Visione notturna: tra mito e realtà
In questo giorni è uscita la notizia sul web e sui giornali che alcuni ricercatori definiti biohacker sarebbero riusciti ad amplificare la propria visione in condizione di scarsa illuminazione o al buio.
La capacità di vedere di notte sarebbe stata ottenuta con un derivato della clorofilla, il Ce6. Dico sarebbe in quanto la notizia e' rimbalzata nella rete e come spesso succede potrebbe essere una "bufala".
Il razionale consiste nel fatto che la sostanza si comporterebbe come un pigmento visivo che una volta istillato nell'occhio e assorbito andrebbe a legarsi ai fotorecettori amplificando enormemente il ciclo visivo e consentendo di vedere al buio.
Si tratta sicuramente di un argomento affascinante e non privo di implicazioni non solo mediche ma anche sociali. Non sappiamo se ci troviamo di fronte a una vera e propria sperimentazione su un soggetto umano volontario tuttavia qualche studio su animali da esperimento in passato è stato condotto.
Attenzione però ai facili entusiasmi. Sostanze simili potrebbero determinare la formazione di una enorme quantità di prodotti dell'ossidazione che sappiamo essere tossici e giocare un ruolo importante nella patogenesi delle degenerazione maculare legata all'età. Sarebbe interessante monitorare la macula di questo biohacker perchè probabilmente corre il rischio di essere colpito dalla maculopatia legata all'età molto precocemente.