Intervento di bypass coronarico seguito da decesso

Buongiorno, vi scrivo in merito a mio marito il quale è stato operato per duplice bypass coronarico nel mese di agosto con conseguente decesso.
I suoi sintomi erano forte gonfiore alle caviglie, fino alle ginocchia, ipertensione sui 180 con 110, problemi di natura epatica e lieve insufficienza renale, dispnea con confermato versamento pleurico e cardiomegalia ai raggi X.
Ci tengo a precisare che mio marito si è recato in ospedale da solo in macchina e con le sue
gambe pensando di avere più che altro un'infezione, non era affatto in condizioni critiche.
La troponia era a 300 e il BNP a 460, gli è stata quindi prescritta una coronarografia che riportava quanto segue:

Coronarografia:
Tronco Comune: stenosi ai limiti del critico (50%) ostiale e al corpo
Ramo Iva: stenosi calcifiche severe (80%) multiple al'ostio e tratto prossimale, coinvolgenti anche la biforcazione con secondo ramo diagonale di discreto calibro, stenosi moderata (50%) al tratto medio-distale

Ramo Cx: ateromasia moderata diffusa

Aortografia
Aorta bulbare lievemente ectasica (37mm).
Piano valvolare aortico apparentemente tricuspite, insufficienza aortica di grado lieve.

Ventricolografia
FE% 42
VTD(ml): 164
VTS(ml): 84
VTD/BSA (ml/mq): 88.2
VTS/BSA (ml/mq): 45.2
Ventricolo sinistro moderatamente dilatato, con moderata depressione della funzione diastolica

globale per ipocinesia diffura di parete maggiore a livello inferiore.
Valvola mitralica con lieve rigurgito.

Gli è stato quindi proposto un'intervento di duplice bypass coronarico che si è svolto 10 giorni dopo.
Dopo l'intervento purtroppo lo svezzamento dagli inotropi è stato impossibile poichè la pressione si manteneva molto bassa, i suoi valori pressori sotto dopamina, adrenalina e noradrenalina erano i seguenti: 70/40, max 90/60.
Purtroppo nonostante la terapia e l'intervento chirurgico l'edema polmonare è andato aumentanto ogni giorno, dieci giorni dopo mio marito ha avuto un infarto massivo del ventricolo sinistro complicato da una fibrillazione ventricolare e seguente shock cardiogeno (troponina 177.000), il tutto nel reparto di terapia intensiva dal quale non era mai uscito, tutto ciò ha portato ad una disfunzione multiorgano e decesso nell'arco di due giorni.
Lo shock da me subìto mi ha portato a richiedere l'autopsia che non so quì a descrivere nei minimi particolari, gli organi erano tutti in necrosi, cuore incluso, la diagnosi riportata è la seguente:"Bypass coronarici pervi, decesso per quadro di scompenso cardiaco".

Mi chiedo se mio marito fosse già ad uno stadio molto avanzato della malattia per il quale nè la terapia nè la chirurgia siano riuscite a migliorarne la prognosi.
Non essendo stata informata della gravità del caso ovviamente tutto questo per la mia mente è difficile da comprendere e da sopportare, per questo mi rivolgo a voi.

Grazie infinite.
[#1]
Dr. Giuseppe Iaci Cardiochirurgo 922 51 2
Il quadro clinico preoperatorio era molto serio.
Scompenso cardiaco, riduzione della funzione ventricolare, malattia coronarica avanzata.

La scelta chirurgica era probabilmente l'unica percorribile.
L'intervento è stato effettuato e sembrerebbe in modo corretto e tutto quello che successivamente è accaduto può rientrare nelle complicanze postoperatorie di questa tipologia di pazienti.

Uno sfortumato e difficilmente prevedibile episodio aritmico di fibrillazione ventricolare puo' aver alterato un labile equilibrio che si era instaurato.

Mi dispiace per quanto accaduto ma nella nostra pratica clinica sono storie tristi, difficili da accettare e far comprendere ma già accadute.

GI

Per visite Ospedale San Raffaele:

[#2]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Mille grazie per la sua risposta.
Quello che più mi preme sapere è se è vero quello che ci avevano detto e cioè che, essendo già allo scompenso congstizio, mio marito senza quell'intervento sarebbe vissuto molto poco, andando incontro in brevissimo tempo ad un infarto massivo. E' stato considerato un intervento salvavita e questo lo prova il fatto che lo hanno operato immediatamente saltando liste d'attesa lunghe 6 mesi.
L'autopsia riporta :"Infarto acuto circonferenziale postero settale", i sintomi di mio marito la mattina del crollo sono stati difficoltà respiratoria, sudorazione, ansia e confusione mentale con sottoslivellamento dell'onda st, un'ora e mezza dopo la fibrillazione ventricolare con il conseguente shock cardiogeno che lo ha portato ad una disfunzione multiorgano.
Mi chiedo se, nonostante la terapia e l'intervento, quell'infarto a cui era destinato sia sopraggiunto ugualemente. Devo purtroppo anche ammettere che mio marito era scarsamente collaborativo alla terapia medica, addirittura anche dopo l'intervento rifiutava i farmaci per via orale che sono stati di conseguenza messi in vena ma ovviamente non tutti. Purtroppo lui aveva smesso di sua iniziativa la terapia antipertensiva da oltre un anno, questo può aver influito sul tutto???
Le chiedo solo una risposta a quest'ultimo quesito, dopo di che purtroppo non mi resta altro da fare che andare avanti con la mia vita.
Grazie Dottore
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