Disturbo di panico.

Il disturbo di panico

francescosaverioruggiero
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista

Il disturbo di panico è un disturbo invalidante che può dare sintomi peggiori di un disturbo d'ansia generalizzato. Si presenta con episodi ricorrenti di attacchi di panico con sintomi somatici associati.

Quali sono i sintomi del disturbo di panico?

I sintomi associati al panico sono spesso:

  • sudorazione,
  • tremori,
  • palpitazioni,
  • senso di soffocamento,
  • vertigini,
  • paura di morire.

Inoltre, sono spesso seguiti dalla preoccupazione persistente che essi possano ripetersi, con un meccanismo di ansia anticipatoria, e portano a cambiamenti significativi del comportamento in modo disadattivo come, ad esempio, fenomeni di evitamento per cercare di evitare il presentarsi di nuovi attacchi.

A volte il disturbo è associato a sintomi di agorafobia, quindi con l'evitamento di situazioni che inducono la paura di resta intrappolati in situazioni in cui si immagina che la fuga sia difficile.

La presenza di agorafobia può essere associata ad un maggiore rischio di presentazione di depressione maggiore.

Come curare il disturbo di panico?

È stata effettutata una revisione sistematica ed una meta analisi di diversi studi riguardanti il disturbo di panico, con e senza agorafobia, dall'Università di Bangkok che, oltre a valutare i risultati terapeutici sul disturbo, ha posto in risalto i diversi trattamenti farmacologici evidenziando le differenze tra i singoli farmaci e l'efficacia degli stessi.

Le benzodiazepine, sebbene forniscano sollievo immediato, hanno dato risultati contrastanti a causa della buona risposta terapeutica associata ad elevato rischio di eventi avversi ed allo sviluppo di dipendenza. Per questi motivi l'utilizzo delle benzodiazepine deve essere limitato nel tempo ed il paziente deve ricevere una corretta informazione sui rischi di utilizzo prolungato.

Le terapie prevedevano anche l'utilizzo di SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors – Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina) da soli o in associazione a beta-bloccanti o SNRI, triciclici o IMAO.

Tra tutti i farmaci studiati, sertralina e citalopram hanno dimostrato una maggiore efficacia terapeutica ed un basso tasso di eventi avversi.

La psicoterapia può rafforzare gli effetti farmacologici.

Bibliografia:

  • Chawla N, Anothaisintawee T, Charoenrungrueangchai K, Thaipisuttikul P, McKay G J, Attia J et al. Drug treatment for panic disorder with or without agoraphobia: systematic review and network meta-analysis of randomised controlled trials BMJ 2022;376:e066084
Data pubblicazione: 26 dicembre 2022

1 commenti

#1
Foto profilo Dr. Vito Di Cosmo
Dr. Vito Di Cosmo

Tra i sintomi più frequenti dell'ansia e dell'attacco di panico, vi è sicuramente la dispnea: respiro corto, sensazione di compressione sul torace ed infine senso di soffocamento.

Spesso, Troppo spesso, con tali sintomi ci si presenta in pronto soccorso o dal MMG convinti di essere affetti da una crisi asmatica. Troppo spesso anche in Pronto Soccorso non si è dotati di uno spirometro; troppo spesso manca il tempo per effettuare una spirometria ed a volte mancano le competenze.

Per brevità e sicurezza si effettua una terapia cortisonica endovena o a volte si somministrano spray anti asmatici. Per effetto placebo il paziente si rilassa e i polmoniti svuotano e iniziano a respirare normalmente. Da quel momento ci si convince di essere asmatici, ci si procura una terapia anti asmatica che si utilizza solo al bisogno, beneficiando sempre dell'effetto placebo.

Da pneumologo mi è capitato molto spesso di visitare soggetti convinti di essere asmatici e non lo sono affatto.

Quando, dopo una serie di esami, lo si dimostra (spiegando anche perché si avverte la sensazione dispnioca in caso di ansia) mi trovo davanti a due reazioni tipiche: chi ne è sollevato e contento di non essere asmatico e chi, invece, ne è fortemente turbato. In questo caso è evidente che si è andati a scoprire un problema d'ansia cosí importante, che il paziente preferisce sentirsi asmatico piuttosto che cercare di capire l'origine delle sue ansie, come se quest'ultimo percorso sia più "doloroso" da affrontare.

Dopo aver spiegato perché si avverte dispnea in caso di ansia (tensione nervosa che attiva la tensione muscolare di tutti i muscoli corporei, compresi i muscoli inspiratori che, non rilassandosi, non permettono il normale svuotamento polmonare. Questi rimangono semipieni e le inspirazioni successive sono sempre più corte), invito tali pazienti ad affrontare un percorso psicoterapeutico, rivolgendosi allo specialista adeguato.

In alcuni casi mi è però capitato di dubitare se è questo il percorso più giusto o lasciarli credere di essere asmatici e di doversi "solo" curare con un antiasmatico topico.

Anni fa, in una situazione del genere, quando ho saputo che un paziente convinto di essere asmatico aveva perso un figlio, non me la sono sentita di convincerlo di non essere asmatico è di sospendere tale terapia.

Insomma, come sempre sostengo, e necessario che no no omologo abbia sempre un collega psicologo di riferimento perché spesso bisogna collaborare.

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