I primi sintomi si manifestano

Buongiorno a tutti
Vorrei chiedere un doppio consulto medico e relazionale.
Alla mia fidanzata è stato diagnosticato un disturbo bipolare di tipo I e al momento si trova in una fase mista di stato disforico alternato a stato depressivo con prevalenza del primo.
All'alta irritabilità si aggiunge una costante teoria del complotto legato soprattutto all'ambiente lavorativo con continui sospetti di furti, mobbing e dispetti di vario genere (naturlamente poco attendibili).
La cura che sta seguendo è basata essenzialmente sul Carbolithium (900 mg al giorno tra mattina e sera) unito in questa fase maniacale a farmcaci per l'induzione del sonno (Flunox).
All'inizio della fase maniacale le era stato prescritto dal medico curante anche il Depakin (300 mg) ma su richiesta della paziente il medico ha deciso di interromperlo (grave errore secondo il mio modesto parere).
La mia domanda è: non è il caso di aggiungere al Litio un antipsicotico come il Risperdal che in passato ha avuto effetti benefici in tempi ragionevolmente rapidi? Capisco che possa dare problemi di peso ma in questo moemnto è il problema minore.
La seconda questione è di natura relazionale: come potete immaginare avere un rapporto di coppia in questa situazione è molto difficile se non addirittura frustrante.
Io vorrei tanto che oltre ad una cura farmacologica la mia fidanzata si sottoponesse anche ad una psicoterapia per prevenire i casi di ricaduta e intervenire tempestivamente quando i primi sintomi si manifestano.
Vorrei chiedere se è il caso di cercare di convincerla in modo energico in questo momento oppure attendere che la fase maniacale si esuarisca.
So che la domanda può sembrare retorica ma temo di avere raggiunto il limite della sopportazione e ogni giorno che passa il nostro rapporto si deteriora sempre più.
Grazie per il vostro aiuto.

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

pone delle domande che andrebbero poste a chi cura la sua fidanzata.
Infatti, l'aggiunta o meno del Risperdal e' una situazione valutabile solo direttamente ed anche la possibilita' o meno di una psicoterapia puo' avere una giusta valutazione solo attraverso una visita diretta.

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dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Grazie Dr. Ruggiero per la sua pronta risposta. In effetti settimana prossima mi recherò anch'io dal medico curante e chiederò consiglio su nomi e indirizzi di altri professionisti che possano erogare contemporaneamente una cura farmacologica e psico-terapeutica e spero che il medico attuale mi supporti in questo senza timore di perdere un cliente. Come capirà sono molto insoddisfatto del servizio da lui offerto, d'altronde è specializzato in cura dell'ansia e attacchi di panico quindi non mi sembra proprio la persona giusta. Riguardo alla psicoterapia possibile che i medici psichiatrici che l'hanno in cura ormai da 5 anni non gliel'abbiano mai consigliata? Eppure lei l'aveva intrapresa più di 4 anni fa ma l'ha abbandonata dopo una grave crisi causata da un cambio di farmaci.
Grazie ancora.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

se non e' stata consigliata nuovamente la psicoterapia vuol dire che non c'e' indicazione, quindi non capisco la sua insistenza, probabilmente e' stato valutato come trattamento non utile per la sua fidanzata.

Non capisco neanche tutta questo desiderio di fare cambiamenti.

Il disturbo bipolare e' un disturbo che va incontro a remissioni e riesacerbazioni in modo differente a seconda del tipo ma con oscillazioni che possono anche essere veloci.

Il problema sta proprio nello stabilizzare il paziente e rendere il trattamento piu' efficace possibile.

Le continue variazioni possono comportare un peggioramento.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Lo stato misto è una di quelle condizioni che risentono in maniera più incisiva del depakin o della sua combinazione con il litio piuttosto che del litio da solo. Ovviamente la combinazione con un antipsicotico è un altro modo per intervenire, ci sono differenti tendenze che tutto sommato sono ugualmente accettabili.
La prevenzione delle ricadute è la chiave di una terapia per un disturbo bipolare I. La psicoterapia non ha in questo caso l'indicazione di prevenire le ricadute, quindi non avrei aspettative irrealistiche sul suo impiego. Inoltre, l'iniziativa non ha senso che venga dal paziente, sarebbe come se il paziente decidesse quali farmaci introdurre o togliere (come è già successo).

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Gentile Dr. Ruggiero vorrei innanzitutto spiegare il background della mia insistenza. L'attuale medico curante non è stato "SCELTO" dalla mia fidanzata ma ereditato dalla precedente psichiatra che purtroppo ha cambiato paese. Non c'è quindi nessun rapporto di fidelizzazione che debba essere interrotto. Oltretutto la cadenza delle visite è molto diradata direi trimestrale (ne ho parlato con una psicologa ed era allibita per questo) e spesso si limita al controllo del livello di litemia senza ulteriori approfondimenti sul quadro psicologico. Su questo si è lamentata anche la paziente dicendo che ogni tanto avrebbe bisogno anche di parlare di come si sente e di quali sono i suoi problemi rimpiangendo la precedente psichiatra. Vorrei aggiungere che la mia fidanzata non ha problemi economici a sostenere visite più frequenti visto che la sua azienda rimborsa l'80% dell'importo di ogni visita.
Mettiamo di escludere la psicoterapia, cosa mi consiglia di fare quando comincio a intravedere i sintomi di una crisi (depressiva e/o manicale)? Ci conosciamo da molti anni e sono assolutamente in grado di decifrare con buon anticipo la ricaduta.
Grazie ancora
[#6]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
la valutazione della necessità di colloqui psicologici va fatta dallo specialista, ma bisogna anche tener conto delle esigenze della paziente che, probabilmente, nei periodi di equilibrio risente del fardello di avere una malattia pesante da sopportare per sè e per chi sta vicino. Per cui potrebbe essere utile un sostegno psicologico che possa anche servire ad "educare" il paziente e chi se neprenda cura a riconoscere i cambiamenti che sono spia di una variazione dello stato di malattia. Non parlerei di psicoterapia vera e propria con l'intento di guarire o prevenire, piuttosto di intervento di sostegno psicologico o psicoeducazionale che miri a rendere consapevole il paziente e i suoi cari della malattia, degli obiettivi delle terapie, a rendere più facile la gestione del quotidiano e dell'emergenza. La terapia farmacologica è comunque il perno principale di tutto il trattamento.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#7]
dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Gentilissimi, sui sintomi che mi aiutano a capire l'avvicinarsi di una ricaduta non mi riferisco a quelli più eclatanti come tristezza, disperazione, pianto oppure rabbia e aggressività, sono più sottili come la mancanza di voglia di leggere (nei periodi di intervallo lei legge 1-2 libri alla settimana), accorciamento delle ore di sonno, momentanea carenza di concentrazione e di ascolto, contrazione dei muscoli del volto. In questi casi ho sempre avuto difficoltà a convincerla a rivolgersi al suo medico e anch'io non ho molta libertà di azione non essendo un parente. Sul fatto di prevenire le ricadute in associazione con la psicoterapia intendevo questo: un professionista che capisca che sta arrivando una crisi (come lo capisco io) e intervenga (farmcacologicamente) prima che ci sia il picco depressivo/maniacale. Finora gli interventi sono sempre stati tardivi, insomma si chiudeva la stalla quando i buoi erano scappati.
Grazie mille ancora
[#8]
dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Gentile Dottor Martiadis in effetti volevo esprimere quello che lei ha detto con un linguaggio più tecnico.
Non nego affatto che il perno sia farmacologico anzi sono completamente d'accordo. Ho visto quali sono stati una volta gli effetti del cambio di terapia farmacologica (probabilmente erano stati tolti gli stabilizzanti ma non lo so con certezza), siamo andati sull'orlo del ricovero vista la gravità dei deliri.
Sul "fardello di avere una malattia pesante da sopportare per sè e per chi sta vicino" questo per me è un altro cruccio. Ho la sensazione che lei non percepisca appieno la gravità della situazione per sè e per gli altri e questo è un fattore per cui non ha mai riconsiderato l'idea di un supporto psicologico. Come ben descritto dal Dr. Pacini sul suo sito la causa della malattia è sempre attribuita da lei a fattori esterni ("al lavoro minano la mia salute con i loro comportamenti") e c'è poca cognizione di quanto faccia soffrire le persone che le stanno attorno (me e sua madre anziana). Ritengo che invece i periodi di equilibrio siano quelli più utili per capire le cause e gestire/risolvere i problemi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"Sul fatto di prevenire le ricadute in associazione con la psicoterapia intendevo questo: un professionista che capisca che sta arrivando una crisi (come lo capisco io) e intervenga (farmcacologicamente) prima che ci sia il picco depressivo/maniacale. "

Sì, questo è ragionevolissimo. Il problema è che per quanto concerne le fasi maniacali il paziente non tende a cercare il contaato con il medico per "prevenire".
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