Psicoterapia di coppia con bipolare

Sono disperata e spero che qualcuno mi dia una risposta, per la quale ringrazio in anticipo. Il mio compagno che ha 36 anni alla fine di giugno del 2009 ha iniziato a soffrire di delirio e stati depressivi profondi. Preciso che gli episodi gravi si sono iniziati a manifestare mentre era fuori casa per un esame ed era anche diventato padre da 2 mesi. Ha tentato anche di defenestrarsi mentre era fuori per questo esame, perchè riteneva di essere perseguitato e minacciato di morte da fantomatici mafiosi. Alternava momenti in cui diceva di stare meglio ad altri in cui si sentiva letteralmente tormentato, confuso e allucinato. Uguale la situazione anche al ritorno a casa. Ha per fortuna accettato le cure e così io e la sua famiglia lo abbiamo portato subito da un primo psichiatra che lo ha curato per più di un mese solo con zyprexa, prima una pasticca poi due, ma la situazione a parte le allucinazioni visive ed uditive che si assopiscono non migliora tanto. Inizia dopo soli due tre giorni dal ritorno ad aggredire me verbalmente ed io che ho partorito da poco ritengo di non poter vivere da sola con lui, così ci trasferiamo immediatamente da suoi parenti che ci danno una mano e sorvegliano. Dopo due mesi, di vero inferno per me da un lato e per lui da un altro, cambiamo psichiatra che inserisce anche depakin e mutabon mite, abassando ma lasciando la compressa di zyprexa. Ora sta un pò meglio e siamo tornati a vivere da soli io, lui e il bimbo. Per me è molto difficile oltre che per il fatto che ho un bimbo a cui badare, anche perchè lui non accetta il mio aiuto, ogni cosa che dico la vede come una critica, o come un volontario andar contro a ciò che dice, come per partito preso. Io mi sento molto stanca e sola. Ci hanno consigliato di fare terapia di coppia perchè pare abbiamo "problemi di comunicazione", ma la mia domanda è questa: non è folle parlare di problemi di comunicazione, o relazionali quando si ha a che fare con una persona che soffre di disturbo bipolare misto su base psicotica depressiva? Sono io che non riesco a parlare con lui o è impossibile aprocciarmi in qualunque modo, vista la patologia di cui soffre e quello che pensa di me? In fondo nei 5 anni di relazione, devo ora annotare, che non ha mai avuto una grande complicità con me e che forse ho sbagliato a voler vedere alcune manifestazioni "strane" come attribuibili al carattere, alla stanchezza ecc. Vi prego di dirmi cosa ne pensate della situazione in generale e della terapia di coppia, io sono disponibile a farla, ma credo che lui avrebbe bisogno di una psicoterapia individuale per tanti buoni motivi.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.7k 1k 63
Gentile utente,

ritengo opportuno sottolineare che sarebbe preferibile raggiungere il compenso per il disturbo del suo compagno ed eventualmente ridiscutere un eventuale trattamento di coppia qualora la situazione possa portare a qualche soluzione.

Credo che la diagnosi attuale sia di maggiore urgenza e considerazione, spostare il problema sulla relazione di coppia non sarebbe comunque utile e bisognerebbe considerare le interpretazioni che il suo compagno puo' dare ad un trattamento di questo tipo mentre e' in fase di scompenso.

Chi vi ha suggerito questo trattamento?

https://wa.me/3908251881139
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Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
A detta dello psichiatra sarebbe arrivato ad uno stadio di compensazione tale da consentirgli di tornare a lavoro da ormai una ventina di giorni e di affrontare questa terapia di coppia sulla quale io nutro i dubbi di cui sopra. La ringrazio per la risposta immediata e confido che voglia darmi qualche parere in merito alla terapia comune che dovremmo affrontare, alla sua utilità e se ritiene che il problema, in una situazione tale, sia io che non riesco a comunicare o la sua patologia appunto. Grazie ancora...
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.7k 1k 63
Gentile utente,

non so se vi sia realmente una indicazione, credo pero' che il problema del suo compagno non sia la non-comunicazione che ha con lei ma di altro genere e, di solito, una terapia di coppia puo' anche scatenare conflitti che potrebbero scompensare lo stato attuale.

Per come la penso io, sarebbe meglio far valutare un trattamento individuale e poi pensare a quello di coppia.

Secondo me si sposta solo il problema sulla coppia facendo passare in secondo piano quello diagnostico e terapeutico individuale che deve avere la priorita'.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 197 21
Gentile signora,
sono d'accordo col collega, una terapia di coppia non ha senso ed è controindicata.
Non so però se l'idea dello psichiatra che segue suo marito sia proprio quella.
Adesso lei è preoccupata e comprensibilmente un po' diffidente e lui forse è insicuro e confuso per quanto è successo. L'esordio della malattia ha poi coinciso con un momento delicato, la nascita del bambino, e lei si è sentita abbandonata e addirittura aggredita verbalmente, non sono cose che si dimenticano in fretta.
In alcuni casi può essere utile che la moglie accompagni il coniuge dallo psichiatra, per chiarire dubbi sul comportamento da adottare, per dare informazioni allo specialista sullo stato di salute del coniuge e sui comportamenti in famiglia: è un atteggiamento più costruttivo del semplice "tu hai un problema, e ti devi curare" o, peggio "tu hai un problema, e mi tocca curarti", che alla fine scatena aggressività.Poi sul fatto che suo marito debba farsi seguire con attenzione continuando ad assumere le terapie non c'è nessun dubbio.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

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Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Siete stati tutti molto gentili nel rispondermi e con questa celerità.
Avete tutti preso in considerazione il fatto che i miei dubbi riguardo la psicoterapia di coppia non fossero poi così infondati, questo mi consola e se non altro mi fa capire che ancora possiedo capacità di discernimento e un minimo di lucidità. Ora approfitto ancora della vostra gentilezza per porvi una domanda: credete che questi dubbi devo sottoporli allo psichiatra che cura il mio compagno, rischiando di irritarlo, o aspettare che ci indichi da chi andare per la terapia di coppia e porre a questo specialista le mie perplessità?
Vi ringrazio ancora.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 197 21
Direi che è il caso di parlarne con suo marito innanzitutto (se sta meglio davvero l'ascolterà) sia con lo psichiatra, parlarne al terapeuta di coppia (in prima seduta? successivamente?) non ha molto senso e non è corretto nei confronti del primo specialista, allora sì che si irriterebbe...
Cordiali saluti
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Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Alla dott.ssa Scapellato per un chiarimento e a tutti quelli che hanno aiuto da offrirmi.

Le sarei grata dottoressa, se potesse precisarmi cosa intende quando dice: "Non so però se l'idea dello psichiatra che segue suo marito sia proprio quella"
credo di non aver capito a cosa si riferisce.

Io fin dall'inizio di questa brutta storia ho chiesto allo psichiatra se fosse stato indicato, in un secondo momento, far fare al mio compagno una terapia individuale e fino ad un certo punto lo psichiatra era d'accordo con me nel dire che nel momento in cui vi fosse stato il "rientro" poteva iniziare la terapia. Ad un certo punto però ha cominciato a parlare di psicoterapia di coppia dice lui "per sciogliere dei nodi di comunicazione che si sono creati tra noi". Io sono rimasta un pò sconcertata per questa proposta, anche perchè per me è palese che i "nodi" sussistono per i motivi di cui ho già parlato. In sostanza io non posso avere una idea, un pensiero, un gusto diverso dal suo, che suscito immediatamente nervosismo, rabbia e tensione in lui. Come se il mio essere diversa da quello che vorrebbe, fosse invece che una cosa normale, un affronto diretto, come dire di no ad un bambino insomma.
Mi chiedo: è su questi presupposti che si affronta una terapia di coppia? Cosa vado a raccontare allo psicoterapeuta, che devo dire sempre di si a tutto altrimenti non si vive in pace? Perchè questa è la verità. Dovrò sacrificarmi a vita e stare male io per salvare la sua serinità? Per non parlare del fatto che non credo di fargli del bene assecondandolo sempre.
Cordiali saluti e grazie ancora.
[#8]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 197 21
Gentile utente,
ripeto che dovrebbe chiarire con lo psichiatra questi dubbi.
In una psicoterapia "di coppia" si presuppone che il problema sia la coppia sofferente, la relazione.
Nel caso vostro suo marito è stato gravemente malato e ora si sta riadattando, però ci sono problemi in casa, in particolare per lei, che non può esprimere le sue opinioni se no scatena una reazione rabbiosa. Mi è venuto in mente che lo psichiatra si sia reso conto di queste difficoltà e voglia aiutare non solo suo marito, ma anche lei che è in una situazione difficile, che deve dire sempre di sì, si deve "sacrificare" assecondandolo, e così via.
Se suo marito va da solo a fare questa "psicoterapia" e a casa si comporta come adesso la situazione per lei resta problematica (per usare un eufemismo).
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Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
La ringrazio, e mi scuso se sono stata un pò insistente su certi punti.
Il fatto è che non sto vivendo un momento facile e molte cose, vuole per la grande confusione che nasce in queste situazioni, mi creano una grande disagio e molta sofferenza. Grazie ancora.
[#10]
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Ho bisogno di un consiglio riguardo al comportamento che devo adottare nei momenti di crisi del mio compagno, quando cioè diventa verbalmente aggressivo, faccio un esempio di quanto è accaduto lo scorso sabato:
era a letto e si riposava, ma sveglio, arriva un suo amico che gli chiede di accompagnarlo per una commissione, il mio compagno non ne ha tanta voglia io gli dico che se ha voglia di distrarsi un pò e di uscire che vada pure se viceversa preferisce riposare di restare a letto. Alla fine decide di uscire. Quando torna, dopo circa due ore si scatena la bufera, inizia ad inveire contro di me, non urla ma bestemmia ed è molto agitato, mi dice che è stata colpa mia se è uscito contro la sua volontà, che quando è uscito ha visto le cose "strane" che odia vedere e asserisce che le cose sono realmente strane, non è lui che le vede distorte. Dice che tramo alle sue spalle, e mi chiede cosa ho in mente. Io cerco di calmarlo, di prenderlo con le buone dicendogli che gli avevo detto di fare come voleva e di prendere le sue decisioni in tutta libertà, lui mi ha risposto ancora male. Sono poi stata zitta sentendo la pressione che saliva, lui si volta mi guarda e dice: "ecco tu sai fare solo questo, stai zitta e non dici nulla". In sostanza qualunque cosa faccia o dica non va bene... Avete un consiglio su quale sia l'attegiamento migliore da tenere? Considerate che ho tra le mani anche in quelle occasioni un bimbo di 5 mesi. Vi sembra tra le altre cose che la terapia stia facendo effetto? Quanto tempo ci vuole perchè non abbia più questi attacchi? Non so più che fare e pensare...
[#11]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 197 21
Quelle che descrive sono ideazioni deliranti persecutorie, sulla base di spunti interpretativi (le "cose strane" che suo marito vede fuori e che considera reali). Ha ragione a preoccuparsi, lo segnali al più presto allo psichiatra per rivalutare la terapia e, se la situazione non si modifica a breve, al suo posto chiederei di nuovo una mano ai parenti, soprattutto perché c'è il bambino.
Cordiali saluti
[#12]
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Ma io posso fare qualcosa in quelle occasione per calmarlo e non farlo andare oltre? Che atteggiamento devo tenere?
Dai parenti siamo già stati per tre mesi e non è stata facile per me neppure quella esperienza, i familiari cercano all'esterno della persona interessata, un capro espiatorio per cercare le colpe e le cause. E' più facile accettare la malattia di un caro in questo modo.
Eviterei di tornare in quella situazione ansiogena. Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.4k 1k 248
Gentile utente,

Non vedo francamente in che senso si possa stabilire che esiste un problema tra di voi al di là dei limiti imposti dalla malattia di uno dei due. Magari esistono problemi, ma un intervento psicologico presuppone che le due parti vivano almeno la stessa realtà oggettiva. Se sono presenti sintomi psicotici lei capisce che sono realtà in alcuni momenti separate, non in comunicazione e che nessun terapeuta può far comunicare.
Inoltre si rischia di riportare il problema della persona malata alla dimensione di coppia o ambientale, assecondando così sue tendenze spontanee, come ad esempio quella che motiva poi il suo "rifarsi" contro di Lei per un dettaglio qualsiasi o per uno sbalzo d'umore o per episodi paranoidi. La persona con disturbo bipolare in genere è bene che sia guidata a comprendere la centralità del proprio disturbo nel suo rapporto con la realtà.
Comunque, in ogni caso, è consigliabile che vi sia stabilità e assenza di sintomi maggiori prima di intraprendere un percorso di questo tipo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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