Fibromialgia e invalidità civile

Gentili Dottori,
da una decina d'anni soffro di fibromialgia come da referto reumatologico e depressione, che non so se vi sia un collegamento reciproco. il risultato è che è molto difficile conviverci anche nel mondo del lavoro perchè gli ultimi 3 lavori sono stati un fiasco...la questione è che all'atto dell'accettare il lavoro di buona lena ci provo ma la malattia mi porta a non essere efficiente.
quello che chiedo è non avere "la pensione" ma un riconoscimento legale magari anche un 46% che mi permetta legalmente di giustificare il fatto che io non riesca a fare quel lavoro, facendo tra l'altro parte delle categorie protette per mia madre, perchè a forza di licenziarmi od essere licenziato rischio di perdere punti nella classifica delle chiamate lavorative o come ho sentito dire di essere pesantemente penalizzato.
chiedo, c'è possibilità sulla base delle vostre esperienze ottenerla in modo da potermi "difendere" a fronte di possibili licenziamenti? sono conscio che in Italia ci sono state ben poche esperienze legali, ottenimenti, in materia, ma vorrei chiedervi se secondo voi valga la pena tentare. grazie
[#1]
Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.7k 227 26
Spett.le Utente,

"un 46% che mi permetta legalmente di giustificare il fatto che io non riesca a fare quel lavoro".

Quindi, se non ho capito male il Suo quesito, una persona invalida dovrebbe essere assunta per fare un lavoro, non essere in grado di farlo, e percepire comunque la retribuzione, essendo giustificata per il fatto di essere invalida.
Non mi pare che l'invalidità civile preveda tale fattispecie.

Concordo con il principio che le persone con disabilità devono comunque essere agevolate nella ricerca di un lavoro, tuttavia ritengo che l'attività lavorativa che essi svolgeranno deve essere CONFACENTE allo stato di salute, mentre devono essere evitati i lavori USURANTI, cioè quelli che hanno un effetto dannoso o peggiorativo.
Resta il fatto che il lavoro, per ottenere una retribuzione, deve essere svolto in maniera proficua, con le garanzie contrattuali previste dalle attuali normative.

Distinti Saluti.

Nicola Mascotti,M.D.

[Si prega di non richiedere valutazioni o stime del grado di invalidità]

[#2]
dopo
Utente
Utente
gentile dottore assolutamente no.
a prescindere quando si viene chiamati dal collocamento speciale ti dicono di firmare e quindi di accettare se interessato. ora, io a prescindere a meno che non si tratti di lavori pesanti, non posso sapere se reggerò a farlo... quando al collocamento speciale si accetta, si firma e poi si va via dal lavoro senza una "giusta causa" dopo un paio di volte si viene declassati tipo se sei decimo passi 20 e cosi via. il motivo per cui vorrei se possibile anche il minimo, non in termini di soldi, una certificazione che possa essere esposta come "giusta causa" e mi permetta di giustificarmi e non perdere la possibilità delle liste speciali, visto che con questa patologia, mi creda è molto difficile conviverci....e trovare un lavoro come una persona senza patologia alcuna.
secondo lei è fattibile? grazie
[#3]
Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.7k 227 26
Spett.le Utente,

la Legge 68/99 all'art.2 (Collocamento mirato) prevede:
"Per collocamento mirato dei disabili si intende quella serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione."

Ne consegue che l'inserimento del lavoratore con disabilità deve avvenire "nel posto adatto" (=lavoro confacente), ed a tal fine le Commissioni di invalidità elaborano una certificazione che descrive le cosiddette "capacità residue al lavoro", che dovrebbero contemplare quelle capacità che il lavoratore disabile è in grado di svolgere senza ulteriore nocumento per la propria salute.

Questo è quanto vige secondo la normativa per il collocamento mirato; non è invece prevista la fattispecie da Lei ipotizzata (certificazione giustificativa della cessazione del lavoro), per cui allo stato attuale e per quanto è a mia conoscenza tale prassi non dovrebbe essere attuabile.

Ancora Distinti Saluti.
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