Amico invadente

Buongiorno. Sono una donna di 50 anni. Ho bisogno del vostro aiuto per una situazione che mi sta letteralmente distruggendo.
Ho un amico di vecchia data che negli anni è stato sempre presente nella mia vita e di questo gliene sono ovviamente molto grata. Recentemente però sta esagerando.
E' da diverso tempo che viene a casa mia tutti i pomeriggi dei giorni feriali. Si trattiene mezz'ora, un'ora, a volte di più. Non se ne va nemmeno se viene gente, se qualcuno mi chiama al telefono, pretende attenzione e considerazione.
Io per tutto questo tempo sono stata zitta, per quieto vivere, ma ho sporadicamente manifestato la mia insofferenza. Ovviamente senza nessun risultato.
La sua frequentazione in questi ultimi mesi è stata assillante. Gli avevo chiesto di non venire a trovarmi nel pomeriggio perchè a causa di un riacutizzarsi dei miei cronici disturbi di ansia, soffro di insonnia e passo nottate intere senza dormire. Niente da fare. Un giorno telefona in pieno pomeriggio, un altro manda un sms, un altro ancora viene a suonare alla porta.
In più se viene e non mi trova me lo fa notare come se io fossi obbligata a stare in casa ad aspettarlo, se telefona e trova occupato mi fa notare che passo ore al telefono, se ricevo una notifica da fb mi critica perchè su fb non ci devo stare, ecc.ecc..
Così qualche giorno fa sono esplosa. Dopo avergli detto chiaramente, il giorno prima, che volevo starmene per conto mio, si è ripresentato come nulla fosse e l'ho aggredito facendogli notare che non era il caso tutti i giorni venisse a casa mia. Mi ha risposto che lo faceva per me, per farmi compagnia e poi se ne è andato via urlando e bestemmiando, senza darmi possibilità di spiegare.
Ma io so che tornerà e anche molto presto.
Questa situazione mi crea un'ansia incredibile. Tremo all'idea di sentire suonare il campanello perchè, nello stato in cui sono ora, ho paura anche di affrontare una discussione con lui.
Provo rabbia perchè è colpa mia: sono stata io a concedergli gli spazi che ha man mano occupato, io che non sono stata capace nel tempo di mettere i paletti a difesa della mia libertà personale. E ora che faccio?
io ovviamente ci tengo a questa persona ma lui è tipo da tutto o niente e tra queste due ipotesi io preferisco il niente, anche se so che questa cosa mi farà soffrire.
Come ne esco? Quali sono le parole da dire?
Qualcuno mi aiuti per favore.
[#1]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Provo rabbia perchè è colpa mia: sono stata io a concedergli gli spazi che ha man mano occupato, io che non sono stata capace nel tempo di mettere i paletti a difesa della mia libertà personale. >

Gentile Utente,
non si dia colpe ma tragga da questa esperienza, come del resto facendo, le conclusioni opportune.
Gli altri si permettono di fare nei nostri con fronti ciò che noi permettiamo loro di fare.

Ci sarebbe da riflettere su cosa da parte sua ha fatto sì che si creasse tale situazione, quali eventuali bisogni soddisfasse la presenza di questa persona, quale ruolo nella sua vita ad esempio.
Cosa la lega a questo amico a cui tiene?

E' evidente che se lei fosse, come dice, una persona ansiosa, una situazione del genere concorre ad alimentarla.
Cosa sta facendo per gestire e risolvere l'ansia che denuncia?
<io ovviamente ci tengo a questa persona ma lui è tipo da tutto o niente e tra queste due ipotesi io preferisco il niente, >

Se questa è davvero la sua decisione e ne è convinta, tenga presente che ogni rinforzo o risposta alimenta il comportamento dell'altro.
<Tremo all'idea di sentire suonare il campanello perchè, nello stato in cui sono ora, ho paura anche di affrontare una discussione con lui.> Sta mettendo l'accento su una difficoltà importante,il suo malessere, del quale sarebbe davvero opportuno prendersi cura per stare meglio con se stessi e gestire in modo funzionale i rapporti con gli altri.

Cordialità





Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie dott.ssa Rinella per la sua celere e preziosa risposta.
Provo a rispondere alle sue domande:
- vivo insieme ad un fratello disabile. Io e lui soli. Questa persona è stata presente in momenti importanti della mia vita e non posso dimenticarlo. Per anni è andato tutto bene. Lui aveva una famiglia, una moglie, 3 figli. Passavamo molto tempo insieme. Poi si sono separati e negli anni ho continuato il rapporto sia con lui (di più)che con lei. Poi si è fidanzato e continuava ogni tanto a venirmi a far visita. Due e tre volte al mese e sempre nei limiti di un affettuoso rapporto di amicizia.
Non c'è, nè c'è mai stato altro tra noi nessun interesse affettivo o sessuale. Ma mi legano a lui anni di amicizia, di condivisione di stessi interessi, di hobby comuni.
Ora è da solo, visto che anche il suo nuovo rapporto affettivo è naufragato. E' da allora che è diventato assillante nei miei confronti. Io penso che si senta solo, che a questa nuova situazione non si è ancora abituato. Penso che venga da me più per lui che per me. Ha bisogno di parlare, di sfogarsi, mi racconta i suoi problemi...io all'inizio di tutto ciò gli sono stata vicina, l'ho assecondato, l'ho ascoltato.
Mi sono accorta quasi subito che la cosa stava degenerando, che oramai era quasi padrone a casa mia, che restava ad oltranza anche se avevo ospiti, che metteva bocca nelle mie scelte personali quando erano diverse dalle sue. Ma non sono stata capace di arginare questa situazione.
Dottoressa cara, lei sa quanto può essere pesante una solitudine quando un handicap in casa ti limita gli spazi sociali e relazionali...forse è per questo che ho accettato tutto ciò.
Ma adesso non ce la faccio più. Lui mi sta rubando quei pochi spazi che mi sono ritagliata e non glielo permetto più.
Ho scritto per chiedere un consiglio sulle parole da usare, se si dovesse ripresentare, per non ferire, per non rompere del tutto con una persona alla quale sono affezionata.
Mi chiedeva della mia ansia. Mi sono curata, ho fatto anni di psicoterapia, ho preso farmaci. Oggi sono in grado di gestirla molto meglio che in passato ma so per certo che non riuscirò mai a vincerla del tutto: ho avuto una vita difficile e dolorosa che ha lasciato il segno nel mio essere.
La ringrazio Dottoressa per le sue parole e per un'altro eventuale intervento. Ho scritto di getto, forse non linearmente, perchè ho gente in casa, ma volevo ricambiare la sua cortesia inviandole una sollecita risposta.
Grazie di cuore
[#3]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Cara Signora,
è tutto molto più chiaro, comprendo bene le difficoltà nella convivenza e gestione di un familiare disabile e anche come negli anni l' amicizia in oggetto si sia consolidata per poi prendere una strada differente per via di fatti accaduti.
Sembra che il suo amico sia molto in difficoltà, tuttavia lei non ha doveri nei suoi confronti, comunque resta difficile mantenere e "salvare" un'amicizia in queste circostanze e con i comportamenti problematici che ha descritto, fortemente limitanti e prevaricatori nei suoi confronti. E' ben probabile che il suo amico necessiti di aiuti diversi e che abbia confuso tra la sua disponibilità e i dovuti confini da rispettare, sommerso da problemi che non riesce meglio a gestire o da altro che non sappiamo.
Anche se in questo caso può dispiacere allontanarsi, occorre avere ben chiari i propri personali bisogni ed esigenze che il suo amico sembra non riesca, in questo momento, nè a comprendere né a rispettare.
E' vero che una vita difficile lascia segni e cicatrici profonde, tuttavia si può comunque beneficiare di un apporto specialistico per recuperare un migliore benessere.

Auguri
[#4]
dopo
Utente
Utente
Sì dottoressa Rinella, è vero. E' difficile salvare questa amicizia anche perchè, conoscendo bene il soggetto, so per certo, che se o gli tendo un dito, lui si prenderà tutto il braccio. Come sempre.
E' vero, come mi ha scritto, che devo tutelare i miei bisogni personali e le mie esigenze, anche e soprattutto, per il rispetto che devo a me stessa.
Per quanto riguarda il suo invito a cercare un apporto specialistico, ci ho riflettuto molto nel recente passato ma purtroppo sono stata sfortunata in questo campo.
Mi ero affidata lo scorso anno ad una giovane e preparata psicologa che mi ha abbandonata proprio nel momento in cui avevo più bisogno del suo aiuto.
Per un motivo banale, un temporale estivo di brevissima durata, ha annullato l'appuntamento che aveva con me e che io avevo sollecitato, quasi in ginocchio, tanto avevo bisogno di quel contatto in quel preciso momento della mia vita.
L'ho vissuto come un abbandono, che era il tema su cui stavamo lavorando insieme...il discorso sarebbe molto lungo e non il caso di farlo in questa sede.
Ho provato anche con il Centro di Igiene mentale che è un "pasticchificio" e nient'altro. Nella città in cui vivo non ci sono molte altre possibilità e io, per le ragioni familiari che le ho esposto, non mi posso allontanare più di tanto.
La ringrazio di nuovo per il suo prezioso aiuto. Buona giornta
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