In questi anni ho fatto diverse sedute di terapia e ho provato diversi farmaci ovviamente senza

Buongiorno
Sono un “ragazzo” di 32 anni, ed è da parecchio tempo che ho dei disturbi psichiatrici. A detta di alcuni -iatri/ologhi/terapeuti dovrei avere una lieve forma di depressione. Probabile ma la cosa non mi ha mai convinto. In questi anni ho fatto diverse sedute di terapia e ho provato diversi farmaci ovviamente senza successo.
Ma veniamo al dunque, e cioè perché scrivo in questo forum. Semplice non stò bene...
MI piacerebbe sapere cos’ho, come migliorare la mia vita e renderla finalmente “facile”, scorrevole ma soprattutto vorrei riuscire a essere felice, voglio trovare l’entusiasmo che ormai da tantissimi anni credo di non avere più, si perché infatti vivo circondato da mille fobie e paranoie che mi impediscono di crogiolarmi del tepore e della freschezza che la vita a seconda dei momenti può dare. So che ciò è possibile, ma non riesco a farlo accadere, troppi impedimenti. Non ho solo perso la capacità di essere allegro e l’entusiasmo in se, ma anche la passione con cui all’inizio di questa disavventura disprezzavo la vita! Vivo PER LO PIU' rinchiuso in casa evitando tutti i probabili pericoli e le conseguenti ansie che facilmente mi si attaccano come elettrocalamite. In questi ultimi anni, non ho voglia di fare nulla, non tengo nemmeno più in ordine la mia stanza, non mi preoccupo del mio futuro (anche perché non ne vedo uno), non mi adopero cioè per migliorarmi (paura di fare la scelta sbagliata o di avere un marchio sbagliato?) , per affinare la mia esperienza e conoscenza al fine di migliorarmi in qualsiasi campo, non solo nello studio e nel lavoro ma a volte anche negli hobbies (molto passeggeri) e se lo faccio non vado mai a fondo, limitandomi a ciò che è semplice, che non mi dia preoccupazioni e che mi impegni poco tempo e fatica.
Una delle cose che mi capita ultimamente e che sembra a me catastrofica e il ricorso a delle cure specialistiche di fronte a dei a volte banali problemi di salute. So che il ricorso a specialisti è quasi sempre fallimentare, questo per la solita paura di impedimenti “insormontabili o della solita mancanza di soluzione. Ora la salute so che è sintomatico di un fobico, ma lo prendo ad esempio perché è una cosa che mi è capitata ultimamente ed è anche per fare un esempio del senso di abbandono sconforto e rassegnazione che mi pervade.
La vita mi opprime, la società umana mi opprime, il giudizio degli altri mi opprime e la vita stessa con le sue domande mi opprime, i suoi perché e i suoi percome. Fin da quando avevo 7 anni mi ricordo che mi affacciavo alla finestra ad osservare il mondo esterno, limitandomi a contemplarlo e a lasciare che vivesse attorno a me.

Ora avendo provato diversi farmaci e avendo passato diversi mesi appresso a dei terapeuti, personalemte ritengo che l’origine dei mali mentali sia solo chimica.
Grazie anticipatamente delle vostre opinioni/consulti
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Quali terapie ha fatto nel tempo? A quali dosaggi e per quanto tempo?

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dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Salve Dottore
Grazie del tempismo.
Le rispondo subito.
Ho preso per lo più degli SSRI. Già dal 2000 ho assunto del Seroxat per 2 mesi. Ho sospeso la terapia perchè mi dava dei problemi neurologici a livello della mascella (sentivo come un mancato sbadiglio), ovviamente non ho visto risultato psichiatrico. Ho assunto tramite un medico psicoloco nel 2003 anche dell' Elopram per 6 mesi, anche li senza alcun successo.Questo Sia per la brevissima terapia psichiatrica che per quella farmacologica. Ho provato a intraprendere nel 2005/2006 con diversi psicologi (con terapia cognitivo-comportamentale) un percorso psicoterapico che non ha portato assolutamente a nulla se non alla perdita di fondi e aumento della sfiducia negli stessi psicolgi (non mi fido più).
Infine nel 2009 ho assunto del cipralex 10mg prescrittomi e assunto per un'anno circa da uno psichiatra, il cui unico effetto è stato un aumento di peso. Non ho seguito alcuna cura psicoterapica. Ora è da qualche anno che non assumo niente e la situazione è abbastanza "piatta".
La ringrazio anticipatamente.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
aggiungo anche la mia domanda. Lei scrive: "..vivo circondato da mille fobie e paranoie.." Quali sono ? può spiegarlo con qualche esempio ? più in dettagio ?

(fermo restando che via internet non possiamo fare le diagnosi; ma anche "una lieve forma di depressione" data come la diagnosi dai Suoi specialisti mi sembra un po' vaga).

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Gentile utente

Precisiamo che non puo' aver assunto Elopram prescritto da uno psicologo.


Seroxat e' stato assuno per un periodo troppo breve e l'effetto collaterale poteva essere gestito diversamente dalla sospensione.

Cipralex solitamente non fa ingrassare, pero' se a lei e' capitato e' stato sfortunato, comunque il dosaggio non risulta ai massimi terapeutici, soprattutto se il sinomo principale e' quello depressivo.

Sono possibili diverse strategie ulteriori e di vario tipo, mi pare che ad oggi non siano state tentate tutte le possibilita' terapeutiche per lei.

Direi che forse non e' opportuno cambiare continuamente psichiatra ma cercare di avere un contatto stabile e continuativo e' preferibile.
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dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
E difficile anche per me fare una descrizione del mio status.

Rispondo al dottor Alex Aleksey Gukov

Riesco a capire che le mie sono fobie in relazione a quello che sentono (o meglio non provano) gli altri. Per me questo approccio alla vita sembra QUASI normale finchè non diventa limitante.
Il punto è anche che non so se effettivamente siano fobie !
Posso fare un esempio, ma non è lampante ed è col lavoro con i contatti con le persone.
Nel lavoro (attualmente non lavoro e non ho grande entusiasmo nel cercarlo) può essere la paura di non essere capace di intraprendere dei compiti di responsabilità o non ripetitivi. Oppure non intraprendere nulla che implichi un possibile errore perchè l’angoscia dell’attesa delle conseguenze sarebbe devastante. Per questo anche nei colloqui di lavoro tento a svalutarmi ( a detta degli altri).
Ciò che mi crea impegno mentale, come un cambio di abitudini mi appare molto faticoso. Mi genera stress la mancanza di stabilità, prevedibilità e di sistematicità in qualsiasi ambito. Ad esempio ho provato a vivere da solo (lontano dalla famiglia) per brevissimi periodi e non necessariamente in solitudine (alloggi condivisi). Questo ha provocato grande stress sia per la diversità degli spazi sia per la necessità di intraprendere scelte più indipendenti le cui conseguenze sono molto diverse da quelle a cui ero abituato. Evito quindi tutto ciò che mi dia preoccupazione.
Le persone notano a volte (ormai sono bravo a mascherarlo) la mia lieve tensione e la mancanza di spontaneità.
La paura si manifesta (QUESTO Più DI RADO) poi nel pensare di non essere adeguato con le persone, nel dire qualcosa che potrebbe non piacere o qualcosa di sbagliato. Questa paura però ricade nel pericolo dell’angoscia dell’essere giudicato ed escluso.

Per il Dott.Ruggiero: l'Elopram me l'ha prescritto un medico specializzato in psicologia medica ("medico psicologo").

Continuo ad essere dell'avviso che qualsiasi psicoterapia sia assolutamente inefficace, soprattutto se esiste il sospetto diagnostico di uno scompenso chimico, come d'altronde anche altri vostri colleghi su questo sito hanno affermato.

Vi ringrazio entrambi
[#6]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
L'alterazione neurochimica e' alla base delle attuali teorie sulla depressione e le altre patologie psichiatriche.

L'utilizzo degli psicofarmaci e', quindi, regolato sulla basedi queste teorie che trovano una corrispondenza con i miglioramenti che ne conseguono dall'uso.

Cio' non toglie che modificazioni neurochimiche similari si possono ottenere con la psicoterapia anche e in tempi decisamente piu' lunghi.

Una terapia per disturbi psichiatrici puo' anche contemplare l'uso combinato di farmacoterapia e psicoterapia.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Condividendo quello che scrive il collega, Dr Ruggiero su "alterazione neurochimica",
Lei stesso però che cosa intende per lo "scompenso chimico" ?
Secondo Lei quale è la causa (o le cause) di quello che ha descritto negli esempi ?
[#8]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Purtroppo non vedo nessuna teoria efficace che mi dia una qualche spiegazione.
Non voglio essere frainteso, la mia è per lo più sfiducia riguardo l'approccio psicoterapico, forse per la sfortuna di aver trovato dei professionisti che non hanno "centrato il bersaglio".
Non escludo che nella mia storia passata ci siano stati degli scompensi comportamentali che abbiano "viziato" l'approccio alla realtà, chi non ne ha avuto? Ma l'esperienza negli anni mi ha fatto propendere per questo sospetto e non precisato scompenso neurochimico.
Forse finora ho un po peccato di presunzione ma ripeto, è sia la conseguente sfiducia dovuta alla mia esperienza terapica diretta che l'esperienza di vita che mi hanno portato a questa conclusione. Per gli scompensi penso più che altro a : noradrenalina, dopamina, serotonina, ma non voglio specificatamente fermarmi ai neurotrasmettitori, so bene che concorrono altre molecole e cause a provocare questo scompenso. Ora non mi spingo oltre perchè non ne ho le competenze ma nemmeno gli "scienziati" che hanno avuto il piacere di esaminarmi si sono posti, dilungandosi troppo poco sul fattore neurochimico, quale fosse l'effettivo scompenso. Quindi nello specifico non so bene quale sia la causa. So solo che PREFERISCO restare in casa rinunciando a godermi il mondo.
[#9]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
.............Aggiungo un'altra cosa
Vorrei porre una domanda: Se il motore di un'automobile scalda, cosa fate? Io faccio un controllo "diagnostico" sui liquidi. Se è l'olio lo aggiungo, se è il liquido di raffreddamento lo aggiungo. Ed è una macchina. Ora perché invece nel cervello dobbiamo andare a tentoni? Perchè diamo un farmaco che inibisca un neurotrasmettitore, quando potrebbe essere invece che un'altro neurotrasmettitore abbia scarsa azione? Non sarebbe meglio un'approccio diagnostico un po' più biologico, e nello specifico un'analisi mirata all'identificazione chimica diretta degli scompensi? Perché accontentarsi di andare a naso?
Capisco che il quadro clinico-comportamentale possa ricondurre a uno schema neurochimico corrispondente, ma quanto è veramente attendibile la corrispondenza?
Tempo fa il medico mi fece fare un'analisi colturale delle urine + antibiogramma, per verificare con certezza quale fosse il chemioterapico più adatto a stroncare una sospetta infezione. Perchè col cervello manca questo approccio? Siamo ancora all'età della pietra ?
esiste qualche strumento diagnostico che dia modo di evitare queste incertezze? Parlo di esami sia strumentali che biologici.
Spero di non essere stato troppo distruttivo e polemico...
Grazie ancora.
[#10]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
L'auto la porto dal meccanico
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
ho letto le Sue risposte. Condivido l'ultima replica cogliente del collega, ma vorrei aggiungere anche del mio:

se Lei fosse una macchina, non porrebbe le domande, non avrebbe le proprie idee su come ha senso curarsi e come no. E' possibile che davanti ai medici e agli psicologi, dei quali uno non si fida, può preferire di paragonarsi con una macchina.. Forse per lo stesso motivo, per il quale preferisce di restare a casa e tutti gli altri elementi che Lei ha descritto.

Concordo con quello che ha scritto il collega Dr Ruggiero nelle prime repliche: "..Sono possibili diverse strategie ulteriori e di vario tipo.."
Aggiungo però che dubito della valutazione in base alla quale si è agito, come scrivevo "una lieve forma di depressione" è una diagnosi vaga.

Coi limiti del consulto via internet, non escluderei che possa trattarsi di un disturbo diverso da quello depressivo o di umore. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di una variante quasi fisiologica, costituzionale, ma al limite con la malattia (spesso si chiamano "disturbi di carattere", ma il termine è discutibile), che può lasciare più facilmente insorgere anche disturbi d'ansia e di umore (ma non sono questi la radice del problema). In questo caso non significa che non va curato o che sia completamente normale, ma significa che non tutto nel "disturbo" è da togliere, perché si rischierebbe di togliere anche quello che serve (teniamo conto che, convivendo col disturbo dall'età di 7 anni, si è sopravvissuto fino a 32 !). Comunque, a prescindere dalle ipotesi diagnostiche (che vanno verificate), il "disturbo" sembra essere talmente radicato che modificarlo di colpo può essere controproducente, ed è probabile che anche Lei stesso non vorrà cambiarsi completamente. In questo caso la soluzione sta non nell'eradicare tutto, ma nel punto di giusto equilibrio. Dunque, anche i risultati delle cure dovrebbero essere valutati nella luce di tali aspettative. Anche su questo sto facendo solo ipotesi, ma la valutazione lo fa uno specialista dal vivo.
[#12]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile Dr. Alex Aleksey Gukov

La ringrazio
Considerando gli elementi fornitiVi e la difficoltà nel provare ad intraprendere una "direzione diagnostica" sulla base di descrizioni vaghe e soggettive, credo che abbia comunque colto nel segno. Comprendo la cautela. A me da non "addetto ai lavori" sembra tutto molto esaustivo. Mi ha dato poco materiale ma buono, su cui riflettere ed elaborare. Non le nascondo che provo una enorme e inevitabile delusione condita da altrettanto sconforto e rassegnazione. Le sue "ipotesi" per quanto logiche e semplici (per lei) per me che le temevo non erano comunque immediate da trovare e poi accettare.
Non voglio assolutamente cambiare, soprattutto non il modo di pensare (MAI !!!), che ormai si è radicato almeno VIRTUALMENTE su un indirizzo indipendente e distaccato dalla massa, e di questo ne vado fiero. Voglio solo trovare la forza e il coraggio di reagire alle avversità e affrontare meglio la vita, affrontare il mondo, non preferire cioè la rinuncia ad esempio all'inventiva o al piacere del divertimento o a tutto ciò che mi permetta di migliorare ma che risulta difficoltoso e apparentemente insormontabile. Non voglio necessariamente avere qualcosa di psichiatricamente rilevante, anche se la frequente ricorrenza di un debolissimo desiderio di suicidio (ormai avvalorato anche da basi concettuali e filosofiche) mi fa pensare che un essere vivente, il cui scopo principale è la sopravvivenza abbia qualcosa "di serio". Accetto inoltre, con riluttanza, che l'origine dei problemi non debba essere per forza esterna, ma questo credo fosse palese. Ho forse bisogno di mettere ordine? Spero...

la ringrazio ancora.