Una terapia adeguata

Buongiorno,
vi scrivo per chiedervi consiglio sulla situazione di mio fratello (24 anni) che circa un anno fa è stato ricoverato per un episodio psicotico, probabilmente causato da un accumulo di stress e dall'utilizzo ripetuto di marjuana (almeno, questo ci è stato detto). Sul foglio di dimissioni si parlava di depressione atipica. La diagnosi non è stata mai del tutto definita (per lo meno, non con noi familiari) perchè sembra non essere ancora del tutto chiarissima l'evoluzione della situazione, anche se da poco è stata menzionata anche la schizofrenia.
Dopo un anno le cose non sono molto cambiate, è sempre molto abbattuto, parla poco, anche quando gli si fanno delle domande sembra sempre distante, non ha ripreso a studiare, passa tutto il giorno al computer, non ha un minimo di interessi o progettualità. Devo dire che per lo meno non si è isolato, esce e sente normalmente i suoi amici.
Viene seguito dal CSM da uno psichiatra, una psicologa, uno psicoterapeuta che gli fa fare delle attività di riabilitazione per problemi soprattutto di memoria e concentrazione.
Dal punto di vista farmacologico prende zeldox (140), depakin (800) e citalopram. Da poco ha iniziato a parlare di voler interrompere i farmaci, e alcune volte non li ha presi (addirittura facendoli sparire per non farsene accorgere) sostenendo di non sentire piu' il bisogno, che gli portano sonnolenza, che gli tolgono energia. Da poco abbiamo scoperto che ha anche ripreso a fumare erba (sicuramente l'ha fatto in un caso, non sappiamo se sia stata un'eccezione o meno, e fidarsi di lui resta piuttosto difficile, visti i precedenti...).
La cosa assurda è che lui imputa i suoi problemi ai farmaci invece che alla malattia e al fumo! Ma come è possibile?
Ovviamente parleremo con lo psichiatra delle sue recenti "dimenticanze", chiamiamole cosi, al piu' presto. Ma cosa si puo' fare se decide di interrompere la cura?
Dai test che fa sembra che dal punto di vista cognitivo non ci siano grossissimi problemi, ma il punto, come familiari, è non riuscire a capire dove finisce la malattia (fino a che punto mio fratello è "lucido" quando decide di smettere con le medicine o di fumare?) e dove inizia la sua volontà.
Cosa dobbiamo aspettarci? Da quello che prende riuscite a capire i medici verso cosa sono orientati al momento? Vi sembra una terapia adeguata?
Capisco che potete aiutarmi poco a distanza, ma la verità è che come familiari iniziamo ad essere disperati, in particolare i miei genitori.
Grazie mille


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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

la terapia prescritta è compatibile per una problematica psicotica probabilmente scatenata dall'uso di sostanze.

Sarebbe opportuno avvisare lo psichiatra del comportamento di suo fratello rispetto alla terapia per evitare che possa avere una ricaduta a seguito della sospensione del trattamento e la riassunzione di sostanze.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#2]
dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Certamente,
mi rendo conto che questa è la cosa di base ed è quello che faremo oggi o, se non riusciamo a contattarlo, al massimo lunedi'. Quello che mi spaventa è l'impossibilità di essere certa che lui si attenga alla terapia, non soltanto adesso, ma anche in futuro. Stavolta ce ne siamo accorti, ma se non ce ne fossimo accorti? Dovremmo essere noi a somministrargli le pillole? Non so, non avevo mai avuto esperienza di malattie psichiatriche, e mi accorgo solo ora che è davvero devastante, per tutti. Per il malato certamente, ma anche per chi lo circonda.

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Possono essere utilizzate strategie terapeutiche differenziate che consentono l'utilizzo di farmaci iniettivi in sostituzione della terapia orale, se del caso.