Depressione maggiore e parmodalin

Egregi Dottori,
da più di 15 anni sono in costante cura per una forma cronica di depressione maggiore associata ad un certo grado di ansietà. Ho provato tutti i protocolli terapeutici riguardo agli antidepressivi (più le tecniche di potenziamento che seguono idealmente i suggerimenti forniti dal Cassano nel suo libro "Depressione e cronicità") e sono stato anche sottoposto a 6 sedute di ECT che mi hanno dato un leggero sollievo ma non risultati duraturi nel tempo. Da circa 4/5 settimane sto assumendo il Parmodalin con tre compresse giornaliere più una terapia psicologica di carattere relazione come supporto al passaggio critico che ho avuto dall' ultimo antidepressivo preso a dosi piene, un derivato della melatonina che dopo tre mesi non mi ha dato alcun riscontro. Un mese fa ero in totale preda della depressione, realmente molto intensa e che mi bloccava a letto in uno stato di malessere mai sperimentato prima. Il mio psichiatra mi ha consigliato di cominciare ad utilizzare la tranilcipromina associata a neurolettico, il Parmodalin appunto, che nel giro di poche settimane mi ha reso più attivo e meno depresso. Il fatto che sono qui al PC a chiedere un vostro consulto ne è la dimostrazione. La sintomatologia depressiva si è leggermente attenuata e mi sento leggermente meglio, specie la mattina quando riesco ad essere più attivo. Le mie domande sono. A Vostro giudizio posso considerare questo lievissimo miglioramento come un segno prodromico del fatto che questo antidepressivo tanto demonizzato (in realtà ho notato che basta seguire la dieta prescritta e gli effetti collaterali su di me sono minori di SSRI, SNRI e Triciclici) dagli psichiatri stia dando qualche risultato sul mio cervello? Quanto tempo devo attendere per capire se realmente la sintomatologia depressiva è scomparsa definitivamente e se i dati dovessero risultare positivi per quanto tempo totale dovrei continuare ad assumerlo? Inoltre faccio presente che soffro di una forma di ipersonnia post prandiale: è la depressione in sè a causarla o c' entra anche il Parmodalin? Eventualmente mi è stato detto che si potrebbe potenziare il Parmodalin assumendo Sali di Litio: si tratta di una giusta considerazione a livello medico? Infine, se anche questo farmaco non dovesse sortire effetti ulteriori pensate che dovrei sottopormi nuovamente alle 10/12 sedute di ect che, bene o male, hanno determinato in me nel passato un discreto miglioramento? Mi hanno detto che generalmente sono un no responder ai farmaci. Debbo prendere questa constatazione come una sentenza inappellabile che dice che rimarrò depresso a vita, oppure c'è ancora un barlume di speranza con la psichiatria associata a psicoterapia? Chideo venia per il numero di domande ma potete comprendere come questa sofferenza pluridecennale mi stia stroncando la vita. Grazie in anticipo per eventuali Vostri autorevoli commenti.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

direi che è un pò presto per poter considerare la sua patologia completamente risolta.

Segua le indicazioni fornite al trattamento, faccia controlli periodici e sarà possibile che il suo psichiatra possa esprimere un parere in merito tra qualche tempo.

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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
condivido la risposta del mio collega, però vorrei aggiungere qualche considerazione. Chiedo scusa sono più righe.

Da come Lei descrive gli ultimi cambiamenti nelo Suo stato complessivo, potrebbero essere effettivamente i segni di efficacia del Parmodalin, anche se non escludo un effetto cumulativo con la recente Terapia Elettroconvulsiva, e con la psicoterapia.

Penso che potrebbe essere non corretta come la meta (della terapia con l'antidepressivo) la scomparsa definitiva dei sintomi depressivi, e ciò per più motivi:

I disturbi di umore, compresa la Depressione Maggiore, anche se esistono le forme ad "Episodio Singolo" che dura per tanti anni (a proposito, si tratta di un tale caso, oppure Lei ha avuto più episodi ?), i disturbi di umore, sono per loro natura ciclici. Per cui, dopo il miglioramento conta anche se la terapia riesce a prevenire le ricadute. Rispetto alla terapia che "cambia tutto" a breve termine, potrebbe essere più sensata una terapia la quale, anche se solo riducesse l'intensità dei sintomi fino ai livelli accettabili con la vita di relazione, riesce a mantenere stabile tale condizione e previenire le ricadute (in tale ottica la considerazione rispetto ai sali di Litio è corretta, però è da valutare da parte del Suo curante; in alcuni casi l'antidepressivo di per sé riesce a "stabilizzante" l'umore, in alcuni casi conviene associare uno stabilizzatore come ad esempio il Litio; il Parmodalin ed il Litio sono farmaci che si può associare ma entrambi sono farmaci "impegnativi": richiedono dei controlli specifici delle condizioni dell'organismo prima e durante la terapia).

Sempre rispetto ai risultati attesi dalla cura, una volta raggiunta, la stabilità delle condizioni psichiche molto dipende anche dai fattori non farmacologici, come quelli legati all'ambiente, al Suo ruolo in questo ambiente, agli aspetti più "psicologici" legati alla personalità e agli abitudini psichiche ecc. Per cui, i risultati migliori può dare l'associazione fra la farmacoterapia e la psicoterapia.

Inoltre, soprattutto se si tratta di una forma depressiva che è stata considerata resistente a più trattamenti, bisognerebbe chiedersi con quali criteri è stata valutata l'inefficacia dei trattamenti e con quali criteri si pensa di valutare le cure attuali. Se dalle cure si pretende una risoluzione "in toto", è un criterio che può facilmente "far fallire" i trattamenti, perché è un criterio poco definito (!). Quando una persona,viene sottoposta ad un esame (a scuola, durante la selezione per un lavoro, ecc.) non lo si chiede si sapere tutto, ma certe cose ben definite. Proviamo a fare lo stesso con le cure, che in fondo, per valutando l'efficacia delle cure stiamo valutando noi stessi nel dato momento/periodo. Anche con la terapia bisognerebbe specificare, appunto, gli obbiettivi minimi, poi quelli successivi..

La durata della terapia con il Parmodalin. Spesso le persone che chiedono i consulti tramite questo sito fanno una domanda sulla durata della terapia come fa Lei, però, benché possono esistere i protocolli, non esiste una formula universale, e, soprattutto, non vorrei che lo si chieda con intenzioni di prendere, di conseguenza, le decisioni autonome sulla durata della terapia, che dovrebbe essere a discrezione del Suo specialista. Nel caso di Parmodalin, si tratta di un farmaco che di solito dà i risultati già a breve, e che in passato si soleva prescrivere per periodi brevi, solo per risolvere la fase più francamente depressiva, e sospendere nel momento giusto per evitare il viraggio nella fase opposta. Tuttavia, ci sono stati e ci sono parecchi casi curati con I-MAO a bassi dosi a mantenimento, e ciò in funzione della maggiore considerazione oggi del carattere ciclico e della tendenza alle ricadute dei disturbi depressivi. E' dunque fondamentale valutare con il Suo specialista la strategia più adatta nella fase di mantenimento, durante la quale sarebbe importante non solo l'approccio farmacologico, ma anche psicoterapeutico, le misure ambientali ecc.; il peso di ciascun tipo di approccio può essere diverso a secondo del caso individuale.

La tendenza ad addormentarsi nelle ore post-prandiali è un fenomeno fisiologico, potrebbe essere anche accentuato sia dallo stato di umore sia dalla terapia (il Parmodalin contiene il neurolettico, che può avere effetti sedativi). Nel caso ciò costituisce un problema, si dovrebbe consultare il Suo psichiatra per provare a modificare l'orario di assunzione del farmaco.

Rsipetto alla Teraia Elettroconvulsivante, non sono un perito, perché oggi in Italia non è così diffusa come in passato. Posso comunque confermare che si tratta di una cura con la quale si riesce ad ottenere i miglioramenti in tempi molto brevi, e, talvolta, più duraturi rispetto alle cure farmacologiche, ma comunque senza poter proteggere la persona solidamente dalle ricadute. E' una cura in certi casi "salva vita", alla quale si dovrebbe ricorrere per sbloccare la sintomatologia resistente, permanendo nella quale la persona corre rischi per la propria salute, mentre per le strategie di mantenimento ci si pensa in un secondo momento, tramite le altre strategie. Per cui potrei ipotizzare che dalla ripetizione del ciclo (magari di durata maggiore), non avrebbe ottenuto comunque un miglioramento definitivo. L'uso di Terapia Elettroconvulsiva a mantenimento (con ripetizioni a certi intervalli di tempo) è dscutibile, sia dal punto di vista del razionale, sia dal punto di vista degli effetti collaterali (a carico delle funzioni cognitive).

Dr. Alex Aleksey Gukov

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dopo
Attivo dal 2009 al 2015
Ex utente
Ringrazio vivamente per le risposte fornitemi dai gentilissimi dottori.

E' chiaro che in 15 anni di disturbi depressivi ed ansiogeni di ricadute ne abbia avute parecchie, come è altrettanto vero che non vi sia stata una guarigione totale. Quando calava la depressione l' ansia era sempre lì a condizionare la mia esistenza.
Adesso mi godo il leggerissimo miglioramento e poi, come si è detto, si vedrà. Il Litio l' ho già preso ed il mio organismo l' accetta molto bene visti i risultati della litiemia. Probabilmente, e ne parlerò col mio psichiatra, potrebbe essere una buona soluzione per consolidare eventualmente determinati risultati raggiunti col Parmodalin. Concordo sul fatto che la psicoterapia relazionale (ma se fatta bene anche le altre tipologie vanno bene) possa costituire un valido appoggio al mio problema decennale. La speranza di poter guarire un giorno rimane sempre viva. La depressione è una malattia più invalidante di chi soffre di problemi cardiovascolari, senza voler sminuire questi ultimi. Oggi mi affido al Parmodalin e psicoterapia. Solo una considerazione. Peccato che in commercio vi siano molti antidepressivi "inutili" che sono solo dei duplicati l' uno dell' altro o che ne escano di inefficaci solo per arricchire qualche casa farmaceutica. Ma questi sono altri problemi. Volevo solo sapere, infine, se vi è una letteratura scientifica che dimostri come il Parmodalin sia indicato nelle forme croniche resistenti. Mi pare di sì. Un' eventuale risposta aumenterebbe l' effetto placebo che lo stesso potrebbe avere sul mio ammalato cervello. Grazie di cuore per i vostri interventi.