Dipendenza dalla felicità (?)

Gentili dottori,
vi scrivo perché sono incappata in un problema inaspettato.
Fino a un paio di mesi fa ero pienamente soddisfatta della mia vita: avevo un lavoro che amavo, un fidanzato innamorato, progetti per andarmene di casa e iniziare a pensare a matrimonio e figli... Poi sono stata licenziata, e tre quarti dei miei piani sono andati in fumo.
Ora, sorvolando sul senso di ingiustizia e rabbiosa impotenza che mi sta massacrando dal giorno del licenziamento (perché la motivazione che mi hanno dato è stata "cara ragazza, lei è una fisioterapista eccellente, ma non ha diritto ad accedere agli sgravi fiscali previsti dal Jobs Act. Quindi le comunichiamo che assumiamo al suo posto una neolaureata senza esperienza e domani per lei è l'ultimo giorno. Tanti saluti"), il mio problema è che ero relativamente preparata alla tristezza, l'apatia, la rassegnazione che possono conseguire a un licenziamento. Ma questi non si sono presentati.
In passato ho avuto momenti di depressione, episodi di autolesionismo, senso di inadeguatezza e mancanza di prospettive... Mi aspettavo di ricaderci, e che il rischio più grosso, come era accaduto allora, fosse quello di orientarmi verso pensieri autolesionisti estremi. Ma ero pronta ad affrontarlo, sarebbe stata la seconda volta (e il mio psicoterapeuta mi aveva assistito bene).
Invece quello che è accaduto è che sono ancora ferma alla rabbia. Desiderio di vendetta, senso di impotenza e ingiustizia, attaccamento morboso al passato in cui sembrava tutto a portata di mano. L'idea del suicidio mi irrita. Non voglio "non soffrire più", io rivoglio la felicità che era mia di diritto.
Piccolo dettaglio: il mio essere così rabbiosa non aiuta affatto il conseguimento di questo obiettivo.
Potrei rivolgermi al mio psicoterapeuta, ma onestamente mi vergogno. L'ho consultato subito dopo il licenziamento e mi ha detto che probabilmente è solo questione di tempo perché io assorba il colpo. Io mi chiedo: è davvero così? E' solo questione di tempo? Fino ad oggi le difficoltà le affrontavo con la tristezza, non con la rabbia. Non so bene cosa aspettarmi da questo stato di cose. Sono una persona relativamente irascibile, ma poco rancorosa... E' la prima volta che mi ritrovo così astiosa. So tutte le cose da fare per tirarmi fuori dal pantano della tristezza, ma non dalla rabbia.
Avete qualche consiglio?
(nota: per scelta comune mia e del terapeuta non ho mai assunto farmaci, ma fatto solamente sedute di psicoterapia.)
Grazie per l'attenzione,

cordiali saluti
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
E' possibile che il tempo ridurrà il fenomeno della rabbia che può essere normale in una situazione come la sua senza necessariamente doverlo ricondurre ad una patologia specifica.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

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dopo
Utente
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La ringrazio per la sua risposta. Allora pazienterò.

Cordiali saluti
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