare un recupero terminato.
Detto questo credo che lei non debba mollare, la motivazione è importante in un percorso terapeutico. Lavori sui cm.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Anche io, come il dr. Mori, le dico che l' assenza di sintomatologia non equivale ad una guarigione avvenuta
La creatività correla con la sfera emozionale, con la capacità di tuffarsi nel proprio guazzabuglio interiore, nel caos emotivo, passionale, pulsionale.....

Lei ha dovuto mettere tutto a tacere, si era scompensato, si dia tempo, le malattie se adeguatamente elaborate, non tolgono,ma danno....e rappresentano un valore aggiunto all' esistenza.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Dalle sue descrizioni, mi sembra che si osservi in continuazione, come se ogni occasione sociale fosse un esame, un concorso, come se qualcuno le dovesse dare un voto per ogni cosa che fa o dice. In queste condizioni è difficile essere brillante, non ci riuscirebbe nessuno.
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dopo
Utente
Utente
Con lo psicologo sto lavorando sull'emotività; Paradossalmente gli unici momenti di rabbia, gioia, disperazione, li ho provati durante il delirio. Ma in quel periodo era tutto alterato; non ero figlio dei miei genitori, tutti mi parlavano attraverso metafore, ogni gesto aveva un significato, ogni starnuto o colpo di tosse, la morte di mio padre (un anno fa) l'ho vissuta come un fatto voluto da quest'entità suprema anche per il bene mio.
Sta di fatto che la mia emotività latita e con essa i miei ricordi e la mia voglia di parlare; mi annoio facilmente. Vorrei capirci di più in tutto questo ma ho l'impressione che mi resta solo la rassegnazione; rassegnarmi a non essere più il pianista di prima, rassegnarmi ad ascoltare le conversazioni degli altri.