Spondilodiscite post intervento ernia del disco
Egregio Dottore,
sono una ragazza di 21 anni di Roma e vorrei cortesemente sottoporLe il mio caso che mi sta angosciando da diversi mesi.
A fine maggio 2008 sono stata sottoposta ad intervento chirurgico per l'asportazione di una voluminosa ernia discale in L5 S1 presso un importante ospedale di Roma.Premetto che tale ernia fu espulsa improvvisamente a seguito della rottura del disco e che tale fatto mi comportò un periodo di attesa di quasi 1 mese prima dell'intervento chirurgico, durante il quale mi ritrovai ad essere completamente immobilizzata a letto, a causa dei fortissimi dolori alla gamba sx, resistenti a qualsiasi tipo di terapia antidolorifica.
Dopo l'intervento chirurgico (tecnicamente andato bene) e un periodo di degenza di 5 giorni, sono stata dimessa coll'indicazione di una convalescenza di 30 gg e relativa prescrizione di riposo assoluto e assunzione di orudis 50 cp mattina e sera per 8 gg.
Durante il mese di convalescenza, la sensibilità alla gamba sx non è assolutamente tornata e il neurochirurgo che mi ha operata, da me contattato, mi ha costantemente rassicurata che tutto ciò era assolutamente normale. Esattamente a 1 mese di distanza dall'intervento, come prescrittomi, sono tornata a visita di controllo dal neurochirurgo, portando come richiestomi, una lastra RX lombosacrale. Questi, visitatami e vista la RX ha confermato che tutto stava procedendo per il meglio e che da quel momento in poi avrei potuto riprendere in pieno la mia vita normale, precrivendomi nuoto a dorso per 40 min. x 2 volte la settimana e un Visat dietologico per eliminare qualche chilo di troppo accumulatosi nel frattempo. In quell’occasione ho fatto espressamente presente che in realtà non mi sentivo ancora in piena forma, soprattutto a causa del problema ancora persistente della scarsa sensibilità alla gamba sx e di un nuovo problema sopraggiunto: da alcuni giorni accusavo un fastidioso dolore lombare al momento di alzarmi dal letto. Il medico mi disse che per quanto atteneva al primo problema i tempi di recupero della sensibilità potevano variare da soggetto a soggetto, mentre per quanto riferito al secondo problema, ciò era normale e che gran parte delle persone operate di ernia discale, in media lamentano lo stesso disturbo, a causa dalla stasi notturna e dall'attrito tra i due dischi. Tale problema, da lui denominato "dolore di avviamento" era pertanto soltanto uno stato momentaneo, che si sarebbe risolto semplicemente con i primi movimenti mattutini e soprattutto coll'aiuto del nuoto.
In tal senso, quando ormai eravamo già giunti alla seconda decade di luglio, decisi di intensificare la mia attività di nuoto, con una lezione in più la settimana. Purtroppo tuttavia, ebbi scarsamente modo di praticare il mio nuovo programma di nuoto, poiché nel frattempo il dolore mattutino si fece sempre più intenso e progressivamente cominciò anche nel corso della giornata con fitte improvvise e intensi spasmi lombari. Nella seconda metà del mese di luglio mi sono trovata costretta più volte a chiamare al telefono il neurochirurgo per riferirgli i problemi sempre più persistenti alla schiena, con risposte molto rassicuranti e cioè che tutto rientrava nei normali parametri di ripresa, mentre soltanto in una diqueste occasioni (verso la fine di luglio) mi prescrisse orudis 50 cp + muscoril cp 4mg mattina e sera per 8 gg.
Il giorno 4 agosto al risveglio, ho accusato un dolore fortissimo nella zona lombosacrale che non accennava a migliorare neanche con la deambulazione. Ho tentato invano di mettermi immediatamente in contatto con il medico, ma essendo egli ormai in ferie, mi sono trovata costretta a praticare una puntura di voltaren + muscoril con scarsissimo risultato. Sono restata immobile a letto ma con la netta sensazione di peggiorare sempre di più e addirittura di star peggio sdraiata piuttosto che in piedi. Giunta la sera, prima di dormire mi sono praticata di nuovo un voltaren + muscoril e mi sono messa a letto. Il dolore è diventato sempre più forte e con difficoltà sono riuscita ad addormentarmi. Verso le 3 di notte (5/8) uno spasmo violentissimo alla schiena mi ha svegliata. E' stata come una fortissima contrazione che mi ha letteralmente bloccata, a causa del fortissimo dolore, anche le gambe. A fatica mi sono fatta aiutare ad alzarmi, ma il dolore diventava man mano sempre più violento. Il mio compagno ha deciso di chiamare un taxi e di accompagnarmi all'ospedale più vicino. Giunta al pronto soccorso e spiegata tutta la storia (corredata da tutta la documentazione medico sanitaria), mi è stata praticata immediatamente una flebo di Toradol + Urbason e sono stata sottoposta a diversi accertamenti diagnostici: RX lombo sacrale, prelievi ematici, visita neurologica. Al mattino sono stata visitata dal neurochirurgo il quale dinanzi al risultato degli esami, ha affermato che poteva trattarsi di una forma di artrite discale (anche se non era del tutto convinto). Tuttavia a causa della presenza di valori non nella norma della Proteina C Reattiva e dei globuli bianchi, decisero di tenermi in osservazione per 24h. Nel frattempo ho cominciato ad avvertire freddo con brividi e tremore, mi viene constatata una temperatura di 39,5 gradi e pertanto si decide per il ricovero. Ricoverata da 3/4 gg, (nel frattempo mi sono state praticate flebo di cortisone e antibiotico), i medici hanno deciso di sottopormi a RM con e senza mezzo di contrasto che non ha evidenziato nulla di particolare se non la presenza di un addensamento disomogeneo precisamente nella zona dell'intervento chirurgico. I medici intanto, sospettando una spondilodiscite, hanno deciso di sospendere tutte le terapie, tentando di resettare la situazione per tentare di riportarmi allo stato iniziale della malattia. Nel frattempo tuttavia, pur essendo sempre più forti e atroci gli episodi dolorosi, la febbre era scomparsa e gli stessi medici sembravano sempre più disorientati, al punto tale che continuavano a consigliarmi di provare a chiedere di essere ricoverata nell'ospedale dove avevo subito l'intervento di ernia discale, in quanto maggiormente a conoscenza della mia storia e a parer loro, in possesso di strumentazioni diagnostiche più adeguate. Il giorno 13/8 quindi, sono stata trasferita in ambulanza nell'ospedale originario e al mio arrivo, mi sono stati praticati immediatamente alcuni esami ematici e flebo di Ciproxin 500 + Urbason 4mg oltre a Toradol con frequenza di una flebo ogni 4/5 ore vista la forte intensità dei dolori. Tale terapia mi è stata praticata per circa 12/13 gg finché il medico neurochirurgo che mi ha operata, ha deciso di interromperla al fine di sottopormi a Scintigrafia ossea con gallio 67, RM con e senza mezzo di contrasto, test anti tubercolina (risultato negativo) e 9 emocolture giornaliere per 3 gg consecutivi (tutte risultate negative).
La Scintigrafia ossea ha evidenziato estesa infezione nella zona vertebrale L5 S1, tutto ciò confermato dalla RM.
Dal giorno 27/8 mi è stata praticata la seguente terapia antibiotica via endovena: Merrem 1g (1 ogni 12 h) + Vancocina 500 (1 ogni 8 h).
Inoltre ho iniziato la seguente terapia del dolore con buoni risultati: al mattino Lexotan 10 gocce + Lyrica 75 + Muscoril cp 4 mg. La sera: Lexotan 10 gocce + Lyrica 75 + Jurnista 8 mg + Nexium 40 mg.
Tengo a precisare che dal 5/8 sono tuttora immobilizzata a letto sempre nella posizione supina, non riuscendomi a girare sui fianchi se non coll’aiuto degli infermieri per le pulizie giornaliere e che soltanto in questi giorni mi è stato detto che mi dovrebbe essere ordinato un bustino rigido su misura per la mobilitazione.
La mia grande perplessità nasce dal fatto che oggi il medico mi ha paventato la possibilità di effettuare un prelievo colturale diretto in vertebra, sempre nella speranza di individuare i germi responsabili. Ciò mi fa sorgere il dubbio che non si sentano sicuri della terapia antibiotica somministrata, pur non avendo più avuto alcuna linea di febbre.
Inoltre, per pura informazione, mi è stato comunicato che a fine mese dovrò ripetere la scintigrafia ossea con gallio 67 + RM (le precedenti sono state effettuate il 25/8). C’è qualche rischio?
Mi scuso molto se sono stata troppo lunga nel raccontare le mie vicissitudini, ma non volevo tralasciare alcun particolare per paura che fosse importante. Spero vorrete comprendere la mia grande inquietudine, visto che mi è stato pronosticato almeno un altro mese di ospedale e circa 3 o 4 mesi di terapie antibiotiche + riposo assoluto + bustino rigido. Sono una ragazza di appena 21 anni e ho iniziato a lavorare in un settore che adoro, da appena 1 anno e mezzo.
Ringrazio sentitamente e invio cordiali saluti.
sono una ragazza di 21 anni di Roma e vorrei cortesemente sottoporLe il mio caso che mi sta angosciando da diversi mesi.
A fine maggio 2008 sono stata sottoposta ad intervento chirurgico per l'asportazione di una voluminosa ernia discale in L5 S1 presso un importante ospedale di Roma.Premetto che tale ernia fu espulsa improvvisamente a seguito della rottura del disco e che tale fatto mi comportò un periodo di attesa di quasi 1 mese prima dell'intervento chirurgico, durante il quale mi ritrovai ad essere completamente immobilizzata a letto, a causa dei fortissimi dolori alla gamba sx, resistenti a qualsiasi tipo di terapia antidolorifica.
Dopo l'intervento chirurgico (tecnicamente andato bene) e un periodo di degenza di 5 giorni, sono stata dimessa coll'indicazione di una convalescenza di 30 gg e relativa prescrizione di riposo assoluto e assunzione di orudis 50 cp mattina e sera per 8 gg.
Durante il mese di convalescenza, la sensibilità alla gamba sx non è assolutamente tornata e il neurochirurgo che mi ha operata, da me contattato, mi ha costantemente rassicurata che tutto ciò era assolutamente normale. Esattamente a 1 mese di distanza dall'intervento, come prescrittomi, sono tornata a visita di controllo dal neurochirurgo, portando come richiestomi, una lastra RX lombosacrale. Questi, visitatami e vista la RX ha confermato che tutto stava procedendo per il meglio e che da quel momento in poi avrei potuto riprendere in pieno la mia vita normale, precrivendomi nuoto a dorso per 40 min. x 2 volte la settimana e un Visat dietologico per eliminare qualche chilo di troppo accumulatosi nel frattempo. In quell’occasione ho fatto espressamente presente che in realtà non mi sentivo ancora in piena forma, soprattutto a causa del problema ancora persistente della scarsa sensibilità alla gamba sx e di un nuovo problema sopraggiunto: da alcuni giorni accusavo un fastidioso dolore lombare al momento di alzarmi dal letto. Il medico mi disse che per quanto atteneva al primo problema i tempi di recupero della sensibilità potevano variare da soggetto a soggetto, mentre per quanto riferito al secondo problema, ciò era normale e che gran parte delle persone operate di ernia discale, in media lamentano lo stesso disturbo, a causa dalla stasi notturna e dall'attrito tra i due dischi. Tale problema, da lui denominato "dolore di avviamento" era pertanto soltanto uno stato momentaneo, che si sarebbe risolto semplicemente con i primi movimenti mattutini e soprattutto coll'aiuto del nuoto.
In tal senso, quando ormai eravamo già giunti alla seconda decade di luglio, decisi di intensificare la mia attività di nuoto, con una lezione in più la settimana. Purtroppo tuttavia, ebbi scarsamente modo di praticare il mio nuovo programma di nuoto, poiché nel frattempo il dolore mattutino si fece sempre più intenso e progressivamente cominciò anche nel corso della giornata con fitte improvvise e intensi spasmi lombari. Nella seconda metà del mese di luglio mi sono trovata costretta più volte a chiamare al telefono il neurochirurgo per riferirgli i problemi sempre più persistenti alla schiena, con risposte molto rassicuranti e cioè che tutto rientrava nei normali parametri di ripresa, mentre soltanto in una diqueste occasioni (verso la fine di luglio) mi prescrisse orudis 50 cp + muscoril cp 4mg mattina e sera per 8 gg.
Il giorno 4 agosto al risveglio, ho accusato un dolore fortissimo nella zona lombosacrale che non accennava a migliorare neanche con la deambulazione. Ho tentato invano di mettermi immediatamente in contatto con il medico, ma essendo egli ormai in ferie, mi sono trovata costretta a praticare una puntura di voltaren + muscoril con scarsissimo risultato. Sono restata immobile a letto ma con la netta sensazione di peggiorare sempre di più e addirittura di star peggio sdraiata piuttosto che in piedi. Giunta la sera, prima di dormire mi sono praticata di nuovo un voltaren + muscoril e mi sono messa a letto. Il dolore è diventato sempre più forte e con difficoltà sono riuscita ad addormentarmi. Verso le 3 di notte (5/8) uno spasmo violentissimo alla schiena mi ha svegliata. E' stata come una fortissima contrazione che mi ha letteralmente bloccata, a causa del fortissimo dolore, anche le gambe. A fatica mi sono fatta aiutare ad alzarmi, ma il dolore diventava man mano sempre più violento. Il mio compagno ha deciso di chiamare un taxi e di accompagnarmi all'ospedale più vicino. Giunta al pronto soccorso e spiegata tutta la storia (corredata da tutta la documentazione medico sanitaria), mi è stata praticata immediatamente una flebo di Toradol + Urbason e sono stata sottoposta a diversi accertamenti diagnostici: RX lombo sacrale, prelievi ematici, visita neurologica. Al mattino sono stata visitata dal neurochirurgo il quale dinanzi al risultato degli esami, ha affermato che poteva trattarsi di una forma di artrite discale (anche se non era del tutto convinto). Tuttavia a causa della presenza di valori non nella norma della Proteina C Reattiva e dei globuli bianchi, decisero di tenermi in osservazione per 24h. Nel frattempo ho cominciato ad avvertire freddo con brividi e tremore, mi viene constatata una temperatura di 39,5 gradi e pertanto si decide per il ricovero. Ricoverata da 3/4 gg, (nel frattempo mi sono state praticate flebo di cortisone e antibiotico), i medici hanno deciso di sottopormi a RM con e senza mezzo di contrasto che non ha evidenziato nulla di particolare se non la presenza di un addensamento disomogeneo precisamente nella zona dell'intervento chirurgico. I medici intanto, sospettando una spondilodiscite, hanno deciso di sospendere tutte le terapie, tentando di resettare la situazione per tentare di riportarmi allo stato iniziale della malattia. Nel frattempo tuttavia, pur essendo sempre più forti e atroci gli episodi dolorosi, la febbre era scomparsa e gli stessi medici sembravano sempre più disorientati, al punto tale che continuavano a consigliarmi di provare a chiedere di essere ricoverata nell'ospedale dove avevo subito l'intervento di ernia discale, in quanto maggiormente a conoscenza della mia storia e a parer loro, in possesso di strumentazioni diagnostiche più adeguate. Il giorno 13/8 quindi, sono stata trasferita in ambulanza nell'ospedale originario e al mio arrivo, mi sono stati praticati immediatamente alcuni esami ematici e flebo di Ciproxin 500 + Urbason 4mg oltre a Toradol con frequenza di una flebo ogni 4/5 ore vista la forte intensità dei dolori. Tale terapia mi è stata praticata per circa 12/13 gg finché il medico neurochirurgo che mi ha operata, ha deciso di interromperla al fine di sottopormi a Scintigrafia ossea con gallio 67, RM con e senza mezzo di contrasto, test anti tubercolina (risultato negativo) e 9 emocolture giornaliere per 3 gg consecutivi (tutte risultate negative).
La Scintigrafia ossea ha evidenziato estesa infezione nella zona vertebrale L5 S1, tutto ciò confermato dalla RM.
Dal giorno 27/8 mi è stata praticata la seguente terapia antibiotica via endovena: Merrem 1g (1 ogni 12 h) + Vancocina 500 (1 ogni 8 h).
Inoltre ho iniziato la seguente terapia del dolore con buoni risultati: al mattino Lexotan 10 gocce + Lyrica 75 + Muscoril cp 4 mg. La sera: Lexotan 10 gocce + Lyrica 75 + Jurnista 8 mg + Nexium 40 mg.
Tengo a precisare che dal 5/8 sono tuttora immobilizzata a letto sempre nella posizione supina, non riuscendomi a girare sui fianchi se non coll’aiuto degli infermieri per le pulizie giornaliere e che soltanto in questi giorni mi è stato detto che mi dovrebbe essere ordinato un bustino rigido su misura per la mobilitazione.
La mia grande perplessità nasce dal fatto che oggi il medico mi ha paventato la possibilità di effettuare un prelievo colturale diretto in vertebra, sempre nella speranza di individuare i germi responsabili. Ciò mi fa sorgere il dubbio che non si sentano sicuri della terapia antibiotica somministrata, pur non avendo più avuto alcuna linea di febbre.
Inoltre, per pura informazione, mi è stato comunicato che a fine mese dovrò ripetere la scintigrafia ossea con gallio 67 + RM (le precedenti sono state effettuate il 25/8). C’è qualche rischio?
Mi scuso molto se sono stata troppo lunga nel raccontare le mie vicissitudini, ma non volevo tralasciare alcun particolare per paura che fosse importante. Spero vorrete comprendere la mia grande inquietudine, visto che mi è stato pronosticato almeno un altro mese di ospedale e circa 3 o 4 mesi di terapie antibiotiche + riposo assoluto + bustino rigido. Sono una ragazza di appena 21 anni e ho iniziato a lavorare in un settore che adoro, da appena 1 anno e mezzo.
Ringrazio sentitamente e invio cordiali saluti.
[#1]
Gentile signorina,
dalla minuziosa descrizione del Suo iter clinico, credo che non ci siano dubbi sulla diagnosi di spondilodiscite.
Purtroppo è una evenienza,seppur rara, che si può verificare dopo interventi chirurgici in quella sede o sedi anatomiche limitrofe, a meno di non sospettare una infezione, diciamo, già presente prima dell'intervento e clinicamente misconosciuta.
Si affidi con fiducia ai colleghi che La stanno curando e se ritengono di dover effettuare una biopsia evidentemente intendono scoprire se la causa dell'infezione sia un particolare germe da combattere definitivamente con un antibiotico specifico ovvero con la cosiddetta terapia mirata.
La posizione obbligata a letto è indispensabile per la guarigione.
Ci faccia sapere
Cordialità ed auguri
dalla minuziosa descrizione del Suo iter clinico, credo che non ci siano dubbi sulla diagnosi di spondilodiscite.
Purtroppo è una evenienza,seppur rara, che si può verificare dopo interventi chirurgici in quella sede o sedi anatomiche limitrofe, a meno di non sospettare una infezione, diciamo, già presente prima dell'intervento e clinicamente misconosciuta.
Si affidi con fiducia ai colleghi che La stanno curando e se ritengono di dover effettuare una biopsia evidentemente intendono scoprire se la causa dell'infezione sia un particolare germe da combattere definitivamente con un antibiotico specifico ovvero con la cosiddetta terapia mirata.
La posizione obbligata a letto è indispensabile per la guarigione.
Ci faccia sapere
Cordialità ed auguri
[#2]
Ex utente
Egregio Dottor Migliaccio,
la ringrazio per la sua cortese e pronta risposta, che mi tranquilizza non poco. Per quanto attiene tuttavia alla Sua affermazione circa la probabilità che l'infezione poteva essere "misconosciuta" e quindi già presente prima dell'intervento, ci tengo particolarmente a precisare che sono una persona che si sottopone periodicamente ad analisi del sangue di routine (gli ultimi esami li avevo eseguiti solo 5 mesi prima dell'evento) con valori assolutamente normali e anche perché dagli stessi esami del sangue effettuati come d’obbligo, prima dell'intervento chirurgico, sono risultati tutti valori assolutamente nella norma. Ritengo che qualsiasi processo infettivo già presente nell'organismo, sarebbe stato messo in evidenza in qualche modo, da valori alterati della VES, della TAS o quant'altro. Ciò non per voler asserire in assoluto, che l'infezione da spondilodiscite mi sia stata trasmessa in sede operatoria, ma soltanto per sentirmi tranquilla circa l'approccio usato dai medici nei confronti dell’infezione stessa, sia da un punto di vista terapeutico (saranno giusti questi antibiotici in assenza di un esito colturale positivo? Potevano tentare altre forme di ricerca o individuare l’antibiotico specifico facendo vari tentativi, cosi come ho letto in alcuni forum analoghi al mio caso?) , sia da un punto di vista di approccio ospedaliero nei confronti di questo tipo di malattia (è corretto parlare di 4/6 settimane di riposo assoluto a letto con relativa somministrazione della terapia antibiotica in vena? In quale fase della malattia è ottimale l’adozione del bustino rigido per la mobilitazione, soprattutto in considerazione del fatto che attualmente non riesco ancora a stare sollevata neppure con qualche cuscino in più nel letto?).
Ribadisco, pur ritenendo molto importante la ricerca della causa dell'infezione e del germe specifico colpevole, mi interessa molto conoscere in base alla Sua esperienza, il Suo parere circa le modalità e gli approcci terapeutici riferiti a questa malattia e sentirmi tranquilla in generale sul mio stato di salute e di conseguenza sui tempi e modalità di guarigione.
Mentre la ringrazio ancora per la sua cortesia e disponibilità, la saluto molto cordialmente.
la ringrazio per la sua cortese e pronta risposta, che mi tranquilizza non poco. Per quanto attiene tuttavia alla Sua affermazione circa la probabilità che l'infezione poteva essere "misconosciuta" e quindi già presente prima dell'intervento, ci tengo particolarmente a precisare che sono una persona che si sottopone periodicamente ad analisi del sangue di routine (gli ultimi esami li avevo eseguiti solo 5 mesi prima dell'evento) con valori assolutamente normali e anche perché dagli stessi esami del sangue effettuati come d’obbligo, prima dell'intervento chirurgico, sono risultati tutti valori assolutamente nella norma. Ritengo che qualsiasi processo infettivo già presente nell'organismo, sarebbe stato messo in evidenza in qualche modo, da valori alterati della VES, della TAS o quant'altro. Ciò non per voler asserire in assoluto, che l'infezione da spondilodiscite mi sia stata trasmessa in sede operatoria, ma soltanto per sentirmi tranquilla circa l'approccio usato dai medici nei confronti dell’infezione stessa, sia da un punto di vista terapeutico (saranno giusti questi antibiotici in assenza di un esito colturale positivo? Potevano tentare altre forme di ricerca o individuare l’antibiotico specifico facendo vari tentativi, cosi come ho letto in alcuni forum analoghi al mio caso?) , sia da un punto di vista di approccio ospedaliero nei confronti di questo tipo di malattia (è corretto parlare di 4/6 settimane di riposo assoluto a letto con relativa somministrazione della terapia antibiotica in vena? In quale fase della malattia è ottimale l’adozione del bustino rigido per la mobilitazione, soprattutto in considerazione del fatto che attualmente non riesco ancora a stare sollevata neppure con qualche cuscino in più nel letto?).
Ribadisco, pur ritenendo molto importante la ricerca della causa dell'infezione e del germe specifico colpevole, mi interessa molto conoscere in base alla Sua esperienza, il Suo parere circa le modalità e gli approcci terapeutici riferiti a questa malattia e sentirmi tranquilla in generale sul mio stato di salute e di conseguenza sui tempi e modalità di guarigione.
Mentre la ringrazio ancora per la sua cortesia e disponibilità, la saluto molto cordialmente.
[#3]
Da quanto mi dice non ho motivo di non ritenere che le modalità e gli approcci terapeutici seguiti dai Colleghi non siano quelli appropiati.
Il busto dovrà indossarlo durante la stazione eretta e la deambulazione dopo il periodo di riposo a letto giudicato idoneo (6/8 settimane)
Ricambio i cordiali saluti
Il busto dovrà indossarlo durante la stazione eretta e la deambulazione dopo il periodo di riposo a letto giudicato idoneo (6/8 settimane)
Ricambio i cordiali saluti
[#4]
Ex utente
Egregio Dottor Migliaccio,
Le scrivo per aggiornarLa sulle novità riguardanti il mio caso e per avere il Suo prezioso parere, trovandomi (a dire il vero), abbastanza disorientata.
Sabato scorso ho ripetuto la R.M. con e senza contrasto, dalla quale è risultata la permanenza di un'estesa zona di raccolta (ascesso) e che pertanto ha fatto si che i medici che mi seguono da ormai circa 2 mesi, hanno (a malincuore) affermato, che l'infezione ossea da spondilodiscite diagnosticata un mese fa, non fosse affatto regredita (anche se neppure peggiorata).
Ieri e oggi, sono stata invece sottoposta di nuovo a una scintigrafia ossea con gallio 67, (precedentemente positiva con evideziazione di un'ampia zona di attività infettiva in L5 S1), che è sorprendentemente risultata del tutto negativa.
Io al momento mi trovo ancora immobilizzata a letto, con dolori di certo molto più attenuati (grazie di sicuro anche alla terapia del dolore, che mi viene praticata costantemente da più di un mese con i farmaci indicati nel mio primo consulto),ma comunque persistenti e che compaiono se tento di fare i movimenti più elementari (tipo...mettermi sul fianco è un'impresa, sollevare il bacino mi è praticamente impossibile, per non parlare di tentare di stare seduta che mi risulta dolorosissimo!!).
La terapia antibiotica è rimasta invariata e secondo il primario della medicina nucleare che mi ha praticato la scintigrafia, a questo punto non è possibile che possa trattarsi di una spondilodiscite in quanto i tempi medi per una regressione totale sono di gran lunga maggiori di 1 mese e mezzo.
Può dirmi cortesemente (solo in base alle Sue esperienze, ovviamente) cosa ne pensa e di cosa potrebbe trattarsi?
Certa di una Sua cortese e pronta risposta, La saluto e ringrazio sentitamente.
Le scrivo per aggiornarLa sulle novità riguardanti il mio caso e per avere il Suo prezioso parere, trovandomi (a dire il vero), abbastanza disorientata.
Sabato scorso ho ripetuto la R.M. con e senza contrasto, dalla quale è risultata la permanenza di un'estesa zona di raccolta (ascesso) e che pertanto ha fatto si che i medici che mi seguono da ormai circa 2 mesi, hanno (a malincuore) affermato, che l'infezione ossea da spondilodiscite diagnosticata un mese fa, non fosse affatto regredita (anche se neppure peggiorata).
Ieri e oggi, sono stata invece sottoposta di nuovo a una scintigrafia ossea con gallio 67, (precedentemente positiva con evideziazione di un'ampia zona di attività infettiva in L5 S1), che è sorprendentemente risultata del tutto negativa.
Io al momento mi trovo ancora immobilizzata a letto, con dolori di certo molto più attenuati (grazie di sicuro anche alla terapia del dolore, che mi viene praticata costantemente da più di un mese con i farmaci indicati nel mio primo consulto),ma comunque persistenti e che compaiono se tento di fare i movimenti più elementari (tipo...mettermi sul fianco è un'impresa, sollevare il bacino mi è praticamente impossibile, per non parlare di tentare di stare seduta che mi risulta dolorosissimo!!).
La terapia antibiotica è rimasta invariata e secondo il primario della medicina nucleare che mi ha praticato la scintigrafia, a questo punto non è possibile che possa trattarsi di una spondilodiscite in quanto i tempi medi per una regressione totale sono di gran lunga maggiori di 1 mese e mezzo.
Può dirmi cortesemente (solo in base alle Sue esperienze, ovviamente) cosa ne pensa e di cosa potrebbe trattarsi?
Certa di una Sua cortese e pronta risposta, La saluto e ringrazio sentitamente.
[#5]
Gentile signorina,
se la RMN ha evidenziato un ascesso, bisognerebbe valutare l'opportunità dell'intervento chirurgico soprattutto se vi sono deficit neurologici.
Non potendo avere la possibilità di una valutazione diretta di tutto il caso clinico, non posso ovviamente sbilanciarmi su indicazioni terapeutiche.
Dovranno essere i medici che La seguono a prendere una decisione.
Cordiali saluti
se la RMN ha evidenziato un ascesso, bisognerebbe valutare l'opportunità dell'intervento chirurgico soprattutto se vi sono deficit neurologici.
Non potendo avere la possibilità di una valutazione diretta di tutto il caso clinico, non posso ovviamente sbilanciarmi su indicazioni terapeutiche.
Dovranno essere i medici che La seguono a prendere una decisione.
Cordiali saluti
[#6]
Ex utente
Egregio Dott. Migliaccio,
La ringrazio per la Sua tempestiva risposta, ma mi sembra di intuire che a questo punto anche Lei, come il medico della Medicina Nucleare che ha praticato la scintigrafia ossea, sia dell'opinione che non si tratti di una spondilodiscite.
Mi perdoni se insisto, ma è possibile in base alla Sua esperienza che prima venga fatta una diagnosi (con conseguente terapia) e poi tale diagnosi venga del tutto ribaltata? E se la RMN ha evidenziato un ascesso, da quali altre cause esso può essere stato provocato?
Ci tengo a precisarLe che mi interessa soltanto un Suo parere generico, basato esclusivamente sulle Sue esperienze e competenze mediche. Sono assolutamente d'accordo che i medici della struttura presso la quale mi trovo ricoverata e di cui ho piena fiducia, forniranno al più presto le giuste indicazioni terapeutiche del caso. E' solo per avere una voce fuori dal coro, assicurandoLe sin d'ora, che ciò non costituirà per me condizionamento alcuno.
Certo della Sua comprensione, attendo fiduciosa e La saluto cordialmente.
La ringrazio per la Sua tempestiva risposta, ma mi sembra di intuire che a questo punto anche Lei, come il medico della Medicina Nucleare che ha praticato la scintigrafia ossea, sia dell'opinione che non si tratti di una spondilodiscite.
Mi perdoni se insisto, ma è possibile in base alla Sua esperienza che prima venga fatta una diagnosi (con conseguente terapia) e poi tale diagnosi venga del tutto ribaltata? E se la RMN ha evidenziato un ascesso, da quali altre cause esso può essere stato provocato?
Ci tengo a precisarLe che mi interessa soltanto un Suo parere generico, basato esclusivamente sulle Sue esperienze e competenze mediche. Sono assolutamente d'accordo che i medici della struttura presso la quale mi trovo ricoverata e di cui ho piena fiducia, forniranno al più presto le giuste indicazioni terapeutiche del caso. E' solo per avere una voce fuori dal coro, assicurandoLe sin d'ora, che ciò non costituirà per me condizionamento alcuno.
Certo della Sua comprensione, attendo fiduciosa e La saluto cordialmente.
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Cara signora,
sia la spondilodiscite che l'ascesso possono essere procurati da una infezione.Oppure una spondilodiscite può complicarsi con la formazione dell'ascesso.
Su come agire, spesso non ci sono decisioni o strategie univoche, dovendo valutare attentamente il caso specifico e tutte le condizioni che hanno portato alla patologia.
Si, spesso sono considerato una voce fuori dal coro, ma in questo caso non ho nè motivo nè elementi per esserlo.
Di nuovo cordiali saluti
sia la spondilodiscite che l'ascesso possono essere procurati da una infezione.Oppure una spondilodiscite può complicarsi con la formazione dell'ascesso.
Su come agire, spesso non ci sono decisioni o strategie univoche, dovendo valutare attentamente il caso specifico e tutte le condizioni che hanno portato alla patologia.
Si, spesso sono considerato una voce fuori dal coro, ma in questo caso non ho nè motivo nè elementi per esserlo.
Di nuovo cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 19.4k visite dal 15/09/2008.
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