Liceità di richiesta di follow-up (da parente), per impossibilità da parte della persona in cura
Buongiorno a chi leggerà.
Scrivo per avere un consiglio riguardo alla gestione del percorso terapeutico di una parente molto stretta (non convivente) in cura per una sindrome ansioso depressiva aggravata da abuso (più che decennale) di Alprazolam.
Premetto che sono un sanitario non medico e la domanda è posta tra dubbi e cautele perché conosco le dinamiche che regolano il rapporto tra medici (lavorando a contatto con loro ogni giorno) e quindi la difficoltà implicita nella mia richiesta.
Sostanzialmente, questa parente, affetta dalla suddetta patologia, negli anni l'ha "trattata" soltanto con un abuso cronico di alprazolam su cui è stato impossibile intervenire.
Abbiamo tentato di farla seguire da uno psichiatra della zona, ma non siamo riusciti a farle proseguire la terapia (un singolo SSRI) perché non ha retto gli effetti collaterali delle prime settimane e si è rifiutata di tornarci.
Successivamente, si è rivolta ad altri famigliari che l'hanno portata -sempre privatamente- da un medico neurologo/psichiatra di -a detta loro- grande prestigio e con un certo ruolo in un grande ospedale della zona.
Questo le ha prescritto la seguente terapia:
50 mg die di Amisulpride
20 mg die di Escitalopram
300 mg die di Gabapentin
1, 5 mg die di Xanax
15 mg die di Mirtazapina
5 mg die di Olanzapina
0, 5 mg die di Clonazepam
60 mg die di Trittico
Le è stato poi dato, con la prescrizione, un controllo a 6 mesi.
Premetto che questa parente non ha mai mostrato alcun sintomo psicotico e di questo sono sicuro.
Io, ripeto per l'ennesima volta, non sono un medico, ma so leggere delle linee guida e ho una minima esperienza lavorativa in area psichiatrica.
Ragion per cui ho proposto di sentire un altro parere vista la terapia "importante".
La parente in oggetto, spinta dagli altri famigliari, ha invece optato per seguire la terapia proposta e si trova oggi in uno stato di totale prostrazione, con incapacità di lavorare e momenti confusionali.
Non siamo però riusciti a convincerla nemmeno così a cercare una seconda opinione perché spaventata di un peggioramento.
Né a farla tornare sponte sua dallo specialista perché si fida e ritiene di dover andare al controllo prescritto e non prima.
La domanda in sé è questa: io in quanto parente informato posso contattare direttamente questo specialista e chiedergli di rivedere la mia parente il prima possibile, sempre a pagamento, ci mancherebbe, ma convocandola con urgenza?
Non si tratterebbe della mia prima scelta, ma visto e considerato che parlo da non medico e che quindi non è detto che i miei dubbi siano legittimi (anche se ci sono), preferirei un parere da qualcuno che esercita invece la professione.
Capisco che si tratti di un'area grigia eticamente parlando, ma sono preoccupato per la situazione.
Vi ringrazio anticipatamente.
Scrivo per avere un consiglio riguardo alla gestione del percorso terapeutico di una parente molto stretta (non convivente) in cura per una sindrome ansioso depressiva aggravata da abuso (più che decennale) di Alprazolam.
Premetto che sono un sanitario non medico e la domanda è posta tra dubbi e cautele perché conosco le dinamiche che regolano il rapporto tra medici (lavorando a contatto con loro ogni giorno) e quindi la difficoltà implicita nella mia richiesta.
Sostanzialmente, questa parente, affetta dalla suddetta patologia, negli anni l'ha "trattata" soltanto con un abuso cronico di alprazolam su cui è stato impossibile intervenire.
Abbiamo tentato di farla seguire da uno psichiatra della zona, ma non siamo riusciti a farle proseguire la terapia (un singolo SSRI) perché non ha retto gli effetti collaterali delle prime settimane e si è rifiutata di tornarci.
Successivamente, si è rivolta ad altri famigliari che l'hanno portata -sempre privatamente- da un medico neurologo/psichiatra di -a detta loro- grande prestigio e con un certo ruolo in un grande ospedale della zona.
Questo le ha prescritto la seguente terapia:
50 mg die di Amisulpride
20 mg die di Escitalopram
300 mg die di Gabapentin
1, 5 mg die di Xanax
15 mg die di Mirtazapina
5 mg die di Olanzapina
0, 5 mg die di Clonazepam
60 mg die di Trittico
Le è stato poi dato, con la prescrizione, un controllo a 6 mesi.
Premetto che questa parente non ha mai mostrato alcun sintomo psicotico e di questo sono sicuro.
Io, ripeto per l'ennesima volta, non sono un medico, ma so leggere delle linee guida e ho una minima esperienza lavorativa in area psichiatrica.
Ragion per cui ho proposto di sentire un altro parere vista la terapia "importante".
La parente in oggetto, spinta dagli altri famigliari, ha invece optato per seguire la terapia proposta e si trova oggi in uno stato di totale prostrazione, con incapacità di lavorare e momenti confusionali.
Non siamo però riusciti a convincerla nemmeno così a cercare una seconda opinione perché spaventata di un peggioramento.
Né a farla tornare sponte sua dallo specialista perché si fida e ritiene di dover andare al controllo prescritto e non prima.
La domanda in sé è questa: io in quanto parente informato posso contattare direttamente questo specialista e chiedergli di rivedere la mia parente il prima possibile, sempre a pagamento, ci mancherebbe, ma convocandola con urgenza?
Non si tratterebbe della mia prima scelta, ma visto e considerato che parlo da non medico e che quindi non è detto che i miei dubbi siano legittimi (anche se ci sono), preferirei un parere da qualcuno che esercita invece la professione.
Capisco che si tratti di un'area grigia eticamente parlando, ma sono preoccupato per la situazione.
Vi ringrazio anticipatamente.
Gentile Utente,
Lei può segnalare il peggioramento al medico curante, meglio se avvertendo la paziente che lo farà, e richiedere un controllo anticipato, non può però imporre una visita, se la paziente è capace di intendere e di volere e rifiuta. Sarà il medico a valutare il da farsi.
Cordialità
Lei può segnalare il peggioramento al medico curante, meglio se avvertendo la paziente che lo farà, e richiedere un controllo anticipato, non può però imporre una visita, se la paziente è capace di intendere e di volere e rifiuta. Sarà il medico a valutare il da farsi.
Cordialità
Dr. Roberto Di Rubbo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 146 visite dal 15/11/2025.
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