Senza terapia??

salve! ho 26 anni e da più di dieci sono in terapia per disturbi alimentari (prima anoressia poi bulimia). nel corso degli annii disturbi si sono aggrovigliati su se stessi senza darmi tregua. non ho più l'ossessione del corpo e del cibo, ma non sono mai stata bene.
due anni fa la situazione si è complicata ulteriormente arrivando ad invadere ogni ambito della mia vita, sentivo che la terapia di gruppo che facevo non mi stava aiutando ed ho deciso di rivolgermi ad uno psichiatra. per la prima volta nella mia vita ero disposta ad imbottirmi di farmaci pur di riprendere a "funzionare". il professionista a cui mi sono rivolta è anche psicoterapeuta e considerando la mia età mi ha consigliato una psicpterapia (che poteva essere anche abbastanza breve), e si sarebbe valutata in seguito la possibilità di prendere farmaci.ho accettato. la terapia è stata dura, molto dura. faticosa, a differenza delle chiacchierate terapeutiche fatte in passato, ma non breve. a quanto pare ho delle forti resistenze. sentivo che tutte le conclusioni a cui giungeva il medico si addicevano perfettamente alla situazione e per la prima volta qualcuno ha trovato il filo conduttore di tutti i miei disturbi. questo mi ha aiutato, chi mi sta vicino dice che sono profondamente cambiata in alcuni tratti caratteriali, ma i disturbi che mi affliggevano allora mi affligono ancora adesso. la terapia da breve è diventata lunga ed io non ho più i soldi per pagarla. ho interrotto. questo specialista aveva anche pensato di mandarmi da uno dei suoi allievi (che costano meno), ma crede che sia inutile. per un CASO come il mio si necessita di un professionista con esperienza.
conosce le mie difficoltà economiche, ma mi ha consigliato, non appena potrò di nuovo, di rivolgermi a lui o a qualcuno ugualmente serio. non potrei ottenere giovamento altrimenti.
mi sono fatta dare una specie di diagnosi:personalità masochistica, ambivalente con tratti ossessivi.
un po' mi fido di quello che mi è stato detto, ma ora che faccio??
non sono ricca (una terapia cosi non può permettersela una persona con uno stipendio normale) e quindi resto con tutta la mia carrellata di problemi??
che fa la sanità pubblica in questo caso?
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

non tutti i servizi pubblici erogano prestazioni di psicoterapia.

Provi a chiedere al CSM competente nel suo territorio.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Il suo disturbo in generale non è di facile soluzione, però per la bulimia esistono alcune terapie standard.

Non è chiaro se la diagnosi sia stata definita come anoressia-bulimia o vi siano altre componenti.

La psicoterapia può essere utile, dipende dalla tecnica utilizzata, e sostanzialmente però si dovrebbe stabilire in quale tempo si otterrano oppure non si otterrano determinati risultati. Così come per ogni altra cura, non esistono evidenze "a oltranza" circa il comparire degli effetti con il proseguire della cura, è necessario far riferimento a termini di tempo, anche di mesi, ma che permettano di valutare se proseguire (perché c'è un miglioramento iniziale) o cambiare. Altrimenti si tenderebbe a proseguire in attesa di un miglioramento certo (in teoria) ma mai sperimentato.

Sia le terapie farmacologiche che alcune psicoterapie sono erogate dal sistema sanitario.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Gentile utente,
sono d'accordo coi colleghi, si informi sulle possibilità offerte dal SSN sul suo territorio.
Consideri poi che la terapia farmacologica e la psicoterapia non sono antitetiche ma possono essere complementari, anzi associate funzionano meglio.
Il suo psicoterapeuta sarà anche bravissimo, ma non è detto che non ci sia in circolazione qualche giovane psicoterapeuta in grado di accompagnarla in un percorso aiutandola senza fare danni.
Tra l'imbottirsi di farmaci e assumere una terapia attentamente dosata e adatta ai suoi problemi c'è una bella differenza, anche se la ferita narcisistica si presenta ugualmente: "non sono riuscita a superare la malattia con la forza della volontà, in modo naturale" è una bella stupidaggine anche se ampiamente condivisa. Ormai dalla parrucchiera ho imparato a contare fino a dieci, sto zitta e non mi arrabbio.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

[#4]
dopo
Attivo dal 2009 al 2017
Ex utente
Buongiorno a tutti e grazie per le risposte. Non è la ferita narcisistica a preoccuparmi, non più almeno. sebbene io continui a stare male, ho trovato pareri discordanti riguardo la mia situazione ed è difficile per chi come me, è immerso nel problema capire quale sia la verità, e se intraprendere una cura e quale.l'unica diagnosi certa che mi è stata fatta 12 anni fa fu quella di anoressia nervosa, da cui sono uscita per poi continuato a curarmi per un male indefinito.
non essendo questo il luogo in cui raccontare tutto vi dico che a preoccuparmi tantissimo due anni fa è stato un mio blocco: non ero più in grado di fare nessuna scelta, dalla più piccola alla più grande. e dovendo necessariamente prendere decisioni importanti il risultato è stato un blocco della mia vita a 360 gradi.
io volevo e voglio riprendere ad agire.

Psichiatra 1. mi ha sentito parlare 10 min, ha detto che probabilmente ero depressa e mi ha prescritto degli psicofarmaci potenti. non gli ho presi e non ci sono più tornata.

Psichiatra 2. mentre mi guardava il corpo per "capire" se fossi troppo grassa a causa della bulimia,m'interrogava sulle citazioni latine per famri sentire ignorante. mi ha detto: "Nella vita c'è chi sceglie di appartenere alla categoria dei professionisti (come me) e chi alla categoria dei malati (come lei). è una sua scelta, io non posso fare nulla"
sono uscita distrutta e arrabbiata da questo colloquio.

Psichiatra 3: è quello a cui mi riferivo nel primo post. prima di dire qualsiasi cosa mi ha fatto parlare e raccontare tutto prestando attenzione ai minimi dettagli.questo mi ha dato fiducia, volevo che qualcuno capisse davvero la situazione. e lui sostiene che il mio è un disturbo grave,subdolo, difficile da curare. al di la del sintomo alimentare (a cui io ormai sono abituata) i dubbi Ossessivi e la mia tendenza a farmi del male invadono ogni campo dell'esistenza.

Vorrei che la psichiatria fosse una scienza esatta, o ancor meglio, vorrei non averne bisogno.mi risuonano spesso nella mente le parole dello psichiatra 2 "ei vuole essere malata!" e se fosse cosi? mi sento ancora più fallita e forse cerco qui qualcuno che per l'ennesima volta mi dica come comportarmi.
Vi ringrazio per l'attenzione.
[#5]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Nessuno vuole star male. E' certamente vero che molte persone non possono fare a meno di cercare la via d'uscita nel meccanismo stesso della malattia, cioè ad esempio pensare che controllando meglio e in maniera "rigida e efficace" il peso si esca dal problema, ma questo è semplicemente espressione del disturbo, non certo una libera scelta della persona, che sapendo di sbagliare e potendo scegliere di non farlo, sceglie invece l'errore e il malessere.

Per cui l'impostazione dell'ultima visita da Lei descritta mi sembra corrisponda in generale ad una visita psichiatrica. Il fatto che questo aspetto (alimentare) sia di non facile e non rapida soluzione come ad esempio può essere una depressione o un disturbo d'ansia è vero, ma ciò non è pessimismo, semplicemente un modo per evitare successive demoralizzazioni in assenza di risultati rapidi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Nessuno vuole star male. E' certamente vero che molte persone non possono fare a meno di cercare la via d'uscita nel meccanismo stesso della malattia, cioè ad esempio pensare che controllando meglio e in maniera "rigida e efficace" il peso si esca dal problema, ma questo è semplicemente espressione del disturbo, non certo una libera scelta della persona, che sapendo di sbagliare e potendo scegliere di non farlo, sceglie invece l'errore e il malessere.

Per cui l'impostazione dell'ultima visita da Lei descritta mi sembra corrisponda in generale ad una visita psichiatrica. Il fatto che questo aspetto (alimentare) sia di non facile e non rapida soluzione come ad esempio può essere una depressione o un disturbo d'ansia è vero, ma ciò non è pessimismo, semplicemente un modo per evitare successive demoralizzazioni in assenza di risultati rapidi.
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