Paure di perdere il controllo, panico, ricordi di episodi già capitati e attinenti

circa 2 mesi fa operano mio cognato, è un tipo ansioso ma forte. io sto attraversando un momento di solita grande euforia quando d'improvviso sento una stanchezza forte, mentre corro ( pratico sport tutti i giorni ) e soprattutto sento elettricità sulla pelle, tipo "nervi scoperti". in un attimo risuccede tutto: al lavoro ( che amo e che mi son costruito da solo) anzichè ridere come al solito ho una paura di perdere il controllo e piangere e mi subentra l'ansia. tremo quasi. termino il lavoro e non succede niente ma alla notte appena a letto ho una scarica nervosa e mi tiene sveglio fino al mattino. chiedo aiuto a mia moglie. da allora dormo una notte si e una regolarmente no. mi impongo di fare ancora sport, di stare con i bimbi, ma non sono mai sereno.

il medico mi consiglia lo xanax per pochi giorni, che non prendo per un mese perchè non amo le midicine, sono il mio nemico ( so che è assurdo, ma di solito prendo raramente qlc). poi lo prendo, dormo una notte e sono triste perchè ho accettato le medicine, ma poi ricomincio a non dormire e dopo 10 notti mollo il colpo, passerà mi dico.

invece nulla. E' che tutti mi conoscono come sempre energico e felice, e faccio fatica a parlarne con qlc, tranne i parenti stretti.

Ora quello che reputo il problema, ma non so come definirlo:
già 10 anni fa ho avuto un episodio simile, con due stupendi figli appena nati e di colpo la paura di perdere il controllo, di impazzire o piangere mentre guido o...cose assurde.
anche da ragazzo mi capitavano episodi di sofferenza quando ero sereno: pensavo che finalmente andavo in vacanza e mi sarei goduto le ferie...di colpo l'ansia per non rilassarmi, che era prima sotto controllo e poi mi procurava enorme sofferenza e la paura di perdere il controllo, magari fare stupidaggini, cose che non sono mai successe però.

Mia madre ha sofferto a lungo di depressione ed è ansiosa, ma è molto diversa da me. ora da 20 anni stà benissimo anche sie si cura con le medicine.

avete un'idea di cosa può essere questa debolezza mia? perchè associo subito il "tarlo" che poi cresce in me anche quando sono passati tanti anni? Nella vita normale sono molto energico, avventuroso ( nel senso che giro in montagna e corro anche nella notte e non avverto nessuna paura ) e conforto le persone bisognose, ma ( non credevo tornasse più ) non ho ancora imparato a disinnescare questa bomba, che di solito se ne va col tempo e non pensandoci più.

grazie
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

se i suoi sintomi si presentano in maniera periodica non vi è nulla di male a trattarli in modo adeguato anche per un breve periodo.

In ogni caso, sarebbe il caso di far inquadrare l'attuale situazione e le pregresse condizioni prescritte da uno specialista in psichiatria che possa darle anche una risposta in merito alla periodicità degli eventi ed all'orientamento diagnostico possibile.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta dottore,

penso che seguirò il suo consiglio. Certo che sembra cadano un pò i presupposti per i quali uno si crea le basi per una vita serena: lavoro, famiglia, sport e buon umore, se è vero che in un attimo tutto salta e arriva questa ansia di problemi mentali, paura della perdita di controllo ...
Forse può essere anche la mia difficoltà ad accettare che a volte i pensieri siano negativi e di colpo li ingigantisco, e non me ne libero subito, o meglio quando stan passando ci ripenso e mi rimettono paura...tolgono energia..etc.

[#3]
dopo
Utente
Utente
Non ho mai chiesto se una stanchezza eccessiva può causare debolezza mentale che vada a riscoprire nella mente paure che si credevano superate e dimenticate.
Avete magari dei casi già capitati?

grazie
[#4]
Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

credo che la cosa migliore sia comunque avere un inquadramento presso uno specialista del settore.

Personalmente non ritengo che la stanchezza possa comportare ripercussioni di tal genere sulla sfera emotiva.

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

[#5]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Se vuole possiamo cercare di capire un po' meglio la sua situazione e approfondirla, pur con i limiti di internet. Entro certi limiti infatti la valutazione fisica e de visu non è indispensabile per fare delle ipotesi sulla sua situazione e l'esplorazione dei contenuti mentali e dell'organizzazione di vita, ecc, - come può essere descritta per iscritto e a distanza - può dare elementi utili ad approfondire le cose.
Può, se crede, descrivere un po' più estesamente la sua situazione, allargandola al contesto di vita, familiare, lavorativo, ecc. Forse potremo dare dei pareri più approfonditi.
Cordialmente

Dr. Gianmaria Benedetti

http://neuropsic.altervista.org/drupal/

[#6]
dopo
Utente
Utente
grazie per le risposte e seguendo il buon consiglio del dr benedetti estendo la spiegazone della mia situazione, sperando possa essere utile a tutti.

Premetto che scrivo di impulso, come penso, quindi spero possiate capire anche a livello emotivo.

situazione attuale: ho un lavoro in proprio con un socio che, nonostante i tempi difficili, tenta di andare avanti. E' un bellissimo lavoro, che ho sempre desiderato, e che mi lascia cmq tempi liberi per gestire altri impegni.

lavorando abbastanza lontano da casa per altri impegni intendo l'attività sportiva che ho praticato con gioia e soddisfazione sino a 2 mesi fa.

uscire tutti i giorni per correre, in piscina o in bici mi faceva sentire bene, mi dava tono e mi rilassava. Mi ha permesso di allenarmi come un atleta vero a senza vincoli di tabelle, orari, obblighi, solo con gioia. Ho così affrontato avventure di sport di più giorni lontano da casa, che mi hanno lasciato un senso di gratitudine nel cuore verso il Divino .

la mia famiglia è stupenda, 3 figli sani e sportivi, ma soprattutto felici della vita e dalla loro famiglia. abbiamo fatto come ogni anno le ferie in mezzo alla natura ed il mio orgoglio e quello di mia moglie nel vederli crescere sani e poco pretenziosi è sempre stato grande.

mia moglie mi ama, ora più che mai.

Però appunto un paio di mesi fa, quando è sorto il problema, c'era attrito in famiglia perchè i bimbi l'avevano fatta innervosire parecchio. Lei veniva da mesi di responsabilita/sofferenza, cioè era sempre presente con loro ma ne soffriva gli sfoghi, tanto che io ero solito rientrare a casa e fare da pacere, ricordare come tutti stessimo bene e cercare di calmare le acque.

Io ho trascorso anni sereni, in cui ero l'uomo più felice del mondo. Attivo come sempre, operoso, lavoratore. Negli ultimi due anni la passione per la cucina e per l'orto avevano affiancato quello per lo sport ed è stato un crescendo di emozioni positive ed intense.

tanto che mi amoglie ogni tanto mi diceva: " ma non ti stanchi mai? stai attento che fai troppo". Il riposo è sempre stato poco considerato per me, ma stavo bene.

POi salta tutto di colpo, o meglio io accetto che salti tutto!
Ricoverano il mio socio con problemi al cuore, è ansioso. Poi lo opereranno è andrà tutto bene, ma da allora ( 2 mesi e mezzo fa) inizia il mio calvario ( soprattutto nei primi tempi ) .

Rivedo problemi che avevo dimenticato:
già in adolescenza e poi nei primi giorni del servizio militare sono stato colto da pensieri fissi, che non mi mollavano. un utimo episodio ( 14 anni dopo il militare e 10 anni fa ) mi aveva steso: sempre pensieri fissi, angoscie, paure.
quali: paura di sentirsi solo ma soprattutto di perdere il controllo. piangere in preda al panico totale, a volte di non saper controllarmi e di poter impazzire. farsi prendere da panico al lavoro ( non c'è motivo fandato ne ora ne allora ) nonostante un ambiente sereno e senza contrasti particolari. Non è mai successo niente, se non che ormai faccio strafatica a prender sonno,

ora il fastidio è che io abbia accettato ancora una cosa così assurda.
Che se ci penso intensamente mi mette i brividi e mi crea angosia.
Che se mi riposo con i miei figli accanto possa prendermi l'agitazione in un qualsiasi momento, senza motivo ovviamente, se nnon quello ben evidente dell'essere da me indotta.

Non so perchè ma mi piacerebbe davvero disinnescare questa "bomba" in modo che sappia almeno da cosa derivi.

E' vero che mia madre eè/era ansiosa e nonostante ormai da 20 anni sia ok prende dei farmaci.

Io odio, mi dispiace, i farmaci, non li prendo praticamente mai, anche se ho una leggera frattura preferisco sopportare il dolore.

Forse non so semplicemente accettare un momento no o meglio non so come inquadrarlo.

Certo che se normalmente son sereno e attraverso deserti o montagne immense da solo per giorni, mi perdo davvero in una ragnatela dietro il mio comodino...

Grazie se avete qualche idea,
lo scritto può risultare confuso ma è scritto d'un fiato come si dice.

[#7]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signore, noto nella sua scrittura che lei tende cone stile al 'tutto o nulla', pieno o vuoto, bianco o nero, e non vede le mezze misure. Passa dai superlativi assoluti con cui descrive i momenti positivi alla catastrofe quando a un certo punto vengono fuori momenti negativi. Probabilmente Lei non sopporta le minime difficoltà e i minimi segni di 'negativo', cioè problemi, ecc, tende a 'negarli', a darsi da fare per 'controllarli' senza sentire la fatica, fino a che crolla e va in uno stato miserando. Nonostante gli avvisi degli altri, come sua moglie (ma non ti stanchi mai? stai attento che fai troppo).
Se ne accorge Lei stesso (non so semplicemente accettare un momento no o meglio non so come inquadrarlo.)
Il problema per Lei potrebbe essere appunto la difficoltà di 'inquadrare', in modo da sopportarli, i momenti no. Quasi che questi dovessero essere completamente cancellati dal quadro perchè altrimenti lo rovinerebbero. Ha una specie di 'intolleranza', o 'fobia', delle cose negative, dei problemi, come se la loro presenza corrompesse il quadro troppo positivo che lei fa, che lei vuole, della sua vita. Il suo bisogno di 'controllo' deriva da una paura eccessiva delle cose 'negative', che però fanno parte dell'esistenza, e che vanno tollerate e conosciute per poterle affrontare e superare. Anche le cadute sono più rovinose, se vengono da un'altezza troppo alta. Come Icaro che si avvicina troppo al Sole e poi precipita, lei forse ha la pretesa che la sua situazione sia troppo 'solare', per cui a un certo punto non regge più e precipita.
Volare più bassi, sopportare le cose negative, guardare la realtà e non pretendere di essere sempre al massimo, è la via d'uscita, ma bisogna impararla. Penso che con un aiuto psicologico e tanta pazienza e resistenza dovrebbe essere alla sua portata.
Cordialmente
[#8]
dopo
Utente
Utente
Tosta la risposta, grazie perchè spero sia davvero quella giusta.
Comunque l'ho apprezzata per la sincerità che dimostra nello scrivere.

E' vero che ho paura in fondo dei problemi legati alla mente, forse perchè me li creo da me e poi fatico a gestirli.
Invece non ho nessuna paura per i problemi (miei o altrui ) fisici, per i quali ho fin troppa tolleranza ( febbri, contusioni, etc... tant'è che non prendo medicine se ho dolori, tollerabili ovviamente ).

può essere semplicemente che ci si logora da se pensando con volontarietà o meno a paure che son tali solo in alcuni momenti della vita?
Es. paura di perdere controllo o restar soli, rilassarsi e cedere ad un panico che una situazione tale crea ( mentre generalmente è sinonimo di relax...finalmente ).

Forse è per mancanza di energie interne? Non esistono esami da fare, o è corretto solo una terapia psicologica e tanta pazienza come gentilmente mi indica?

Poi ha ragione che d'istinto non apprezzo le cose negative, ma ho sempre confortato chi soffre, non sono un menefreghista.

P.S. Grazie per le vostre risposte e per la Vs pazienza.





[#9]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Credo che la soluzione potrebbe essere l'accontentarsi del 'abbastanza bene', abbassando per così dire l'oscillazione fra il 'polo' positivo e quello negativo, per cui quando è dalla parte 'meno' magari è un 'abbastanza male' ( anche se non si dice), che è più facile da sopportare e da uscirne, che il 'totalmente male', che corrisponde al 'totalmente bene' se l'oscillazione è estrema. Scusi la confusione di parole, spero si capisca.
Per essere aiutato comunque credo che sia bene si rivolga a uno specialista, psichiatra o psicologo : entrambi possano valutare la sua situazione, e darle le indicazioni opportune.
Un'esplorazione ulteriore della sua vicenda potrebbe essere continuata anche qui, se crede: non è una psicoterapia on-line, ma solo un'estensione dell'attenzione ad altri aspetti e fattori che ancora non sono emersi ma potrebbero emergere, come in un colloquio. Sulla base di queste possibili ulteriori conoscenze potrebbe forse fare le sue scelte con più cognizione di causa.
Cordialmente
[#10]
dopo
Utente
Utente
A metà di settimana prox mi recherò da uno specialista.

Intanto sembra la situazione migliori, ma riporto quello che mi swembra essere il mio atteggiamento principale ora :
mi accorgo che i pensieri sono meno frequenti/fissi, e allora vado lentamente e non so quato volontariamente a riesplorarli e loro sono ancora lì, forti nonostante tutto, soprattutto l'idea che questa ansia che non condivido o mi ci riconosco possa avere il sopravvento e riportarmi nella situazione di panico.

COme mi suggerite possono esserci momenti no nella vita, basta accettarli.

Io non intravedevo il momento no, forse questo è il fatto.
Ma rivivere un momento così fastidioso mi logora, soprattutto perchè pensavo di aver dimenticato tutto e ora a volte, stupidamente, mi sento un "portatore" di questa ansia.

Così nella vita di tutti i giorni faccio quasi esattamente quello che facevo prima, ma non serenamente.
Come se non riuscissi o avessi paura a saltare il fosso e accettare che ( non so se è giusto ) in alcuni momenti della mia vita la "paura" ansiosa possa essere avvertita decisamente più forte che in tutti gli altri momenti dove non la riesco nemmeno a prendere in considerazione.

Mi manca ancora la chiave di lettura di questi episodi, e l'interruttore per staccarli e semplicemente osservarli magari mentre se ne vanno.

Non prendetemi per quello che vuol sapere di tutto: ho appensa letto un paio di libri di Frankl su dereflessione, umorismo, intenzione paradossa e mi sembrano davvero eccellenti, perchè allora si fa così fatica a metterli in pratica?

Può essere davvero che su questa/e ansie io sia ossessivo e non invece nel resto delle cose che compongono la mia vita?.
Grazie


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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signore. L'ansia è per le cose mentali quello che è il dolore per le cose fisiche: un segnale d'allarme, di qualcosa che non va. Il mal di denti segnala che bisogna occuparsi dei denti - non solo con degli antidolorifici. L'ansia segnala che bisogna occuparsi dei fatti della mente, non solo con anti-ansia.
Il dentista, nel primo caso, guarderà cos'è che suscita il mal di denti e cercherà di curarlo. Lo psichiatra o lo psicologo, nel secondo, dovrebbe analogamente guardare se qualcosa nell'organizzazione e nel funzionamento mentale dell'interessato suscita l'ansia. E' meno facile forse che con i denti (non me ne vogliano anche i colleghi dentisti), e non ci sono radiografie e altri esami medici utilizzabili, ma anche per l'ansia e le altre forme di dolore mentale, lo specialista dovrebbe aiutare il paziente a 'curare', cioè modificare qualcosa chedisturba e suscita ansia.
Sia il dolore che l'ansia sono sgradevoli e fastidiosi, ma non in sè 'dannosi', bensì sono segnali utili a rendersi conto che c'è da occuparsi di qualcosa, del nostro corpo o della nostra mente, per recuperare un funzionamento adeguato, mettendo a fuoco e 'curando' quello che lo disturba. Come per il dentista, sarà lo specialista della psiche (psico-logo/psich-iatra) ad aiutarla e a individuare i fattori disturbanti e le indicazioni terapeutiche.
[#12]
dopo
Utente
Utente
grazie per le informazioni, riscriverò appena avrò altre informazioni, cioè dopo il consulto medico.

[#13]
dopo
Utente
Utente
DOpo un colloquio proficuo con lo specialista mi è stato consigliato il cipralex in gocce in quanto il mio problema è stato inquadrato come panico / attacchi di panico.

Mi è stato consigliato di prendere dei momenti "vuoti", cioè non essere continuamente indaffarato nei mille impegni.

Infine è stata inquadrata una situazione originaria che all'improvviso è crollata, come un collasso.

Io ho iniziato il farmaco, per ora da 4 giorni. Non è cambiato il sonno, continuo a dormire poco o niente. Invece l'ansia è diminuita già da una decina di giorni.

Ho capito le informazoni del medico. Ho fatto però anche presente che queste "paure" di perdita del controllo e della mente giungono però in momenti spesso tranquilli della mia vita. Se la maggior parte delle volte ci rido su, in altre sono davvero pesanti e la mente associa la paura di perdere il controllo a tutte le situazioni future che posso fare anche a breve ( senza che succeda mai nulla però ).

Alla mia domanda se esiste un motivo scatenante e disinnescante dei pensieri che mi tormentano però mi ha consigliato di aspettare che la situazione si calmi un pò.

Non ha valutato la mia situazione tale da consigliarmi altre terapie . (psico...)

[#14]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Non si capisce bene qual è la domanda.
Ovviamente non possiamo entrare nel merito di quanto ha consigliato lo psichiatra perchè lui era lì e noi no.
Posso solo dirle, come informazione generale, che l'indicazione alla psicoterapia a volte dipende più dalle preferenze dello psichiatra derivante dalla sua impostazione che da criteri oggettivi. Uno psichiatra di impostazione psicosociale e formazione psicoterapica (psicoanalista, terapeuta familiare, ecc) probabilmente darà più indicazioni di psicoterapia di uno psichiatra di formazione bio-farmacologica. E viceversa.
E' inevitabile e credo che sia utile alle persone saperlo.
Ma lo stesso capita in altri ambiti della medicina e della chirurgia: chirurghi che hanno imparato certi metodi li consiglieranno rispetto ad altri che ne hanno imparato di diversi, sostenendo che sono più aggiornati ed efficaci. In realtà spesso coesistono pareri e metodi diversi.

Lei dice che ha iniziato il farmaco da quattro giorni ma che la sua ansia era calata già da prima. Probabilmente quindi qualche altro fattore, fra cui la decisione di prendere un appuntamento e il fatto di averlo preso, di per sè l'aveva un po' tranquillizzato. E' una cosa che succede spesso e viene valutata anche nelle ricerche epidemiologiche. Questo sembra mostrare che gli effetti non dipendono solo dai farmaci, ma anche dalle aspettative e dallo stato d'animo, diciamo, del paziente. Cose che sono fra l'altro oggetto, appunto, degli interventi psicoterapici.
Credo che sia diritto del paziente, debitamente informato, di scegliere gli orientamenti che lo convincono di più. Anche questo non è una novità in medicina, dove certe terapie proposte dai medici (come le trasfusioni, ecc) sono rifiutate dai pazienti per motivazioni religiose o per convinzioni personali. E nessuno può imporle, salvo in rare situazini previste dalla legge.
[#15]
dopo
Utente
Utente
grazie dott Benedetti per le tempestive precisazioni.

Intendevo dire che mi ha dato utili consigli quali godersi momenti di relax, momenti vuoti ove non fare nulla, aver pazienza, dosare le energie...

SOno solo un pò perplesso per quanto riguarda il panico che in effetti spesso con la mente vado a ripescare e ritorna. Leggendo degli attacchi di panico mi sembrano diversi, mentre a me sembra di logorarmi da solo con i miei dubbi/paure che ora che son emotivamente e fisicamente debole faccio fatica a controllare.

[#16]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Ha avuto una diagnosi e una cura coerente con questa diagnosi, che si giudica in un mese circa, ma senza star meglio da subito (anzi nelle prime due settimane alcuni dei sintomi possono essere più presenti).
Può darsi che vi siano aspetti riferibili ad altra matrice, nel senso che i dubbi, la ripresa di elementi passati con riapertura di questioni fuori tempo e senza costrutto, la paura di perdere il controllo o la necessità di sapere se si sta andando per la strada giusta o meno, in effetti non richiamano il disturbo di panico.
In ogni caso il cipralex è un farmaco ad ampio spettro, che agisce su varie componenti cerebrali (ad esempio ossessioni).

Non vi sono in genere consigli sullo stile di vita che di per sé risolvano i disturbi, anche se è ipotizzabile che un certo diffuso stile di vita tenda a creare delle sindromi ansiose o depressive di entità lieve-moderata (cosiddetti disturbi "da stress") specie in costituzioni cerebrali predisposte.
I sintomi non sono cosa su cui il cervello può agire direttamente, altrimenti li neutralizzerebbe, ed è quello che fa prima che si esprimano, mentre quando si esprimono significa che il meccanismo di compenso "automatico" si è esaurito, e se mai il cervello sta lavorando in maniera da ripeterli "come se" dovesse risolverli passandoci attraverso.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#17]
dopo
Utente
Utente
grazie dott Benedetti per le tempestive precisazioni.

Intendevo dire che mi ha dato utili consigli quali godersi momenti di relax, momenti vuoti ove non fare nulla, aver pazienza, dosare le energie...

SOno solo un pò perplesso per quanto riguarda il panico che in effetti spesso con la mente vado a ripescare e ritorna. Leggendo degli attacchi di panico mi sembrano diversi, mentre a me sembra di logorarmi da solo con i miei dubbi/paure che ora che son emotivamente e fisicamente debole faccio fatica a controllare.

[#18]
dopo
Utente
Utente
grazie dott Pacini per la risposta molto competente.

In effetti la speranza è quella che si legge nelle ultime due sue righe

[#19]
dopo
Utente
Utente
scusate il farmaco si chiama citalopram e non cipralex!

Ho sbagliato a scrivere.

cmq ora la situazione è migliorata, le "emozioni" con intensità minore anche se non sono del tutto innocue. Invece la notte faccio ancora fatica a dormire, o meglio una notte su due.

L'ultima volta (10 anni fa) che ho vissuto questo disagio ero arrivato al limite di sopportazione ( interna, fuori non traspariva quasi nulla ). Perciò non so come ma ricordo di aver detto basta, sono sfinito e ho iniziato a ri-vivere bene piano piano ma con una gioia sempre maggiore.

Non so se è stato un caso o un auto-aiuto interno che scatta in noi al culmine della tensione...
[#20]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"Non so se è stato un caso o un auto-aiuto interno che scatta in noi al culmine della tensione... "

Non le viene in mente una terza e più semplice ragione ?
[#21]
dopo
Utente
Utente
Magari...cosa intende dottore? Mi sa che non mi viene in mente davvero ora.

questa sua frase mi sembra appropriata:
"I sintomi non sono cosa su cui il cervello può agire direttamente, altrimenti li neutralizzerebbe, ed è quello che fa prima che si esprimano, mentre quando si esprimono significa che il meccanismo di compenso "automatico" si è esaurito, e se mai il cervello sta lavorando in maniera da ripeterli "come se" dovesse risolverli passandoci attraverso"

grazie e slt
[#22]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Ha assunto una cura per star meglio, la cura fa effetto. Perché andare a pensare al caso o ad un aiuto-aiuto interno che già non avevano giocato a suo favore o non erano bastati ? Questo intendevo, come mai nel suo ragionamento sul fatto che sta meglio sorprendendetemente non compare la medicina che ha preso a questo preciso scopo ?
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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