Non so più cosa devo fare. disturbo di personalità

Sono un ragazzo di 25 anni e vi scrivo qui per richiedere un consiglio per i problemi che sto affrontando.

In realtà ho ricordi poco nitidi e frammentati, che probabilmente ho voluto rimuovere... non saprei...
Fin da bambino, ho subito abusi e maltrattamenti da parte dei miei genitori e della famiglia con la conseguenza che sono stato messo in una struttura per minori fino all'età di 18 anni, dove ero seguito anche da un neuropsichiatria infantile.

Questa esperienza ha avuto un impatto devastante sulla mia vita, causandomi profondi traumi e disturbi psicologici, penso... oppure sono io il problema.

Da anni vivo in una situazione di abbandono, la mia vita non ha senso né scopo.

Non ho nessuno che mi scriva o che si curi di me, mi sento oppresso dalla solitudine, non ho amici né parenti con cui avere dei legami.
Non ho hobby né interessi e non provo più nessuna emozione, se non il dolore e la rabbia.
Mi sento letteralmente vuoto e inutile.

Mi sento depresso, ansioso e arrabbiato nei miei confronti per la maggior parte del tempo.
Ho difficoltà a provare emozioni positive, e onestamente non ricordo l'ultima volta che ne ho vissuta una.

Ho difficoltà a concentrarmi e a prendere decisioni dato che ho solo pensieri negativi e autodistruttivi che difficilmente riesco a scacciare.
Mi isolo dagli altri e ho difficoltà a relazionarmi con loro.

Ho già consultato uno psichiatra, che mi ha diagnosticato un disturbo dell'adattamento e un disturbo di personalità di tipo B.
Mi ha prescritto una terapia farmacologica a base di Paroxetina e Quetiapina a rilascio prolungato, ma non ho seguito con costanza la terapia e giustamente non ho notato alcun beneficio.

Ho anche tentato di rivolgermi a un centro di salute mentale, ma la mia esperienza è stata negativa.
Il mio psichiatra mi faceva sentire male e ogni volta che andavo mi diceva che ero un problema che non volevo risolvere io in primis, risultando in uno spreco di risorse e farmaci (dato che avevano una disponibilità limitata) per il sistema sanitario nazionale.

Questo mi ha ferito profondamente e mi ha fatto perdere la fiducia in lui e in me stesso.

Sono consapevole di aver bisogno di un aiuto professionale per superare questi problemi, ma ho paura di essere giudicato e rifiutato e non so cosa devo fare.

I pensieri suicidi sono diventati sempre più frequenti e intensi e poco gestibili.
Ho già preparato le lettere di dimissioni dal mio lavoro, in modo da non coinvolgere la mia azienda in alcun modo e devo solo trovare il coraggio.

Lavoro in un settore estremamente "sensibile" e non posso assolutamente permettermi che la mia azienda venga a conoscenza dei miei problemi di salute mentale.

Questa è l’unica cosa che mi preoccupa, perché per il resto non ho niente a cui tenermi.

Ma ciò non significa niente per me, dato che continuo a reputarmi una persona inutile e ogni volta che ci penso vorrei farmi del male.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Ha tentato di fare le cure, non è escluso che fossero quelle giuste, ma è stato fuorviato da alcune caratteristiche della sua condizione (sfiducia etc).
Però non è chiaro che cure abbia effettivamente seguito, se qualcuna o nessuna dopo che è stato al centro pubblico.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera doc, grazie per la risposta.
Come terapia nello specifico prendevo:
Paroxetina da 20mg (1 compressa al mattino e mezza compressa la sera)
Quetiapina a rilascio prolungato da 50mg (1 compressa al mattino ed una la sera).
Per dormire usavo il NOAN da mg alternato con HALCION da 250mg al bisogno (prima di andare a letto).
I farmaci li prendevo con poca regolarità, essendo molto disorganizzato di mio e dimentico continuamente per cose, anche di mangiare per 2 giorni ad esempio..
Per la terapia con la psicologa invece non ho mai proseguito, non presentandomi spesso agli appuntamenti per paura di confrontarmi con la psicologa.
Questo successivamente era un argomento di dibattito con il mio psichiatra, che era visibilmente irritato dal fatto che non ci andassi e che tutto il lavoro che stava facendo era inutile..
Adesso mi trovo in astinenza da sospensione da Paroxetina (probabilmente) con vertigini, nausea, vomito e mi sento perennemente disorientato con continue scosse elettriche alla testa..
Ho scritto due giorni fa al mio curante chiedendo il rinnovo dei farmaci (essendo finiti), probabilmente mi basta prendere una paroxetina..
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Più che rinnovo, l'assunzione regolare mi pare il problema.

"Ho scritto due giorni fa al mio curante chiedendo il rinnovo dei farmaci (essendo finiti), probabilmente mi basta prendere una paroxetina.."

CI manca che ci aggiunga l'autoterapia con giudizio su quello che serve di più o meno, naturalmente andando in una direzione prevedibile.

Non ci sono solo atteggiamenti di colpevolizzazione o di sfiducia, ma anche moti di opposizione o iniziative di variazione, che infatti concordano con il tipo di diagnosi fatta.

Ha un medico e ha una terapia congrua con la diagnosi.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Pacini.
Il problema è che il mio curante non se la sente (giustamente) di mettere mano sulla mia vecchia terapia che mi era stata fatta circa un anno fa dallo psichiatra.
Da circa un anno non vedo più il mio psichiatra (vivendo in un'altra regione), mentre per il CSM non potrei farmi seguire non essendo residente o avente un domicilio sanitario (il proprietario di casa è contrario).
Il problema è che non ho assolutamente costanza in nulla, sbagliando...