Mobbing cosa fare

Il Mobbing: soprusi psicologici sul luogo di lavoro

alessandro.raggi
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta

Il mobbing, inteso come una serie di violenze psicologiche ed angherie, protratte nel tempo sul luogo di lavoro, è un fenomeno sociale in costante crescita che porta a serie conseguenze sul piano psicofisico.

Cos'è il mobbing?

Il termine Mobbing (dall’inglese “to mob”, in italiano: assediare, circondare) venne introdotto nel 1971 dall’etologo Konrad Lorenz per rappresentare una tipologia di comportamenti osservabili nel mondo animale, tesi ad escludere un membro dal gruppo. Nel 1972 il medico svedese Heinemann utilizzò il termine Mobbing come sinonimo di Bullying (bullismo), in una ricerca sull’aggressione di singoli bambini da parte di gruppi di coetanei. Più recentemente (anni ’80) lo psicologo svedese Heinz Leymann, definì il mobbing nell’accezione attuale: “una comunicazione ostile, non etica, diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo individuo.”

Il vocabolario (Treccani) all’originaria definizione etologica del mobbing, aggiunge la seguente definizione: “Forma di molestia psicologica esercitata sul personale delle aziende, consistente nell’impedirgli di lavorare o nel porgli insopportabili costrizioni nello svolgimento del lavoro”.

Tipologie di mobbing

La letteratura (Maier E. - 2003 - Il mobbing come fenomeno psicosociale) individua e distingue differenti tipologie di mobbing, le principali sono:

  1. mobbing orizzontale: quando colleghi di pari livello, in gruppo e tacitamente in accordo tra loro, mettono in atto azioni vessatorie più o meno esplicite nei confronti del collega;
  2. mobbing verticale: quando le angherie e le vessazioni sono attuate da soggetti posti in una posizione gerarchicamente superiore a quella del soggetto interessato (capi, manager, datori di lavoro, imprenditori).

Aspetti medico-legali

Il mobbing è stato riconosciuto come malattia professionale dall’INAIL ed è indennizzabile ai sensi dell’art. 13. del D. Lgs 38/2000. Nel 2003 la Sovrintendenza Medica generale dell’INAIL ha definito i criteri per cui i disturbi psichici quindi possono essere considerati di origine professionale ed ha specificato che tali condizioni ricorrano esclusivamente in presenza di situazioni di incongruenza delle scelte in ambito organizzativo, situazioni definibili con l’espressione “costrittività organizzativa”.

Le situazioni di “costrittività organizzativa” più ricorrenti sono state precisate in un elenco che riveste valore orientativo per eventuali situazioni assimilabili (malattie psichiche e psicosomatiche derivanti da stress lavorativo). Nel rischio tutelato dall’INAIL può essere compreso anche il cosiddetto “mobbing strategico” specificamente ricollegabile a finalità lavorative.

ELENCO INAIL DELLE “COSTRITTIVITÀ ORGANIZZATIVE”

  • Marginalizzazione dalla attività lavorativa
  • Svuotamento delle mansioni
  • Mancata assegnazione dei compiti lavorativi, con inattività forzata
  • Mancata assegnazione degli strumenti di lavoro
  • Ripetuti trasferimenti ingiustificati
  • Prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto
  • Prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psico-fisici
  • Impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie
  • Inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l’ordinaria attività di lavoro
  • Esclusione reiterata del lavoratore rispetto ad iniziative formative, di riqualificazione e aggiornamento professionale
  • Esercizio esasperato ed eccessivo di forme di controllo.

L’iter diagnostico da seguire ai fini della trattazione medico-legale dei casi di Mobbing denunciati all’INAIL, prevede una serie di specifici passi che vanno dalla diagnosi alla valutazione del danno.

Lo psicologo è fondamentale per la ricostruzione dell’eventuale nesso causale, necessario per la tutela giuridica del “mobbizzato”, tra la situazione di disagio e l’esordio dei sintomi, cui deve essere collegata un’attenta anamnesi e diagnosi. Il mobbing, infatti, è riconosciuto come tale solo quando, a fronte di una condizione o situazione di continue e protratte angherie nel tempo, si manifestano in seguito i sintomi psicofisici.

Per approfondire:Il mobbing sulle persone LGTB

Conseguenze psicofisiche

Il mobbing ha il potenziale di causare o contribuire allo sviluppo di molti disturbi psicopatologici, psicosomatici e comportamentali e ciò è ampiamente sostenuto da pubblicazioni a livello internazionale (Einarsen et al, 2003). La depressione e il disturbo d’ansia sono le diagnosi formulate più comunemente, anche se sono frequenti altri inquadramenti diagnostici e precisamente il disturbo dell’adattamento (DA) e il disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS); infatti, queste ultime due sindromi rappresentano più tipicamente la risposta ad eventi esterni.

Va ripetuto che il mobbing non è uno stato, ma un meccanismo, che si sviluppa a seguito di una condizione esterna. In rapporto alla durata degli stimoli negativi e all’intensità della situazione di lavoro, si possono osservare disturbi clinici di entità sempre crescente che tendono ad assumere un andamento duraturo nel tempo sino a vere e proprie devastazioni della personalità, in alcuni casi riacutizzando anche patologie psicosomatiche e/o psichiche precedentemente manifestate dal soggetto. Le conseguenze del mobbing producono un effetto “circolo vizioso”, che causano ulteriori difficoltà di adattamento del soggetto alla situazione lavorativa, una drastica riduzione dell’autostima e la sensazione di incapacità nel gestire la realtà quotidiana.

È frequente che l’individuo si senta egli stesso in colpa per ciò che sta accadendo alla sua vita. La vita intera del soggetto, nei casi più gravi, si trova così ad essere compromessa, con separazioni, divorzi e un progressivo ritiro anche dalla sfera sociale.

I sintomi più frequenti, riconducibili ai disturbi psicosomatici, psicopatologici e comportamentali accennati sopra, sono i seguenti:

  • ALTERAZIONI DELL’EQUILIBRIO SOCIOEMOTIVO: Depressione, ansia, fobie, ossessioni, attacchi di panico, isolamento;
  • ALTERAZIONI DELL’EQUILIBRIO PSICOFISIOLOGICO: aggravamento di condizioni preesistenti, mal di testa, disturbi gastrointestinali, tachicardia, dermatiti, disturbi del sonno e della sessualità;
  • DISTURBI DEL COMPORTAMENTO: Abuso di alcool, fumo, farmaci e droghe, reazioni aggressive, passività, disturbi del comportamento alimentare (con rilevante perdita o aumento di peso).

Per approfondire:Cresce lo stress da lavoro con disturbi alimentari

Terapia e trattamento

La terapia del mobbing è un tema molto delicato e complesso. I disturbi, infatti, non possono essere semplicemente trattati in chiave sintomatica, essendo legati a una condizione stressante concomitante. Il "mobbizzato" va considerato non solo come paziente che presenta una sintomatologia, ma come persona in notevole difficoltà per il cui aiuto concreto è necessario attivare ipotesi di risoluzione che prendano in considerazione tutti gli aspetti del problema.

Affrontare il mobbing significa dunque rivolgersi a professionisti in grado di gestire in modo multidisciplinare tutti gli aspetti legati alla questione: psicologici, medici, legali.

Lo psicologo e/o lo psicoterapeuta oltre a svolgere un ruolo indispensabile in tutti gli aspetti diagnostico anamnestici del mobbing, sono essenziali nel trattamento delle conseguenze del mobbing e delle eventuali sindromi a esso correlate.

A chi rivolgersi in caso di Mobbing

Nei casi in cui si sospettano patologie legate allo stress da mobbing, va sempre informato il proprio medico curante.

Gli psicologi e gli psicoterapeuti inoltre sono utili per il trattamento delle conseguenze del mobbing, come già accennato e anche perché possono produrre certificati validi per provare il nesso causale tra comportamenti di mobbing aziendale e malessere psicologico del lavoratore vittima.

L'INAIL e le ASL regionali hanno aperto dei centri di ascolto, dove poter ottenere una valutazione clinica dello stato di salute e della condizione occupazionale.

Ovviamente tra i professionisti da consultare non devono mancare gli avvocati (specializzati in lavoro), in alternativa, i maggiori sindacati nazionali hanno attivato per ogni sede regionale degli specifici sportelli antimobbing, ai quali rivolgersi per informazioni sulla prevenzione e sulla gestione di controversie derivati da situazioni di mobbing.

Per approfondire:I rischi dello stress da lavoro

Data pubblicazione: 23 febbraio 2012

Autore

alessandro.raggi
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 1997 presso La Sapienza - Roma.
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Campania tesserino n° 5670.

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