paroxetina: rischio resistenza insulinica e demenza?

Gentilissimi Dottori, scusate il disturbo.

Poiché da quasi cinque anni assumo paroxetina da 20 mg al mattino, desidererei sapere, allarmato da taluni articoli letti di recente (e non avendo più uno specialista di riferimento nella mia città), se questo farmaco sia realmente associato al rischio di sviluppare resistenza insulinica e, a lungo termine, persino demenza.

Grazie molte, un saluto cordiale.
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
Non saprei cosa abbia letto, se non lo mette qui non si può capire. Chissà poi perché è capitato a leggere una cosa del genere.
Soffre di ipocondria ? Fa delle ricerche per capire se i farmaci possono farle male ? Perché così facendo si arriva ad un "cherry picking" di notizie isolate e le si leggono peraltro senza averne gli strumenti.

Dr.Matteo Pacini
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Buonasera Dottor Pacini, La ringrazio molto per la risposta. L’ipocondria fa parte del mio quadro sintomatologico, talché ho cercato informazioni sulla paroxetina nei meandri del web e, allarmato da alcuni aspetti ivi menzionati, ho cominciato a ridurre il farmaco portandolo a 10 mg giornalieri; ma, come già accaduto in passato, con 10 mg sono riemersi i pensieri ansiosi e le fobie sociali, sia pure in misura assai più lieve rispetto a qualche anno fa (mentre con 20 mg il mio tono dell’umore si normalizza e riesco a condurre una vita serena, al netto di qualche inciampo ipocondriaco). Adesso, dopo circa una settimana di dimezzamento, potrei tornare al consueto dosaggio di 20 mg?
Le sono alquanto grato per la disponibilità. Un saluto cordiale.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
Deve far riferimento al suo psichiatra. E soprattuto partire dal presupposto che se con 20 mg l'ipocondria si attiva e le dice di ridurre la dose, forse 20 mg non è sufficiente a contenere la sua ipocondria.

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La ringrazio molto, gentilissimo Dottore. Sperando di non abusare della Sua pazienza, desidererei chiederle soltanto se posso tornare al dosaggio di 20 mg dopo otto giorni con 10 mg, in modo da potermi ristabilizzare e cercare con calma uno specialista nella mia zona per il prosieguo della terapia. Grazie ancora. Buona serata.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
All'inizio della risposta precedente, si riferiva a quello l'inizio della risposta.

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Chiedo venia, non ho posto la domanda nei termini esatti (sempre premettendo che ancora non ho uno specialista fisico di riferimento): tornando repentinamente a 20 mg, rischio qualche effetto collaterale? Al netto della piena efficacia o meno di tale dosaggio in relazione ai miei sintomi. La ringrazio, mi scusi ancora.
Saluti cordiali.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
Questa è una domanda ipocondriaca, che non viene fuori quando cala invece, perché il cervello non "vede" se stesso, per cui non può preoccuparsi della ricaduta dell'ipocondria. Si preoccupa diquando si inizia, si aggiunge, si aumenta, etc.
Poi la domanda è, mi permetta, di quelle veramente ovvie da una parte e prive di costrutto dall'altra, ovvero "se rischia un effetto collaterale". Unica risposta possibile per qualsiasi individuo con qualsiasi farmaco.

Dr.Matteo Pacini
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Egregio Dottore, intendevo chiedere se questo saliscendi possa farmi più male che bene, producendo - nell’immediato o nel medio-lungo termine - un effetto annullativo o peggiorativo dei benefici, anziché, in certa misura, curativo. Proprio perché non conosco le dinamiche del cervello nutro dei dubbi che a Lei risulteranno banali e illogici, oltre che ipocondriaci, ma che dal mio punto di vista non possono che apparire legittimi, provenendo io da studi universitari di tutt’altra specie.
Mi scusi per il reiterato disturbo. Cordialità.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47.1k 1k
Appunto, e proprio perché si tratta di domande generate da una matrice ipocondriaca, non possono essere oggetti di discussione come se venissero come domande normali. Poiché altrimenti si alimenta l'ipocondria, che non aspetta altro che degli spunti per rigenerare domande e paure. Non è questione di studi o di competenze, un medico ipocondriaco anzi ha nozioni che peggiorano la sua ipocondria e la gestione della stessa, perché confonde la competenza in materia con la capacità di trovare risposte per controllare l'ipocondria.

Dr.Matteo Pacini
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Salve Dottore, Le sono davvero grato per avermi fatto aprire gli occhi su un aspetto molto importante della mia condotta ansiosa, la cui consapevolezza mi aiuterà ad affrontare il problema con maggior cognizione di causa. Grazie ancora per la paziente dedizione. Un caro saluto.
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