Oscillazioni post-SSRI o ricaduta ansia? Richiesta parere clinico.
Buonasera,
ho 36 anni, e da circa dieci anni convivo con un disturbo d’ansia generalizzato.
Nel corso del tempo ho seguito terapia farmacologica con Escitalopram (Entact), Xanax e Visken, poi sospese in modo graduale e controllato (Xanax e Visken a fine 2024, Escitalopram a giugno 2025).
Dopo la sospensione ho mantenuto un buon equilibrio per alcuni mesi, supportato da mindfulness quotidiana, alimentazione corretta e integrazione naturale (Omega-3, magnesio, zafferano, complesso B, vitamina D3, ashwagandha, griffonia e melatonina).
Da qualche settimana, però, noto una fluttuazione del tono dell’umore, sensazione di pesantezza interna, calo di energia, ipervigilanza notturna e vulnerabilità emotiva.
Non ho crisi di panico né ideazione depressiva, ma mi sento meno sicuro di me stesso, più sensibile e ferito emotivamente.
Il medico che mi ha seguito in passato, mi ha consigliato di introdurre Sametil Oro (S-Adenosil-L-Metionina 400 mg), 1 bustina al mattino a digiuno per 20 giorni al mese, per tre mesi.
Vorrei chiedere un vostro parere clinico:
secondo la vostra esperienza, queste oscillazioni possono essere considerate una normale fase di riassestamento neurochimico post-SSRI, destinata a stabilizzarsi col tempo (e con l’aiuto del SAMe), oppure indicano una ricaduta vera e propria per cui potrebbe essere opportuno valutare la reintroduzione di un SSRI a basso dosaggio?
Aggiungo che continuo a lavorare regolarmente, non assumo altri farmaci, e mantengo la pratica di mindfulness con costanza.
Grazie anticipatamente per l’attenzione e la disponibilità.
Cordiali saluti
Se soffrire per comunque ritornare agli ssri e comunque quella la strada non voglio soffrire perché mi conosco e il problema non lo faccio, ma se invece è normale e la terapia va bene accetto resisto con la speranza di star bene.
ho 36 anni, e da circa dieci anni convivo con un disturbo d’ansia generalizzato.
Nel corso del tempo ho seguito terapia farmacologica con Escitalopram (Entact), Xanax e Visken, poi sospese in modo graduale e controllato (Xanax e Visken a fine 2024, Escitalopram a giugno 2025).
Dopo la sospensione ho mantenuto un buon equilibrio per alcuni mesi, supportato da mindfulness quotidiana, alimentazione corretta e integrazione naturale (Omega-3, magnesio, zafferano, complesso B, vitamina D3, ashwagandha, griffonia e melatonina).
Da qualche settimana, però, noto una fluttuazione del tono dell’umore, sensazione di pesantezza interna, calo di energia, ipervigilanza notturna e vulnerabilità emotiva.
Non ho crisi di panico né ideazione depressiva, ma mi sento meno sicuro di me stesso, più sensibile e ferito emotivamente.
Il medico che mi ha seguito in passato, mi ha consigliato di introdurre Sametil Oro (S-Adenosil-L-Metionina 400 mg), 1 bustina al mattino a digiuno per 20 giorni al mese, per tre mesi.
Vorrei chiedere un vostro parere clinico:
secondo la vostra esperienza, queste oscillazioni possono essere considerate una normale fase di riassestamento neurochimico post-SSRI, destinata a stabilizzarsi col tempo (e con l’aiuto del SAMe), oppure indicano una ricaduta vera e propria per cui potrebbe essere opportuno valutare la reintroduzione di un SSRI a basso dosaggio?
Aggiungo che continuo a lavorare regolarmente, non assumo altri farmaci, e mantengo la pratica di mindfulness con costanza.
Grazie anticipatamente per l’attenzione e la disponibilità.
Cordiali saluti
Se soffrire per comunque ritornare agli ssri e comunque quella la strada non voglio soffrire perché mi conosco e il problema non lo faccio, ma se invece è normale e la terapia va bene accetto resisto con la speranza di star bene.
"supportato da mindfulness quotidiana, alimentazione corretta e integrazione naturale (Omega-3, magnesio, zafferano, complesso B, vitamina D3, ashwagandha, griffonia e melatonina)."
Supportato dal fatto che aveva fatto una terapia precedente, la cui efficacia non decade da un giorno all'altro, ma dopo un po 'di tempo.
Non ho capito in tutto questo perché pare teso a trovare una soluzione che eviti la terapia di riferimento con cui sta bene ?
La cosa non mi suggerisce un senso preciso: sospende prima la cura efficace, dopo di che mette una serie di elementi che non hanno specifica attinenza con il problema, ma che già dà per scontato che debbano essere utili (perché ?), dopo si passa al Samyr, e , più che possibile, dopo magari si ritorna sulla terapia utile...
Ma il motivo di tutto questo giro quale doveva essere ? NOn avere un qualche effetto collaterale ?
Supportato dal fatto che aveva fatto una terapia precedente, la cui efficacia non decade da un giorno all'altro, ma dopo un po 'di tempo.
Non ho capito in tutto questo perché pare teso a trovare una soluzione che eviti la terapia di riferimento con cui sta bene ?
La cosa non mi suggerisce un senso preciso: sospende prima la cura efficace, dopo di che mette una serie di elementi che non hanno specifica attinenza con il problema, ma che già dà per scontato che debbano essere utili (perché ?), dopo si passa al Samyr, e , più che possibile, dopo magari si ritorna sulla terapia utile...
Ma il motivo di tutto questo giro quale doveva essere ? NOn avere un qualche effetto collaterale ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Utente
Gentile Dott. Pacini,
la sospensione dell’Entact e tutte le strategie finora adottate (integrazione, Mindfulness, SAMe) sono state effettuate perché ritenevo di aver raggiunto una certa autonomia e stabilità dal punto di vista del disturbo d’ansia generalizzato.
Non considero un problema tornare alla terapia farmacologica se necessario, ma il mio intento era verificare se, attraverso integrazione e pratiche di supporto come Mindfulness, fosse possibile gestire il disturbo dall’origine, senza dover ricorrere agli SSRI.
Di certo se sono comunque destinato ad assumere un ssri per sempre in quanto ansioso di base fisiologicamente il problema non me lo pongo di certo.
La ringrazio per l’attenzione.
Cordiali saluti,
Emanuele
la sospensione dell’Entact e tutte le strategie finora adottate (integrazione, Mindfulness, SAMe) sono state effettuate perché ritenevo di aver raggiunto una certa autonomia e stabilità dal punto di vista del disturbo d’ansia generalizzato.
Non considero un problema tornare alla terapia farmacologica se necessario, ma il mio intento era verificare se, attraverso integrazione e pratiche di supporto come Mindfulness, fosse possibile gestire il disturbo dall’origine, senza dover ricorrere agli SSRI.
Di certo se sono comunque destinato ad assumere un ssri per sempre in quanto ansioso di base fisiologicamente il problema non me lo pongo di certo.
La ringrazio per l’attenzione.
Cordiali saluti,
Emanuele
Io non ci vedo una logica. Siccome aveva raggiunto un buon equilibrio .... decide di togliere la cura e di rimpiazzarla con altre cose di impatto nullo per quel che si sa. Ma perché poi se prendendo tre pillole e seguendo una psicoterapia, cosa direi di per sé più complicata e anche più costosa, è prefereibile ? A questo punto capisco che sarebbe anche preferibile sospendere la cura e constatare a posteriori che non si ha più avuto bisogno di niente. Ma, realisticamente parlando, se poi si deve finire su una cura diversa, dov'è il vantaggio ? In questo caso, semplicemente si toglie una cura efficace ed è come se si sostituisse il tutto con un "nulla" sostanziale. Ma questo proprio in base al decorso che sta vivendo, al di là delle premesse.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Utente
La ringrazio, dottore, per la sua riflessione.
La sospensione della terapia è stata fatta in modo graduale, dopo un lungo periodo di stabilità e con l’impressione di una remissione completa del disturbo. In quel momento vivevo molto nel presente, non davo più credito ai pensieri ansiogeni e mi aiutavo con tecniche di mindfulness e integrazione naturale.
Negli ultimi mesi, però, ho notato il ritorno di fluttuazioni dell’umore, stati di allerta e angoscia mattutina, come se il sistema si stesse riassestando.
Il mio intento non è mai stato rimpiazzare la terapia farmacologica con altro, ma semplicemente verificare se l’equilibrio potesse reggere senza SSRI, vista la lunga stabilità. Ora sto valutando con serenità se si tratta di una fase transitoria o di una vera ricaduta, e se eventualmente ripristinare una terapia SSRI possa essere la scelta più prudente.
La ringrazio ancora per la sua attenzione e disponibilità.
Cordiali saluti
La sospensione della terapia è stata fatta in modo graduale, dopo un lungo periodo di stabilità e con l’impressione di una remissione completa del disturbo. In quel momento vivevo molto nel presente, non davo più credito ai pensieri ansiogeni e mi aiutavo con tecniche di mindfulness e integrazione naturale.
Negli ultimi mesi, però, ho notato il ritorno di fluttuazioni dell’umore, stati di allerta e angoscia mattutina, come se il sistema si stesse riassestando.
Il mio intento non è mai stato rimpiazzare la terapia farmacologica con altro, ma semplicemente verificare se l’equilibrio potesse reggere senza SSRI, vista la lunga stabilità. Ora sto valutando con serenità se si tratta di una fase transitoria o di una vera ricaduta, e se eventualmente ripristinare una terapia SSRI possa essere la scelta più prudente.
La ringrazio ancora per la sua attenzione e disponibilità.
Cordiali saluti
Utente
Buonasera dott pacini spero che legga il messaggio.
In data odierna sono ritornato dal mio psichiatra di riferimento, la quale mi ha indicato che sono nel preludio di una ricaduta ansioso depressiva , e di ecco non perder tempo prima di una fase acuta.
Mi ha proposto di ritornare ad escitalopram 20 mg unica molecola sempre assunta per Dag , unito a qualche goccia di xanax in fase iniziale oppure mi ha consigliato il laroxyl 5 gocce per 5 giorni e poi 10 gocce.
A vostro avviso per il dag , per il mio essere di temperamento ansioso , ruminante e utile ritornare alla molecola sempre assunta escitalopram o a suo avviso è più indicato laroxyl seppur mai assunto?!
Grazie mille buona serata
In data odierna sono ritornato dal mio psichiatra di riferimento, la quale mi ha indicato che sono nel preludio di una ricaduta ansioso depressiva , e di ecco non perder tempo prima di una fase acuta.
Mi ha proposto di ritornare ad escitalopram 20 mg unica molecola sempre assunta per Dag , unito a qualche goccia di xanax in fase iniziale oppure mi ha consigliato il laroxyl 5 gocce per 5 giorni e poi 10 gocce.
A vostro avviso per il dag , per il mio essere di temperamento ansioso , ruminante e utile ritornare alla molecola sempre assunta escitalopram o a suo avviso è più indicato laroxyl seppur mai assunto?!
Grazie mille buona serata
Il problema non si pone perché ha ricevuto una prescrizione con le indicazioni di entrambi. E anche se si ponesse, lo lascerei perdere come ragionamento.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Utente
Caro Dott. Pacini,
le scrivo perché, dopo un lungo percorso di stabilità, pensavo sinceramente di aver debellato il disturbo d’ansia generalizzato. Credevo di essere guarito , anche grazie alla meditazione quotidiana e a un’integrazione naturale che mi aveva aiutato molto.
Negli ultimi tempi, però, si sono riaffacciati alcuni sintomi e il mio psichiatra mi ha consigliato di riprendere una terapia farmacologica. Devo ammettere che, al di là della paura dei sintomi, faccio fatica ad accettare questa cosa come se il ritorno ai farmaci significasse che sono malato o che non sto davvero bene.
Mi chiedevo: nel caso del disturbo d’ansia generalizzato, si tratta di una condizione con cui bisogna imparare a convivere per tutta la vita? È normale dover ricorrere di nuovo ai farmaci dopo un periodo di benessere?
Grazie come sempre per la sua disponibilità e chiarezza.
Cordiali saluti
le scrivo perché, dopo un lungo percorso di stabilità, pensavo sinceramente di aver debellato il disturbo d’ansia generalizzato. Credevo di essere guarito , anche grazie alla meditazione quotidiana e a un’integrazione naturale che mi aveva aiutato molto.
Negli ultimi tempi, però, si sono riaffacciati alcuni sintomi e il mio psichiatra mi ha consigliato di riprendere una terapia farmacologica. Devo ammettere che, al di là della paura dei sintomi, faccio fatica ad accettare questa cosa come se il ritorno ai farmaci significasse che sono malato o che non sto davvero bene.
Mi chiedevo: nel caso del disturbo d’ansia generalizzato, si tratta di una condizione con cui bisogna imparare a convivere per tutta la vita? È normale dover ricorrere di nuovo ai farmaci dopo un periodo di benessere?
Grazie come sempre per la sua disponibilità e chiarezza.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 303 visite dal 24/10/2025.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.
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