Sintomi e confusione

Salve,
sono una ragazza di 25 anni e da un pò di tempo soffro di una serie di disturbi che mi preoccupano non poco.
Qualche anno fa era la bulimia ad affliggermi, mangiavo di nascosto e vomitavo tutto subito ogni giorno, sentendomi finalmente libera. Poi ad un tratto ho capito che tutto quello che facevo era sbagliato nei miei confronti e così ho deciso di smettere. Ho smesso di vomitare ma non di mangiare... non sono in sovrappeso, almeno credo, ma sento che il bisogno di mangiare per affogare le mie ansie non è cessato, nonostante siano passati ben 8 anni dall'ultima volta che l'ho fatto.
In questi anni l'ansia non mi ha abbandonata, si è solo trasformata in tremori, crisi di pianto, convinzione di essere sola, ossessioni, eccessivo senso di responsabilità, sensi di colpa che non mi hanno fatto vivere serenamente, perdita della concentrazione e tante altre cose che non riesco a ricordare.
La memoria è uno dei problemi che mi preoccupa maggiormente in quanto fino a 3 anni fa io possedevo una memoria eccellente per tutto quello che mi succedeva, riuscivo a studiare in modo brillante e mi sentivo lucida. Adesso, invece, sento di non avere più quella elasticità di cui ero orgogliosa prima, per di più ho lasciato gli studi perchè non riesco più a studiare, davanti a quelle pagine lo sconforto mi assale e mi chiedo a cosa serve tutto questo, credo di avere capito che nella vita c'è ben altro e non trovo più la voglia di concentrarmi mentalmente, tanto da non ricordare le piccole cose.
Nonostante questi miei stati di malessere conduco una vita normale e nessuno si accorge di quello che sento dentro, tranne nei casi in cui sono io a volerlo mostrare, anche se puntualmente rimango delusa e decido di chiudermi in me stessa.
In particolare non so spiegare cosa mi succede, anche adesso sto facendo un enorme sforzo nello scrivere queste parole perchè non riesco a ricordare bene cosa provo quando sto male. Non so spiegare esattamente cosa avviene, ma ogni volta che mi viene chiesto di spiegare i miei problemi io li dimentico tutti, è come se la mia mente si difendesse da attacchi esterni, isolando anche me per non permettermi di capire.
Da qualche settimana soffro anche di problemi allo stomaco, indicati dal mio medico come esofagite da reflusso o gastrite, ma farò una gastroscopia per chiarire di cosa si tratta.
Il fatto è che io mi sento impotente ogni volta che mi trovo in difficoltà e quando sento che le cose stanno per cambiare. E' per questo motivo che ogni volta che trovo un lavoro "scappo" e non lo accetto... ho paura del cambiamento e questo mi crea molta ansia.
Vorrei potere tornare quella ragazza che pochi anni fa era serena e brillante e aspettava soltanto di potersi godere il futuro nel migliore dei modi.
Spero di avere esposto i miei pensieri in modo abbastanza comprensibile e di riuscire a ricevere un buon consiglio!
Grazie mille.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Gentile utente,

la sua descrizione richiede certamente un approfondimento diagnostico, in quanto numerose condizioni psichiatriche sembrano essersi incrociate nel corso del tempo, creando una variazione della sintomatologia ed una persistenza di disturbi.
La cosa piu' utile sarebbe una visita psichiatrica, escludendo attualmente anche le cause organiche responsabili di tali quadri ansiosi.

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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 196 21
Gentile utente, si è espressa molto bene descrivendo una condizione di depressione che ormai l'accompagna da anni. Anche la perdita di memoria (funzionale, quindi "recuperabile") e i problemi di stomaco fanno parte del quadro.A questo punto sarebbe utile che qualcuno l'aiuti a capire quello che sta succedendo.Per cominciare le consiglierei di prendere appuntamento con uno psichiatra; se teme di non trovare le parole, può portargli il suo post dove descrive bene l'evoluzione della sua vicenda. Ci sono terapie farmacologiche che possono aiutare a stare meglio e soprattutto a vedere le cose con maggiore obiettività, e a volte le cure sono lunghe, ma già il fatto che abbia chiesto aiuto significa che vuole veramente uscirne.
Auguri di cuore.

Franca Scapellato

[#3]
dopo
Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
Buongiorno Dr. Ruggiero e Dr.ssa Scapellato,
Vi ringrazio di cuore per le vostre risposte, sono per me veramente utili e di conforto perchè ritengo che un confronto sia sempre necessario per chiarire le proprie idee.
Avevo già pensato di usare una pagina scritta per esporre i miei problemi ad un medico, ma fino ad ora non ne ho mai trovato il coraggio. Ogni volta che ci provo mi convinco di stare bene e dimentico i motivi per cui dovrei andarci.
Cercherò di fare uno sforzo e spero di farcela da sola, non riesco a coinvolgere chi mi sta vicino per paura di deluderli e di farli preoccupare anche per me.
Vi auguro una buona Pasqua e grazie ancora!
[#4]
dopo
Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
Ho ricordato che molto spesso mi capita di immaginare di parlare con un medico dei miei problemi, ma non riesco mai ad andare oltre al primo impatto... mi spiego meglio: immagino di entrare nello studio e di sedermi e poi lui mi chiede quale sia il motivo del mio appuntamento e io mi blocco e anche i miei pensieri e la mia immaginazione si bloccano... insomma non riesco nemmeno ad immaginare per assurdo una situazione del genere.
E' grave che io immagini situazioni del genere?
[#5]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 196 21
Spesso il primo colloquio con lo psichiatra o lo psicologo è immaginato come un esame, come fa lei:si teme di non essere preparati, come se il terapeuta dovesse giudicare la prestazione. In realtà il colloquio è quanto di più libero ci sia, anche perché il silenzio o il pianto sono comunicazioni altrettanto efficaci e valide delle parole.Sarà lei, dopo i primi colloqui (fissi un appuntamento, che aspetta?), a giudicare il o la professionista:si è sentita ascoltata? le sembra una persona di cui fidarsi? La persona che immagina dall'altro lato del tavolo è una parte di lei, quella severa, giudicante, che la sta frenando in tutto.
[#6]
Dr. Vincenzo Menniti Psichiatra 126 2
Gentile utente,
ho letto con attenzione il suo post e mi sento di poterla rassicurare riguardo il recupero di quelle funzioni che al momento sono alterate (memoria, capacità di concentrazione, applicazione allo studio). Il suo problema, esordito come un disturbo della condotta alimentare, si è evoluto, dai sintomi da lei descritti, in un quadro più complesso in cui si sono affacciati sintomi della sfera ansiosa (tremori, crisi di pianto) e di quella affettiva (flessione del tono dell'umore, sensi di colpa). Anche i sintomi somatici che lei riferisce (mal di stomaco) spesso costituiscono il correlato somatico di stati depressivi e tutti i deficit funzionali (memoria, concentrazione, ecc) sono spie di un umore alterato. Credo sia opportuno per lei rivolgersi ad uno specialista che possa concretamente aiutarla e ridarle la serenità e le aspettative che nutriva qualche anno fa. Ovviamente escluse cause organiche, potrà essere impostato un trattamento per il recupero del suo stato di benessere. Per quanto riguarda l'incontro con lo specialista, le consiglierei di non focalizzarsi sul "come potrebbe essere", ma di affrontare la situazione di petto e lasciarsi aiutare da un professionista di cui ha fiducia.

Cordiali saluti

[#7]
Dr.ssa Maria Francesca Basoni Psicologo, Psicoterapeuta 32 6
Gentile utente,
premesso che anch'io ritengo fondamentale per lei in queto momento una consultazione con uno psichiatra, per valutare anche gli aspetti organismici,mi sembra che abbia ancora delle resistenze rispetto all'intraprendere un percorso terapeutico. Spesso succede che nonostante le sofferenze e le difficoltà, si verifichi un certo attacamento al sintomo, che per quanto fastidioso o lilmitante, diventa quasi un alleato o parte integrante della quotidianità. Mi sembra che le stia accadendo questo, tanto che lei stessa dice di riuscire a condurre una vita "apparentemente" regolare e che le persone accanto a lei non sospettano tanto malessere. Chiedere aiuto è un atto coraggioso e difficile, che non equivale all'essere deboli o fragili. Alcuni momenti della nostra vita sono più complicati di altri e le emozioni ci indicano cosa sta funzionando e cosa no. Imparare ad ascoltarle e ad ascoltare il nostro corpo è fondamentale per vivere e non sopravvivere.
Si affidi.

Saluti
dott.sa Maria Francesca Basoni

[#8]
dopo
Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
Ringrazio tutti voi per avermi dedicato la vostra attenzione con risposte che mi hanno fatto riflettere molto.
Tutto ciò che mi avete scritto lo rivedo nei miei comportamenti e pensieri.
In particolare credo che stia avvenendo proprio ciò di cui parla la Dr.ssa Basoni.
Mi chiedo come mai nessuno si accorga di questa mia situazione, se sono depressa allora perchè non mi chiudo in casa e perchè la mia famiglia non se ne rende conto?
Delle volte penso che sono troppo consapevole, responsabile e riflessiva e quindi riesco a controllarmi e a nascondere bene agli altri il mio stato d'animo. Mi piacerebbe che qualcuno si accorgesse del mio disagio senza che sia io a dirglielo... forse soltanto così riuscirei a liberarmi finalmente di tutto.
Un'altra cosa che mi ha fatto stare "male" è stata la frase che ha scritto la Dr.ssa Scapellato : "La persona che immagina dall'altro lato del tavolo è una parte di lei, quella severa, giudicante, che la sta frenando in tutto."
Quando l'ho letta mi è venuto il panico... mi sono sentita scoperta.
da quando ho scritto il primo post avverto una sensazione di irrequietezza che non mi fa dormire bene la notte e che mi accompagna durante il giorno... forse sto smuovendo delle cose dentro me.
Vi ringrazio ancora tutti per la disponibilità!
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